Attenti a Saelemaekers
Dopo l'addio al Milan, l'esterno belga è rifiorito con il lavoro di Thiago Motta.
Quando parla di sé, Alexis Saelemaekers si definisce un tipo emotivo. Siamo portati a credergli: quante volte in campo lo abbiamo visto indispettire gli avversari con ogni trucchetto immaginabile, reagire a un fallo subito rosicando fino a reagire? Nel sistema di Thiago Motta, in cui si mischiano relazionalità e gioco di posizione, è eccitante vedere giocare il belga. Essere il vaso di terracotta tra quelli di ferro, fisicamente e antropologicamente contrario alla disciplina che i suoi compagni mettono in pratica per migliorarsi. Una piccola ala dribblomane, fragile, iraconda che deve dare la scossa e non più l'uomo della generosità, delle rincorse in fascia per cui si era distinto nei suoi anni al Milan.
C'è un'azione che descrive bene il gioco del "nuovo" Saelemaekers di quest'anno – in cui il belga si è avvicinato molto a mostrare il suo talento nudo.
È il 61esimo e, dopo aver pareggiato su rigore, il Bologna fatica a costruire occasioni pulire per far male all'Atalanta. Il primo tempo è finito 1-0 ma il risultato è bugiardo, non spiega il dominio territoriale dei bergamaschi. Saelemaekers è entrato all'intervallo e si è già conquistato un rigore.
Kristiansen scarica su Freuler e si propone per un improbabile inserimento centrale. Freuler si appoggia a Saelemaekers per consolidare il possesso, ma quello ha idee diverse. Con un bel controllo orientato fa una piroetta sulla palla e manda fuori tempo la pressione di Scalvini, costretto a lasciarlo per non fare fallo. Allora Saelemaekers si trascina la palla con la suola sinistra per evitare il rientro di Koopmeiners. Pochi minuti prima l'olandese lo aveva fatto volare con una spallata a centrocampo: Saelemaekers era sembrato troppo gracile, indifeso per l'impatto atletico dell'Atalanta.
Eppure dove non arrivi con il fisico puoi arrivare con la testa. O, nel caso di Saelemaekers, con la furbizia. E così conduce verso la difesa dell'Atalanta con poca grazia: finta il tiro per attirare Djmisiti e scarica su Zirkzee, liberato dal belga. La palla finisce a destra, Ndoye calcia ma il tiro viene deviato: sulla ribattuta il gol è di Ferguson. Con due azioni estemporanee, e una partita in cui passerà il tempo a spegnersi e riaccendersi continuamente, Saelemaekers ha generato due gol. Siamo sicuri sia successo davvero?
La scorsa stagione al Milan era stata deprimente: gli anni passavano e Saelemaekers continuava a essere un buon gregario, una riserva di cui si può fare a meno. Pioli le aveva provate tutte a destra, adattando Brahim Diaz o preferendogli Messias Jr. E alla prima occasione, quest'estate, il Milan ha preferito ripulire tutta la fascia, attraverso gli acquisti di Pulisic e Chukuweze. Il 30 agosto è andato in prestito con diritto di riscatto al Bologna, alla chiusura del mercato, un po' trascurato tra gli affari che si fanno nelle ultime ore.
Fino ad aprile aveva segnato un solo gol in campionato: nella larga vittoria di febbraio contro il Sassuolo. La sua importanza per il Bologna veniva relativizzata a ingranaggio dei movimenti della catena sinistra. Il classico Saelemaekers che riceve con i piedi sulla riga laterale e punta il terzino per creare vantaggi posizionali alla sua squadra, permettendo a Ferguson o al mediano di parte – Moro o Aebischer – di buttarsi negli interstizi della difesa avversaria. In larga parte è stato così. Sui primi passi la creatività di Saelemaekers nel dribbling è famelica, perché muove le gambe con grande leggiadria e imprevedibilità, difficilmente il marcatore legge il lato della sua sterzata. Se salta il terzino sta a lui la scelta: può tornare indietro e far ragionare ancora un po' la squadra sulle zone da attaccare o può attaccare direttamente l'area in conduzione o con un cross.
Con 37 dribbling effettuati è quindicesimo nella speciale classifica della Serie A. Certo, davanti a lui ci sono veri e propri artisti della creazione offensiva: il compagno di squadra Zirkzee, Leao, Kvaratskhelia, Soulé. Se c'è un motivo che caratterizza la costante ricerca del Bologna nell'isolare Saelemaekers a sinistra, però, c'è proprio la sua tendenza alla giocata imprevista. Subisce molti falli – 2.6 a partita secondo Fbref – e per una squadra strutturata nel fisico come il Bologna, che a volte soffre nella finalizzazione su azione manovrata, anche questo è grasso che cola. Guadagnare scientificamente punizioni laterali dalla trequarti che possano rivelarsi pericolose.
«Ora riesce a sfruttare meglio il cambio di ritmo» ha detto Thiago Motta su di lui: «quando è arrivato era frenetico». Vi ricorderete dell'assurda partita contro la Salernitana di dicembre. Inspessendo le sue abilità nel dribbling con una grottesca vena provocatoria, il belga aveva finito per far ammonire sei avversari: un record per il nostro campionato. A Saelemaekers piace giocare in questa increspatura sottile: dribblare per creare un vantaggio, o semplicemente per il gusto di farlo, e dribblare per umiliare l'avversario. Per innervosirlo.
Qualsiasi giocatore che decide di scendere di livello – sulla carta – deve affrontare i propri limiti e riconoscerli. E Saelemaekers sembra averlo fatto. È un'ala a cui piace danzare nel rischio, e che si intestardisce nel tentare una giocata fine e superflua anche quando non dovrebbe, ma con Thiago Motta ha corretto un po' di superficialità nelle scelte, cosa che al Milan gli era costato il posto da titolare.
Il primo aprile, contro la Salernitana, è partito con la palla al piede da sinistra, accentrandosi un po' fiaccamente. Il taglio di Freuler nel mezzo spazio ha distratto la linea difensiva della Salernitana, che si è dimenticata del belga, lasciato solo senza pressione appena fuori area. A quel punto un gran gesto tecnico di Saelemaekers: un collo esterno violento e perfido, che ha girato all'ultimo istante verso l'angolo alto della porta di Costil. È uno di quei tiri che siamo abituati a vedere su FIFA, troppo arcade per essere reale.
In Serie A ha segnato 4 gol e 2 assist, e ad aprile ha vinto il premio come miglior giocatore del mese. Il giusto riconoscimento per uno stato di forma che difficilmente si ripeterà. Alla 26esima giornata il suo bottino era modesto: un gol e un assist.
Thiago Motta ha saputo finora cullare il suo talento, dosando i momenti di forma e quelli bui. Ancora oggi Saelemaekers non è continuo, durante una stessa partita è facile che si incupisca perché non gli riesce una giocata complicata. Nel Bologna ha trovato però sicurezza e fiducia nei suoi mezzi: due ingredienti che spesso trascuriamo quando analizziamo il cattivo rendimento di un giocatore. «Mi ha ridato il sorriso» racconta Saelemaekers se i giornalisti gli chiedono com'è stato arrivare a Bologna. « [Con Thiago Motta] ci siamo parlati: da un allenatore non ho mai ricevuto parole come le sue. “Tu sarai importante per me” mi ha detto». A Napoli, sabato scorso, è partito dalla panchina. Niente di eccezionale: il Bologna coinvolge tutti gli elementi della rosa, e anche Saelemaekers rientra nei ballottaggi. Thiago Motta non gli ha regalato niente, ha inserito pian piano il belga in un sistema pensante, dove può essere importante quando si accende.
Ndoye, Orsolini, Odgard. A Saelemaekers non manca la concorrenza per un posto da titolare sulla fascia, visto che anche dopo l'infortunio di Ferguson il 4-1-4-1 modulato nella seconda parte della stagione rossoblu è stato confermato. Eppure nelle partite clou del Bologna c'è sempre una breve firma di Saelemaekers. A Roma si è inserito alle spalle della difesa e ha battuto Svilar con uno scavetto su assist di Zirkzee: era il gol dell'1-3 che ha chiuso la partita. A Bergamo, entrato all'intervallo, si è conquistato il rigore del pareggio con un controllo malizioso, che ha mandato fuori tempo il ripiegamento di Koopmeiners.
Guardando alle statistiche di Saelemaekers è raro trovare qualcosa in cui spicchi. È un giocatore generoso, che senza palla si dà da fare in pressing – ed è anche grazie al contributo di esterni come lui, che si sacrificano nelle rincorse, che il Bologna difende in maniera così aggressiva – e infatti ha ottime percentuali nei contrasti e negli intercetti. Ma è anche un passatore asciutto: tenta parecchi passaggi, perché può sia gestire che il possesso che cercare di tessere connessioni tecniche con Zirkzee.
A differenza di Ndoye, che aggredisce lo spazio alle spalle delle difese avversarie, a Saelemaekers piace ricevere palla tra i piedi, addormentare o accelerare il ritmo del palleggio a piacimento. Nell'azione del gol di El Azzouzi contro la Roma, ad esempio, gli è bastato aspettare la sovrapposizione di Calafiori e servirla con un filtrante minimale, per creare un pericolo da fermo. È, quel passaggio, una fotografia chiara dell'agio con cui Saelemaekers vive l'essere un giocatore di sistema, con responsabilità creative limitate alla sua zona di campo. Ultimamente il suo stato di grazia è contagioso. Al Dall'Ara, contro l'Udinese, ha segnato con una punizione laterale dall'effetto, ancora una volta, velenoso: un tiro dalla parabola così arcuata da sembrare un cross agli occhi del portiere bianconero, e che poi si è infilato in rete all'ultimo.
Domenica sera, con la vittoria dell'Atalanta contro la Roma, è arrivata per il Bologna la certezza della qualificazione alla prossima Champions League. Tra i tifosi in estasi, a un certo punto è comparso Saelemaekers: e mentre cantava e festeggiava, aveva stampato ancora un sorriso innocente, che non ha più preoccupazioni. Quello stesso sorriso che lui dice nelle interviste di avere ritrovato in rossoblu, in un ruolo da protagonista. Sul volto di Saelemaekers è stato bello vedere la contentezza di chi vive ancora alti e bassi, ma si è riappacificato con sé stesso e la sua natura.
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