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Evenepoel
, 5 Agosto 2024

Evenepoel e Faulkner, vincitori in solitaria


I campioni di Parigi 2024 hanno storie diverse: Evenepoel a 24 anni ha vinto quasi tutto, Faulkner ha iniziato a pedalare a 25.

Il ciclismo è disciplina olimpica fin dalla prima edizione moderna. Nel 1896 ad Atene si tennero la corsa in linea, la velocità e altre prove su pista maschili. La prima medaglia d’oro su strada andò al greco Aristidis Konstantinidis, che coprì gli 87 km di gara in 3h e 22'. Un tempo non stellare, ma le cronache di allora vogliono che cadde tre volte rompendo la bici. Per tagliare per primo il traguardo Konstantinidis si fece prestare la bici da uno spettatore presente sul percorso.

La corsa in linea si tiene ininterrottamente dal 1936, ma solo dal ‘96 partecipano anche i professionisti. L’ultimo vincitore italiano rimane invece Paolo Bettini, oro ad Atene 2004.

Questa è la storia. Ma nella storia non era mai successo che lo stesso corridore vincesse la prova su strada e la prova a cronometro olimpica, per di più nella stessa edizione. A guadagnare questo storico traguardo ci ha pensato Remco Evenepoel, uno che a 24 anni ha vissuto almeno quattro vite sportive.

I suoi primi successi arrivano da un campo del tutto diverso, quello da calcio. Da bambino, Evenepoel milita nelle giovanili dell’Anderlecht e del PSV Eindhoven, arrivando a indossare la fascia da capitano del Belgio U16. Dopo una serie di infortuni sceglie però di lasciare quel mondo, e a 17 anni segue le orme del padre, ciclista professionista negli anni ‘90. Nonostante abbia iniziato da pochi mesi, Remco è subito un fenomeno. La prestazione più impressionante arriva agli europei di categoria nel 2018: nella prova in linea parte da solo, subito dopo il via. Non lo rivedranno più, con il secondo arriverà sul traguardo con 9’44’’ di ritardo.

Al primo anno da professionista, nel 2019, Evenepoel continua a raggiungere ottimi risultati: fa cinque vittorie, tra cui la Clasica San Sebastian (la sua corsa) e il titolo europeo contro il tempo. Il 2020, l’anno del Covid, continua a regalare soddisfazioni, fino a che non arriva il momento più drammatico della sua carriera. Al Giro di Lombardia, dove Evenepoel è uno dei favoriti, sbaglia una curva nella discesa del Muro di Sormano. Va a sbattere contro il muretto, e cade nel vuoto. Rimedia una frattura del bacino e una contusione del polmone, ma poteva andare molto, molto peggio.

Dopo un anno passato soprattutto a riprendersi dall’infortunio, Remco continua la sua scalata all’olimpo del ciclismo. Negli ultimi due anni ha vinto due volte la Liegi, una Vuelta e il titolo iridato, prima in linea e poi a cronometro.

Al via da Parigi per queste prove olimpiche sapeva di essere tra i favoriti. Il 3° posto al Tour testimoniava una condizione straordinaria, e, come ci ha abituato a fare, ha scelto di non nascondersi. Sulla prova su strada ha cercato molte volte l’allungo, era già davanti ai -85 dall’arrivo. L’attacco decisivo è arrivato ai -38. Dopo che il gruppo si era riportato su van der Poel e Van Aert (fondamentale per il lavoro di squadra), c’era stato un attimo di calma. Evenepoel ha deciso che quello era il momento giusto, e si è alzato sui pedali.

Nessuno è riuscito a seguirlo nello scatto, ed è mancato l’accordo per riportarsi su di lui nei chilometri successivi. Evenepoel ha ripreso tutti i fuggitivi, con il solo Valentin Madouas che è riuscito a tenergli la ruota per un po’ di tempo. Uno sforzo non vano per l’atleta della Groupama: gli dèi del ciclismo hanno ripagato la sua fatica con una medaglia d’argento che sa di vittoria, per il livello irraggiungibile del primo classificato.

Il percorso delle prove olimpiche prevedeva un circuito da ripetere tre volte all’interno di Parigi. La principale difficoltà era la scalata della Côté Montmartre, una sparata di un solo chilometro al 6% su lastricato. Il quartiere dove per anni sono passati aspiranti artisti, scrittori e musicisti avrebbe deciso il podio di queste prove olimpiche. Una zona di Parigi una volta abitata da poveri ed emarginati, e che adesso la trasformazione della città ha reso una delle più ambite e con gli hotel più costosi e richiesti.

L’ultima ripetuta della salita, Evenepoel l’ha fatta in solitaria, dopo aver ringraziato e salutato Madouas per la compagnia (non tanto per i cambi). E così quell’ala di folla che riempiva di gioia le strade parigine (500.000 persone, secondo alcuni), e formava un affollamento di canti, grida, sorrisi e bandiere, e urlava il nome del suo nuovo idolo. Lo incitava a involarsi verso il traguardo, anche quando un problema meccanico lo mandava in agitazione.

Negli ultimi metri, conscio dell’impresa realizzata, si è fatto scattare una foto che rimarrà nei memoriali di questo sport. Remco Evenepoel, un traguardo olimpico, una bici sotto le sue braccia e una Tour Eiffel sullo sfondo. Avremo tempo per analizzare la sua impresa, la delusione di van der Poel, l’ottimo gioco di squadra della Francia (ha completato il podio Christophe Laporte). Oggi godiamoci quello spettacolo, e basta.

All'oro di Evenepoel seguiva, domenica, la prova femminile in linea. Le grandi favorite erano l’olandese Marianne Vos, che ha già vinto due ori olimpici in una carriera ricchissima di successi, e la belga Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica. Anche l’Italia aveva ambizioni importanti. La capitana era Elisa Longo Borghini, che a 32 anni ha corso la migliore stagione della sua carriera: quest’anno ha vinto, tra l’altro, Fiandre, Oro in Euro, Freccia del Brabante e la classifica generale del Giro d’Italia femminile.

Le gambe migliori sono state però, a sorpresa, quelle dell’americana Kristen Faulkner. La statunitense nasce in Alaska, in una comunità di pescatori, per poi laurearsi in informatica ad Harvard. Si innamora del ciclismo a New York a 25 anni, un’età in cui sarebbe impossibile pensare di fare di uno sport il proprio mestiere. Kristen però non si accontenta, e nel giro di qualche anno riesce a diventare professionista. Nel 2020 corre alcune delle gare più importanti del panorama ciclistico con la maglia del Team Tibco–Silicon Valley Bank. Alla carriera sportiva affianca, in quell’anno, anche un lavoro full time come investment associate in una venture capital della Silicon Valley.

L’anno della svolta è il 2021, quando al Giro di Norvegia raccoglie la prima vittoria da professionista. Adesso corre nella formazione femminile della EF, dove ha quasi sempre carta bianca.

Carta libera ce l’aveva anche nella prova in linea delle olimpiadi, dove è rimasta sempre con le migliori nelle fasi intermedie di gara. L’attacco decisivo sembrava però quello piazzato da Marianne Vos, che insieme all’ungherese Blanka Kata Vas avevano guadagnato mezzo minuto sulle dirette avversarie. Le due sembravano destinate ad arrivare al traguardo, finché dietro di loro non si è formata un’altra coppia all’inseguimento, composta da Faulkner insieme e l’iridata Lotte Kopecky. La più forte doveva essere la belga, ma è stata la statunitense a fare il maggior carico di lavoro per ricucire sulla testa della corsa.

In volata non avrebbe avuto molte possibilità, e allora, non appena rientrata sulla coppia di testa, Faulkner ha provato a contrattaccare. Dietro hanno esitato, questione di tattica o forse di gambe. Ma mentre si chiedevano il cambio, davanti l’atleta USA pedalava con grandissima efficacia e prendeva metri su metri di vantaggio. Al traguardo ci arrivava da sola, come Remco il giorno prima. Però non ha avuto il tempo di fare la foto. Tradita forse dall’emozione non ha neanche alzato le braccia al cielo: ha solo sorriso mentre prendeva consapevolezza della propria impresa.

https://www.youtube.com/watch?v=l9axay2ySt4&pp=ygUQa3Jpc3RlbiBmYXVsa25lcg%3D%3D

Due prove olimpiche in linea, due due storie diverse. Un ragazzo prodigio, che a soli 24 anni ha già vinto quasi tutto quello che c’è da vincere- mancano Giro e Tour, ma Remco deve ancora arrivare alla sua forma migliore nelle corse a tappe; una donna che, all’età di Remco, aveva davanti una carriera nella Silicon Valley come venture capitalist, ma proprio allora si è innamorata del ciclismo, e con grandi sacrifici è riuscita ad arrivare tra le migliori al mondo.

In questo grande weekend di ciclismo è mancata l’Italia. Nella prova maschile le speranze di farcela erano poche, ma si poteva forse osare qualcosa in più. Non è facile organizzare i propri atleti senza le radioline a disposizione, ma è su questi dettagli che si giudica la bravura del selezionatore. Nella gara in linea femminile Elisa Longo Borghini è rimasta a lungo con le migliori, ma quando mancavano 20 chilometri all’arrivo ha esaurito la benzina, riuscendo comunque a chiudere 9°. Le speranze dell’Italia sono ora sul ciclismo su pista, dove i due quartetti dell’inseguimento hanno ambizioni di medaglie.

  • Nato nel 2003 a Macerata, segue con passione l'NBA, l'NFL e il calcio, ma i suoi primi amori sono il ciclismo, i giornali cartacei e ogni storia che merita di essere raccontata. Nel tempo libero studia Economia e commercio.

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