Lecce-Atalanta (0-2) - Considerazioni Sparse
De Ketelaere e Scamacca regalano la quarta qualificazione in Champions League negli ultimi 5 anni.
Lecce-Atalanta è sfida tra salentini già matematicamente salvi - all'ultima in casa e con un pullman scoperto già pronto all'esterno del Via del Mare per festeggiare col popolo giallorosso - e bergamaschi alla stazione della Via Crucis intermedia, posta nel mezzo della Settimana Santa tra la finale di Coppa Italia e quella di Europa League. Massiccio ma non integrale turnover, dal 1', per Gasperini (Toloi, Bonfanti, Hateboer e Touré le "vere" riserve nell'11 titolare), con Scalvini impiegato in mediana per tamponare la doppia assenza oranje per infortuni e squalifiche; ancora meno rivoluzioni per Gotti, con Gonzalez e soprattutto Berisha come uniche variabili impazzite rispetto al blocco su cui il mister di Adria ha basato il rush finale dei pugliesi.
La chiave di volta dell'inizio dell'Atalanta è la posizione di Miranchuk: mai fisso in una zona del campo ma libero di svariare su tutto il fronte, il russo non fornisce alcun riferimento per eventuali accoppiamenti a uomo. Il suo mancino da fuori e l'inserimento di Pasalic al 6' costringono Falcine al doppio miracolo in apertura, non una novità nella stagione della consacrazione per Wladimiro in Serie A. Tutta l'eleganza di Miranchuk sino al limite dell'area, tutta la leggerezza e goffaggine del 59 di Gasperini al momento di finalizzare. Come nelle giornate più confusionarie della squadra del Gasp, nelle quali gli impegni ravvicinati non permettono una preparazione psicologica e tattica adatta a una partita di Serie A, ogni volta che il Lecce trova un mezzo tempo di vantaggio contro la pressione bergamasca giunge sino all'interno dell'area di Musso. L'argentino non vuole essere da meno del dirimpettaio, e l'uscita a croce su Piccoli innalza i toni della sfida tra estremi difensori.
"Magari con la sua squadra fa una difesa diversa": testuali parole di Dario Marcolin, al commento tecnico per DAZN, riferite a Giovanni Bonfanti. Il centrale sinistro dell'Atalanta, alla seconda presenza con la prima squadra in A in un anno giocato completamente nell'Under23 - impegnata quasi in contemporanea a Catania nel ritorno del turno playoff - è impiegato nelle stesse zone di campo e, lo diciamo anche a beneficio di chi non abbia visto un singolo minuto dell'Atalanta U23, con le stesse consegne in fase di non possesso. Se questo qualcuno, però, è lautamente pagato per fornire precisazioni tecniche durante le partite, non viene un po' meno l'autorevolezza della figura della "spalla" della telecronaca? (Dunque no, Bonfanti non fa una difesa diversa con l'Under 23: come la prima squadra e anche l'Under19, a Zingonia si esercita su quasi tutti i campi la marcatura a uomo del terzetto difensivo).
Qualche indicazione interessante per il futuro del Lecce: Joan Gonzalez esterno destro a centrocampo - per la terza volta dall'arrivo di Gotti al Via del Mare; Dorgu che non disdegna di calpestare le zolle del corridoi intermedio di sinistra; le doppie geometrie di Ramadani e Berisha; l'alternanza tra il venire incontro e nutrirsi di profondità tra Piccoli e Krstovic. Qualche squilibrio in prima pressione, col danese e il 2003 albanese soprattutto poco coordinati nel tenere strette le distanze sul gioco a parete dell'Atalanta, ma esperimenti che torneranno utili nel prosieguo del progetto tecnico orchestrato dal DS Corvino e, chissà, anche mister Gotti. Primo tempo con tante opportunità da una parte - gol annullato per fuorigioco a Dorgu, ancora il simil-Bale a sprecare un cross al bacio di Venuti - e dall'altra - palo spizzato dall'esterno destro di Zappacosta, ancora un paio di interventi di Falcone su tiri dalla distanza di Scamacca - ma risultato bloccato sullo 0-0. Tempo un quarto d'ora nella ripresa e, in concomitanza col raddoppio di Scamacca e l'uscita dal campo del 90 da Fidene, Lecce-Atalanta assume ritmi e qualità di un'amichevole prestagionale, con tutte le annotazioni possibili e immaginabili che lascerebbero il tempo che trovano.
Qualche spunto utile per l'Atalanta e per Gasperini in vista della finale di Dublino? Poco o nulla, a esser sinceri. Il doppio centravanti Scamacca-Touré è sì intrigante per sviluppi futuri ma, anche se dovesse essere riproposto in emergenza contro il Bayer, si vedrà a breve contro un terzetto difensivo e non una coppia estremamente fisica come Baschirotto-Pongracic; Scalvini a centrocampo, come ai primissimi tempi del 2003 di Chiari tra i professionisti, è una soluzione tampone e non applicabile a stretto giro di posta, col bresciano probabilmente deputato alla cura di Wirtz nella serata di mercoledì partendo però dall'ultima linea; la centrifuga tattica a cui è sottoposto Bonfanti, per cui ci si potrebbe immaginare un futuro da perno centrale di una difesa a 3 di una squadra votata a un calcio di possesso e sballottato anche come esterno sinistro a tutta fascia.
Una considerazione a parte per il gol dello 0-1, perché la fattura merita tale spazio. Il controllo di Scamacca a evitare che la palla corra in fallo laterale, l'esterno destro a trovare il taglio interno del nuovo reparto d'attacco, la resistenza al contatto con Gallo e il cucchiaio mancino di De Ketelaere. Anche nelle serate più opache e ingolfate, vuoi perché il fisico e la testa sono da tutt'altra parte, vuoi perché tutta la concentrazione è volta a evitare infortuni, il potenziale diffuso dell'Atalanta si conferma di livello. Un livello tale che, nonostante periodi altissimi e alcuni di vuoto, permette a Gasperini e alla Bergamo nerazzurra di conquistare la quarta qualificazione in Champions League negli ultimi 5 anni.
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