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Italvolley
, 7 Luglio 2024

L'Italvolley femminile vince sempre


Dopo la vittoria delle "grandi" in VNL, il trionfo dell'Italia del volley azzurro si completa con l'Europeo Under 22.

Apoteosi Italvolley: dopo il trionfo in VNL di Egonu e compagne, la nazionale femminile ha vinto anche l’Europeo Under 22: nella splendida cornice casalinga del palazzetto di Lecce, le ragazze di Mencarelli hanno sconfitto la Serbia in finalissima per 3-0 in una sfida decisamente più combattuta di quello che il punteggio potrebbe suggerire. Il percorso delle azzurrine è stato pressoché immacolato: uno scoglio duro come la Turchia superato in semifinale e, per il resto, vittorie nettissime che hanno sancito la superiorità del nostro volley giovanile nel vecchio continente. Se da una parte questi successi non sembrano fare più notizia, dall’altra invece è bene celebrarli. Non cadremo nella sterile polemica che vuole gli sport minori contrapposti al calcio, ma ci limiteremo a dire che, almeno nel volley, il processo formativo dei vivai e delle nazionali giovanili svolge da anni egregiamente il suo lavoro, conducendo l'Italvolley al successo molto spesso.

Marco Mencarelli è un guru del volley giovanile, con un palmarès da spavento: 12 medaglie d’oro in competizioni internazionali, equamente suddivise tra Mondiali ed Europei. Il ruolo del CT, a livello giovanile, non è mai semplice: non si tratta solo di “scegliere le migliori”, ma anche di allenarle contribuendone al processo di crescita: nel giovanile non esistono i momenti di semplice gestione delle qualità pre-esistenti. Il direttore tecnico delle nazionali giovanili incarna questo ruolo alla perfezione, mescolando l’abilità di selezione del talento a quella formativa, collaborando con i migliori vivai italiani, creando staff adeguati, ideando progetti permanenti e conducendo al successo e alla crescita le atlete che ritrova in estate. Ogni anno, dal primo oro del 2006, Mencarelli continua ad aggiornare questo cocktail di elementi, ritrovando le formule vincenti per ogni selezione di Italvolley allenata. Tutte le generazioni di atlete migliori in Italia sono passate dal Menca: se si dovesse studiare un modello, è proprio qui che si dovrebbe citofonare.

Al di là dell’indiscutibile abilità del tecnico e delle atlete, c’è un sistema che funziona: la pallavolo femminile giovanile in Italia, guardando dal basso, può contare sul mondo dell’associazionismo estremamente fertile, con un numero di praticanti secondo solo al calcio e in costante aumento; le migliori atlete vanno a confluire nei progetti giovanili di alto livello organizzati da club privati pronti ad investire in sistemi di allenamento, foresterie, strutture di formazione scolastica e medica che avvicinano e accompagnano verso il mondo del professionismo. Si contano almeno una decina di progetti del genere in Italia, in cui spesso i fondi non paragonabili a quelli del calcio stimolano l'aguzzare d'ingegno. Al vertice della piramide ci sono poi i progetti federali: il Club Italia del Centro Pavesi di Milano, una sorta di collegiale permanente che disputa i campionati di A2 o B1 - di cui proprio Mencarelli è direttore - collabora costantemente con le migliori realtà giovanili. Non si deve però credere che i problemi non esistono perché si vincono medaglie in successione: spesso i talenti di Italvolley nascono dagli sforzi delle ASD, dalla generosità dei presidenti dei progetti di cui sopra, da palestre scolastiche inadeguate o non concesse, dall’ottima formazione federale dei nostri tecnici (ricercati in tutto il mondo). Il vertice festeggia quando la piramide è solida: quella del volley è stata costruita con sforzi, pazienza e qualità che tale la rendono.

Il talento dei giocatori poi, conta assai, e questa nazionale ne aveva da vendere: grazie ai percorsi di cui sopra, molte di queste atlete hanno già l’opportunità di calcare da protagoniste i campi di A1 ed A2, potendo mettere in discussione, tutte le loro abilità nei confronti con atlete più esperte. E così abbiamo Stella Nervini già convocata in VNL da Julio Velasco che ha giocato da titolare a Bergamo (A1), abbiamo molte atlete che hanno già presenze sia nel campionato di A2 sia anche in quello di A1 (come Adelusi, Gardini, Bartolucci, Acciarri) abbiamo protagoniste assolute del campionato cadetto in procinto di esprimersi nella serie maggiore (Eze, Bellia, Adriano, Costantini, Marconato, Eckl) e chi quella serie l’ha già assaggiata o vista da protagonista nell’ultima stagione (Ribechi, Giuliani, Valoppi). A ognuna il suo percorso, sempre passato dai progetti giovanili di cui sopra e spesso dal Centro Pavesi, e che in parallelo si è svolto nelle nazionali giovanili, a poco a poco, fino a questo compimento. Una golden generation dell'Italvolley, che sta muovendosi sul solco di chi ha già fatto la storia della maglia azzurra.

Nella celebrazione dello stato di salute del volley italiano, non ci si può dimenticare il traino della nazionale maggiore, fresca vincitrice della VNL: se quella base della piramide continua ad allargarsi è anche grazie ai successi del vertice, come nel migliore dei circoli virtuosi. Sapere che le porte di quel vertice sono aperte è un grande incentivo per tutti: l’allargamento delle convocazioni ad atlete provenienti dalle nazionali giovanili, ma anche di trentenni che stanno maturando nelle ultime stagioni senza aver prima mai vestito l’azzurro, è un grande merito della “rivoluzione” operata da Julio Velasco. Presto, per le fresche vincitrici di questo Europeo U22, le porte della nazionale maggiore potrebbero aprirsi: proprio quest’ultimo passaggio, quello tra i 19 ed i 22 anni, è quello decisivo per crescere come giocatori, ed è quello che spesso manca per la consacrazione. Queste ragazze, invece, stanno attraversando il guado splendidamente.

  • Torinese e granata dal 1984, dopo una laurea in Filosofia, opto per diventare allenatore professionista di pallavolo, giusto per assicurarmi una condizione di permanente precarietà emotiva e sociale. Questa scelta, influenzata non poco dalla Generazione di Fenomeni che vinse tutto a cavallo degli anni 90', mi porta da anni a girovagare per l'Europa inseguendo sogni e palloni, ma anche a rinunciare spesso a tutto il resto di cose che amo fare nella vita: nei momenti di sconforto per fortuna esistono i libri, il mare, il cioccolato fondente e le storie di sport in cui la classe operaia va in paradiso.

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