Serie A 2023/24, la squadra della stagione
Gli undici scelti dai nostri lettori con una sola regola: nessun giocatore dell'Inter.
La Serie A 2023/24 è stata, quantomeno a livello di narrazione della squadra vincitrice, una degna erede dell'edizione precedente. Se un anno fa abbiamo visto il Napoli dominare il campionato in maniera perentoria dall'inizio alla fine, quest'anno l'Inter ha fatto circa lo stesso, con la Juve che si è limitata a rimanere in scia per alcuni mesi salvo poi precipitare fragorosamente in primavera.
Eppure, dietro il dominio dell'Inter sono comparse tante storie nuove: l'Atalanta che torna in Champions League dopo due anni, per altro appena prima di vincere anche l'Europa League; l'incredibile ultimo ballo di Claudio Ranieri, che salva il Cagliari con una giornata d'anticipo dopo essere stato dato trasversalmente per spacciato a inizio stagione, e il capolavoro di Marco Baroni, capace di salvare l'Hellas nonostante una rosa smantellata durante il mercato di gennaio.
Più di ogni altra cosa, però, è stato da un lato l'anno del Bologna, che per la prima volta nella sua storia giocherà in Champions League, grazie a un percorso eccellente reso possibile dalle grandi menti di Sartori e Thiago Motta; e dall'altro, è stato l'anno di Aurelio De Laurentiis, capace di far sgretolare il Napoli campione d'Italia affossandolo fino a un deprimente decimo posto finale, peggior prestazione di sempre di una squadra scudettata (dopo quella del Torino post Superga).
Quest'anno, per celebrare le tante storie che hanno accompagnato questo campionato, abbiamo deciso di interpellare i nostri lettori su Instagram per chiedere loro di costruire la miglior squadra di questa stagione. Come unica regola abbiamo deciso di escludere i giocatori dell'Inter, in modo da evitare il monopolio nerazzurro sulla nostra formazione. Voi, in ogni caso, siete liberi di fare un utile esercizio mentale scegliendo chi di questa lista potrebbe togliere il posto ai titolari dei campioni d'Italia.
Portiere: Michele Di Gregorio (Monza)
Lo aspettavano al varco, l'uomo DiGre, lui come tutto il Monza, rivelazioni della stagione 2022/23. La squadra di Palladino ha retto l'urto delle cessioni pesanti, assestandosi su una posizione simile a quella dello scorso anno, ma ancora meglio ha fatto Di Gregorio, protagonista di una stagione con pochissime sbavature compensate da un numero impressionante di dimostrazioni di forza e interventi salvifici.
L'affermazione tardiva del portiere scuola Inter, 27 anni a luglio, poteva far pensare a un exploit estemporaneo, invece sin dalle prime giornate Di Gregorio ha messo le cose in chiaro, sbarrando la strada agli avversari con interventi miracolosi in serie, esaltandosi in particolare nelle parate in tuffo. Più dei 12 clean sheet, tanti per una difesa non esattamente impermeabile come quella del Monza, a parlare per Di Gregorio è l'enorme differenziale tra post-shot xG, ovvero gli xG calcolati dopo la partenza di un tiro e a seconda della sua destinazione, e i gol effettivamente subiti. Il nume tutelare registra un saldo positivo di +10,4, di gran lunga il migliore della Serie A, con Sommer staccato di quasi 4 punti.
Di Gregorio risulta tra i migliori del campionato anche a livello di affidabilità e costanza, col 91% di gare positive sulle 33 disputate, ed è il portiere che in A ha effettuato più parate davanti a Falcone e Montipò. La reattività, l'elevatissima capacità di concentrazione e la rapidità nell'andare a terra sono le armi migliori di un portiere che, pur con una statura inferiore alla media dei pari ruolo moderni ("soli" 187 cm di altezza), dà l'impressione di poter arrivare davvero ovunque coi suoi guantoni.
Il gioco coi piedi di Di Gregorio è pulito, efficace e soprattutto sicuro, diretta conseguenza di un carattere granitico che lo porta ad esaltarsi dopo gli interventi più difficili ma nel contempo a non abbassare il proprio standard quando commette un errore, che sia decisivo o meno. Che sia il suo ultimo campionato a Monza prima dello sbarco in una realtà più grande?
Terzino destro: Raoul Bellanova
Dalla finale di Champions League al centrocampo di Ivan Juric il passo è forse più breve di quello che può sembrare. Raoul Bellanova arriva a Torino come uno degli acquisti più intriganti ma allo stesso tempo più ambigui del mercato estivo. La bocciatura di Simone Inzaghi alla fine della scorsa stagione aveva forse ridimensionato le prospettive di carriera dell’ex Cagliari ma, per sua fortuna, il calciomercato lo porta tra le mani del tecnico forse più indicato a lavorare su un diamante grezzo come lui.
Un anno dopo la crescita di Bellanova è innegabile ma non univoca. Il terzino è il giocatore di movimento più utilizzato da Juric nonché il miglior assistman della squadra, con sette passaggi trasformati in rete dai compagni. Proprio questo dato fa emergere in maniera tangibile l’enorme miglioramento qualitativo di Bellanova in fase offensiva dove è riuscito con costanza e soprattutto nella seconda fase di stagione ad acquisire maggiore consapevolezza nella gestione della sfera e sagacia nella lettura delle proiezioni. Bellanova ha così messo in mostra una dimensione ulteriore del suo gioco che non è fatto solo di corsa e verticalità ma anche di tecnica migliorabile ma comunque discreta per il suo ruolo. Il rendimento difensivo, purtroppo, non è stato per altrettanto positivo.
Pur riuscendo a calarsi complessivamente bene in una fase difensiva organizzata come quella del Torino, Bellanova ha commesso troppi errori evitabili sia dal punto di vista tattico che da quello tecnico, fino ad arrivare a harakiri difensivi che mostrano una grave mancanza di concentrazione e personalità sotto pressione, come nel caso dell’incredibile strafalcione in casa dell’Empoli. Tutto sommato la sua rimane comunque una stagione ampiamente positiva e c’è da chiedersi dove possa arrivare il suo potenziale se espresso in una squadra finalmente ambiziosa.
Difensore centrale: Gleison Bremer (Juventus)
Essere il riferimento difensivo di una squadra di Allegri comporta un carico di responsabilità che sembra più quello di un cardiochirurgo: devi essere attento a ogni movimento, a ogni lettura e a ogni tocco, perché ogni errore può essere quello definitivo.
Bremer, per quanto possibile, si è preso questo abito di responsabilità in modo quasi perfetto: da centrale della difesa a tre è stato chiamato a gestire una marea di duelli con i centravanti avversari, riuscendo a uscirne quasi sempre al meglio anche grazie al suo modo di difendere estremamente centrato sull'uomo. Oltre a questo, però, Bremer si è trovato anche a doversi caricare un importante lavoro di protezione dell'area, con l'idea di essere il difensore deputato a mettere la pezza sugli errori degli altri, con la banale conseguenza di avere un margine di errore drammaticamente basso.
Il risultato è stato comunque incredibilmente positivo: in questa stagione la Juventus è stata la squadra con più tocchi concessi nel suo terzo difensivo tra le prime dieci in classifica (5400) ma solo quinta per tocchi concessi dentro l'area, a dimostrazione di come il blocco difensivo di Allegri, pur con tutta la conseguente sterilità in fase di possesso, abbia funzionato bene. Bremer, in questo, ha giocato un ruolo determinante sia a livello tecnico che caratteriale, diventando un vero e proprio leader del reparto come alla Juventus mancava ormai da qualche anno.
Il percorso che ha portato Bremer dall'essere un centrale iper-aggressivo, quasi progettato esclusivamente per guidare la linea a tre di Juric, a uno dei migliori difensori posizionali del campionato è stato abbastanza lungo ma ha portato dei risultati straordinari, sicuramente inaspettati all'interno di una squadra, come la Juventus di Allegri, che negli ultimi tre anni ha depauperato quasi tutti i suoi asset tecnici.
Difensore centrale: Riccardo Calafiori (Bologna)
Riccardo Calafiori è la creatura perfetta di Thiago Motta, il giocatore che racchiude tutto quello che è stato il Bologna 2023/24. Nel gioco fluido e aggressivo dei rossoblù il centrale romano ci ha sguazzato, sia in fase di non possesso, sia quando la squadra ha potuto gestire il pallone.
Arrivato in estate dal Basilea con l’etichetta di terzino, o al massimo di braccetto di una difesa a tre, Calafiori ha impiegato pochissime partite per diventare un perno del Bologna formato Champions League giocando al centro della difesa. Nel corso della stagione ha mostrato grandi abilità nella lettura delle situazioni in fase di non possesso, distinguendosi per numero di intercetti (1,92 a partita, 93° percentile tra i pari ruolo), ma anche di essere a suo agio con la palla tra i piedi, risultando nel 93° percentile per distanza coperta in conduzione progressiva (154 metri a partita), nell’89° per passaggi completati (circa 62 a partita) e nel 93° per dribbling riusciti (0,50 a partita).
I movimenti a sganciarsi dalla linea difensiva di Calafiori - con cui finiva per fare quasi il centrocampista aggiunto in fase di costruzione - hanno creato problemi a più di qualche avversario in questa stagione e in generale il suo contributo in fase realizzativa è stato piuttosto consistente: 1,76 azioni che hanno portato a un tiro a partita (90° percentile), ma soprattutto 5 assist e i primi 2 gol in Serie A segnati alla Juventus, mettendo in mostra sia la sua potenza pura che la sua tecnica notevole.
In questa annata di successo per il Bologna, l'ex Roma ha dato l’idea di granitica solidità – al netto di alcuni errori di esuberanza e gioventù – e si è imposto come un interprete moderno e atipico del suo ruolo.
Terzino sinistro: Matteo Ruggeri (Atalanta)
Esistono qualità, nel calcio, impossibili da quantificare e misurare coi numeri. C'è il carisma, la leadership, la capacità di comunicare in campo coi compagni. Poi, c'è la consapevolezza. Nella Serie A appena conclusa, nessuno è stato più consapevole di Matteo Ruggeri.
Acquistato in estate Mitchel Bakker per renderlo un sostituto affidabile, il 2002 di Zogno si è subito dovuto reinventare titolare fisso, con al più Zappacosta traslato sul piede debole per farlo respirare nelle settimane con triplo impegno. In un'Atalanta con gerarchie offensive e difensive in continuo mutamento, a causa di infortuni e mutevoli stati di forma, Ruggeri è stata una delle poche certezze costanti della Serie A nerazzurra, sia in termini di rendimento che di efficienza fisica. E, come in questa Top 11, anche a Bergamo si è rivelato il tramite perfetto tra giocatori dotati di maggior talento e proprietà tecniche.
Tra le statistiche che meglio certificano la mole di lavoro sporco toccata in sorte al Tigre, Ruggeri è nel 98° percentile tra i terzini sinistri (leggera forzatura, anche se in un contesto che non prevede esterni a tutta fascia sarebbe quella la collocazione di Ruggeri) in A per palle recuperate e nel 90° per passaggi progressivi - FBref considera quelli con almeno dieci metri di "altezza di campo" differente tra l'origine e il destinatario.
I quattro assist rischiano forse di trarre in inganno: il mancino è morbido e preciso specialmente da fermo - in prestito a Salerno era solito battere anche i calci d'angolo - ma, in situazione dinamica, i margini di miglioramento sono ancora enormi. Ma Matteo Ruggeri lo sa, è conscio. Ha sempre dimostrato di saperlo, e di aggiungere un passo alla volta ciò che gli si riteneva oggettivamente impossibile.
Mediano: Éderson (Atalanta)
Ne mettiamo soltanto uno, di Éderson, quando in campo se ne sono visti in realtà spesso due, se non addirittura tre, come nelle finali di Coppa Italia ed Europa League. I picchi prestativi del brasiliano si sono forse visti nel resto delle gare che non fossero in Serie A, ma l'impatto dell'ex Salernitana sul campionato è stato comunque d'élite.
7° per passaggi progressivi. 3° per dribblatori contrastati. 2° per contrasti totali e 4° per contrasti vinti. Serve altro per determinare il tuttocampismo di un giocatore scolpito, con cesello e scalpello, da Gian Piero Gasperini. Éderson non è un giocatore diverso o "inventato", rispetto a quello visto al Fortaleza e nel semestre a Salerno. Éderson è stato educato dal sistema Atalanta, nella concezione più tradizionale del termine. E-ducere, tirare fuori, far venire alla luce caratteristiche nascoste, forse corrottesi nella miriade di sfumature e sfaccettature della scultura in corso d'opera.
Molte meno corse a vuoto e molte più progressioni "visibili", precise e puntuali, nelle quali mettere in mostra tutti i cavalli del motore: per un'Atalanta dove Marten De Roon, altro indiziato per costituire il basamento di questa Top 11, sta ulteriormente evolvendo la propria funzione in campo, Éderson ha rappresentato per molti spezzoni di gara anche il primo costruttore, abbassandosi al centro o al fianco del terzetto arretrato per aggiungere un fulcro all'uscita sulla prima pressione avversaria. Non è chiaro quanto a lungo potrà rimanere in nerazzurro, avendo uno skillset fatto e finito per impattare in Premier League, ma la Champions del prossimo anno potrebbe convincere Éderson a rimanere ancora un po' nei pressi del Gewiss Stadium.
Mezzala destra: Lewis Ferguson (Bologna)
Se Calafiori è la creatura perfetta del Bologna di Thiago Motta, Lewis Ferguson è indubbiamente il simbolo più romantico del cammino rossoblù di questi ultimi due anni. L'infortunio subìto nella partita contro il Monza di aprile non ha intralciato il cammino finale del Bologna d'Europa, ma ha concesso un po' a tutti quanti di metterlo da parte, di ricordarlo un po' meno degli altri come eroe e simbolo di questa impresa chiamata Champions League.
Eppure Ferguson è a Bologna da prima di molti degli eroi di questa squadra. Ferguson è arrivato prima di Zirkzee, di Calafiori, perfino di Thiago Motta: il suo primo allenatore in Italia è stato Sinisa Mihajlovic, che a Bologna gli hanno dedicato un po' tutto. Ferguson è, in effetti, il primo grande capolavoro della gestione di Giovanni Sartori, e quest'anno ha saputo migliorare l'ottimo impatto della scorsa stagione.
Secondo FBref, in Serie A è al 99° percentile fra i suoi pari ruolo per passaggi completati in partita, per passaggi ricevuti e nella capacità di non perdere il pallone quando in suo possesso. Ci rivolgiamo a formule cacofoniche per enunciare semplicemente che Lewis Ferguson è l'epicentro – fin dove Thiago Motta ci consente – di un Bologna altamente dinamico nelle gerarchie, tanto da diventarne il capitano nonostante sia soltanto un classe '99.
C'è da essere sinceri: le statistiche non riescono a riassumere completamente l'apporto ecumenico di Ferguson in campo. Né tantomeno i suoi sei goal e tre assist, cifre sì pregevoli ma non incredibili. La sua dimensione viene spiegata meglio dalla pesantezza dei suoi goal: uno contro la Juventus ad agosto, quello della vittoria contro la Lazio a novembre, i due goal vittoria decisivi andata-e-ritorno contro l'Atalanta.
Ecco, forse il momento in cui tutta Bologna si rende conto di poter sognare la Champions League è il momento in cui lui, con la fascia al braccio, salta all'85esimo minuto e segna il goal del definitivo 1-0 contro l'Atalanta sotto Natale. In quella notte bolognese fredda quasi quanto quelle scozzesi, Ferguson segnava uno dei goal più pesanti della stagione più bella per il Bologna da sessant'anni a questa parte. Per questo, qualche settimana fa, celebrarlo con il premio Bulgarelli come miglior mezz'ala dell'anno è apparso semplicemente naturale.
Mezzala sinistra: Teun Koopmeiners (Atalanta)
Ancor più del compagno di reparto in nerazzurro, di Teun Koopmeiners lontano dall'Atalanta e vicino ad altre squadre dalla maglia a strisce verticali si è sentito molto parlare. Lo si è fatto a ragion (benissimo) veduta, perché l'olandese si è mostrato in stagione nella sua terza e ultima (?) forma da inizio carriera. Sprazzi da perno centrale in una retroguardia a 3 all'AZ, primo costruttore e lanciatore dalla portata balistica pressoché infinità nella verticale Atalanta del 2022/23, rifinitore e finalizzatore su tutto il fronte della trequarti negli ultimi 12 mesi: Koopmeiners ha saputo rendere ad altissimi livelli a ogni altezza del campo, rendendosi indispensabile in ogni possibile piano partita di Gasperini.
Rispetto alla macchina da metri risaliti tramite passaggio delle passate stagioni, Koopmeiners è stato più bersaglio che arciere, aggiungendoci anche la cattiveria agonistica necessaria per mantenere al massimo livello di intensità il primo pressing gasperiniano (10° per falli commessi in Serie A). La possibilità di schierarlo continuativamente nel terzetto più avanzato - in zona centrale o laterale - e non nella coppia di centrali a centrocampo ha infatti liberato parzialmente RoboKoop da mansioni di difesa posizionale più bassa, nelle quali probabilmente non eccellerà mai, ma ha ampliato la capacità di far pesare l'insostenibile velocità di crociera e dinamismo tecnico del nativo di Castricum.
Gasperini pare abbia richiesto la permanenza di Koopmeiners come garanzia per rimanere sulla panchina dell'Atalanta per la nona stagione consecutiva. Non sappiamo ancora chi dei due rimarrà a Bergamo, ma le 17 reti a cui Koopmeiners ha partecipato attivamente - 12 gol e 5 assist - nella Serie A 2023/24 sono un bottino notevole per chiunque. Figurarsi per un trequartista, con un passato prossimo da mediano e uno remoto da difensore centrale. Che l'anno prossimo lo vedremo ricevere spalle alla porta come centravanti-boa? Improbabile, ma Teun Koopmeiners imparerebbe a farlo sicuramente bene.
Esterno destro: Christian Pulisic (Milan)
All’inizio doveva essere il metadone, è finito anche lui per diventare eroina. Christian Pulisic arriva in Italia con un compito ben preciso e difficilissimo: rompere la dipendenza del Milan di Pioli dalle giocate di Rafa Leão, fornendo un’alternativa credibile e all’altezza su quella fascia destra che per buona parte della gestione del tecnico piacentino aveva rappresentato il vulnus principale dello schieramento rossonero.
E per certi versi c’è riuscito: smentendo le solite voci maligne sulla sua volontà di svernare in Serie A dopo le fatiche della Premier e sostanziando le esultanze stereotipate dedicategli da Mauro Suma diventate ben presto virali anche negli States, l’ex Chelsea è davvero stato sul campo un punto di riferimento tecnico e tattico imprescindibile. Forse anche troppo. Le dodici reti e i sette assist messi a referto finora in campionato rendono lo statunitense il secondo miglior giocatore della rosa del Milan per numero combinato di gol e assist, dietro solo al partente Giroud e ci offrono la conferma di qualcosa che guardando le partite del Tardo Impero Piolista è addirittura pleonastico.
Arrivato per curare la dipendenza da Leao, l’assenza di un assetto tattico offensivo vero e credibile e di un impianto di gioco organizzato ha reso la tecnica, la sagacia e le giocate estemporanee di Pulisic altrettanto se non addirittura ancor più indispensabili di quelle del collega portoghese. Il secondo posto finale del Milan è in gran parte merito delle intuizioni e del tocco vellutato dell’ex Chelsea.
Il controllo con cui manda in tilt l’intera difesa del Frosinone nella partita d’andata o la pennellata con cui serve a Giroud la palla per la rete del momentaneo 3-2 in Milan-Genoa sono due delizie per gli occhi a concreta conferma delle qualità indiscutibili di una risorsa ancora tutta da sfruttare. In attesa di un allenatore che abbia intenzione di farlo davvero.
Esterno sinistro: Khvicha Kvaratskhelia (Napoli)
Quando lo abbiamo rivisto in campo, nel secondo tempo di Napoli-Sassuolo, alla seconda giornata di campionato, il mistero magico dei piedi di Kvaratskhelia sembrava intatto. Gli erano bastati pochi secondi per pattinare al limite dell'area neroverde e imbucare un filtrante di classe per il taglio di Di Lorenzo: il gol era valso il 2-0 della tranquillità, e per Kvara solo il preannuncio a un'altra stagione di grandezza.
In realtà le cose non sono state così semplici. A lungo Kvaratskhelia ha dovuto fare i conti con la scarsità di idee del Napoli – alle prese, dopo lo Scudetto, alla peggiore stagione della sua storia recente – e degli allenatori che si sono susseguiti. È stato costretto, partita dopo partita, a scoprire il fuoco in ogni azione offensiva. Doveva dribblare il terzino del suo lato, anche se spesso lo raddoppiavano anche il mediano di parte e il centrale, e allo stesso tempo rifinire l'azione centralmente.
Tra i piedi di Kvara il Napoli ha finito per assottigliarsi: ha delegato tutta la creatività collettiva dello Scudetto al suo talento più abbacinante. Lui, benché dopo un inizio stentato e pieno di sfortuna, ha segnato 11 gol e servito 6 assist. I tifosi del Napoli sperano di dimenticare presto questa stagione, eppure il ricordo di Kvaratskhelia, anche in una stagione così drammatica, rimarrà dolce: il gol decisivo contro la Juventus, la punizione leggendaria alla Fiorentina.
Kvaratskhelia è stato questo, in fondo: una dolcezza nel veleno.
Punta: Joshua Zirkzee (Bologna)
La stagione da sogno del Bologna è, non a caso, coincisa con quella della definitiva consacrazione di Joshua Zirkzee. Il centravanti olandese di origini nigeriane non era ancora riuscito a convincere del tutto, in particolare per qualche errore di troppo sotto porta. Nonostante ancora oggi non sia un finalizzatore, l’11 sotto la voce gol realizzati in questa Serie A ci restituisce un giocatore dall’impatto notevole anche sui tabellini. Ma Joshua Zirkzee è molto di più.
È un playmaker offensivo capace di far convergere su di sé tutte, o quasi, le manovre offensive del Bologna: 91° percentile per tocchi palla (44.71 in 90 minuti) e allo stesso percentile per passaggi ricevuti (33.75). È un attaccante di 193 cm che sa coordinare una forza fisica imperiosa ad una qualità tecnica propria di un ‘10’: 91esimo percentile per dribbling tentati (4.13) e per dribbling riusciti (1.70).
È stato la prima risorsa in fase di pressing del Bologna di Thiago Motta, come dimostrato dall’88esimo percentile di avversari contrastati con esito positivo e dall’83esimo per numero di contrasti vinti a partita (0.73). Un giocatore a tutto tondo che, proprio come desiderato dal suo allenatore, è in grado di fare tutto e farlo molto bene: vedere per credere il gol del 2-2 realizzato contro l’Inter, quando dopo un controllo sontuoso manda al bar Bastoni & co. grazie alla lettura dei movimenti dei compagni di squadra prendendo controtempo anche Sommer.
Una stagione da sogno coincisa con il ritorno del Bologna in una competizione europea, quella più prestigiosa, la Champions League, che gli apre le porte del paradiso. Sul suo contratto pende una clausola da quaranta milioni di euro che può essere esercitata esclusivamente dal Bayern Monaco, ma i rumors su di lui da parte dei top club, italiani e non solo, circolano senza sosta. Questa sarà un’estate molto calda per il centravanti olandese, almeno quanto lo è stata la sua strepitosa stagione ‘23-’24. Sky is the limit.
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