Alessandro Bastoni, semplicemente indispensabile
E pronto a prendersi tutto, Inter e Italia comprese.
Dall’ultima giornata della Serie A 2020/21 sono ormai passati tre anni. Tanto, tantissimo è cambiato nel frattempo. L’Inter di Antonio Conte celebrava il 19° Scudetto nerazzurro, imponendosi per 5-1 contro la malcapitata Udinese; il mondo era ancora alle prese con l’epidemia di Covid 19; non arrivavano ancora notizie di guerre e massacri dall’Ucraina e dalla Palestina. La festa nerazzurra si svolgeva in un San Siro semideserto, una visione che pochi anni dopo ci pare improvvisa e surreale. È cambiata molto soprattutto l’Inter: tre stagioni più tardi ha cambiato pelle e sostanza, sogni e prospettive. Quel giorno, in maniera più o meno prevedibile, si sarebbero consumati gli addii di Conte, Hakimi, Lukaku ed Eriksen. Tra lacrime malcelate, trofei alzati nel cielo di Milano e abbracci traditori, l’immagine forse più indelebile di quel pomeriggio rimane quella di Alessandro Bastoni.
Appena ventiduenne, già titolare inamovibile della squadra campione d’Italia, imboccato e ripulito dalla mamma mentre assaggiava la pizza al trancio che la società aveva messo a disposizione nel buffet della festa.
In quella immagine così familiare, naïf e genuinamente tenera, gli interisti si sarebbero spesso indentificati nei mesi seguenti, cercando di costruirsi un immateriale porto sicuro al riparo da addii, cessioni, contestazioni e smantellamenti.
Tre anni dopo la maggior parte dei protagonisti del diciannovesimo Scudetto non ci sono più. A festeggiare sul prato verde del Meazza la conquista della Seconda Stella lui, invece, c’è sempre. L’imprescindibile Bastoni questa volta però festeggia tenendo in braccio la piccola Azzurra: l’immagine più plastica della crescita anche e soprattutto umana di un giocatore che, oggi come allora, rappresenta il più roseo futuro e il più solido presente della squadra Campione d’Italia.
L’Italia ha sempre avuto una grandissima tradizione in materia di difensori centrali, bramati e lodati in ogni angolo del mondo. Il gioco del calcio si è evoluto in maniera continua nel corso dei decenni, fino ad arrivare al cosiddetto “calcio fluido” del quale si sente tanto parlare attualmente.
Questa filosofia calcistica, di cui Inter e Bologna risultano gli esempi più fulgidi in Serie A, consiste nel non avere una vera e propria collocazione in campo, con i calciatori che si scambiano continuamente la posizione per non dare riferimenti ai difensori avversari e giocare con gli spazi che il rettangolo verde offre. Di fatto, quindi, i ruoli tradizionali sono stati rivoluzionati. Per poter performare in una squadra che propone questo tipo di calcio bisogna disporre di un gran senso della posizione ed è necessario instaurare una buona alchimia con i compagni per prevedere il prossimo movimento che questi ultimi andranno a proporre.
Ovviamente, se oltre a ciò, nel proprio bagaglio personale si padroneggia con efficienza il controllo palla ed il passaggio, si possono effettuare suggerimenti che vanno a dettare i corretti spostamenti della propria squadra all’interno del campo. Il giocatore che più unisce e riassume la riflessione sulla dinastia di difensori centrali nati in Italia insieme a questa idea di calcio è Alessandro Bastoni.
Lo sviluppo del '99 di Casalmaggiore è interessante sotto più punti di vista. Ritornando alla filosofia di gioco precedentemente esposta, che trova in Simone Inzaghi uno dei suoi più celebri fautori, Bastoni è un esempio calzante di come la duttilità e la capacità di giocare in più ruoli possa fare la differenza in questo senso.
Nel corso della carriera ha giocato, oltre che centrale in una difesa a quattro e braccetto di sinistra nella difesa a tre (prima con Conte e ora proprio con Inzaghi), anche nel ruolo di terzino sinistro, in particolare nel prestito al Parma. Questo sicuramente lo aiuta nella fase di possesso, nel proporsi in avanti e nelle sovrapposizioni che il suo tecnico gli chiede di fare - sia arrivando all’interno dell’area e consentendo a Dimarco di svariare maggiormente, sia fermandosi all’altezza della trequarti offensiva per poter crossare con il suo educato mancino.
Un altro spunto che può portare con sé la disamina delle tappe del curriculum di Bastoni è che l’Inter abbia puntato su di lui fin da giovane (tipo di operazione che, storicamente, la dirigenza nerazzurra tende a non prendere in considerazione) pagandolo circa 31 milioni di euro (15 dei quali in denaro 15, con Bettella e Carraro come contropartita tecnica a favore dell’Atalanta a completare l'operazione). Quando Bastoni viene integrato definitivamente in prima squadra, sulla panchina dell’Inter siede Antonio Conte, famoso per preferire giocatori pronti e navigati piuttosto che far crescere giovani prospetti.
In tal senso si può citare il via libera del mister leccese per ingaggiare Alexis Sanchez al posto di Rafael Leao, poi approdato al Milan, con il quale l’accordo era stato raggiunto. Nel 2019, dunque, Bastoni disputa la sua prima stagione con l’Inter alternandosi - il che non è da sottovalutare, alla luce della sopracitata preferenza per i giocatori di esperienza che caratterizza Conte - col Flaco Godin. Dopo esser diventato un perno dell’Inter 2020/21 (celebre il suo assist per Barella contro la Juventus, una delle partite chiave del 19° titolo), ciò accade anche con il successore del tecnico salentino.
Con Simone Inzaghi, però, Bastoni vive anche il periodo più difficile della sua (giovane) carriera. Tale periodo coincide con l’inizio della stagione 22/23, con l’Inter che annaspa nel tentativo di trovare una continuità in campionato. L’emblema di questo momento no è Udinese-Inter 3-1, una delle 12 sconfitte del campionato scorso per i nerazzurri: Inzaghi sostituisce Mkhitaryan e Bastoni dopo soli 30 minuti. Il motivo? Sempre lo stesso: ormai è nota la volontà di Inzaghi di sostituire i giocatori che hanno, nel corso della gara, rimediato un cartellino giallo, ma in quel caso la scelta è parsa avventata.
Ad alimentare la scarsa alchimia che pare esserci tra spogliatoio e tecnico, le poche garanzie difensive che Dimarco e Bastoni offrono sul lato sinistro del campo in quella fase di campionato non aiutano il difensore centrale, e la stagione non prosegue nel migliore dei modi, riprendendo un’espressione spesso usata da Inzaghi davanti ai microfoni. Ad aiutare la spinosa situazione in termini di risultati in campionato, però, c’è la Champions League.
In ambito europeo l’Inter sembra un’altra squadra: con il proseguo della stagione, da aprile in poi, non solo le scorie del pessimo inizio d’annata svaniscono. L’Inter si compatta e riesce a centrare la finale di Champions, poi persa col Manchester City. Da qui, tra Inzaghi e l’Inter torna a regnare la serenità che ha favorito la strepitosa cavalcata in campionato di quest’anno.
Si può affermare senza indugio che ormai esiste un’Inter con Bastoni e un’Inter senza Bastoni. Questo perché l’ex Atalanta e Parma è una risorsa di fondamentale importanza per il palleggio dell’Inter, è determinante con il suo senso della posizione e l’intesa che si è venuta a formare nella catena di sinistra con Dimarco e Mkhitaryan è ormai un fattore ricorrente in ogni partita.
L’Inter è una squadra che punta a dominare il possesso quando chi si trova di fronte non pressa alto. Quando, invece, le difese avversarie aggrediscono la prima impostazione alzando il baricentro, l’obiettivo della squadra di Inzaghi è, una volta attirati gli avversari nei pressi della propria area di rigore, allargare il gioco per favorire gli inserimenti di centrocampisti, esterni ed attaccanti, cercati tramite pochi tocchi verticali.
Sia nella prima fattispecie che nella seconda, è fondamentale disporre di giocatori che, difensori centrali compresi, riescono a dare vita a trame corali efficaci piuttosto che puntare sull’estro individuale. Bastoni è il prototipo di calciatore perfetto per questo tipo di gioco: con il controllo palla e con la capacità nel passaggio (lungo o breve che sia) riesce a fare la differenza. Il suo raggio d’azione è estremamente ampio: Inzaghi gli permette di svariare per tutto il campo in modo tale da mettersi a disposizione dei compagni e proporre linee di passaggi utili ad eludere il pressing avversario.
Bastoni, naturalmente, predilige la corsia di sinistra, ma è impressionante come riesca ad impegnarla tutta. Un altro fattore che rende Bastoni imprescindibile è la sua abilità nel cambio di gioco: aspetto spesso sottovalutato ma che per l’Inter, che tende spesso ad allargare il gioco per attaccare in verticale, ma di fondamentale importanza per velocizzare i tempi, destabilizzare l’assetto difensivo degli avversari e non rendere la manovra sterile, lenta e prevedibile.
L’apporto offensivo che garantisce Bastoni permette a Dimarco, talvolta, di svariare e di inserirsi quasi come fanno le punte. A volte invece è proprio lui ad inserirsi e a puntare l’area con qualche sgroppata, come nel gol segnato alla Roma il 10 febbraio scorso.
La rete contro i giallorossi ci porta a prendere in considerazione un dato che sembra quasi stridere con la caratura e le caratteristiche del giocatore. Quella realizzata contro la squadra di De Rossi è infatti l’unica marcatura nel corso di una stagione straordinaria in cui, più di tutto, Bastoni si è contraddistinto per la sua duttilità e soprattutto per la sua importanza nella fase offensiva nerazzurra.
Se prendessimo poi in considerazione il dato sugli assist (3 tra tutte le competizioni) saremmo forse portati a ridimensionare il valore del giocatore e il suo contributo allo Scudetto interista. Però, come quando si è difronte a un’opera d’arte, potremmo riuscire a cogliere la bellezza e la grandezza di Alessandro Bastoni solo andando in profondità senza fermarci alla banalità delle cose minute. Nel nostro caso sono le statistiche avanzate a restituirci l’immagine più nitida e veritiera della stagione del nerazzurro.
Il primo dato che salta immediatamente all’occhio è quello relativo alle azioni da tiro: Bastoni ne registra 2.28 a partita, collocandosi nel 99esimo percentile tra i difensori centrali, lo stesso in cui si colloca per passaggi progressivi ricevuti (2.63) e xAG, ovvero il dato relativo agli xG derivati da un suo assist (0.11).
Già da questi primi freddi numeri emerge lo spessore qualitativo e quantitativo del contributo offensivo di un giocatore che, almeno sulla carta, continua ad essere un difensore centrale. Ma Bastoni non è solo proiezione offensiva: ciò che lo rende così protagonista dell’Inter d’Inzaghi è la sua capacità di essere sempre e costantemente al centro dell’azione, di partecipare alla manovra dettando tempi e rotazioni, di saper gestire il pallone con l’intelligenza e la qualità del rifinitore navigato. Anche in questo caso i numeri vengono in nostro soccorso.
Bastoni è il terzo giocatore dell'Inter per numero di tocchi totali (2128, dietro solo a Calhanoglu e Barella), è secondo per numero di grandi occasioni create (10), è secondo dietro solo al turco per passaggi riusciti a partita (57.1, il 90% di quelli complessivamente tentati), ed è primo per passaggi lunghi completati a partita (5.0). Potremmo ancora andare avanti ma il concetto è sufficientemente chiaro: Bastoni è il fulcro dell’azione nerazzurra, è l’anima dell’atteggiamento fluido e propositivo della squadra d’Inzaghi.
La modernità e l’internazionalismo di Alessandro Bastoni stanno tutte nella capacità di ribaltare i canoni tradizionali del gioco, di farsi pars costruens efficiente ed efficace pur giocando in un ruolo inevitabilmente inquadrato per essere pars destruens. Il suo merito più grande sta proprio nell’aver lavorato costantemente in questi anni per migliorarsi, per diventare il giocatore più forte della sua squadra e, forse, il migliore al mondo per il suo specifico mestiere.
Il passo successivo, ça va sans dir, è quello di colmare quelle aree che non abbiamo il coraggio di definire lacune, quanto piuttosto margini di ulteriore crescita. Bastoni dovrà innanzitutto ripulire la gestione del possesso nella trequarti difensiva, dove forse troppo spesso dimostra di soffrire la delicatezza della gestione della sfera e il pressing degli avversari - rete di Brais Mendez in Real Sociedad-Inter 1-1 per credere.
Uno step di maturità ulteriore dovrà poi essere necessariamente compiuto nella gestione della fase di marcatura nuda e cruda, quella in cui paradossalmente Bastoni non brilla come invece dovrebbe fare: i numeri sui contrasti (1.6) e sui recuperi a partita (0.8) sono solidi ma non d’élite. Si tratta insomma di emergere in un contesto, come quello della fase difensiva nerazzurra, in cui i punti “deboli” del centrale azzurro sono comunque compensati dall’incredibile strategia di raddoppi e coperture messa punto da Inzaghi che riduce al minimo il rischio di 1 vs 1.
La verità è che le prospettive, le speranze e le incognite future di Alessandro Bastoni sono inevitabilmente le stesse della sua Inter. Bastoni si è affermato definitivamente come il difensore più forte e completo della Serie A ma la questione è adesso quella di porti nuovi limiti e nuovi obiettivi.
La stagione che verrà dovrà essere quella della definitiva consacrazione europea, magari in una Champions League che l’Inter avrà il dovere di vivere fino in fondo. Nel frattempo c’è però un appuntamento che nondimeno potrebbe già essere il battesimo di fuoco su un palcoscenico internazionale che finalmente vedrà Bastoni come protagonista e non più come comprimario. Nel 2021, a differenza dello Scudetto due mesi prima, Euro2020 lo aveva visto protagonista marginale, "costretto" a guardare le imprese di Bonucci e Chiellini dalla panchina.
Oggi, in una Nazionale che si ritrova a metà tra la ricostruzione e il sogno della nuova impresa, Bastoni può essere facilmente individuato come uno degli uomini chiave degli Azzurri di Spalletti.
Il centrale nerazzurro avrà finalmente fra le mani le chiavi della difesa tricolore: sarà dai suoi piedi e della sua capacità di riproporre, anche in Nazionale, l’altissimo livello di prestazioni e la mirabolante intesa con Dimarco che passeranno le sorti della spedizione azzurra di Euro2024 in Germania. Il tempo e il campo ci daranno la loro risposta, ma la speranza - non più di una tifoseria ma di tutto un paese - sembrano ben riposte.
Bastoni è pronto.
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