Il secondo scudetto della Roma Femminile
Le giallorosse, con quattro gare di anticipo, si sono confermate campionesse d'Italia.
Doveva essere la stagione della conferma per la Roma femminile. Lo è stata senza margine di appello. La squadra capitolina ha mostrato di essere sempre più la squadra da battere, vincendo il secondo scudetto della sua ancor breve vita, dopo il primo arrivato la scorsa stagione. Ad assicurarne la matematica vittoria, con quattro gare di anticipo, sono stati i gol di Polli e di Bugeja con cui l’Inter ha battuto - per la prima volta nella sua storia - la Juventus nell’incessante pioggia di Biella, nella giornata di riposo delle giallorosse in questo finale di poule scudetto.
La classifica riporta 20 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta, con 58 gol fatti e solo 13 subiti (miglior attacco e miglior difesa del campionato fin qui). Nella costruzione di questo secondo scudetto, la Roma in Serie A ha battuto tutte le avversarie, giocando ogni tipo di partita possibile: da quelle in cui parte da favorita a quelle da vincere anche con le fatiche della Champions sulle spalle, passando per le partite in cui la strada risulta più in salita di quanto ci si aspetti, sfruttando così l’ampiezza delle soluzioni a disposizione in rosa e la capacità delle giallorosse di cambiare pelle a seconda dell’avversaria, anche in fasi differenti della stessa partita.
La Roma ha perfezionato quei dettagli che le mancavano per essere, a tutti gli effetti, una macchina indistruttibile e superare anche le storiche difficoltà negli scontri con la Juventus. Infatti, prima del 3-2 decisivo per il titolo della scorsa stagione, la Roma non aveva mai vinto in campionato contro le bianconere. Quest’anno la Roma ha già avuto la meglio in 3 scontri su 4 giocati finora, arrendendosi solo nella finale di Supercoppa Italia. E proprio negli scontri diretti la Roma ha dato l’impressione di essere superiore, in maniera anche netta, alla Juventus.
“Noi stavamo vincendo 3-0 [Juventus-Roma del 5/11/2023, nda], in quel momento stavamo soffrendo perché loro, giustamente, stavano cercando di recuperare la partita […] Però nella mia testa, dentro di me sentivo proprio questa forte consapevolezza e dicevo ‘noi oggi non perdiamo, possono provarci in tutti i modi ma noi oggi la portiamo a casa’. Una consapevolezza così forte della squadra, fino a quella partita lì non l’ho mai avuta. Il fatto che giochi contro la Juve, la squadra che ha dominato il calcio italiano, e pensi ‘oggi io non perdo’, è una cosa forte, vuol dire che stai veramente lavorando bene”. Così Camelia Ceasar, portiera giallorossa, ha descritto lo scatto di mentalità e la consapevolezza dei propri mezzi acquisita dalla Roma in questa stagione.
La crescita della Roma femminile
Il primo passo di quella che oggi è la più importante realtà del calcio femminile italiano fu la presentazione della squadra al pubblico di sei anni fa, nella suggestiva cornice in piazza di Spagna, dove le giocatrici scesero la scalinata insieme ai giocatori della squadra maschile. A gettare le basi per le prime stagioni come allenatrice c’è Elisabetta Bavagnoli, uno dei più qualificati e preparati tecnici donna del panorama in quel momento, attuale Head of Women’s Football.
Sulla panchina giallorossa per tre annate, è l'artefice massima della crescita delle squadra capitolina, dirigendo la costruzione di un gruppo da subito competitivo in grado di vincere anche la Coppa Italia nella stagione 2020/21 contro il Milan, proprio in occasione della sua ultima partita da allenatrice. Sarà lei stessa a scegliere il suo successore: ovvero Alessandro Spugna, fortemente voluto da "Betty" dopo che, nella sua prima stagione in Serie A femminile con l’Empoli, aveva mostrato una moderna proposta di gioco, un calcio proattivo capace di valorizzare tante giovani calciatrici, come Glionna e Di Guglielmo, destinate a diventare elementi importanti proprio nella Roma.
Spugna, quindi, inizia a costruire su solide fondamenta. E alla prima stagione in giallorosso centra l’obiettivo preposto: la qualificazione in Champions League – la prima per la Roma – grazie al secondo posto in campionato alle spalle della Juventus nella stagione 2021/22. E quella qualificazione porterà la Roma a confrontarsi con i propri limiti e superarli. Con la Champions, non si ottengono solo risorse economiche e visibilità fondamentali per le proprie ambizioni, ma si iniziano a giocare importanti partite in campo internazionale che aiutano la squadra ad acquisire consapevolezza dei propri mezzi. Alla sua seconda stagione con la Roma vince la Supercoppa Italiana, raggiunge i quarti di finale in Champions League e soprattutto porta le giallorosse alla conquista del suo primo scudetto, ponendo fine al prolungato dominio della Juventus.
In questa sua terza stagione, Spugna non fa che riconfermare il buon lavoro fatto finora rinnovando la vittoria in campionato, stavolta con quattro giornate di anticipo, e raggiunge la finale di Coppa Italia, da giocarsi il 24 maggio contro la Fiorentina. Insomma la Roma, in ogni stagione, è cresciuta per step, colmando le lacune dell’annata precedente e provando ad alzare sempre il tono, il ritmo e la qualità del gioco proposto e della rosa che lo interpreta. Qualcosa che nessuno, in Serie A femminile, è riuscito a fare con tale puntualità e organizzazione.
Il gioco della Roma femminile: costruzione bassa e fluidità posizionale
Spugna è arrivato per volere di Bavagnoli, che ha individuato in lui l’erede tattico della squadra. Tra la prima allenatrice della Roma e il coach torinese c’è stata una continuità in termini di gioco proposto: la Roma ha continuato a puntare su un gioco propositivo e di controllo del pallone, nel tentativo di dettare il ritmo della partita.
Questo tipo di gioco ha raggiunto forse la sua massima espressione in questa stagione. Le partenze in estate, con il ritiro di Wenninger e soprattutto l'addio di Andressa, andata a Houston in NWSL, potevano essere non semplici da metabolizzare; tuttavia, se da un lato in sede di mercato la Roma ha operato saggiamente, dall'altro Spugna è riuscito a colmare lacune e trovare soluzioni brillanti, curando i dettagli più critici e migliorando nel complesso la squadra. A titolo d'esempio, a questo punto della stagione scorsa la Roma aveva subito 18 gol: quest’anno appena 13, al contempo migliorando e ampliando il suo arco di opzioni in fase offensiva.
Ma nei fattori della buona riuscita di questa squadra non va sottovalutata la caratura delle nuove arrivate, abilmente inserite all’interno del contesto giallorosso: su tutte, Viens e Kumagai da subito titolari, ma anche alternative come Feiersinger e Aigbogun. E a gennaio, al posto della partente Serturini, si è andati a scovare una giocatrice giovane, ma di grande talento, come Alayah Pilgrim.
Quali sono i principi della Roma femminile? La squadra giallorossa gioca con un baricentro molto alto e imposta la manovra con le due centrali di difesa, in particolare Linari in veste di regista arretrato, formando un 3+2 con le terzine che a turno supportano la costruzione bassa, mentre la controparte sul lato opposto si alza per prendere ampiezza o va dentro il campo per consolidare il possesso. Così facendo, la Roma ha modo di far girare la palla avendo molte opzioni di passaggio, con una fluidità posizionale che rende complicato qualsiasi tentativo di pressione e consente di ridurre i rischi di una linea arretrata sempre molto alta, e chiamata a concedere tanto spazio alle spalle. In questo, un approccio "alla Neuer" di Ceasar chiamata spesso a partecipare all'azione permette alla Roma di accorciare il campo in avanti, mentre le risorse atletiche di Linari e Minami e le loro abilità nel difendere in maniera aggressiva riducono le possibilità, per gli avversari, di attaccare il campo scoperto.
Il ritmo del gioco è scandito da Kumagai che funge da metronomo della squadra: la campionessa giapponese ha infatti l’84,3% di passaggi completati in Serie A, riuscendo inoltre a intercettare 1,61 palloni p90. Kumagai è un eccellente distributore di gioco, e ha le qualità posizionali e di lettura dello spazio per fare da efficace filtro davanti alla difesa. Inoltre, la presenza di Kumagai è stata anche il fattore che ha permesso l'avanzamento di Manuela Giugliano, ritrasformata da Spugna di mezzala di rifinitura e incursore offensivo, per mettere a frutto tutta la sua qualità di gioco nell'ultimo passaggio e nella finalizzazione dell’azione.
Il centrocampo giallorosso è molto fluido e composto da giocatrici associative che si muovono in base a dove si trova la palla. Ad esempio, le due mezzali, pur con compiti di partenza e caratteristiche differenti, si scambiano posizione frequentemente all’interno della stessa partita, arrivando anche a giocare nella stessa zona di campo alla ricerca del sovraccarico sul lato forte. Questo permette alla Roma di essere imprevedibile, evitando di dare punti di riferimento alle avversarie. Al contempo la squadra di Spugna passa insistentemente dalle corsie laterali, alla ricerca tanto dell'ampiezza quanto della profondità, favorendo sempre una ricerca sistematica degli 1vs1 che esaltano le qualità delle ali. Una batteria di interpreti dal valore assoluto come Haavi, Viens, Glionna e Pilgrim.
Come attacca Roma femminile: la cooperativa del gol
In particolare, il contesto offensivo che crea la Roma mira a isolare la norvegese, per metterla in condizione di andare sempre a puntare l'avversaria e creare così superiorità numerica: nei primi metri Haavi è imprevedibile, riuscendo sempre a rubare un tempo di gioco con i primi tocchi, saltare l’avversaria e portare il pallone in area (2,56 ingressi in area palla al piede ogni 90 minuti), per poi tentare la conclusione o mettere dentro per qualche inserimento delle compagne. La norvegese, soprattutto se schierata sul lato del piede forte, ha nel cross la sua arma privilegiata in rifinitura, messa a frutto con la grande capacità delle ragazze di Spugna di attaccare e invadere l'area avversaria.
D'altronde, la Roma è solita concludere finalizzare l'azione proprio secondo questo canovaccio consolidato, dove con la palla sull’esterno del campo cerca gli inserimenti delle centrocampiste (Giugliano 9 gol in campionato, Greggi 4 e Feiersinger 3) o di una giocatrice dall’altro lato del campo che chiude l’azione sul secondo palo (Viens 8 gol, Haavi 3, Glionna 2 e Di Guglielmo 4). Ben 33 dei 58 gol della Roma finora sono arrivati da queste giocatrici, e quasi tutte le azioni pericolose nascono da situazioni che presentano questo copione. È anche interessante notare come nella squadra non ci sia un'unica finalizzatrice del gioco, ma i gol arrivano da diverse giocatrici, capaci anche di compensare certi limiti di Giacinti nell'interpretare il ruolo di vertice d'attacco in un tridente.
La centravanti ex Milan e Fiorentina (quest’anno 7 gol, di cui 3 in una sola partita, dopo le 13 reti della passata stagione), più della scorsa stagione funge da esca e da raccordo tra i reparti, venendo spesso incontro per sfuggire alle marcature e giocando meno sulla profondità, pur rimanendo elemento insidioso in tutte quelle situazione dove ha modo di attaccare alle spalle del difensore. Giacinti, infatti, è in grado di spaziare su tutto il fronte offensivo, e molto spesso di stacca dalla linea per far muovere le difese avversarie venire a dialogare con le compagne, Giugliano su tutte, favorendone gli inserimenti negli spazi. Giacinti ha anche incarichi gravosi in fase di risalita del campo, dovendo soprattutto lei offrire la soluzione per soluzione dirette in uscita e lavorando quindi molto spalle alla porta, al prezzo di una perdita di lucidità in area di rigore.
Ma l'arco di soluzioni offensive della Roma femminile è molto vasto. Infatti la squadra di Spugna non solo è estremamente efficace quando imposta la manovra, ma sa essere letale anche in fase di transizione offensiva. Le giallorosse sono brave a indirizzare con il pressing il palleggio avversario e sono feroci in fase di riaggressione, e in quelle situazioni mirano più alla verticalità che al consolidamento del possesso. Cercando di difendere sempre in avanti, accetta di assumersi qualche rischio per favorire anche ripartenze con tante giocatrici sopra la linea della palla, facilitando la transizione offensiva e colpendo in velocità la difesa avversaria. Un gol di questo tipo è arrivato contro l’Inter nella gara di andata di regular season al Tre Fontane.
La Roma non solo risulta estremamente precisa nei movimenti, segno di anni in cui esercita e migliora un certo tipo di calcio, ma ha anche una rapidità di esecuzione tale da levare l’ossigeno alle avversarie, che non hanno neanche il tempo di ragionare su come contrastarle. Le giallorosse quando attaccano sono come uno tsunami: questo, a costo di privilegiare la quantità della produzione offensiva a discapito della precisione. La Roma tira quasi 21 volte ogni 90 minuti, con una percentuale di tiri che finiscono nello specchio relativamente bassa: il 35,7%, al quinto posto, dietro la Sampdoria. La lucidità sottoporta è uno dei pochi aspetti sul quale la Roma ha ancora da lavorare perché, se in campionato può permettersi di perseguire la “legge dei grandi numeri”, in Champions le maggiori difficoltà nel creare tante situazioni dal gol hanno messo a nudo il prezzo della poca precisione in fase di finalizzazione. L'eliminazione delle giallorosse nella combattuta fase a gironi è passata anche da queste letali imprecisioni, un lusso che le avversarie non le hanno concesso.
La Roma, spot del calcio femminile
Con questo secondo scudetto la Roma si impone con ancora più forza come la squadra dominante della Serie A femminile. Nei successi giallorossi è molto forte la mano, oltre che del duo Bavagnoli-Spugna, del direttore sportivo Migliorati, che in questi anni han svolto un lavoro molto importante in termini di scouting e di lavoro in simbiosi con lo staff tecnico, a tutti i livelli. Il successo delle giallorosse non solo in prima squadra, ma anche a livello di primavera, non nasce casualmente, ma da anni di programmazione e di persone competenti che hanno reso possibile tutto ciò mettendo le calciatrici e lo staff nelle migliori condizioni lavorative. La Roma questo lo sa ed è per questo che ha intenzione di continuare su questa strada, come si evince dal rinnovo dei contratti di Bavagnoli e Migliorati per altri tre anni, segno di continuità rispetto a quanto fatto finora.
In una delle prime interviste da allenatrice della Roma, Bavagnoli, alla domanda “Un traguardo o un punto di partenza?”, aveva risposto “Tutti e due. Traguardo, perché dopo aver dato tanto al calcio femminile, oggi forse ne ricevo qualcosa. Punto di partenza, perché è da qui che deve nascere il nuovo volto del calcio femminile.” Oggi, indubbiamente, è la Roma il volto del calcio femminile italiano.
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