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pecco bagnaia
, 10 Maggio 2024

Quindi Bagnaia è un campione?


Esistono ancora motivi per essere scettici su Pecco Bagnaia?

Il Gran Premio di Jerez è terminato da pochi minuti, l’euforia del parco chiuso sta scemando e Guido Meda ne approfitta per chiedere a Valentino Rossi se, con questa vittoria, Bagnaia sia finalmente riuscito a convincere anche gli ultimi scettici rimasti sul proprio conto. Rossi, perplesso, si dice interessato a conoscerli, questi scettici, ma la domanda di Meda è tutt’altro che banale, perché riflette un sentimento condiviso da molti, sia all’interno del paddock che tra i tifosi: nonostante i due titoli mondiali, Bagnaia non è riconosciuto universalmente come un campione. La gara di Jerez, però, ci ha detto altro.

Il semaforo verde si è acceso da una manciata di secondi e Bagnaia, complice un ottimo spunto in partenza, è risalito dal settimo fino al quarto posto mentre si schiacciava sul serbatoio per affrontare il lungo rettilineo che porta a curva 6. Qualche metro più avanti, in seconda posizione, Jorge Martin si sposta sul lato destro della pista per coprirsi da un possibile attacco di Marco Bezzecchi, terzo, che a sua volta cerca una traiettoria ancora più interna senza però affondare il colpo. Proprio quando in telecronaca Guido Meda sottolinea come gli sembri “fuori portata” un possibile attacco di Bagnaia, il campione del mondo in carica sceglie una linea completamente diversa rispetto ai due piloti che lo precedono.

Si allarga sulla sinistra, ritarda la staccata, esagera, sfila accanto a Bezzecchi facendolo sembrare un pensionato in bicicletta, evita Martin salendo sul cordolo, sfacciato, aggressivo, ardito ma pur sempre senza speranza, sembra destinato ad andare lungo. La leva del freno si trasforma in uno schiaccianoci alle prese con un guscio che non ne vuole sapere di rompersi, Bagnaia digrigna i denti sotto il casco e stringe più forte che può.

L’inquadratura dall’elicottero schiaccia le moto a terra, la ruota anteriore della sua Ducati va giù, dovrebbe stendersi e scivolare nella ghiaia ma per i prossimi quarantacinque minuti risponderà a leggi altre rispetto a quelle della fisica. Torna su, sostiene la volontà di potenza del campione italiano e gli permette di chiudere la curva perfettamente in traiettoria, alle spalle del solo Marc Marquez. “Un sorpasso che mi ha dato veramente gusto, è la cosa più bella di oggi” dirà Bagnaia a fine gara, riprendendo un’espressione iconica di Valentino Rossi.

https://twitter.com/MotoGP/status/1785610220942561708

L’origine della ritrosia nel definire Bagnaia come un campione è da ricercare nell’elemento di rottura portato dal pilota torinese rispetto al passato recente della MotoGP. Era stato proprio Valentino Rossi infatti a cambiare il paradigma del pilota-campione, costruendo un’impalcatura d’intrattenimento sempre più imponente attorno ai venti giri di pista. Dopo di lui, chiunque volesse lottare per il titolo sembrava costretto a indossare i panni del despota, del campione dotato di un talento abbagliante ma anche di uno spirito esuberante, in grado alimentare la propria fama attraverso rivalità vissute in modo viscerale, stritolando qualsiasi avversario per poi guardarsi indietro col sorriso.

Bagnaia, al contrario, ha provato a vincere assecondando il proprio carattere: timido, riservato, meno incline alla spettacolarizzazione dell’evento rispetto agli standard secolari di Valentino Rossi e Marc Marquez. L’intreccio della sua personalità con la volontà di vincere, però, lo ha portato a prendersi sulle spalle il compito più difficile di tutti: vincere sfatando il mito del campione come cavallo di razza, dominatore assoluto in grado di architettare e sviluppare il proprio personaggio attraverso una o più rivalità forti che ne esaltassero il potere scenico. Ci è riuscito in pista, arrivando a vincere due mondiali consecutivi con metodo quasi scientifico, con la sua aria da persona normale che fa un lavoro normale, provando e riprovando, scivolando - anche troppo - faticando al sabato, ribattendo la domenica, eppure nel rapporto con il pubblico non ha mai smesso di pagare un’ordinarietà ritenuta ormai lontana dal mondo spettacolare della MotoGP.

Anche nel retropodio, Bagnaia non è certo il classico pilota sborone.

Con Bagnaia il processo di identificazione tifoso-pilota si è interrotto, sostituito da un gap emotivo, reso ancora più ampio dal peso del mancato confronto con Marc Marquez. Se il campione spagnolo si era preso il trono della MotoGP vestendo i panni del regicida in una violenta rivalità con Valentino Rossi, Bagnaia è sembrato arrivare in cima al motomondiale passando dalla porta sul retro, abbassando la difficoltà come in un videogioco, sfruttando la moto migliore contro avversari del suo stesso calibro. L’allineamento dell’ascesa di Bagnaia con il periodo più buio del campione spagnolo - iniziato quattro anni fa con il doppio incidente proprio a Jerez, per culminare con l’addio a Honda per l’oggettiva impossibilità di colmare in breve tempo il divario tecnico con Ducati - ha coltivato nel pubblico un sentimento di delegittimazione nei confronti del campione torinese, reo di essersi preso il trono senza l’onere di spodestare l’ultimo vero eletto.

L’inizio di stagione traballante di Bagnaia, con la sola vittoria in Qatar seguita dalla caduta in Portogallo e il settimo posto in Texas, stava confermando i sospetti coltivati negli ultimi due anni: il ritorno di Marc Marquez e, più in generale, l’aumento della competitività del campionato - con la conferma di Jorge Martin, Maverick Vinales finalmente veloce con l’Aprilia e l’arrivo del giovane fenomeno Pedro Acosta - erano bastati per mettere in difficoltà il campione del mondo e allontanarlo dalle posizioni che contano.

Fino al Gran Premio di Jerez. Qui, a dieci giridalla fine, al comando c’è Bagnaia, Martin è caduto e sulle spalle del campione torinese incombe un’ombra violacea sempre più gonfia, scura, annunciatrice di tempesta: è la livrea della Ducati del Team Gresini con cui Marc Marquez ha appena fatto registrare il miglior tempo di giornata (1:37:873) a soli due decimi dal record della pista. Bagnaia risponde subito (1:37:816), ma Marquez è come un cacciavite che gira e preme sulla testa della vite, ogni giro sempre più vicino, per Meda è “inesorabile”.

Cinque giri più tardi l’aggancio è completato, dopo un altro passaggio record (1:37:655) i fumi delle narici di Marquez soffiano sulla coda della moto di Bagnaia. I cori dei tifosi spagnoli attraversano la televisione, le curve 8, 9, 10 e 11 formano una sorta di rettangolo incastonato proprio sotto le tribune, Marquez prepara il colpo e nel cambio di direzione tra la 8 e la 9 alza rapidamente la moto, si sposta sulla destra di Bagnaia e lo infila. Pecco si difende, resiste, incrocia la traiettoria. Marquez fa scorrere la moto all’esterno, tiene la mano sul gas e cerca di chiudere la linea verso curva 10 ma Bagnaia è già lì, con la ruota anteriore sfrega sul fianco destro dello spagnolo che è costretto ad alzarsi e rallentare. Il giro seguente lo scenario si ripete, stavolta Bagnaia è più pulito, esce dalla 9 con più accelerazione e si lascia Marquez alle spalle, dove rimarrà fino al traguardo. Con un fenomenale 1:37:449 a tre giri dalla fine il numero uno sigilla la vittoria.

Una vittoria il cui peso specifico è tutto racchiuso nell’esultanza del team manager Ducati Davide Tardozzi, che si prende il primo piano della telecamera di Sky e si rivolge a chi sta dall’altra parte mentre sillaba il “capolavoro” del suo pilota, del “campione del mondo”, agitando le braccia con gli indici alzati per poi girarsi di scatto e andarsene con le dita puntate al cielo. Lo stesso Valentino Rossi ha confessato di sentirsi in debito con Bagnaia per le emozioni regalate in gara, lodando poi la condotta di gara del pilota prodotto dalla sua Academy: “Pecco considera Marc uno dei suoi rivali per il titolo e abbiamo visto il suo approccio, ovvero rispondere subito ai suoi sorpassi. Penso sia molto importante, perché poi uno come Marc tende a mangiarti in testa. Oggi Pecco è stato perfetto”.

Una serie di elogi a cui si è aggiunto anche quello di Marc Marquez, contento di essere tornato competitivo e di aver lottato per la vittoria, tanto da salire sulla recinzione a fine gara per andare a esultare faccia a faccia con i suoi tifosi e poi ballare vistosamente una volta salito sul podio: “Ci ho provato, il primo tentativo era quello buono ma lui ha difeso molto bene, ha esperienza e confidenza con questa moto, è un campione ed è lui il riferimento dentro il gruppo Ducati”.

Accettando il duello con Marquez ed uscendone vincitore, a Jerez Bagnaia ha finalmente strappato il velo che lo separava dal grande pubblico, affermando il proprio valore anche attraverso quello dell’avversario sconfitto, rivelandosi per il campione che è, che è sempre stato, e riaccendendo improvvisamente il discorso sul motociclismo in Italia. Se la rivalità con Marquez sarà la spina dorsale della stagione lo scopriremo presto, nel frattempo Bagnaia, con il sedile dell’altra Ducati ufficiale ancora libero per il 2025, ci ha tenuto a precisare che il numero uno è ancora appiccicato sulla sua carena, ed è intenzionato a tenerselo stretto.


  • Classe ’93. Nato a Padova. Laureato in Filosofia. Una volta riconosciute le dubbie qualità tecniche nel calcio, ha deciso che sarebbe stato meglio mettersi dietro un pc a scrivere. Calcio e motori il primo amore a cui poi si è aggiunto il tennis.

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