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Paolini
, 19 Luglio 2024

Jasmine Paolini si ricorda di sorridere


Viaggio all'interno delle storiche settimane a Wimbledon

L'1 gennaio 2024 Jasmine Paolini era alla 29° posizione del ranking WTA, con l'unica vittoria nel circuito maggiore nel 250 di Portorose risalente al 2021.

A dir la verità, a fine 2023, Paolini aveva già bussato alle nostre porte. Jasmine era stata grande protagonista nel percorso dell'Italia alla Billie Jean King Cup e mostrato un ottimo livello nella cornice australiana della United Cup, il torneo a squadre targato ATP e WTA.

È lì che abbiamo visto il suo sorriso per la prima volta, nella partita contro Angelique Kerber, dopo un vincente di rovescio sul match point talmente assurdo da farla scoppiare a ridere. Il giorno stesso, qualcuno nel gruppo di redazione scrive Paolini Sinner vibes. Con il senno di poi, di ironico c'era ben poco.

Il secondo sorriso della favolosa stagione di Jasmine Paolini è quello del WTA 1000 di Dubai. La prima e ultima volta che una tennista italiana vinse un titolo di questa portata era il 2014, con Flavia Pennetta a Indian Wells, quando questi tipi di torneo si chiamavano ancora in modo diverso. Una vittoria che, oltre a rappresentare l'ingresso di Paolini nella top 15 e il suo best ranking, segna una delle pagine più liete della storia del tennis italiano. Anche qui è scoppiata a ridere, stavolta dopo un errore di Kalinskaya, ma di certo non sapeva che sarebbe stato solo l'inizio.

Prima di arrivare a Parigi, però, c'è un'altra tappa: la vittoria del doppio agli Internazionali d'Italia in coppia con Sara Errani, presente nel tennis e nella vita di Paolini sia nelle gioie che nelle difficoltà. E ancora una volta, Jasmine ha riscritto la storia: l'ultima vittoria italiana nel doppio femminile a Roma risale al 2012, proprio grazie a Sara Errani e Roberta Vinci. Il sorriso, ora anche davanti al proprio pubblico: è già il terzo di un 2024 da record.

Paolini ha finalmente ottenuto quelle prove tangibili che ha sempre voluto. "Spesso mi sono sentita dire che giocavo bene e che avrei potuto raggiungere ottimi risultati, però forse io ero la prima a non crederci fino in fondo; avevo bisogno di prove concrete, che sentissi mie", ha detto dopo aver raggiunto la finale a Wimbledon. Da quando abbiamo imparato a conoscerla, è successo tutto molto in fretta, ma il 2024 non è altro che il frutto di un lavoro lento e faticoso, guidato dal suo allenatore Renzo Furlan, e che le ha permesso di essere dov'è ora "solo" all'alba dei 28 anni.

Quando dice che non ci credeva nemmeno lei, non lo fa per ostentare una finta umiltà. Lo notiamo dalle sue reazioni, dai suoi sorrisi, dalla semplicità nel parlare. L'ultimo sorriso prima di Wimbledon è quello del Roland Garros, al termine della partita contro Rybakina ai quarti di finale. Una partita che Paolini ha vinto meritatamente, contro l'attuale n. 4 del ranking e vincitrice del major londinese nel 2023.

Intervistata ai microfoni di Eurosport subito dopo la vittoria, dopo che il giornalista le comunica il suo ingresso in top 10, Jasmine si lascia andare in una di quelle risate commosse che vengono dal profondo. Glielo avevano detto il giorno prima, confessa lei, ma in quel vortice di emozioni non ci aveva ancora pensato, e non facciamo fatica a crederlo.

Come se non bastasse, a Parigi è arrivata anche la finale. Risultato inimmaginabile a più livelli: impensabile sia per la Jasmine Paolini che ancora non conoscevamo, sia per quella che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi, che ha vinto Dubai e che ha trionfato in doppio a Roma con Sara Errani. La finale di uno torneo dello Slam sembrava troppo anche per lei, e invece ci ha stupito ancora una volta. Nella sua innocenza, nella sua semplicità. E la sconfitta contro Swiatek non cambia di una virgola la sua impresa.

Così Jasmine Paolini si presenta a Wimbledon, poche settimane dopo la finale Slam sulla terra rossa e dopo la semifinale raggiunta a Eastbourne nella prima tappa del trasferimento in UK. La prima settimana della tennista italiana su prati dell'All England Club sembra un copione scritto, almeno per quanto riguarda i primi tre incontri. Contro la spagnola Sorribes Tormo, la belga Minnen e la canadese Andreescu, Paolini strappa il primo set costretta a vincere 7 game (in 2 occasioni al tie-break), non senza faticare, per poi indirizzare il secondo set e chiudere in scioltezza.

Partita favorita in tutte le occasioni, Paolini ha avuto modo di testare più soluzioni, soprattutto a rete, e ha messo in atto la costante crescita degli ultimi mesi dimostrando grande aggressività tennistica, venuta fuori in particolar modo nelle situazioni più intricate. Un plus va all’ottima copertura del campo, non permettendo ad Andreescu di avventurarsi frequentemente a rete. Incredibili anche i riflessi in difesa.

Il quarto turno è la sliding door principale del torneo di Paolini. L’avversaria è Madison Keys, numero 14 WTA e intenzionata a tornare ai quarti di finale a Wimbledon (suo miglior risultato, raggiunto nel 2023), forte di un percorso netto senza neanche perdere un set, battendo Martina Trevisan al primo turno. L’italiana parte fortissimo, impeccabile nelle scelte e visibilmente più in palla; va 4-0, vince il primo set 6-3. Dal break ottenuto poco dopo con un formidabile passante di dritto, Keys osa e prende coraggio. Sarà premiata dalla vittoria del tie-break, nonostante Paolini non abbassi mai i ritmi.

Quello che si preannuncia come un terzo set memorabile rispetta a pieno le aspettative: le due tenniste sfoderano il loro miglior repertorio, nonostante sia evidente come l’inerzia dell’incontro sia passata nelle mani dell’americana, come confermano i due break che la portano sul momentaneo 5-2 (6 palle break vinte su 8). Quando ha l’opportunità di servire per il match, Keys chiama un medical time-out per un problema alla gamba sinistra, che si dimostra la chiave dell’incontro. Paolini porta il punteggio sul 5-5 e, dopo due punti, l’avversaria dà forfait.

Una drammatica e spiacevole circostanza come un infortunio consegna a Paolini una pagina di storia da scrivere: nessuna tennista italiana ha mai raggiunto la semifinale a Wimbledon. Da un’americana all’altra, l’ostacolo ai quarti è Emma Navarro, classe 2001 che si è appena sbarazzata in due set della connazionale numero 2 al mondo Cori Gauff,. Negli unici tre precedenti fra le due, per altro, Navarro ha sempre vinto, e ora può vantare uno straordinario momento di forma. Dal lato di Jasmine, ci sono tutti i presupposti per sentire la pressione e giocare quantomeno ad armi pari, come in ogni incontro della storia che si rispetti.

L’illusione dell’equilibrio e della tensione dura solo quattro game, dai quali Paolini inizia a giocare un tennis da sogno. Lucida, aggressiva, coraggiosa e in pieno controllo delle sue sensazioni, il pubblico resta ammaliato dalla profondità dei suoi colpi (con conseguenti attacchi a rete) e dalle giocate tirate fuori dal cilindro, dalle palle corte ai contropiedi. Un battito di ciglia ed è semifinale. Durata dell’incontro? 57 minuti. Cinquantasette. Un 6-2 6-1 che la consegna alla storia nazionale di questo sport, grazie probabilmente alla migliore prestazione della carriera.

La seconda semifinale Slam consecutiva, giocata sul Centrale contro la croata Donna Vekic è forse l’altalena più emozionante dell’intera carriera della lucchese. Non è semplice raccontare un evento così tirato e conseguentemente colmo di pathos senza sfociare in epica e retorica, basti sapere che la rarità del fiato sospeso davanti alla tv ha finalmente fatto spontanea eccezione.

Entrambe 28enni, nessuna delle due ha mai raggiunto l’ultimo atto a Wimbledon. La croata è già al miglior traguardo di sempre in uno Slam e parte molto meglio: chiude il primo set 6-2 con grande tranquillità, servendo come meglio non avrebbe potuto, fino a perdere il conto di vincenti francamente incontrollabili. Altissima, a tal proposito, la percentuale di punti vinti con la prima di servizio: 83%! Vekic domina e controlla gran parte degli scambi anche del secondo set, ma è qui che emerge la presa di consapevolezza di una Paolini dura a morire. Il grande coraggio e una commovente resistenza difensiva le valgono il break per il decisivo 6-4 e l'allungamento della sfida al terzo set.

Solo a questo punto ci si accorge del sottilissimo filo di dominio impostato dalla croata: dietro al tennis pulito e di qualità, si è nascosta un’atleta impaurita e molto fragile, completamente coinvolta nell’importanza e nella pressione del momento. Donna Vekic è impadronita dai fantasmi che destabilizzano la sua serenità, evidenti nel pianto liberatorio nel cuore del terzo set. E forse è proprio questa, la meravigliosa peculiarità del tennis femminile, capace di regalare scenari ancora più appassionanti e struggenti: il valore dell’emozione.

La croata riesce a raccapezzarsi con un break immediato, a cui Paolini risponde poco dopo. Da questo momento in poi è una deriva del pathos, in mano proprio allo squilibrio emotivo di Vekic che alterna picchi da veterana a reazioni molto sofferte. Il canale YouTube di Wimbledon ha caricato l’incontro integrale: da 2:02:00 a 2:38:30, si vede il passaggio dal 3-3 del terzo set al 6-6 con conseguente arrivo al tie-break decisivo. Se avete il desiderio di fare un viaggio delle emozioni, guardatelo.

Sarete costantemente travolti dall’ansia, da una scomoda mancanza di controllo sugli eventi con la netta sensazione che possa accadere l’inimmaginabile da un momento all’altro. Le due si alternano immediatamente un break a testa: sul 6-5 Paolini difende cinque vantaggi e si arriva al match tie-break.

Il tie-break non è ovviamente da meno, in quanto a spettacolarità e terrore, ma il tutto si scioglie sul 10-8, quando Vekic muove Paolini da un lato all’altro ma apre troppo il suo ultimo dritto del match, che finisce in corridoio.

Jasmine Paolini è in finale a Wimbledon. Dopo la semifinale femminile singolare più lunga di sempre. E forse anche la più bella.

Salto quantico, circa 48 ore dopo. Ore 15 del 13 luglio 2024, sul No. 1 Court, per la prima volta un’italiana calca l’erba di Wimbledon per giocarsi il titolo. C’entra anche il fattore esperienza? Barbora Krejčíková è 32° nel ranking WTA (prima della finale, ora decima), una posizione che fa gola e orienta i favori del pronostico verso Jasmine Paolini. Una percezione giustificabile fino a un certo punto: Krejčíková è campionessa assoluta nel doppio - 11 titoli Slam, di cui 2 proprio a Wimbledon - e vincitrice in singolare del Roland Garros 2021.

La pressione della finale la fa da padrona per tutto il primo set: Krejčíková si divora Paolini con la tranquillità di chi sembra alla sua decima finale sul No. 1 Court (e invece, almeno nel singolare, è alla prima volta). Non sembra esserci storia, ma abbiamo già imparato a conoscere il peso delle emozioni e la sconfinata capacità di reazione di Paolini. Jasmine volta pagina, spiazzando la ceca con un break, e ingrana: colpi più profondi, posizionamento molto più vicino alla palla, controllo degli scambi. Risponde con la stessa moneta, un 6-2 che porta la finale al terzo set e l’inerzia, apparentemente, dalla sua parte.

I turni di battuta scandiscono il tempo e l’andamento dell’incontro. Krejčíková, in particolare, riguadagna l’arma del servizio, dove concede solo un punto negli ultimi tredici fino al 3-3. Scambi brevi e piuttosto statici dettano l’attesa di un nuovo turning point, che va a favore della ceca. Sul secondo break point, vantaggio Krejčíková nel settimo game, Jasmine Paolini inciampa nell’unico doppio fallo del suo incontro. Che purtroppo si rivelerà fatale.

Da quel 4-3 si scorre fino al 6-4 finale, senza alterare l’ordine costituito. L’ultimo game è il più lungo della finale: l’italiana ha due palle break nei quattro vantaggi, ha una reazione ammirevole. Dovrà poi arrendersi su un ennesimo impeccabile servizio, lasciando andare il sogno alla nuova campionessa, Barbora Krejčíková.

Ci sono due scene bellissime nel discorso di Jasmine Paolini, mentre tiene in mano il trofeo della runner-up. La prima è l’inquadratura del suo box: sua madre che non versa mezza lacrima e riprende entusiasta col cellulare le parole della figlia. Una naturale connessione dello spirito trasmesso, soprattutto in una frase del discorso: “Oggi sono un po’ triste (detto mentre ride, ndr), ma devo ricordarmi di continuare a sorridere perché oggi è comunque un giorno bellissimo”.

Lo stesso sorriso che è rimasto stampato sul volto di Jasmine Paolini fino all’ultimo secondo davanti al microfono, che ha stregato il pubblico di Wimbledon nelle ultime due settimane e che ha portato tanti appassionati a fare il tifo per lei. Perché Jasmine Paolini, anche quando non vuole, si ricorda di sorridere.

Non mancano motivi e ambizioni per credere in una nuova opportunità di gloria. Paolini è la nuova numero 5, la terza tennista italiana di sempre a raggiungere la top 5. E a breve sarà la volta delle Olimpiadi, puntando tantissimo nel doppio con la fedelissima Sara Errani (sempre presente, di fianco alla madre nell’inquadratura del box nel No. 1 Court) dopo la finale raggiunta a Parigi. E, perché no, con la speranza di replicare il percorso del Roland Garros anche sulla terra battuta a cinque cerchi.

  • Classe 2002. Firenze. Studente piuttosto scapestrato, più o meno giornalista. Comunica la sua passione per lo sport. Fiorentina, Calcio, Tennis. In that order.

  • Classe 2003. Ama i talenti inespressi e i giocatori ipertecnici. Ora studia Comunicazione e Società.

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