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, 7 Giugno 2024

Serie A 2023/24, i premi della stagione


Il meglio del nostro campionato in dieci categorie.

L'abbiamo celebrata, forse anche più del necessario. L'abbiamo sdrammatizzata, forse anche più del necessario. L'abbiamo criticata, forse anche più del necessario. Della Serie A 2023/24 ne abbiamo fatte un po' di tutti i colori, e non ci sembrava corretto esimerci dal premiare chi e cosa ci ha costretto a seguirla fine settimana dopo fine settimana.

Tra un anticipo del venerdì e un Monday Night per chiudere i turni, tra rinvii e recuperi, il campionato di Serie A si è concluso ai primi di giugno. Oltre ai verdetti della classifica canonica, la redazione di Sportellate ha individuato alcune categorie ulteriori. Tanto per dare pareri non richiesti e prendere posizioni criticabili. MVP, MIP, COTY, ROTY sono mutuati per filo e per segno dagli sport a stelle e strisce; squadra e giocatore sorpresa, miglior Under 21 e miglior Over 30, gol e partita dell'anno, invece, li abbiamo messi noi. In poche parole, i Serie A 2023/24 Awards, sponsored by Sportellate

Miglior giocatore: Lautaro Martinez

In amore vince chi fugge o chi resta? L'MVP della Serie A 2023/2024 non può che essere il capocannoniere del campionato, uno dei migliori attaccanti al mondo nonché il simbolo di una squadra che conquista la tanto agognata Seconda Stella nell'anno in cui la fascia di capitano cinge per la prima volta in maniera ufficiale il suo braccio. Lautaro Martinez corona la sua storia d'amore con l'Inter vincendo uno Scudetto che ha il privilegio di sollevare nel cielo di Milano, un privilegio ottenuto non per nascita ma per acclamazione. Non fermiamoci però solamente alle 24 reti.

Lautaro è il soffio vitale di questa squadra, è il centravanti che si fa leader con la cultura del sacrificio e della crescita, quella stessa che gli ha permesso di essere decisivo anche quando non è stato assistito dalla forma fisica da rifinitore, palleggiatore e incontrista. La sua crescita, tattica e mentale, è quella di una squadra affamata e lavoratrice e che ha trovato nel Toro il Capitano che si meritava dopo tanti, troppi falsi Messia.

https://www.youtube.com/watch?v=We8gFLZTRTg

Most Improved Player: Riccardo Calafiori

Ve lo ricordate Riccardo Calafiori alla Roma? Fisico asciutto, largo sulla fascia, una buona propensione al gioco offensivo ma estraneità rispetto al resto della squadra e timore di contendere il pallone e di gestirlo. Nulla a che vedere, decisamente, con il Calafiori di questa stagione, autentico perno della difesa del Bologna, dove ha interpretato il ruolo in modo aggressivo e sicuro di sé. Una trasformazione quasi inimmaginabile, e che nemmeno l'anno di "formazione" a Basilea - dove aveva iniziato a strutturarsi fisicamente, ma ricopriva comunque la casella di braccetto di una difesa a tre - può spiegare del tutto.

Calafiori è arrivato a Bologna a fine mercato, con la prospettiva di diventare al massimo un comprimario nella squadra di Motta. Gli ci sono volute solo tre partite, però, per conquistare il posto da titolare al centro della difesa a quattro accanto a Beukema, proponendo di domenica in domenica prestazioni sempre più solide, interessanti dal punto di vista tattico e notevoli sul piano sia atletico che tecnico. Strada facendo si è anche concesso il lusso di mettere a referto cinque assist e due gol (entrambi nell'ultima in casa contro la Juventus), oltre a guadagnarsi la convocazione ad Euro 2024. Alzi la mano chi a settembre se lo sarebbe anche solo lontanamente immaginato.

Miglior allenatore: Thiago Motta

Parlare della stagione e del lavoro di Thiago Motta è davvero difficile soprattutto per un motivo: non siamo ancora in grado di comprendere davvero la portata immensa e rivoluzionaria di ciò che ha costruito a Bologna. Non è l’aver riportato il Bologna in Europa dopo due decenni d’assenza, non è l’averlo fatto conquistando una qualificazione in Champions League senza alcun senso logico-narrativo apparente; è l’essere riuscito a essere un demiurgo, a costruire un organismo quasi perfetto e a imporgli una mentalità forte, una filosofia tattica ben precisa, la voglia e il coraggio di sognare in grande e la spavalderia consapevole per trasformare quei sogni in realtà.

Il Bologna di Thiago Motta verrà ricordato come un miracolo di organizzazione tattica, di solidità difensiva, di coesione e unità d’intenti e di spiriti ma anche di uno spazio di crescita e costruzione in cui il singolo non è né limitato né mortificato in nome del sistema ma è valorizzato come in poche altre squadre in Europa. L’esplosione di Zirkzee e Calafiori, l’affermazione di Posch, Beukema e Ferguson, la rinascita di Saelemaekers e di Orsolini: il Bologna di Thiago Motta è stato il singolo che si fa squadra, una squadra bella e vincente che solo le fredde logiche di mercato hanno impedito di continuare a farci sognare.

La squadra sorpresa: Bologna

La Serie A 2023/24 è stata una delle annate più imprevedibili e sorprendenti della storia recente del nostro campionato. Dal dominio incontrastato dell’Inter al tracollo del Napoli, dall’incredibile salvezza del Verona alla retrocessione del Sassuolo, la stagione che si è appena conclusa è stata francamente impronosticabile e, proprio per questo, parecchio entusiasmante. Ma la palma della squadra più sorprendente di tutte non può andare che al Bologna, una squadra capace di ritornare in Europa dopo quasi due decenni e di farlo entrando dalla porta principale, quella di una Champions League meritata e comunque imprevista.

La squadra di Motta lo ha fatto esprimendo il secondo miglior gioco del campionato, intrepretando al meglio i principi del gioco posizionale e stupendo costantemente per intensità, qualità del palleggio e fluidità dei movimenti e delle posizioni. Lo ha fatto ponendo l’accento in particolar modo su una fase difensiva incredibilmente solida e organizzata e capace di sopperire ai limiti di un attacco che forse troppo spesso si è rivelato sterile e monocorde. Lo ha fatto mettendo al centro del progetto il capitale umano e il suo lavoro, a partire da quello di Thiago Motta e di uno staff sempre in grado di gestire in maniera lucida e efficiente la rosa allestita dal Re Mida del calcio italiano, Giovanni Sartori.

Lo ha fatto grazie ad una rosa ricca di giocatori che non facciamo fatica a considerare ormai come dei big ma che lo sono diventati solo col tempo e grazie alle straordinarie qualità da maestro di calcio ed educatore di Thiago Motta. Il Bologna di Zirkzee, Ferguson, Calafiori e Orsolini rimarrà per sempre nella storia della nostra Serie A e nei cuori di una intera generazione di appassionati.

Il giocatore sorpresa: Tijjani Noslin

In questa stagione l'Hellas Verona ha raggiunto una salvezza che ha del miracoloso, contando le complesse vicende societarie che ha attraversato e il conseguente smantellamento della squadra a gennaio. Il mercato invernale si è portato via diversi pezzi pregiati e ha cambiato profondamente la natura della squadra di Baroni, che si è trovato senza più Djuric e Ngonge ma con una batteria di nuove ali.

Tra queste, anche Tijjani Noslin, olandese classe '99 che finora non aveva mai giocato lontano da casa. Da scelta quasi meme nelle aste di riparazione del Fantacalcio, l'ex Fortuna Sittard ha dimostrato prima di essere un giocatore in carne ed ossa effettivamente esistente, e poi in quattro mesi ha messo a referto cinque gol e quattro assist, diventando uno dei volti di questo eroico Verona.

Nessuno si sarebbe aspettato vederlo fare gol al Milan con una gran botta da fuori, o bucare Carnesecchi in spaccata per raggiungere il pareggio a Bergamo, per non parlare del missile scaraventato sotto la traversa nel match contro la Fiorentina, decisivo per la salvezza. Ma Tijjani Noslin non è stato solo gol: oltre ai quattro assist ha fatto registrare 1,75 passaggi chiave a partita (83° percentile tra i pari ruolo), 3,7 azioni che portano a un tiro ogni 90 minuti (84° percentile) ed è stato fondamentale in fase di non possesso.

Infatti l'olandese ha recuperato 4,37 palloni a partita (98° percentile), è andato a contrasto 1,21 volte a partita (88° percentile) e ha bloccato 1,01 passaggi a partita (89° percentile). Una dolce sorpresa, che siamo curiosi di vedere sull'arco di un'intera stagione.

Il miglior under 21: Michael Kayode

Ok, la concorrenza non era agguerritissima. Ma considerare Michael Olabode Kayode tra i migliori terzini destri della Serie A 2023/24 non era esattamente nei pronostici che andavano per la maggiore nello scorso agosto.

A maggior ragione considerando la gravità dell’infortunio che ha tolto dalla disponibilità di Italiano il titolare designato nel ruolo: l’assenza prolungata di Dodô ha da un lato favorito un minutaggio superiore a qualsiasi aspettativa per il 2004 di Borgomanero, ma dall’altro ha creato pressioni e responsabilità potenzialmente deflagranti, senza una reale riserva nel ruolo per potergli garantire di rifiatare o tamponare cali di forma.

Soprattutto la prima metà di stagione, in concomitanza con la più efficace espressione in Serie A della Viola, ha mostrato un Kayode insospettabilmente pronto per la categoria. Sotto l’aspetto puramente difensivo, di gestione dell’1vs1 contro gli esterni sinistri del campionato, il diciannovenne con un passato giovanile alla Juve si è mantenuto su notevolissimi standard per tutto il torneo – 88° percentile per contrasti tra i terzini di ambo le fasce, addirittura nel 99° per contrasti nella trequarti avversaria (0.48 per 90’), 96° percentile per % di dribblatori contrastati – assecondando l’inclinazione della struttura di Italiano di accettare il duello a ogni altezza del terreno.

I numeri e l’efficacia in possesso sono leggermente inferiori, soprattutto in termini di rifinitura e di creazione di vantaggi nell’ultimo terzo di campo, ma questo è paradossalmente un aspetto a favore del terzino della Fiorentina: avere una chiara fase del proprio gioco su cui lavorare per completare il repertorio renderà più facile la tabella di marcia nell’estate di Kayode, porzione dell’anno in cui affinare i fondamentali lontano dalle dinamiche di squadra. Niente di meglio, insomma, per il miglior Under 21 della Serie A appena conclusa.

Il miglior over 30: Henrikh Mkhitaryan

2804 minuti. Escludendo Sommer, Mkhitaryan è il secondo giocatore più utilizzato da Inzaghi in questo campionato di Serie A dopo Nicolò Barella. Potendo scegliere tra tutti i giocatori nella rosa dell'Inter, quanti di voi lo avrebbero detto a inizio stagione? Noi in realtà vi avevamo avvisato in un articolo a tema Fantacalcio dove sconsigliavamo Frattesi (che sembrava il suo sostituto), ma un rendimento così, francamente, non lo immaginavamo. La valanga di assist (8) rappresenta solo una piccolissima parte del suo enorme contributo.

Un contributo spesso sottovalutato, offuscato dai ben più chiacchierati Calhanoglu e Barella, ma non per questo meno importante, anzi. A 35 anni, Mkhitaryan ara il campo e legge il gioco come pochissimi in Europa, dimostrando ancora una volta il perché Inzaghi non ci rinuncia mai. D'altronde lo ha fatto sin dal suo arrivo all'Inter; ogni anno lo abbiamo considerato troppo vecchio e ogni anno ci ha smentito in modo sempre più plateale, facendoci spesso dubitare della nostra capacità di vedere il calcio. Ora, per l'anno prossimo, siete ancora convinti che il suo tempo sia finito?

Rookie of the Year: Marcus Thuram

Doveva essere una di quelle storie di calciomercato che lasciano con l’amaro in bocca, una di quelle sliding doors che segnano irreversibilmente la storia di una squadra e la carriera di un giocatore. L’infortunio che nel 2021 gli impedisce di arrivare a Milano come sostituto di Lukaku sembrava essere la prova che l’amore tra Marcus Thuram e l’Inter sarebbe stato impossibile, una di quelle possibilità mancate che lasciano rimpianti e delusioni un po’ a tutti. Invece, tre anni dopo, il francese riesce a coronare il suo sogno d’amore e a ripagare, con gli interessi, l’affetto e l’attenzione di una società che non ha mai smesso si seguirlo e di rimanerne invaghita.

Lo ha fatto con una stagione da protagonista assoluto, da titolare inamovibile e preziosissimo di una squadra che all’inizio sembrava dargli una fiducia con riserva e tra lo scetticismo di una parte della critica troppo spesso in malafede. Lo ha fatto, quando ce n’è stato bisogno, da trascinatore e da leader tecnico capace di caricarsi sulle spalle i destini di un gruppo che ha trovato finalmente in lui ciò che ha inseguito per tanto tempo: esplosività, dribbling, verticalità, personalità da vendere e velocità di pensiero e d’esecuzione. Tredici gol e tredici assist ma soprattutto le due reti più importanti della stagione dell’Inter, quelle che rimarranno per sempre nel ricordo amorevole dei due tifosi, quelle che hanno dichiarato al mondo chi è davvero Marcus Thuram.

Gol dell'anno: Luis Muriel in Atalanta-Milan 3-2

Le brutte intenzioni, la maleducazione. Un incipit passato alla storia, a suo modo, della canzone italiana, e che meglio non potrebbe descrivere il gol che decide Atalanta-Milan della 15° giornata al minuto 94 e 26 secondi. De Ketelaere si divora l’1-0 da due passi, sparandola nel cantiere della Morosini del Gewiss Stadium; Lookman porta due volte in vantaggio la Dea ma viene ripreso dai centravanti del Milan, Giroud prima e Jovic poi.

Miranchuk e Muriel entrano all’82°. Per cambiare le sorti di una partita è troppo poco, in serata anonime o normali, o più che sufficiente, in momenti in cui si decide che è il genio a prendere il proscenio. Il Milan è in 10 per l’espulsione di Calabria - ingenuamente attratto dalla scivolata su una progressione del russo un paio di minuti oltre la fine del tempo regolamentare – e i meccanismi di diagonali negative sono saltati.

Muriel conduce in orizzontale sulla trequarti e scarica per Koopmeiners, mentre Miranchuk taglia dal centro del campo verso l’incrocio destro tra lunetta e area di rigore. Il movimento non solo attrae Tomori fuori posizione, ma crea uno spazio alle spalle incolmabile in orizzontale da Musah o in verticale da Adli, bruciato nei primi tre passi dello scatto dall’ultimo barlume di Muriel. L’Atalanta segna, e lo fa con la combinazione che a questo punti tutti si immaginano: filtrante di Koopmeiners per Miranchuk, sponda di prima o al più con due tocchi del #59 per l’arrivo a rimorchio di Muriel, che da pochi passi fredda l’uscita di Maignan.

Succede tutto questo, solo molto più bello.

Il servizio di Koopmeiners è leggermente accentrato rispetto alla corsa di Miranchuk, che si trova a controllare col piede debole spalle alla porta. La corsa ad accorciare di Florenzi non permette la protezione del pallone, quindi Mira deve subito toccarla nuovamente, stavolta col sinistro, senza potersela allungare a causa di Tomori. La tenaglia milanista si chiude, Tomori davanti e Florenzi dietro.

La finestra è infinitesima, ma il tocco di punta esterna di Miranchuk anticipa la scivolata di Tomori. Quello per il taglio di Muriel non può essere un servizio perfetto, proprio perché c’è la gamba sinistra del centrale inglese a schermare fisicamente la linea di passaggio. Serve un altro tocco in corsa, perfettamente calibrato, per portarsi avanti il pallone né troppo né troppo poco. Adli è tagliato fuori e Muriel guarda Maignan. Il primo palo è chiuso, il secondo ha un angolo troppo complicato da trovare se si provasse la conclusione col baricentro del corpo arretrato rispetto alla sfera.

E allora, il baricentro, lo si porta avanti.

https://www.youtube.com/shorts/1vhxOUJGTIA

In settimana, in allenamento, Luis Muriel lo rifarà uguale. Nella successiva trasferta di Europa League col Raków lo prova addirittura due volte nella stessa azione, colpendo il palo. Una forma d’arte ingrata, arrogante. Maleducato genio, Luis Muriel.

Partita dell'anno: Cagliari-Frosinone 4-3

La Treccani la definisce qualità di ciò che appare o è ritenuto bello ai sensi e all'anima. La bellezza la si ritiene ormai svincolata dai canoni di ordine, armonia, proporzione, giustizia tipici della filosofia greca. Si può riconoscere bellezza ed estasi anche nello scorretto, nell'immeritato, nel crudele. E cosa c'è di più brutalmente bello di uno 0-3 al minuto 71 e un 4-3 al fischio finale della stessa gara?

Di Cagliari-Frosinone si potrebbero scegliere infinite immagini. Vivisezionare ogni fotogramma per cogliere dove sia davvero iniziato l'imponderabile e bellissima rimonta degli uomini di Ranieri. O dove, secondo una visione più cinica e bastarda della vita, si può persino individuare il secondo preciso in cui il cuore del Frosinone di Eusebio Di Francesco si spezza a metà eeeeeee... adesso! Una partita che dimostra la leggerezza di una squadra che ha tutto per salvarsi in Serie A tranne la piena consapevolezza di se stessa, esattamente ciò che dimostra il Cagliari nel lunch match della Unipol Domus.

https://www.youtube.com/watch?v=KDVJcHJW-AE&pp=ygUWY2FnbGlhcmkgZnJvc2lub25lIDQgMw%3D%3D

Per bellezza intesa come compendio di tutti i punti di forza di chi ha dettato le legge del campionato, allontanarsi da Inter-Fiorentina 4-0 o Inter-Milan 5-1 era complicato. Per bellezza intesa come espressione, parzialmente scevra di orpelli e pressioni, della pura qualità dell'alta borghesia della Serie A, gli errori, i lampi e i ribaltamenti di fronte di Milan-Bologna 2-2 sono difficili da pareggiare. Per bellezza intesa come struggimento e sofferenza, una sfida salvezza come Udinese-Verona 3-3 con rovesciata di Ngonge e pareggio al 90' di Djuric aveva quasi tutti i crismi per essere la partita dell'anno.

Ma dopo gli 11' più esaltanti dello sport italiano contemporaneo, tra le 21.42 e le 21.53 della Tokyo dell'1 agosto 2021, ci sono i 25' tra l'1-3 e il 4-3 di Cagliari-Frosinone. Da Tamberi-Jacobs a Oristanio-Pavoletti. Bellezza, al di là di ogni logica.

  • La Redazione di Sportellate è un miscuglio di persone che provano a scrivere di sport senza mai tirarsi indietro.

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