Italvolley(s), la storia è scritta: semifinale!
Impresa epica dei ragazzi contro il Giappone, mentre Velasco porta la femminile per la prima volta oltre i quarti di finale delle Olimpiadi.
Entrambe le nostre Italvolley volano in semifinale alle Olimpiadi di Parigi 2024. La storia è scritta sia per uomini che per donne, ma è stato fatto in modo diametralmente opposto: quella maschile con un’impresa eroica e disperata che ricorderemo per sempre, quella femminile superando in scioltezza, per la prima volta alle Olimpiadi, i quarti di finale. I ragazzi di Fefè De Giorgi hanno ribaltando una situazione disperata contro un Giappone stratosferico, da 0-2 e 21-24 sino alla vittoria finale al tie-break: una partita al cardiopalma, indimenticabile, che ha messo insieme tutte le emozioni che la pallavolo può regalare. Molto diversa l’impresa della femminile, che travolge la Serbia campione del mondo in carica con un 3-0 incredibilmente agevole rispetto al pedigree e al palmarès delle avversarie: qui l'epica arriva prima di tutto dal fatto che sia la prima volta, perché fino ad ora le Azzurre si erano fermate sempre ai quarti di finale. Voleremo in semifinale, e se le ragazze ritroveranno la Turchia già battuta nel girone (ma che è impossibile sottovalutare), i ragazzi dovranno letteralmente espugnare Parigi: li attende, alle 20 del 7 agosto, la Francia di Andrea Giani, pronta a infiammare l’Arena di Versailles per difendere l’oro che porta ancora al collo, tra le sue mura domestiche. L’unica altra nazione che presenterà due semifinaliste ai giochi saranno gli USA: al maschile se la vedranno con la Polonia, al femminile con il Brasile.
L’Italvolley maschile aveva un piede e mezzo all’aeroporto Charles De Gaulle, eliminata da Parigi 2024 alle 14.14 del 5 agosto: il Giappone l’aveva fino a lì surclassata, e stava per concludere il suo capolavoro. 0-2, 21-24, ben 3 match point a disposizione su situazione di cambio palla, sino a quel momento sempre risolta in scioltezza. Alzi la mano chi non ha pensato che la nostra Olimpiade fosse finita: lo scrivente stava già pensando ad analizzare i motivi di questa debacle, stava perdendo tempo a chiedersi come fosse possibile passare dall’asfaltare la Polonia all’uscire senza opporre resistenza ai quarti in sole 48 ore. Alcuni bagagli già stavano per essere imbarcati, non quelli che contenevano le nostre caratteristiche migliori: la tenacia, la capacità di soffrire, l’esser squadra. L'Italvolley ci han insegnato una lezione memorabile, che dovremmo insegnare a tutti gli sportivi: che non è finita finché non è finita, che bisogna restare aggrappati alle possibilità, anche se sono minuscole, e che bisogna saper valorizzare la sofferenza, perché sul lungo termine è sempre una formula vincente. Italvolley non ha smesso di crederci, ha rispettato una legge dello sport, e se esiste un dio della pallavolo, è sceso a Parigi per riconoscerglielo, alle 14,14 del 5 agosto 2024.
Venendo a una disamina più tecnica, in molti si chiedevano come potesse il Giappone, qualificatosi da ultima ripescata, potesse mandare Italvolley così in crisi, ma una spiegazione esiste. L’Italia di De Giorgi è una squadra molto tecnica, che interpreta benissimo gli scontri con squadre fisiche ma meno dotate di abilità. Il Giappone, al contrario, non è affatto fisico, e tecnicamente è eccellente: la scuola asiatica, che punta alla difesa e alle abilità, ha tratto ulteriore giovamento dall’arrivo di un maestro come Philippe Blain, che ha rinforzato le peculiarità pre-esistenti aggiungendovi una visione tattica "occidentale". La performance dei giapponesi è stata stratosferica, con il libero Yamamoto semplicemente mostruoso e Nishida infermabile (22 punti). Fenomenale anche Yuki Ishikawa (32), che però per nostra fortuna si è dimenticato di essere tale in alcuni momenti clou, regalandoci un paio di errori decisivi (specie sul finire del terzo e del quarto set). E Italvolley? Sarebbe assurdo dare pagelle individuali, perché un’impresa così può arrivare solo come squadra: è emblematico che al servizio, su quel 24-21, ci fosse Simone Giannelli, il capitano, che avrebbe messo la faccia sulla possibile caduta e invece ora ricorderemo come principale artefice del rilancio. Possiamo però dire che, in virtù dell’assunto tecnico iniziale, il nostro servizio non ha inciso come al solito (merito delle qualità di ricezione avversarie) e ha perso il confronto indiretto con quello nipponico; il nostro muro ha faticato perché i giapponesi non tiravano cannonate, ma lo “usavano” con destrezza. Insomma, se il Giappone è sembrato stellare, la colpa è anche un po' nostra, che glielo abbiamo concesso con un approccio forse troppo morbido, per fortuna cambiato dopo i due schiaffoni ricevuti coi set persi. Siamo stati sotterrati, ma poi ci siamo ripresi e siamo riemersi, e non solo: anche nel terzo, quarto e quinto non abbiamo mai avuto vita facile, perché i nipponici non han mai mollato, difatti tutti i parziali sono terminati, incredibilmente, ai vantaggi. Eppure, alla fine, in semifinale ci andiamo noi. Col 17-15 al tie-break: ci aspetta la Francia, campionessa olimpica in carica e padrona di casa, ma l'Italvolley maschile ci arriva vaccinata dal siero di un’impresa collettiva.
Per l'Italvolley femminile, affrontare la Serbia, già nostra carnefice a Tokyo, in un quarto di finale, poteva spaventare: di sicuro la squadra di Guidetti, campione del Mondo in carica, non era un ostacolo agevole, ma le nostre lo han fatto sembrare tale, annichilendolo con una prestazione eccellente. Le azzurre, tolto un inizio gara contratto, hanno dominato la gara in lungo e in largo, terminandola con un 3-0 mai davvero in discussione: il 2° e il 3° sono “controllati” dalle nostre, con le serbe sempre in affanno ad inseguire. Da un punto di vista tecnico, la disamina più evidente vuole che alla Serbia sia mancato l’apporto dei martelli, e che il peso dell’attacco sia andato a ricadere interamente su Boskovic, più fallosa che in altre circostanze (ma comunque in grado di siglare 19 punti, al pari di Egonu). Le balcaniche non sono state autrici di grandi Olimpiadi, rispetto ai pronostici, e contro l’Italvolley han confermato le perplessità destate nel girone, non trovando mai il bandolo della matassa, se escludiamo un tentativo di arrembaggio iniziale: nel secondo set, la percentuale di errori serba è stata altissima, e probabilmente proprio questo è stato il momento topico in cui la gara ha preso definitivamente la strada azzurra. Italia-Serbia è stata anche l’ultima partita alle Olimpiadi di quel mostro sacro della pallavolo mondiale che è Maja Ognjenovic: nell’inchino ad una atleta che ha scritto la storia, oggi l’Italvolley femminile ha preso l’inchiostro per scrivere una nuova pagina, entrando per la prima volta nelle prime 4.
Nelle uniche difficoltà del match, nel corso del primo set, è stato determinante l’intervento di Julio Velasco e di chi è stato scelto dalla panchina: l’ingresso di Giovannini in un momento di servizio e ricezione titubante (con un ace puntuale e ritrovata stabilità della neo-entrata) e il doppio cambio nel momento decisivo (Cambi a servire costantemente Antropova, autrice di 3 punti consecutivi) hanno girato la frazione a nostro favore, dopo che le serbe avevano provato a far la voce grossa. Anche per questo, l’Italvolley femminile oggi sembra un corpo estremamente solido, con un disegno ben chiaro in testa e delle atlete valide pronte ad interpretarlo collettivamente e singolarmente: non è un caso che in questo panorama sia stata “normalizzata” una Egonu che normale non è, per prestazioni offerte, così come non lo sono Danesi e De Gennaro, maestose nei rispettivi ruoli. Al fianco loro, crescono con l’avanzare del match Sylla e Bosetti (bravissime a trovare le contromisure a poco a poco), e anche Orro, che riesce a variare frequentemente il gioco (utilizzando nei finali anche Fahr). Prima della Serbia, l'Italvolley aveva fatto sembrar semplice la gara del girone contro la Turchia, che riaffronterà proprio in semifinale (8 agosto, ore 20): ecco, quella vittoria agevole non deve farsi largo tra i nostri pensieri, portandoci a sottovalutare una squadra capace di sopravvivere ad un quarto di finale devastante contro la Cina (3-2 acciuffato con le unghie ed i denti), piena di top players (Melissa Vargas su tutte) e allenata magistralmente Daniele Santarelli, che la ha condotta sul tetto d’Europa appena un anno fa.
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