Il futuro di Kamada è ancora da scrivere
Anche se le cose con Tudor vanno bene, il giapponese può già salutare la Lazio.
La stagione della Lazio è stata finora un susseguirsi di alti e bassi. Tuttavia, analizzando solo i risultati raggiunti, il bilancio stagionale potrebbe rivelarsi meno negativo di quanto traspare dalle sensazioni di tifosi ed osservatori: in fondo, in Champions League l’uscita agli ottavi contro il Bayern non è un traguardo disprezzabile – al netto del rammarico per non aver segnato un altro goal all’Olimpico – mentre in campionato la Lazio è ancora in corsa per una qualificazione alle coppe europee e in Coppa Italia si è spinta in semifinale.
Quello che resta è un senso di incompiuto che ormai è parte integrante della gestione Lotito. Negli ultimi vent’anni la Lazio ha alternato stagioni positive – vincendo tre Coppe Italia e tre Supercoppe – ad altre interlocutorie, faticando a proporsi come una squadra stabilmente in lotta per un posto in Champions League. Il mancato salto di qualità è particolarmente evidente se si considera l’ottimo campionato scorso, chiuso in seconda posizione (miglior piazzamento dai tempi del secondo scudetto), a cui, nonostante gli introiti incamerati con la qualificazione in Champions non è stato dato seguito sul mercato, privandosi paradossalmente del miglior giocatore della rosa.
L’addio a Milinkovic-Savic è stato un segnale chiaro sulle ambizioni dei laziali. Al netto delle ragioni contingenti di questa cessione, ciò che sorprende è la modalità con cui si è deciso di sostituire il centrocampista serbo. In un mercato estivo votato essenzialmente ad allargare la rosa a diposizione di Maurizio Sarri, al tecnico toscano sono state fornite due nuove pedine deputate a farne le veci: Daichi Kamada e Matéo Guendouzi. La sensazione è che, in entrambi i casi, si sia trattato più di occasioni di mercato che non di scelte pianificate ed in linea con le richieste dell’allenatore. E se Guendouzi tutto sommato si è inserito discretamente nel centrocampo biancoceleste – tanto da aver convinto la dirigenza laziale ad acquisirlo a titolo definitivo – per il giapponese la stagione invece è stata travagliata, facendo presagire un probabile addio al termine di una sola stagione in biancoceleste. Con l’arrivo di Igor Tudor, al posto del dimissionario Sarri questa conclusione potrebbe cambiare?
Proviamo dunque a fare il punto sulla situazione di Kamada e a ragionare sui pro e contro – per lui e per la Lazio – di un eventuale rinnovo di contratto.
Da dove arriva Kamada
Il nome di Daichi Kamada è entrato nei discorsi del calciomercato italiano circa un anno fa. Essendo in scadenza con l’Eintracht Francoforte, il trequartista giapponese rappresentava infatti un’opzione low cost piuttosto appetibile: negli anni in Germania si era fatto notare per il suo apporto alla fase offensiva della squadra, contribuendo in modo decisivo al trionfo in Europa League nel 2022.
A giugno sembrava ormai scontato il suo ingaggio da parte del Milan, con Maldini pronto all’annuncio. Tuttavia, a seguito del terremoto societario che sconvolse l’organigramma dei rossoneri, la firma di Kamada venne congelata per non occupare uno slot per extracomunitari.
Il tira e molla con i rossoneri è proseguito per oltre un mese, con la squadra allenata da Pioli che infine ha preferito puntare su altri profili, vista anche la volontà di lasciare il vecchio 4-2-3-1 per passare ad un 4-3-3. A corto di alternative, Kamada ad agosto si accorda a sorpresa con la Lazio, rispettando l’obiettivo che si era prefissato, ovvero di firmare per una squadra che avrebbe giocato in Champions League. Dal tipo di contratto che sigla, è ipotizzabile che il giapponese avesse alcune riserve sulla destinazione e volesse pertanto lasciarsi una via di uscita, forte della posizione di forza negoziale da svincolato. Il contratto prevede la durata di un singolo anno, con l’opzione di un rinnovo triennale a favore del giocatore.
Quella con Sarri non era la prima esperienza con un tecnico italiano: Kamada era stato allenato con profitto in J-League per due stagioni da Massimo Ficcadenti, prima di essere acquistato dal club tedesco.
All’Eintracht, Kamada ha dimostrato di poter agire sia alle spalle della punta sia da centrocampista centrale, mostrando in entrambi i casi un ottimo dinamismo e la capacità di posizionarsi con intelligenza negli spazi, doti molto utili anche in fase di non possesso. Delle quattro stagioni in Bundesliga dopo l’esperienza in Belgio con il Sint-Truiden, l’ultima è stata la più prolifica dal punto di vista realizzativo, con 9 reti (ma ben cinque goal sono arrivati da palla inattiva, con tre rigori e due punizioni). Anche a livello di assist l’apporto è variato in funzione della posizione in cui è stato maggiormente impiegato, con il miglior risultato registrato nel 2020/21 con 12 assistenze per i compagni.
Il trequartista giapponese ha poi dimostrato un feeling particolare con le serate europee, andando a segno undici volte in due partecipazioni in Europa League e ben figurando al debutto in Champions League con tre reti nei gironi.
Sulla carta dunque il suo stile si sposava perfettamente con quello verticale dei rossoneri – che peraltro nel corso della stagione sono ritornati ad un 4-2-3-1, con Loftus-Cheek sulla trequarti – ma poteva comunque avere senso nel 4-1-4-1 che Sarri ha impiegato alla Lazio, che, rispetto al passato del tecnico toscano, era meno focalizzato sul possesso, prediligendo invece il gioco in transizione.
Gli alti e bassi del primo anno in Serie A
In questa stagione, la rosa della Lazio ha subito i maggiori mutamenti proprio nel reparto di centrocampo. Ovviamente la maggior parte delle responsabilità creative sono rimaste appannaggio di Luis Alberto, pertanto nel sistema di Sarri all’altra mezzala è richiesto in primo luogo un lavoro tattico di equilibrio, con un occhio alle scalate difensive in fase di non possesso.
Nel corso della stagione allo spagnolo sono stati affiancati sia Kamada che Guendouzi, ricorrendo in certe situazioni anche a Vecino. Tuttavia dopo le prime giornate la scelta di Sarri è ricaduta sempre più spesso sul francese, con Kamada che ha trovato spazio dall’inizio solo in concomitanza dei problemi fisici di Luis Alberto.
In inverno lo spazio per il giapponese si è ridotto ulteriormente: tra gennaio e marzo, per sei volte Kamada rimane in panchina, senza giocare nemmeno un minuto in campionato. La mancanza di continuità gli costa anche la convocazione per la Coppa d’Asia. Per Kamada – che era stato uno dei perni del Giappone ai mondiali in Qatar – è indubbio che l’esclusione dalla competizione continentale rappresenti un ulteriore segnale negativo nel computo della sua permanenza a Roma per la prossima stagione.
A questo punto le strade di Kamada e della Lazio sembrano destinate a separarsi, con il giapponese che si prepara ad un finale di stagione ai margini della rosa di Sarri prima di cercarsi una nuova destinazione in estate. Le cose hanno preso una svolta inattesa a metà marzo quando – con una Lazio che languiva a centro classifica – Sarri presenta le sue dimissioni dopo la sconfitta con l’Udinese.
Questa, a distanza di un mese e mezzo, si può considerare, senza rischio di smentita, la svolta per la stagione dei biancocelesti e per Kamada stesso. In sei partite con Tudor – arrivato dopo l’intermezzo di Frosinone, con Martusciello a fare da traghettatore – la Lazio ritrova smalto, vincendo quattro partite e perdendo solo il derby capitolino. L’allenatore croato ridisegna la formazione passando ad un modulo con difesa a tre, con marcature orientate sull’uomo ed in generale con un’interpretazione più verticale e aggressiva del gioco. Con questi risultati i biancocelesti ritornano nella scia delle altre squadre che si contendono il quinto posto, l’ultimo valevole per la qualificazione alla prossima Champions League.
Nella rincorsa laziale per una qualificazione europea, che solo poche settimane fa appariva improbabile per come si era messa la stagione, colpisce l’improvvisa centralità trovata da Kamada. Tudor ne apprezza fin da principio il mix di sagacia tattica unita a dei polmoni d’acciaio, e così il numero 6 della Lazio diventa insostituibile nel centrocampo dell’ex allenatore del Marsiglia.
Kamada sembra aver definitivamente preso possesso di uno dei due posti della mediana, garantendo un maggior tasso tecnico rispetto agli altri giocatori della rosa – tra i pari ruolo in Serie A, è nel 16% dei centrocampisti che completano più passaggi e nel 13% di quelli effettuano più conduzioni progressive. Inoltre Kamada è ai primi posti tra i centrocampisti di Serie A per l'accoppiata contrasti vinti + intercetti. Il feeling con Tudor è ottimo, con l'allenatore che non risparmia lodi per il giapponese.
L’idillio raggiunto in queste ultime giornate, sotto la guida di Tudor, consente finalmente di apprezzare le potenzialità di un giocatore che finora era stato considerato un oggetto misterioso in Serie A. La sua utilità nell’attuale sistema laziale potrebbe anche implicare che le valutazioni sul possibile rinnovo di contratto acquisti ora tutto un altro peso rispetto a qualche mese fa.
Le prospettive per la prossima stagione
La peculiarità del contratto firmato da Kamada lo scorso anno, rende il futuro prossimo del centrocampista incerto. Provando a mettersi nei panni del giapponese infatti si potrebbero ipotizzare molteplici scenari percorribili in estate.
La permanenza alla Lazio sembra essere un’opzione in rialzo, e con Tudor in panchina anche relativamente sicura dal punto di vista della centralità nella squadra. La considerazione ricevuta in questo finale di stagione potrebbe infatti convincere Kamada a restare nella Capitale, evitando così l’incognita di dover nuovamente ripartire da zero. Le possibili controindicazioni di questa scelta sarebbero essenzialmente due: la prima è che, per quanto al momento la Lazio sia ancora in corsa per un posto in Champions, potrebbe alla fine doversi accontentare di una qualificazione in Europa League o in Conference League. L’altra riguarda la posizione in campo dove verrebbe maggiormente impiegato. Nel 3-4-2-1 di Tudor, Kamada – al netto del possibile addio di Luis Alberto – viene schierato come centrale, tuttavia l’ex Francoforte potrebbe privilegiare un club che gli permetta un impiego in una posizione più avanzata.
Un secondo scenario è quello di un addio al calcio italiano. In Bundesliga Kamada troverebbe diverse squadre pronte ad accoglierlo, tuttavia le indiscrezioni emerse nei mesi scorsi (quando le sue quotazioni erano in ribasso), indicano soprattutto l’interesse di squadre di media classifica come il Borussia Mönchengladbach, di certo non un passo in avanti per ambizioni e possibilità di giocare in Europa.
Circoscrivendo il discorso ai campionati maggiori, un’altra possibile strada potrebbe essere quella di un ricongiungimento con Oliver Glasner, da febbraio allenatore del Crystal Palace. L’allenatore austriaco garantirebbe un approccio morbido alla Premier League, grazie al passato comune nell’Eintracht. L’allure del campionato inglese potrebbe poi sopperire alla mancanza di una competizione europea. Le Eagles tuttavia sembrano essere coperte sulla trequarti, con Eberechi Eze e Michael Olise che sono tra i punti forti della rosa del club di South London.
Le prestazioni delle ultime settimane potrebbero infine aver destato l’interesse di altre squadre di Serie A. La possibilità di firmare a zero un giocatore che sta ben figurando da titolare in una squadra come la Lazio, dovrebbe infatti ingolosire alcune delle rivali dei biancocelesti – magari potendo contare sull’incentivo di una qualificazione in Champions.
La decisione finale è nelle sue mani, pertanto il giapponese può permettersi di valutare senza fretta le offerte che gli arriveranno nelle prossime settimane. È comunque ipotizzabile che, dopo l’esperienza snervante della scorsa estate, Kamada voglia prendere una decisione entro inizio luglio, così da poter iniziare la preparazione con la squadra prescelta.
L’evoluzione della stagione di Kamada rappresenta comunque un ottimo esempio di quanto possano variare la percezione e le prestazioni di un giocatore in base al contesto ed alla fiducia che gli viene dimostrata.
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