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Kamala Harris
, 24 Luglio 2024

Kamala Harris ha già vinto, sportivamente


La candidata alla Casa Bianca è stata una grande esponente per lo sport femminile americano e non solo.

Bring back the gold. No, non è il nuovo slogan della campagna elettorale di Kamala Harris, in corsa per la presidenza degli Stati Uniti dopo il ritiro di Joe Biden. Bring back the gold è quanto detto dall’attuale vicepresidente americana durante una visita sul parquet di Las Vegas a Team USA, in previsione delle imminenti Olimpiadi di Parigi.

Un paio di settimane fa, durante una pausa dell'allenamento diretto da coach Kerr, Kamala Harris ha avuto modo di salutare personalmente i giocatori e scattare delle foto pubblicate sui social come buon augurio.

Nel roster a stelle e strisce, pronto a esordire in Francia (domenica 28, 17.15, vs Serbia) c’è anche Stephen Curry, stella dei Golden State Warriors, squadra del cuore della vicepresidente. Nel gennaio del 2021, all'inizio del mandato, Kamala Harris aveva ricevuto in regalo una maglia di GSW con dedica e autografo proprio di Curry. ‘‘Mostrerò con orgoglio la maglia di Golden State nel mio ufficio da vicepresidente” aveva dichiarato allora, autodefinitasi ‘‘figlia di Oakland".

Non solo una soddisfazione personale: quella maglia era anche un atto distensivo tra Casa Bianca e NBA dopo i rapporti travagliati col presidente Trump. Tra l’ex tycoon e Curry in particolare non corre buon sangue: non solo Curry ma l'intero roster degli Warriors campioni NBA nel 2017 non si era presentato a Washington per celebrare, come da tradizione, il titolo vinto. L’invito era stato definito ritirato, sottolineando come fosse un onore andare alla Casa Bianca. Puntuale era arrivato un tweet di LeBron James a sostegno del collega e contro Trump: andare alla White House era sì un onore, ma prima che arrivasse lui.

Prima di Trump, come noto, il Presidente degli USA era Barack Obama che con il mondo dello sport, basket soprattutto, andava a nozze. Nel lasciare lo Studio Ovale aveva, ad esempio, scelto una citazione cestistica: “Obama out“, col microfono che cade a terra esattamente come nell’iconico ritiro di Kobe Bryant. Anche se non mancano sportivi apertamente pro Trump - Mike Tyson, il golfista Jack Nicklaus, l’ex giocatore di baseball Mariano Rivera per fare alcuni esempi di amici del miliardario repubblicano - Stephen Curry non è stato di certo l’unico a rifiutare l’invito alla Casa Bianca.

Dopo la vittoria del Mondiale 2019, la capitana della nazionale femminile di calcio Megan Rapinoe non ha accettato di incontrare il presidente: “Il tuo messaggio esclude le persone che mi somigliano - aveva detto la calciatrice - Abbiamo capelli rosa e viola, tatuaggi e dreadlocks, abbiamo in squadra ragazze bianche e nere, etero e gay".

Icona universale dei diritti umani, anche oltre lo sport, Rapinoe non ha mai mancato di criticare Trump, che nel 2023 ha affidato a Truth una replica velenosa. In seguito all'uscita di scena di Team USA dal mondiale australiano, il candidato repubblicano alla White House ha indicato l'eliminazione, scioccante e totalmente inaspettata, come emblema dell’amministrazione Biden. ‘‘Molte delle nostre giocatrici erano apertamente ostili agli Stati Uniti - ha aggiunto - ‘‘Nessun altro Paese si è comportato in questo modo, nemmeno ci è vicino’’. E all’indirizzo di Rapinoe, colpevole di un errore dal dischetto: ‘‘Bel colpo Megan gli Usa stanno andando all'inferno!!!

Chi invece ha supportato da subito apertamente le atlete è stata proprio Kamala Harris: nel settembre del 2019, sul profilo del fu Twitter, Harris ha pubblicato una foto che la ritrae tra Rapinoe e la compagna Sue Bird, ex cestista. Didascalia? I trofei vinti.

Qualche tempo prima, in concomitanza col Mondiale in Francia, non erano mancati tweet in appoggio: in uno augurava "buona fortuna alla squadra, specialmente alle californiane Megan Rapinoe, Alex Morgan, Christen Press, Abby Dahlkemper e Tierna Davidson"; in un altro, repostando un’idea di Alexandra Ocasio Cortez, invitava le giocatrici al Senato.

In una serie di messaggi del 2019, anche prima del Mondiale, Kamala Harris si è spesa per l’equal pay: ‘‘La nazionale femminile ha segnato più gol nella prima partita di Coppa del Mondo contro la Thailandia di quanti ne abbia segnati la squadra maschile nei Mondiali 2010 e 2014 messi insieme", scrive in un famoso cinguettio. O ancora ‘‘Generano più entrate della squadra maschile e ora detengono il record di vittorie nel mondiale femminile. Il mondo sta guardando: è ora che vengano pagate per ciò che meritano’’.

L’impegno di Kamala Harris sul fronte dell'emancipazione femminile, della parità dei diritti anche nell’universo sportivo, è stato da subito chiaro: se prima - in occasione del Mondiale di calcio 2015 e delle Olimpiadi di Rio - parlava dal suo X personale, già nel 2022 ringraziava le giocatrici americane per aver presenziato l’Equal pay day alla Casa Bianca attraverso il profilo istituzionale di vicepresidente. Lo stesso usato quando, al mondiale in Australia, al fianco delle calciatrici è partito infatti suo marito, il second gentlemen Douglas Emhoff.

Nel marzo 2024 Kamala Harris è stata la prima vicepresidente a dare vita a un evento per celebrare le donne nello sport. Ha infatti ospitato oltre 100 atlete pioniere presso la sua residenza di Washington in collaborazione con la Women's Sports Foundation dalla leggenda del tennis Billie Jean King. Proprio in quella occasione, Kamala Harris aveva citato un monito di sua madre: ‘'Potresti essere la prima, ma assicurati di non essere l'ultima'.

Oggi una non ancora sessantenne Kamala Harris è ufficialmente candidata alla presidenza degli Stati Uniti e potrebbe essere una prima storica inquilina alla Casa Bianca. Qualora fosse, il suo scopo sarà quello di non essere l’ultima. Bring back the gold, fossimo tra chi gestisce la campagna elettorale di Kamala Harris e del Partito Democratico, lo terremmo a mente, soprattutto in vista del Mondiale di calcio maschile del 2026, in programma (anche) sul suolo statunitense.

  • Classe 1996. Nata in montagna, in Abruzzo, dorme in città, a Torino. Calciofila di famiglia, segue il calcio dalla nascita e si appassiona al calcio femminile all’università. Ama scrivere più che parlare, ma lo fa lo stesso. Laureata in filosofia e, per ora, giornalista praticante.

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