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Ross Barkley, una delle undici sorprese di questa Premier League
, 30 Maggio 2024

11 sorprese della Premier League 2023/24


La Top XI senza le grandi squadre.

La stagione 2023/24 di Premier League è stata solo l’ultima di una lunga serie che ci ha ricordato come in Inghilterra il livello tecnico sia diffusamente elevato e quanto i valori al suo interno siano profondamente fluidi, tanto da permettere a una squadra come l’Aston Villa di risalire, nello spazio di 18 mesi, dal quartultimo posto alla qualificazione in Champions League.

La Premier è un campionato con una mobilità interna straordinaria almeno dal quarto posto in giù – e, senza il Manchester City, forse anche nei primi tre posti – con una dinamica che premia le capacità di programmazione dei singoli club: per un Aston Villa che torna in Champions dopo 40 anni ci sono Chelsea e Tottenham che sono rimaste fuori dalla zona Champions e il Manchester United, che ha rimediato una qualificazione in Europa solo grazie alla vittoria in FA Cup.

Certo, questo meccanismo ha delle sue crepe intrinseche ma ha mostrato anche come fattori di programmazione, di identità tattica e di mentalità diventino sempre più importanti quando tutto il campionato compete sullo stesso livello economico. Il Luton, con una rosa a bassissimo costo anche per la Championship, è riuscito a competere per la salvezza fino alla penultima giornata, mettendo a rischio le centinaia di milioni investite nell’ultimo biennio dal Nottingham Forest di Marinakis, mentre lo Sheffield United, che si è limitato a vivacchiare sul mercato in estate, cedendo anche i suoi due migliori giocatori, ha finito per chiudere la stagione con un percorso da 104 gol subiti in 38 partite.

Anche quest’anno, come premio alle idee e alla programmazione delle squadre di Premier League abbiamo scelto undici giocatori che ci hanno sorpreso, una sorta di Top XI ma senza includere le principali grandi squadre. Per essere precisi, le regole prevedono un limite di due giocatori per squadra e l’esclusione, oltre alle storiche big six, anche di Aston Villa e Newcastle.

Portiere: Alphonse Areola (West Ham)

Quello di Alphonse Areola non è un nome propriamente di nicchia – anche perché parliamo di un ex Real e PSG – ma questa è stata la sua prima stagione da vero titolare del West Ham, dopo tre anni passati a giocare solo in coppa.

Areola è un portiere abbastanza peculiare: è abbastanza rigido quando deve estendersi – si nota molto sui tiri da fuori e sulle uscite – e per questo lavora molto con i piedi per costruirsi le parate. Il risultato è che spesso sembra quasi scivolare verso il pallone più che tuffarsi. Per quanto esteticamente rivedibile, lo stile di Areola a livello statistico mostra una sua efficacia.

Il francese ha chiuso la sua stagione in leggera overperformance rispetto ai suoi post-shot expected goals (+2.1) e come secondo in Premier League per percentuale di tiri parati – 74.5%, meno solo di Onana (dati Opta via FbRef). Un dato importante, considerando che il West Ham ha chiuso al terzultimo posto in Premier per tiri in porta subiti – davanti a due retrocesse, Burnley e Sheffield United.

Areola è anche un portiere con una certa solidità in possesso, che sa giocare corto con una discreta sicurezza. Ciononostante, Moyes gli chiede molto più spesso di cercare uscite dirette, sia per lanciare le transizioni che per andare a cercare direttamente uno tra Soucek e Antonio per produrre seconde palle attaccabili. La presenza di Areola in questa squadra deriva più dall’assenza di reale competizione nel ruolo, ma il suo ritorno a questi livelli non può che essere una bella notizia per lui e per il West Ham.

Terzino destro: Lorenz Assignon (Burnley)

Se in porta le opzioni per questa squadra erano poche, nel ruolo di esterno destro sono riuscite a essere anche meno, tanto da dover portare alla nomination un giocatore, Lorenz Assignon, arrivato al Burnley solo a gennaio e per giunta in prestito.

Assignon è un esterno con una tecnica di base decisamente sopra la media. Sia nel Rennes che nel Burnley ha mostrato una buona sensibilità nel primo controllo e una discreta capacità nel portare il pallone anche sotto pressione. In particolare, quello che più stupisce di Assignon è la sua reattività: anche quando il possesso gli viene sporcato è molto bravo a trovare soluzioni per recuperarlo pienamente, dando la sensazione di essere sempre in controllo del pallone.

La qualità migliore di Assignon è però la sua pulizia di calcio: a Rennes il togolese aveva mostrato una bella sensibilità con il suo destro, andando a giocare molto bene sia in ampiezza quando chiamato a crossare che all'interno del campo per dare tracce verticali. Nel passaggio al Burnley parte di queste qualità sono finite coperte dal livello generalmente basso della squadra di Kompany ma non sono del tutto sparite: Assignon ha chiuso la sua stagione al secondo posto per expected assists tra i giocatori del Burnley e ha confermato anche di essere un giocatore con una buona rapidità di pensiero, segnando anche un bel gol contro lo Sheffield United. Forse il suo vero highlight della stagione.

Difensore centrale: Jan Paul van Hecke (Brighton)

Jan Paul van Hecke è diventato un titolare del Brighton senza che nessuno se ne accorgesse, mettendosi dietro un veterano del ruolo come Adam Webster e anche un acquisto economicamente importante come Igor, che sembrava l’acquisto perfetto per le idee di De Zerbi.

E invece, contro ogni previsione, è diventato proprio l’olandese il difensore perfetto per il manager italiano, sembrando quasi un condensato delle sue idee di gioco: in possesso viene coinvolto regolarmente nella prima costruzione, con volumi di passaggi tentati fuori dalla norma sia per volume che per quantità – è tra i primi in Europa per passaggi tentati a partita e per percentuale di successo. Inoltre, la sua qualità si nota anche quando deve giocare contro la pressione, con il tradizionale uso della suola che ormai è diventato un marchio dei giocatori delle squadre di De Zerbi.

A livello di tecnica difensiva van Hecke è un difensore con buone basi e margini abbastanza evidenti: ha un fisico molto slanciato ma lo sa usare molto bene; rispetto a un compagno più riflessivo come Dunk si prende molta più libertà quando deve rompere la linea e uscire sugli avversari. Anche visivamente, nelle partite del Brighton è facile vedere van Hecke staccarsi dalla linea e andare a portare pressione fino alla trequarti offensiva. Naturalmente questo aspetto è ancora migliorabile in termini di letture – si vede ancora qualche limite dovuto all’inesperienza – ma nell’esecuzione è già a un buon livello, aiutato anche da una buona falcata.

Nel complesso, il Brighton è reduce da una stagione deludente, dopo il bellissimo sesto posto dello scorso anno, ma van Hecke è stato uno dei pochi a rendere in modo nettamente positivo, tanto da venir nominato per il premio di MVP del Brighton. Sicuramente un buon segnale anche per il prossimo anno.

Difensore centrale: Murillo (Nottingham Forest)

Al suo arrivo a Nottingham, Murillo era già uno dei difensori più in vista del campionato brasiliano, probabilmente anche con credenziali più serie di quelle che hanno accompagnato, per capirci, Natan al Napoli.

Murillo è una discreta rarità per il calcio odierno: pur essendo un difensore dalla grande forza fisica – non è altissimo ma ha le spalle molto larghe e una struttura molto massiccia – e dalla falcata potente, non è eccessivamente orientato all’anticipo. Il difensore del Forest, in modo molto simile a quello di altri due connazionali come Thiago Silva e Marquinhos, preferisce infatti lavorare molto dentro la sua area, andando a portare copertura dove necessario e spesso mettendosi fisicamente davanti ai palloni degli avversari.

Uno degli aspetti più interessanti del gioco del brasiliano è però la sicurezza che mostra in possesso: facendo leva sul suo fisico, Murillo non si fa il minimo problema a tenere il pallone tra i piedi anche fino alla trequarti offensiva senza battere ciglio mentre gli avversari gli sbattono invano addosso.

Parlare di sicurezza è quasi riduttivo in alcuni casi: contro il Crystal Palace su un recupero a metà campo è arrivato, con una conduzione solitaria, direttamente a tirare all’altezza del dischetto dopo aver mandato per terra due avversari, di cui uno dentro l’area con una finta di tiro. E se questo non bastasse, in altre due occasioni, contro Tottenham e Luton, cercato dei tiri direttamente da metà campo. Quanti altri difensori possono dire di credere così tanto nei propri mezzi?

Tutta la sua sicurezza in azione.

Terzino sinistro: Alfie Doughty (Luton)

Quello del terzino di bassa classifica con un piede molto delicato è un topos che piace molto agli sceneggiatori della Premier League. Quando, nel 2015, il Burnley è tornato in Premier, ha portato nella categoria Kieran Trippier e quest’anno il Luton ha replicato portando Alfie Doughty.

Doughty è un perfetto prototipo regista esterno: nel Luton, Edwards lo ha usato principalmente come esterno a tutta fascia sulla sinistra, spingendolo spesso a prendere l’ampiezza per cercare i cross verso due ottime torri come Adebayo e Morris. A livello di output concreti, Doughty ha prodotto 2 gol e 8 assist, numeri migliori di tutti gli esterni difensivi della Premier League, in cui confluiscono molti dei suoi cross – è l’esterno che ne tenta di più in Europa – ma anche la sua qualità sui piazzati.

Le sue qualità però non si esauriscono con la tecnica di calcio: Doughty è un difensore molto aggressivo, che Edwards usa spesso in fase di riaggressione – è uno degli esterni con più duelli vinti nel terzo offensivo – anche per permettergli di trovarsi rapidamente a giocare il pallone nelle zone dove può essere più utile una volta recuperato il possesso.

Il rendimento di Doughty nel Luton è stato uno dei tanti fattori che ha permesso agli Hatters di mantenere un buon ritmo nella lotta salvezza, facendoli restare in corsa fino all’ultima settimana; la retrocessione della squadra di Edwards, però, non dovrebbe significare un ritorno in Championship anche per Doughty, che potrebbe seguire proprio lo stesso percorso di Trippier ormai dieci anni fa.

Mediano: Joao Gomes (Wolverhampton)

In estate il Wolverhampton ha smantellato buona parte della sua rosa storica, mandando via, tra gli altri, anche due icone minori del club come Ruben Neves e Joao Moutinho. Questo di fatto ha portato prima alle dimissioni di Julen Lopetegui quattro giorni prima dell’esordio stagionale in Premier ma anche alla responsabilizzazione immediata dell’ex juventino Mario Lemina e soprattutto di Joao Gomes, che nella scorsa stagione era stato più un nome di contorno che altro.

In questa stagione, invece, Gomes ha giocato quasi sempre e ha mostrato subito qual è il suo punto di forza maggiore: la sua aggressività. Il brasiliano è una macchina da contrasti con pochi eguali in Premier League – statisticamente è quello che ne tenta di più in Premier dopo un mostro del fondamentale come Joao Palhinha – e ha una capacità polmonare sorprendente, andando a cercare duelli a tutte le altezze e le larghezze del campo.

Per essere un giocatore con una presenza fisica nel gioco così marcata, Gomes è anche un giocatore con una base tecnica. Pur non avendo numeri à la Rodri – come è naturale giocando in una squadra con una fase di possesso molto artigianale come quella dei Wolves di O’Neil – il brasiliano ha una qualità di calcio interessante, che fa anche ipotizzare che possa maturare ulteriormente anche nel suo passing game, che per ora si limita a giocate molto scolastiche in orizzontale e qualche lancio più ambizioso di quando in quando.

I margini di crescita di Joao Gomes sono abbastanza visibili, soprattutto con il pallone, ma già il livello raggiunto in questa stagione è già abbastanza elevato per la Premier League. Il brasiliano, alla fine, è stato un fattore importante per la tranquilla salvezza dei Wolves ed è riuscito a prendersi la convocazione dal Brasile per la Copa America, due cose su cui pochi avrebbero scommesso a inizio stagione.

Mezzala destra: Ryan Christie (Bournemouth)

Ryan Christie è uno di quei giocatori che si perdono nelle pieghe della Premier League, spesso nascosti da talenti più giovani e scintillanti. Lo scozzese è arrivato al Bournemouth quando era ancora in Championship e con le Cherries è tornato in Premier senza mai perdere veramente il posto, neanche dopo le infornate di giovani talenti arrivate tra gennaio e agosto 2023.

Fino al suo passaggio in Inghilterra, Christie è stato essenzialmente un trequartista molto flessibile: un mancino bravo a giocare su tutta la larghezza del campo e bravo a entrare in zona di rifinitura, con anche buoni numeri sia di gol che di assist – rispettivamente 41 e 44 in 151 partite. A Bournemouth è stato prima confinato sulla destra e poi, con Iraola, è stato portato in mezzo al campo. A 29 anni, Christie è diventato un box-to-box di qualità, che fluttua tra le due trequarti per supportare la prima costruzione o far arrivare il pallone in zona di rifinitura con le sue conduzioni.

Per il tipo di formazione che ha, Christie ricorda una versione in piccolo di Bernardo Silva: un giocatore con una buona creatività in possesso che già dai primi anni di carriera ha mostrato un senso dello spazio tale da renderlo efficace in tutte le zone di campo. E infatti, in questo ruolo In questo ruolo, lo scozzese ha mostrato di essere un giocatore dalla completezza sorprendente: è bravissimo a mettersi in luce per dettare la linea di passaggio, a portare su il pallone in conduzione e a costruire connessioni con i compagni con anche una bella qualità nei dribbling difensivi.

A queste qualità, Christie ha associato anche un'ottima abnegazione senza palla sia in pressione che in copertura. In questa stagione, per dire, lo scozzese è stato tra i centrocampisti della Premier League con più duelli portati nel terzo offensivo, intercetti e palloni recuperati in totale. Questo aspetto è stato forse quello che più ha segnato la differenza tra lui e i suoi compagni di ruolo, rendendolo la prima scelta di Iraola, che proprio sulla qualità del suo pressing ha costruito la miglior stagione di sempre del Bournemouth in Premier League.

Mezzala sinistra: Ross Barkley (Luton)

Credere in Ross Barkley nel 2023 è stato decisamente il più grande atto di fede di Rob Edwards e del Luton, che lo è andato a prendere da svincolato dopo un’annata tragicomica nel Nizza e dopo quattro anni nel Chelsea totalmente disastrosi per la sua carriera.

Eppure, la scommessa fatta dagli Hatters ha pagato, perché per la prima volta in quasi dieci anni abbiamo finalmente visto Ross Barkley tornare a essere impattante in Premier League. Nel Luton, Barkley ha giocato come riferimento del centrocampo, avendo la maggior parte delle responsabilità sia nella prima gestione del pallone che nell’accompagnarlo verso la zona di rifinitura. E quello che abbiamo visto è un giocatore che, nonostante i 31 anni e la carriera andata nel verso sbagliato, sguazza ancora negli spazi stretti, controllando il pallone con una serenità incredibile anche sotto pressione e in zone pericolose.

Quella dell’ex Everton è stata un’evoluzione quasi alla Mkhitaryan, con una posizione più arretrata con il passare degli anni ma un lavoro ancora più completo, fatto di movimenti a supporto in prima costruzione ma anche di conduzioni e inserimenti in area, oltre che di pressione e riaggressione – per dire, è tra i migliori centrocampisti del campionato per palloni recuperati.

A distanza di dieci anni dalla sua esplosione, Ross Barkley è riuscito, in un contesto che aveva potenzialmente tutto per impedirglielo, a ritrovare un senso in campo, diventando un centrocampista totale e rimettendosi sulla mappa della Premier League al punto da rimediare anche la chiamata dell’Aston Villa, con cui giocherà la prossima Champions. Un redemption arc completo, insomma.

Esterno destro: Anthony Elanga (Nottingham Forest)

Anthony Elanga è uno dei prodotti meno glamour del settore giovanile del Manchester United.

In questa stagione Elanga ha beneficiato molto di un sistema tattico meno rigido di quello del Manchester United, andando a prendersi più libertà in possesso e diventando più incisivo negli ultimi metri. Ciononostante, lo svedese resta un giocatore che vuole e che si diverte nel prendere palla molto aperto sull’esterno per costruirsi così le azioni.

La qualità più interessante di Elanga è la sua ambivalenza: lo svedese è un esterno con una grande accelerazione ma anche con un discreto skillset da dribblatore più tecnico, per quanto ne faccia uso in modo abbastanza limitato. Nel Forest, sia Cooper che Nuno lo hanno impiegato su entrambi i lati del campo, premiando alternativamente la sua capacità di prendere velocità con pochi passi quando gioca sul piede forte che la sua rapidità nel muovere il pallone quando si trova sul piede debole e deve usare maggiormente l’esterno.

Come qualità, Elanga ricade in una categoria di esterni molto diretti al risultato, che mostrano una bella qualità di base in dribbling ma che ne fanno relativamente poco uso, avendo come prima finalità quella di far arrivare rapidamente il pallone in zona di rifinitura o in area.

Esterno sinistro: Simon Adingra (Brighton)

In una stagione complessivamente deludente per il Brighton di De Zerbi, che ha dovuto gestire due cessioni tragicamente pesanti come Caicedo e Mac Allister e gli infortuni gravi di Estupiñán, March e Mitoma, Simon Adingra è stato forse l’unico giocatore che è riuscito a dare un’impressione positiva senza alcuna riserva.

Adingra è un esterno di piede destro ma che, a differenza di quanto avviene nella maggioranza dei casi, riesce a performare bene su entrambi i lati di campo. In molte partite, De Zerbi ha usato la sua presenza sulla destra per manipolare la linea avversaria, mettendolo a fissare la profondità nel mezzo spazio destro in modo simile a quanto fatto da Solly March. In altre partite, invece, lo ha fatto partire sinistra, chiedendogli di ricevere maggiormente sui piedi per cercare di costruire la superiorità con i dribbling, con uno stile più coerente con quello di Mitoma.

In un certo senso, l’ivoriano è un giocatore atipico per lo stile di De Zerbi: l’ivoriano è un acceleratore di gioco quasi estremo, che punta sempre a far finire le sue azioni con una giocata decisiva, che sia partendo a destra con dei tagli profondi che partendo a sinistra con un uso maggiore del dribbling. In inverno Adingra è partito per la Coppa d’Africa ed è diventato decisivo per la vittoria della coppa, a cui ha contribuito anche con due assist in finale con la Nigeria.

Il suo apporto al Brighton è stato buono senza essere scintillante – 7 gol e 3 assist in 37 partite tra Premier ed Europa League – ma ne ha testimoniato la capacità di traslare il suo impatto dalla realtà belga a quella della Premier League, dando ancora una volta credito al lavoro di scouting del Brighton e di Tony Bloom.

Punta: Jean-Philippe Mateta (Crystal Palace)

Al momento dell’esonero di Roy Hodgson, a metà febbraio 2024, Jean-Philippe Mateta aveva segnato 3 gol in Premier League. Quattro mesi dopo, con Oliver Glasner in panchina, il francese ha chiuso la sua stagione a 16, di cui 10 segnati nelle ultime 8 partite.

Mateta è uno di quei centravanti che possiamo definire classici: ha un fisico abbastanza massiccio – supera tranquillamente il metro e novanta – ma anche una buona esplosività, senza però essere particolarmente associativo. In questo, il francese è un centravanti molto costruito sui suoi movimenti senza palla, bravo a ad attaccare gli spazi e a costruirsi il tiro senza particolari fronzoli stilistici.

Nel modo di segnare Mateta dà poco spazio alla fantasia: non c’è un suo gol in questa stagione in cui tocchi il pallone più di due volte prima di tirare. Contro il Manchester City, ad aprile, guida da solo una transizione allungandosi il pallone con i primi due tocchi e incrociando perfettamente con il terzo. Nel suo terzo gol contro l’Aston Villa all’ultima giornata fa lo stesso: uno di interno per controllare, uno di esterno per aprirsi lo spazio e poi un tiro incrociato.

L’impennata di rendimento del francese nei primi mesi di lavoro con Glasner ricorda a tratti quella avuta da Ollie Watkins con Unai Emery nella scorsa stagione. Per Mateta la speranza è quella di replicare anche tutto quello che ne è seguito.


  • Nasce a Roma nel 1999. Chimico e tifoso di Roma e Arsenal, dal 2015 scrive di calcio inglese e dal 2022 conduce il podcast Britannia. Apprezza i calzettoni bassi e il sinistro di Leo Messi.

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