Calafiori può funzionare nell'Arsenal?
L'italiano è uno degli acquisti più interessanti di questo calciomercato.
“It’s now, the moment is now”. L’Arsenal ha appena perso 0-2 in casa contro l’Aston Villa del poco amato ex Unay Emery, le chances di titolo sono quasi del tutto compromesse eppure Mikel Arteta non si scompone anzi, con una freddezza che nasconde tutta la sua basca passione, decide di impostare le coordinate per una nuova rotta.
L’Arsenal non deve più nascondersi, il momento di vincere è adesso, i tempi sono maturi per riportare nel nord di Londra quel trofeo che manca ormai da più di un ventennio. Spezzare l’egemonia del Manchester City, tuttavia, non è un'impresa semplice; il margine di errore è minimo, la pressione cui si è sottoposti è altissima, sia in campo che nelle sale dirigenziali.
La famosa title window l’Arsenal se l’è creata partendo da zero, lavorando in maniera impeccabile nel costruire, passo dopo passo, quella che ad oggi è l’unica vera rivale del City in Inghilterra. Ora, però, per Edu e Arteta arriva lo step più complicato: i due hanno dimostrato finora di saper operare con incredibile sinergia, tanto da costruire una macchina quasi perfetta e, anche per questo, migliorarla richiederà un ulteriore sforzo che sarà il vero spartiacque tra l’essere campioni o il rimanere un’eterna contender con velleità di titolo.
Il lavoro più arduo in quest’ottica spetta proprio a Edu Gaspar. Il DS brasiliano infatti ha il compito di rinforzare la rosa districandosi in un mercato stagnante nel quale vendere è complicato, comprare estenuante. Nonostante la green light di Josh Kroenke, la politica dell’Arsenal sul mercato è stata oculata, per non dire del tutto conservativa, anche per via dei paletti imposti dalle PSR – il fair play finanziario della lega. La priorità è stata data ai rinnovi degli uomini chiave, seguita poi dalle cessioni di alcuni giocatori ormai secondari o totalmente accantonati – Nketiah, Nelson, Smith-Rowe e Ramsdale, tutti in uscita nelle prossine settimane – e solo dopo si potrà parlare di acquisti.
L’Arsenal, al contrario delle passate stagioni, non ha più la necessità di aggredire il mercato in modo massiccio. La squadra di Arteta ha ormai una base consolidata e nell'ultimo anno ha mostrato di essere più interessata a migliorare in modo mirato – come mostrano gli acquisti di Havertz, Rice e Timber – che non generale, anche perché il rischio di inceppare l’ingranaggio sarebbe troppo elevato. Tenendo tutto questo ben chiaro, si può iniziare a intuire la logica che ha portato l'Arsenal ad acquistare Riccardo Calafiori.
Reduce da un europeo che, sfortunato autogol contro la Spagna a parte, ne ha esaltato tutte le caratteristiche, Calafiori è nei radar dell’Arsenal da diverso tempo. Nonostante infatti risulti uno sconosciuto o poco più alla fanbase inglese (spesso isolazionista anche per quanto riguarda il calcio), l’ex Roma rientrava da mesi in quella shortlist di nomi individuati da Arteta come ideali per completare un reparto difensivo tra i migliori non solo in Premier League ma anche in Europa.
Dopo settimane di report e rassicurazioni dal punto di vista fisico-atletico, i Gunners hanno rotto gli indugi sul talento italiano scartando così altre opzioni (Ousmane Diomande dello Sporting Lisbona, a lungo trattato) e spendendo per il suo cartellino una cifra che dovrebbe oscillare intorno ai €50 milioni.
Perché l’Arsenal ha scelto Calafiori?
Il perché di tale investimento è facilmente spiegabile: Calafiori è un profilo giovane ma già con una discreta esperienza, ha ampi margini di miglioramento ed è in possesso di tutte quelle qualità, fisiche e tecniche, che lo rendono un profilo ideale nelle mani di un sapiente artigiano come Arteta.
Malgrado infatti oggi la definizione di difensore moderno sia piuttosto abusata e spesso decontestualizzata, l’ex Basilea ne rappresenta un esempio fin troppo calzante. Mancino naturale, nato terzino sinistro, arrivato in prima squadra nella Roma come un esterno a tutta fascia e trasformato, con superbi risultati, da Thiago Motta in un centrale, Calafiori è un giocatore duttile – qualità che Arteta cerca in quasi tutti i suoi acquisti – e con una tecnica di base che lo rende funzionale per quasi tutti i contesti tattici.
Un esempio di quanto detto è rintracciabile nella breve esperienza in Nazionale durante Euro 2024: in un contesto generalmente disfunzionale e senza particolari certezze tattiche, Calafiori è stato uno dei pochi a garantire un rendimento costante pur non avendo praticamente alcuna esperienza con l'Italia.
Spalletti lo ha usato sia come centrale in una difesa a quattro che come terzo di sinistra in una difesa a tre e in entrambi i casi lui ha risposto molto positivamente, sublimando il tutto con la splendida cavalcata condita con assist con cui ha regalato, insieme a Zaccagni, un effimero sogno a tutta l'Italia. L’ormai ex difensore del Bologna ha trovato un’intesa immediata con Bastoni riuscendo a modellare il suo gioco sulle qualità dei compagni adattandosi in fretta ad un contesto in cui le richieste erano diverse rispetto al club e il tempo per assimilarle era pochissimo.
Questo trasformismo tattico è una delle chiavi di volta con cui leggere il suo approdo all’Arsenal. Nella visione di matrice postguardiolista di Arteta, il calcio va concepito in termini di spazi e funzioni.
L'Arsenal, soprattutto in costruzione, è una squadra molto fluida, in cui i movimenti del singolo vanno ad influenzare quelli di ogni compagno. In un’ottica così collaudata e dinamica, Calafiori avrà, dopo una naturale fase di ambientamento, la possibilità di affinare le sue qualità in un contesto sano, nel quale ogni giocatore è messo nelle condizioni ideali di rendere. Ma questo punto la domanda cruciale è: quale sarà il ruolo di Calafiori nell’Arsenal?
Dove giocherà Calafiori?
Prima di rispondere al quesito appena posto occorre fare un passo indietro, un piccolo salto di dodici mesi. L’Arsenal è la regina del calciomercato: dopo aver preso Havertz e bloccato Rice, la ciliegina sulla torta è Jurrien Timber, polivalente difensore dell’Ajax.
L’acquisto dell’olandese è visto dagli addetti ai lavori come l’operazione perfetta per rinforzare il pacchetto difensivo dei Gunners: un centrale forte fisicamente, con una qualità nella distribuzione del pallone eccezionale e capace di giocare anche terzino quando necessario. Arteta stravede per l’ex Ajax e sin da subito cuce su di lui, preso idealmente come alternativa a Ben White sulla destra, un ruolo da inverted fullback che in principio spettava a Oleksandr Zinchenko. Timber risponde subito positivamente, con una prestazione da MVP contro il Manchester City nella vittoria del Community Shield.
L’hype sul nativo di Utrecht è alle stelle, tuttavia l’euforia dura molto poco. Durante la prima giornata di campionato contro il Nottingham Forest, infatti, Timber si infortuna al crociato, saltando l’intera stagione e aprendo una voragine su quel lato di campo: i Gunners infatti scelgono di non intervenire sul mercato fidandosi del rendimento di Zinchenko e nella possibilità di adattare al ruolo Tomiyasu e Kiwior.
Nessuno, però, ha le caratteristiche di Timber: Zinchenko è il più abile in fase di palleggio ma in fase di non possesso è spesso disattento (dove, nel frattempo, è andato via anche Xhaxa, fondamentale per dargli supporto in non possesso), Tomiyasu è quello che dà maggiori certezze ma fisicamente non garantisce continuità e Kiwior, il più utilizzato, è il meno esperto e, pur garantendo un ottimo lavoro in fase di difesa posizionale, non ha la stessa qualità con il pallone dei suoi compagni di ruolo.
A fine stagione, nonostante il recupero di Timber, è diventato chiaro a tutti che è necessario intervenire per puntellare la difesa, ed ecco che entra in scena Calafiori.
Date le premesse è chiaro che, perlomeno in una prima fase, il nazionale azzurro agirà sulla corsia mancina ma non è affatto certo però che manterrà quel ruolo nell’arco di tutta la stagione. Arteta infatti avrà la possibilità di estremizzare ancora di più i suoi concetti di gioco posizionale.
In fase di non possesso, con una linea alta come quella dei Gunners, sarà fondamentale l’abilità di Calafiori in anticipo e riaggressione: il suo fisico e l'esplosività di cui è in possesso lo rendono ideale per aggredire subito gli avversari nelle prime fasi dell’azione, e in questo senso non faticherà ad inserirsi negli schemi. Sarà però fondamentale sin da subito trovare l’intesa con Gabriel e Saliba, suoi vicini di reparto che ormai si muovono in sincrono in un gioco di scambi di posizione e aggressione al portatore di palla coordinato alla perfezione.
Calafiori dovrà fare il resto: sfruttare le sue letture superiori alla media – uno dei motivi per cui la transizione da terzino a centrale sotto Thiago Motta non è stata faticosa – per inserirsi in questo vortice difensivo, agendo a specchio dell’opposto White. Gli aspetti più interessanti del suo gioco però si vedranno in fase di possesso quando verrà chiamato a svolgere il ruolo di falso terzino.
Negli schemi di Arteta Calafiori sarà chiamato a svolgere un lavoro simile ma non propriamente uguale, a quanto già brillantemente eseguito nel Bologna; in fase di costruzione, infatti, l’Arsenal inizia l’impostazione con i due centrali vicini, White che si affianca in prima linea e uno dei mediani – Rice, Thomas Partey o Jorginho – in seconda linea a offrire una traccia verticale al primo playmaker della squadra: David Raya.
Avere il difensore azzurro sarà il netto upgrade rispetto alla passata stagione; Calafiori è abituato a sganciarsi dalla linea quando i centrali sono in possesso, andando ad occupare lo spazio liberato dai movimenti delle mezzali o dalla discesa del centravanti, fornendo così un’opzione in verticale utile ad alleggerire il carico della manovra e velocizzando la transizione verso la zona di rifinitura.
Le doti da regista dell’ex Roma sono fuori discussione: su un campione di 72.5 tocchi palla a partita la precisione dei passaggi arriva al 90% (62% per il gioco sul lungo) con dati interessanti come gli 0.5 passaggi chiave e gli 0.12 passaggi filtranti per 90', che lo proiettano come uno dei difensori più abili in fase di costruzione anche in relazione ai pari ruolo dei Gunners.
Una delle migliori qualità di Calafiori è quella di offrire multiple opzioni ai propri compagni. Pur infatti essendo ormai abituato a occupare gli spazi sul centro-sinistra, le sue qualità da terzino non sono svanite.
Calafiori è – nonostante l'infortunio subito nella Primavera della Roma – ancora un portatore di palla molto affidabile, che copre bene la sfera in corsa e sfrutta questa capacità di gestione con una certa regolarità: sono 49.5 le volte in cui parte palla al piede e in circa 1.1 di queste arrivano nell’ultimo terzo di campo. Questa propensione ad aggredire la fascia palla al piede sarà un’utile alternativa ai momenti di possesso stagnante quando, con Trossard che stringe nel mezzo spazio, si apriranno buchi nelle corsie laterali avversarie.
Quello dell’azzurro è quindi un fit ideale, che potrebbe permettere ad Arteta soluzioni finora inesplorate. Il manager spagnolo infatti ha uno stile di gioco in perenne evoluzione e Riccardo Calafiori potrebbe essere la pietra angolare su cui impostare un nuovo piano tattico, la definitiva sistemazione di un’idea iniziata cinque anni fa.
L’esperimento Stones
La grande suggestione che l’acquisto di Calafiori infatti si porta dietro è la possibilità che l’ex Bologna possa essere schierato come teorica mezzala al fianco di Declan Rice e Odegaard. Nell’ipotetica idea di Arteta, infatti, i Gunners sposterebbero Timber (o Tomiyasu a seconda delle esigenze) sulla fascia sinistra, con Calafiori a dare supporto a Rice in mediana e Odegaard libero di rimanere tra le linee, con la massima libertà di svariare e attivare i movimenti di Martinelli, Havertz e Saka.
In questo schieramento l’italiano andrebbe a ricoprire il ruolo che nel Manchester City spesso è stato egregiamente svolto da Stones in una delle più geniali intuizioni di Guardiola negli ultimi anni. Riproporre in maniera pedissequa però le idee di Guardiola è un’arma a doppio taglio: può andare molto bene o finire con un mezzo disastro, come successo a Xavi al Barcellona con Christensen. Inoltre, Arteta stesso sembra arrivato a un punto della sua carriera in cui vuole affrancarsi definitivamente dal suo timore reverenziale nei confronti di Guardiola.
Arteta, inoltrez sembra perfettamente conscio che Calafiori e Stones non condividono le stesse caratteristiche. Per quanto abile in possesso, l’azzurro non è ancora un regista difensivo pienamente definito come Stones. L'inglese, infatti, ha una sicurezza in possesso e una capacità di copertura tali da permettere a Rodri di sganciarsi con serenità nelle metà campo avversaria, aumentando la presenza dei giocatori del City.
L’idea, per Calafiori, potrebbe quindi essere quella di inserirlo gradualmente in questa dimensione, in modo da sgravare così Odegaard e Rice di molti compiti difensivi e migliorando, non di poco, la fluidità dell’azione. Ci sarà dunque da lavorare sia sul dialogo con i compagni che sulla concentrazione difensiva, su cui Calafiori può ancora migliorare.
La possibilità di un XI con in campo, contemporaneamente, Timber, White, Calafiori, Odegaard, Rice e l’intero tridente offensivo verrà sicuramente esplorata da Arteta nel corso della stagione. Lo scorso anno, i Gunners spesso sono andati in difficoltà contro squadre che rinunciavano sistematicamente al possesso, difendendo con un blocco basso e le linee molto strette.
Se l’ex Basilea riuscirà ad avere una maggiore consapevolezza degli spazi difensivi, soprattutto in fase di posizionamento ed attesa, le sue doti fisiche (su tutti la dominanza area, con un 73% di duelli aerei vinti) diventeranno determinanti per trasformare il fronte in maniera immediata, garantendo al contempo copertura ai due centrali.
Non c’è dubbio che l’arrivo di Calafiori all’Arsenal sarà uno dei colpi più intriganti dell’estate. I margini di miglioramento del giovane azzurro sotto la guida di Arteta sono praticamente illimitati. A noi non ci resta che sederci e ammirare l’ennesima evoluzione di un giocatore che vuole continuare a ridefinire i parametri del ruolo di difensore.
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