Ardon Jashari è il mediano moderno
Il giocatore del Lucerna è uno dei talenti più brillanti del calcio svizzero.
Un buon mediano ha bisogno di crescere vicino all’acqua, come per assimilarne le caratteristiche e rendere quest’ultime i punti di forza del proprio modo di stare in campo. La calma delle giornate senza vento, nella gestione della palla; la forza delle onde, nei recuperi; la capillarità, la capacità di essere ovunque e di raggiungere qualsiasi angolo del campo. Anche se ci sono ovviamente eccezioni, buona parte dei migliori interpreti in diverse epoche calcistiche sono nati e/o cresciuti in città che si specchiano su mari, fiumi, laghi o almeno canali.
Sergio Busquets è nato nell’entroterra catalano, a Sabadell, ma è sulle rive del Mar Mediterraneo che si è formato come calciatore, nella cantera del Barça. Jorginho è nato ad Imbituba, sulla costa dello stato di Santa Catarina, a sud di San Paolo, ed è fra le sabbie baciate dalle onde dell’Oceano Atlantico che ha calciato i suoi primi palloni. Calhanoglu è di Mannheim, addirittura racchiusa fra due fiumi, il Reno e il Necker. A Rijkaard, invece, sono bastate le acque artificiali dei canali di Amsterdam per diventare il metronomo di una delle squadre più forti della storia.
Questi rappresentano l’eccellenza nell’interpretazione del ruolo. Come loro, ce ne sono altri che nel DNA calcistico hanno ereditato le proprietà delle molecole di H2O.
Fra questi c’è Ardon Jashari, capitano del Lucerna e futuro metronomo della Svizzera. Nella sua vita, anche prima di venire al mondo, l’acqua ha sempre avuto un posto importante: la famiglia è originaria della Macedonia del Nord, più precisamente della regione del Vardar, che prende il nome dall’omonimo fiume, e ha scelto di stabilirsi a Cham, in Svizzera, dove è nato e cresciuto Ardon.
Se prendete il treno panoramico da Milano a Zurigo, una volta passata la zona più rocciosa vi troverete a intravedere, ogni tanto, qualche scorcio di lago, con le barche a vela immobili come in una cartolina. È il lago di Zug, che dà il nome al cantone. Su una delle estremità sorge la cittadina di Cham. Il cantone di Zug non offre molto dal punto di vista calcistico: da giovanissimo, Jashari è stato costretto a trasferirsi una ventina di chilometri a sud-ovest, sulle rive di un altro lago, quello di Lucerna.
Lì è cresciuto, senza troppe aspettative, come trequartista. Nonostante la qualità, il ritardo nello sviluppo fisico ha fatto sì che non rubasse particolarmente l’occhio: Ardon non è mai stato convocato nelle nazionali giovanili prima dell’under 21. La classica adolescenza di “uno dei tanti”, in fondo. La vita e la carriera cambiano quando cambia il suo ruolo: da insipido trequartista si trasforma in un completo mediano moderno. Forte, calmo e capillare, come l’acqua che ne ha sempre cullato sogni e irrequietezze.
Debutta in prima squadra il 31 luglio 2020, in piena pandemia, contro lo Zurigo. A lanciarlo è l’attuale allenatore del Basilea, Fabio Castellini, ma è con Mario Frick che diventa titolare e punto fermo della squadra. Nell'estate 2022, a 20 anni, Jashari è per la prima volta con la fascia da capitano: ancora contro lo Zurigo, pochi mesi dopo aver segnato il primo gol, nel 3-0 dello spareggio retrocessione contro lo Schaffhausen.
Il 19 settembre 2022, grazie al forfait di Okafor, arriva anche la prima convocazione in Nazionale, a 10 anni di distanza dall’ultima volta per un giocatore del Lucerna (Alain Wiss). Esordisce nella seconda partita di quella pausa, contro la Repubblica Ceca. Il suo ingresso al posto di Freuler ha tutte le sembianze di un passaggio di consegne.
Che giocatore è Ardon Jashari
Ardon Jashari è un mediano moderno, che può giocare sia a due che come vertice basso a tre. Tocca tantissimi palloni, quasi sempre a due tocchi, e con grande varietà di soluzioni: palla alta, bassa, lunga, corta, è sempre preciso ed esteticamente appagante. Spesso si abbassa per prendere palla, i compagni si affidano a lui quando si trovano in situazioni scomode: Jashari c’è sempre e ripulisce con saggezza, tecnica ed eleganza ogni pallone.
È molto bravo anche nel primo dribbling e nella progressione in verticale palla al piede, con cui rompe le linee avversarie e dà il La alle transizioni offensive. Negli anni è molto migliorato anche nella fase di rifinitura e conclusione: ha chiuso l’ultima stagione con 6 gol (il doppio di quelli segnati in carriera fino ad allora) e 4 assist.
In fase difensiva sa usare molto bene i 181cm x 81kg. Ha buone letture, è bravo negli intercetti e fenomenale nei recuperi in rincorsa all’indietro. Quando gioca a due, presidia molto bene il corridoio interno di competenza, mentre da vertice basso a tre sembra spesso un po’ accontentarsi di mantenere la posizione. Può ancora migliorare nel contenimento degli 1vs1 e nella gestione delle energie: dopo la metà del secondo tempo sembra spesso molto stanco e le sue prestazioni calano.
Ricorda vagamente Zubimendi (tra l’altro, sono alti uguali), ma con un’aura di calcio di strada balcanico. In patria lo paragonano a Xhaka, sia per le origini albanesi-kosovare che per caratteristiche tecniche. I due, tra l’altro, sono già stati al centro di un particolare episodio a sfondo politico: dopo una partita vinta con la Serbia, il capitano svizzero aveva esultato mostrando una maglia del giovane compagno Jashari. Questo gesto, apparentemente innocuo, nascondeva un’ambiguità, subito fatta notare: il giovane Ardon ha lo stesso cognome di Adem Jashari, uno degli artefici della liberazione del Kosovo.
Che cosa c’entra con Svizzera-Italia?
Che cosa c’entra tutto questo con l’ottavo di finale fra Italia e Svizzera? Probabilmente niente: anche se dopo l’ottima stagione con Lucerna Jashari è stato convocato per Euro 2024, nelle gerarchie ha davanti giocatori esperti come Xhaka, Freuler, Aebischer e il mediano del Tolosa Sierro. Non è ancora sceso in campo in Germania, e difficilmente lo farà in una partita così delicata.
Qualche punto di contatto con il nostro calcio c’è. Nelle ultime sessioni di mercato, diversi media specializzati lo hanno accostato più volte alla Serie A. Nel 2023 era stato seguito dal Bologna e dal Verona, che poi avevano virato rispettivamente Freuler e Serdar. A gennaio 2024 si era fatto il suo nome per il Napoli, in cerca di un vice-Lobotka, e per il Sassuolo.
Alla fine nessuna si è mossa definitivamente: Jashari, nonostante l’interesse di tante altre squadre - Arsenal, Sporting, Ajax, Real Sociedad e Basilea - è rimasto a Lucerna, dove è diventato capitano ed ha avuto l’occasione di dimostrare di avere molto poco a che fare con la poule salvezza del campionato svizzero. Alla fine, non vedremo Ardon Jashari nemmeno in Serie A.
Prima dell’inizio dell’Europeo, il Club Brugge ha anticipato tutti, chiudendo un affare da 6 milioni di euro - no, il sottotitolo non era un cliché, era uno spoiler vero (scusateci). Per Jashari è il primo grande salto della carriera: da una provincia fra le montagne svizzere a un club esperto nel lanciare una miriade di talenti nell’ultimo decennio e che gioca ogni anno le coppe europee. In Belgio potrà crescere con calma, fra i canali pittoreschi di una delle città più belle del Belgio. Chissà che in futuro non ce lo ritroveremo davanti, a orchestrare il centrocampo della Svizzera raccogliendo l’eredità di Xhaka, o in una qualunque domenica pomeriggio di Serie A.
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