Perché l'Acerrana ha lo stemma del Torino?
Siamo stati ad Acerra a scoprire cosa lega la squadra locale al Grande Torino.
A Napoli, si sa, praticamente chiunque tifa Napoli. Nemmeno a Napoli, però, esiste solo il Napoli. Non in provincia almeno. All’ombra del Vesuvio la passione per il calcio si allarga a macchia d’olio, permeando nel tessuto sociale di tante piccole realtà lontane dai riflettori del calcio di prima classe e incarnando valori dello sport come l’aggregazione, il legame con il territorio e con le generazioni più giovani. Il Giugliano Calcio ad esempio, dopo anni tumultuosi dentro e fuori dal campo, ha ritrovato nuova linfa con al timone una famiglia appassionata come i Mazzamauro e quest'anno ufficialmente disputerà i playoff per la promozione in B. La cadetteria l’ha invece già conquistata da settimane la Juve Stabia grazie ad una sorprendente cavalcata che ha spiazzato le due corazzate campane Benevento ed Avellino. Il Sorrento invece è riuscito a mantenere la categoria ottenendo una tranquilla salvezza. In D gli isolani dell’Ischia inseguono il sogno di acciuffare la promozione in Lega Pro già realizzato dalla Cavese. Ancora più in basso, nei meandri del calcio dilettantistico, trova spazio negli almanacchi la gioia di una grande comunità come quella dell’Acerrana, finalmente festante per il ritorno nel semiprofessionismo.
Un legame, quello tra Acerra e il calcio, nato nel 1926 ma consolidatosi nel dicembre del ’47: l’amicizia tra l’arbitro acerrano di massima serie Francesco Mondella e il presidente Ferruccio Novo rese possibile un’amichevole proprio tra i padroni di casa e il Grande Torino. Incuriosito da questo insolito evento ho deciso di non limitarmi ad accedere al materiale custodito dalle teche Rai di Napoli o reperire generiche informazioni dal web, ma di andare di persona sul posto.
Mi reco ad Acerra un lunedì prima di pranzo. Dopo aver rischiato più volte di perdermi nella vasta campagna del nolano, dove ogni svincolo è uguale a quello dopo e identico a quello prima, vengo accolto dai festoni di colore granata presenti lungo tutto il viale alberato che accompagna i viaggiatori dall’uscita della strada statale al centro cittadino. Come prima tappa scelgo l’Arcoleo, che qui chiamano campo di pallone e non stadio sottolineando il grosso malcontento nutrito nei confronti delle amministratori locali.
È nel parcheggio dell’impianto sportivo che il caso mi fa conoscere Emanuele, giovane membro del corpo della Polizia Municipale fuori servizio che mi farà sorprendentemente da cicerone durante tutto l’arco della giornata. È lui a far da garante al custode dello stadio sulla bontà del mio intento. Mi fa aprire le porte dello spogliatoio, degli spalti e mi permette di entrare in campo a tastare il terreno di per scattare qualche fotografia.
Mi puntualizza poi anche che il pezzo forte non è il nuovo impianto come erroneamente credevo. L’Arcoleo, infatti, è soltanto la nuova casa dell’Acerrana. Lo stadio comunale, laddove scesero in campo gli eroi cinque volte incoronati campioni d’Italia, si trova da tutt’altra parte nel cuore della città. Saltiamo quindi in macchina e spacchiamo il paese in due, tra numerosi riferimenti a Pulcinella che qui ad Acerra ci è nato ed il famoso monumento celebrativo delle ottantotto vittime della strage nazista che avvenne nell' ottobre del '43.
Giungiamo nel vecchio Stadio Comunale, oggi modernissimo parco pubblico dotato di palco per eventi, giostre per bambini e attrezzi sportivi per allenarsi all'aperto. Un vero fiore all'occhiello per una provincia sovrappopolata e vittima di conseguenza della speculazione edilizia. Del vecchio gigante ne è rimasta solamente un'ala. Su quei gradoni, dove oggi sostano comitive di ragazzini, un tempo erano assiepati i tanti curiosi che vollero venire ad assistere all'esibizione della squadra del mito. Un evento che capisco subito abbia rappresentato una vera e propria rinascita per la comunità locale martoriata dall'infamia della guerra. Un estremo disagio toccato con mano anche dal Torino che nel post-partita, con Mazzola capfila, donò ogni tipo di vestiario alla selezione acerrana come gesto simbolico di vicinanza e partecipazione.
Da quel giorno e da quel gesto la storia dei padroni di casa è cambiata per sempre: cambieranno colori sociali adottando il granata e persino lo stemma, scegliendo di farsi rappresentare proprio dal celebre toro. Il legame tra Acerrana e Torino divenne così inscindibile, fatto di reciproci complimenti a ogni fine campionato e invio di primizie locali verso il Piemonte ogniqualvolta fosse possibile. È con un' insolita voglia di chiacchierare che di tutto ciò mi racconta un simpatico nonnino seduto all'esterno della sede della Protezione Civile comunale. Mi racconta di essere stato uno dei ragazzini fortunati a dare la mano a Valentino Mazzola ed essersi seduti sulle ginocchia del portierone Valerio Bacigalupo poco dopo il loro arrivo da Capodichino. "La squadra più forte del mondo" mi dice gioioso. Un sorriso che però rabbuia quando col bastone mi indica di girare l'angolo e di fotografare la targa affissa al muro adiacente.
Di quella sera in cui al Comunale di Acerra sfilarono il portiere Bacigalupo, il celebre difensore Mario Rigamonti, il mediano Castigliano, Romeo Menti - che a pochi chilometri da Acerra ha uno stadio intitolato a suo nome - Loik, l'elegante Gabetto, Valentino Mazzola e Franco Ossola è rimasta solamente una targa commemorativa affissa a seguito della maledetta tragedia di Superga, qui vissuta come se fosse un lutto cittadino. Troppo poco per il grande impatto avuto sulla storia della comunità acerrana. Da anni per questa causa si batte Raffaele Barbato, esponente di spicco di Fratelli d' Italia che attraverso i suoi canali social ha dichiarato:
"In tante città italiane, ma anche in Campania, ci sono stadi e strade dedicate alle vittime di Superga e ai campionati granata – spiega Barbato. Appare paradossale che proprio Acerra, tra le poche realtà ad aver avuto l’onore di ospitarli, non li omaggi. Sarebbe anche un modo per ridare dignità alla targa in loro memoria che giace in uno stadio che ormai tale non è più".
Che le luci della ribalta dovute alla promozione possano servire da sprone per buttare un occhio al passato? L' Acerrana ha infatti festeggiato da pochi giorni la promozione in Serie D dopo averla spuntata nel testa a testa contro l'arcigno Pompei in un duello che ha infiammato il girone A del campionato di Eccellenza campano. Numeri d'alta scuola per il Toro, dotato di una difesa di ferro ed un attacco letale che ha fatto sì che il duo d'attacco formato da Ilario Lepre e Salvatore Elefante sfondasse il tetto delle trenta marcature.
Tra lo scetticismo della piazza - che 12 mesi fa non aveva una dirigenza presente, un parco giocatori e neanche un singolo elemento del settore giovanile - la proprietà Guastafierro ha gettato le basi per ritrovarsi poi dove si è arrivati oggi, affidandosi ad un nuovo scaltro e navigato come il direttore sportivo Orlando Stiletti e ad un assoluto gotha del calcio giovanile napoletano e campano come mister Marco Miserini, responsabile del settore giovanile granata e contemporaneamente allenatore della selezione U19 che nei prossimi giorni contro la Sarnese disputerà la finale del campionato regionale di categoria.
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