Real Madrid è mistica
Un bel momento per tifare Real Madrid, tra una finale di Champions League e una di Eurolega.
Saranno due settimane incandescenti per i sostenitori della polisportiva Real Madrid. Sia per chi sostiene la squadra di Ancelotti, che per chi tifa quella di Chus Mateo o, con molta più probabilità, per coloro che hanno abbracciato entrambe le realtà madridiste.
Vinicius e compagni hanno già vinto la Liga, si stanno preparando ad affrontare il Borussia Dortmund nella finale di Champions League a Londra il 1° giugno; Campazzo, Musa, Hezonja e tutti gli altri blancos della palla a spicchi, invece, si giocheranno le semifinali della Liga ACB contro il Barcellona, subito dopo essere rientrati da Berlino, dove sono in corso di svolgimento le Final 4 di Eurolega.
Alla Uber Arena, nella prima semifinale il Panathinaikos ha avuto la meglio di un Fenerbahçe troppo passivo; nella seconda sfida di Berlino, invece, il Real Madrid ha battuto l'Olympiacos, incapace di reggere l'urto iniziale e capitolato sotto i colpi (di genio) dei campioni in carica.
Una Regular Season dominata dai Blancos, quella in Eurolega, conclusa con il miglior record (27 vittorie e 7 sconfitte), l’attacco più prolifico e un parterre di stelle da far invidia ad alcuni roster Nba.
Facundo Campazzo è stato incluso nel primo quintetto dell’Eurolega, Mario Hezonja e Walter Tavares nel secondo. A questi, aggiungerci giocatori del calibro di Dzanan Musa, Sergio Rodriguez, Fabien Causeur, Vincent Poirier e altri, panchinari in questa squadra solamente a causa della profondità del roster. Come legittimo riconoscimento per la gestione a livelli elitari di un roster così sfaccettato, oltretutto, Chus Mateo è stato nominato miglior allenatore della stagione regolare.
Una corazzata, senza mezzi termini, che ha concluso in testa la regular season non mettendo neanche la quarta: il Real Madrid ha spesso prevalso sugli avversari per manifesta superiorità anche quando, grazie alle qualità dei singoli, gli era consentito sonnecchiare per un tempo per poi uscire alla distanza con le giocate dei propri talenti.
Il primo quarto della semifinale contro l’Olympiacos, con le tre triple di Hezonja in meno di metà ripresa a mostrare al pubblico la semplicità e la capacità con cui il Madrid colpisce gli avversari, è stato da questo punto di vista stordente: 28-10 ai vicecampioni d'Europa ed esito finale messo in ghiaccio nel giro di 10 minuti.
La situazione specifica di Mario Hezonja è da questo punto di vista emblematica dell’abbondanza di fenomeni a roster. Da qualche mese si vocifera di una sua possibile partenza dalla capitale spagnola: difficile immaginarsi un ritorno in NBA, nonostante sia stato scelto con la 5° chiamata assoluta al draft del 2015 dagli Orlando Magic (come molti europei che fanno il grande salto, spesso non sono disposti a scendere a compromessi con il proprio gioco pur di restare in NBA), molto più probabile vederlo indossare un'altra canotta di altissima EuroLeague, con due cavalli di ritorno come Barcellona e Panathinaikos in prima fila.
Sì, perché di cestisti che hanno militato nella lega americana ci sono: da Hezonja, appunto, a Musa, da Campazzo a Rodriguez, da Yabusele a Poirier, passando da Rudy Fernandez. Una schiera di campioni che si prestano alla causa della camiseta blanca e che (si) stanno regalando una quantità spaventosa di trofei: il solo Rudy Fernandez - 39 anni lo scorso 4 aprile, ha già annunciato il ritiro al termine di questa stagione - ha vinto con la maglia del Real Madrid 6 campionati spagnoli, 6 coppe nazionali, 9 supercoppe nazionali e 3 Eurolega (anche 2 FIBA World Cup e 4 Eurobasket con la Spagna, in avanzatempo).
La grande quantità di stelle a disposizione di coach Mateo fa sì che non ci siano giocatori che giochino sensibilmente più degli altri: Campazzo è stato il madridista più impiegato in Eurolega e ha superato di poco i 25' di media. Yabusele, Hezonja, Tavares, Deck - fuori causa per infortunio alle Final 4, per il secondo anno consecutivo - e Musa sono sopra i 20' di impiego a serata, ma in altre squadre praticamente tutti i giocatori del Real starebbero in campo non meno di 30' ad allacciata di scarpe.
Contro i campioni in carica, coach Bartzokas e i suoi si sono visti arrivare incontro un fiume in piena, subendo 56 punti nella sola prima frazione (massimo stagionale per il Real Madrid, che si è tenuto il colpo da 90 per il gran finale di stagione), nonostante quella dell'Olympiacos sia stata la miglior difesa per efficienza durante l’anno.
Un’incapacità di contenimento causata non soltanto da una mancanza d’impatto fisico di Fall e Milutinov sotto canestro: Campazzo e compagni sono stati in grado di tirare il primo pugno e continuare poi su quella scia, gancio dopo gancio. Nel secondo tempo, l’attacco del Real ha iniziato un po’ a subire la difesa greca, "accontentandosi" del primo tiro pulito e non della conclusione migliore possibile con una gestione più ponderata del possesso (2 sole conclusioni da 2 e soltanto triple, nel terzo quarto). Non sono bastate però le grandi prestazioni di Peters, McKissic e Williams-Goss: la qualità del Real Madrid ha prevalso sull'Olympiacos.
La finale della Uber Arena metterà di fronte ai Blancos il Panathinaikos di Ataman: sulla carta, i Greens di Atene non sembrano avere abbastanza armi per contenere tutte le risorse offensive dei Blancos, a meno di ripetere la straordinaria difesa perimetrale mostrata nella semifinale col Fener e nella vittoria di febbraio al WiZink Center. Anche se le avesse, aspettatevi un giocatore - scegliete voi chi - che dopo una partita in sordina, si inventa un canestro all’ultimo tiro per risolvere la finale.
In attesa di quella di Wembley, la finale di Berlino sembra apparecchiata per l'ennesima apparizione mistica del Real Madrid.
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