Italvolley, così si può sognare
Schiantate le favorite Polonia (maschile) e Turchia (femminile) con prestazioni al limite della perfezione, Italvolley vola ai quarti di Parigi 2024 con molte certezze in più.
Sì, così sognare è lecito: con le vittorie sulla Polonia (nel settore maschile, 3-1) e sulla Turchia (in quello femminile, 3-0), entrambe le Italvolley vanno a chiudere i gironi al primo posto, guadagnandosi una posizione vantaggiosa per il prosieguo (sicuramente al maschile, probabilmente al femminile). Le nostre rappresentative erano già qualificate ai quarti, ma queste gare erano una sorta di momento della verità: non che i match precedentemente disputati non fossero probanti, ma questi opponevano Italvolley a due super favorite alla medaglia più pregiata, ed aver conquistato delle vittorie così nette è un segnale enorme per il futuro. Gli accoppiamenti ora sorridono alla squadra maschile, che si merita di incontrar ai quarti il Giappone, peggior terza ripescata: un avversario che ha tradizione e sicuramente non è da sottovalutare, ma che potrebbe impensierirci solo se non mettessimo sul taraflex una prestazione sufficiente. La stessa sorte potrebbe capitare alle azzurre, che però devono attendere l’esito di Brasile-Polonia per conoscere il ranking: se passassero da teste di serie n°1 (c’è più del 75% di probabilità che questo accada), affronterebbero nuovamente la Repubblica Dominicana, già sconfitta all’esordio: anche qui, varrebbe identico discorso fatto per i ragazzi (il tabellone si complicherebbe se così non fosse: le candidate alla medaglia sono, di fatto, tutte le altre 6). Comunque sia, arriviamo alla fase ad eliminazione diretta forti di due partite francamente nemmeno nei sogni più rosei: dobbiamo metter in valigia l’atteggiamento umile che ci ha permesso di arrivarci così.
L'Italvolley maschile era opposta alla Polonia, campione d'Europa in carica, che proprio in finale ci aveva schiantato: stavolta, sin dalle prime battute, l'Italvolley di Fefè ha fatto il bello e il cattivo tempo. Il terzo set perso ai vantaggi non sembra che un momento di “normalizzazione”, un frangente umano di una squadra che ha espresso una pallavolo, per larghi tratti, stellare. Tatticamente, ancora una volta servizio e muro azzurri sono stati delle chiavi di volta: la Polonia si è trovata spesso ad attaccare la palla alta, neanche il talento di Leon e Semeniuk è riuscito a a trovar soluzioni contro un muro tecnicamente eseguito alla perfezione, specie quando si trattava di triplicare. Inoltre, a parte l’ace che ha chiuso il terzo set, Grbic non ha potuto contare sul miglior Kurek, apparso in balia del nostro muro difesa. A livello individuale, tra i nostri, le prestazioni di Lavia e Michieletto, così uguali e così diversi, hanno cambiato la gara: con loro Giannelli sa di poter metter la palla in banca, ed è stato terribilmente intelligente a spostare il gioco, sul finir di gara, dall’altro lato, dove trovava un Romanò meno marcato e fresco, che ha risposto presente siglando i punti decisivi. La Polonia è sembrata meno “brillante” fisicamente, con meno frecce al suo arco che non fossero il talento dei suoi grandi campioni: a livello di squadra, la prestazione azzurra è stata nettamente superiore, e questo ha scritto la trama del match. Certo, questa Polonia continua a far paura, dovesse incontrare nuovamente Italvolley: se avverrà, sarà in finale, ma intanto abbiamo capito che non sono extraterrestri.
L’Italvolley femminile si è sbarazzata in soli 3 set dell’ostacolo Turchia, anch’essa tra le favoritissime di Paris 2024 e campionessa europea in carica: le turche, con l’avvento di Daniele Santarelli e la naturalizzazione di Melissa Vargas, è da considerarsi oramai nel top mondiale, ma le nostre hanno messo in campo la miglior performance dell’estate (VNL vinta inclusa). Una gara dominata, i cui temi sono stati tanti. In primo luogo, i 3 giocatori migliori al mondo nei loro fondamentali hanno giocato da migliori al mondo in quei fondamentali: Egonu in attacco, De Gennaro in seconda linea e Danesi a muro sono state praticamente perfette. In secondo luogo, un atteggiamento difensivo estremamente collaborativo, di squadra, con nessuna atleta a lesinare energie nel tuffo in più, nella copertura in più, nel salvataggio in più, che ha mandato in tilt le turche: nell'Italvolley femminile non si vedeva da tantissimo tempo, e in questo è stato importantissimo l’apporto di Sylla e della rientrante Bosetti. Infine, i cambi: quando il terzo set stava prendendo una piega sfavorevole, dalla panchina sono entrate Cambi e Antropova (doppio cambio sistematico) e soprattutto Marina Lubian, che ha girato il set con il suo servizio. E su tutti e 3 questi punti, va dato a Cesare ciò che è di Cesare, anzi a Julio ciò che è di Julio: è chiaro che queste caratteristiche le azzurre le avessero prima di lui, ma è altrettanto evidente che il suo avvento abbia contribuito ad estrarle.
Queste due partite hanno mostrato molte analogie, sia nel gioco che nell'anima, e questo probabilmente dipende dai loro condottieri. L’identità votata al sacrificio comune, per quanto possa sembrare un concetto trito e ritrito, resta e resterà per sempre cruciale e necessaria in uno sport di squadra, e le nostre squadre, in diversi aspetti, hanno mostrato di averla a cuore. Inoltre, i due tecnici hanno puntato su un altro concetto che può sembrare “vecchio”, ma è estremamente attuale: in una pallavolo sempre più fisica, hanno rimesso al centro la vocazione tecnica. Lo hanno fatto in attacco, dove i nostr* non si limitano a tirare cannonate ma ambiscono costantemente alla ricerca del colpo giusto, abile, scelto; lo hanno fatto anche in difesa, nei micro-movimenti tecnici di muro, dove i nostr* central* vengono valorizzati tantissimo con una esecuzione esemplare. Fefè De Giorgi e Julio Velasco sono, in modo diverso, due pezzi di storia e due maestri: il primo ha costruito la sua Italvolley sulle macerie di Tokyo puntando su giovani quasi sconosciuti e ha già vinto sia il Mondiale sia l’Europeo; Velasco ha scelto di tornare consapevole che la sua personalità sarebbe potuta esser decisiva in un momento tanto topico per l'Italvolley al femminile. In modo diverso, li accomuna un’aura che permette loro di esser seguiti totalmente dai rispettivi atleti.
E ora che succede? Già detto degli accoppiamenti di Italvolley (sperando si realizzi anche quello delle Azzurre), proviamo a trarre un bilancio e veder chi è rimasto dentro. Nel maschile, la parte del tabellone più ostica è quella bassa, dove figurano Slovenia, Polonia, Usa e Brasile, che si scontreranno in quarti sanguinari che elimineranno potenziali favorite; nel nostro lato, la Francia padrona di casa è sicuramente il peggior cliente, ed eventualmente la vedremo in semifinale. Sorprese tra le escluse: salutano Parigi la Serbia e l’Argentina nel maschile ma anche il Giappone finalista di VNL nel femminile. Proprio i giochi femminili hanno troppe contendenti per la medaglia, tutte seriamente candidate: USA e Brasile su tutte (le carioca sono state le uniche capaci di batterci in VNL), ma anche Cina, Serbia e Turchia stessa, con preghiera di attenzione all’outsider Polonia (che ha comunque Wolosz e Stysiak). Di sicuro però, dopo queste prestazioni incantevoli, non possiamo più nasconderci: giocando così, l'Italvolley non deve temere nessuno, né al maschile né al femminile.
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