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De Rossi calendari
, 26 Aprile 2024

Il calendario calcistico è saturo


Trovare date libere per i recuperi delle partite rinviate è un grosso problema.

Il 25 aprile si sono recuperati i 19 minuti mancanti di Udinese-Roma, gara in origine programmata il 14 dello stesso mese e sospesa a causa di un malore accusato in campo dal difensore giallorosso Evan N'Dicka (ha vinto 1-2 la Roma, ndr). È la seconda gara rinviata nell'ultimo periodo, e sempre per motivi simili: il 17 marzo fu il caso di Atalanta-Fiorentina, rimandata a data da destinarsi a causa dell'infarto che colpì, la mattina stessa della partita, il direttore generale dei viola Joe Barone, subito apparso in condizioni disperate e deceduto due giorni dopo all'ospedale San Raffaele di Milano.

Immediatamente ci si è posti un problema, tanto sconveniente e miserevole da dire quanto pressante nelle esigenze di quel tritacarne dello spettacolo calcistico: quando recuperare le gare? Tre delle quattro squadre interessate sono impegnate nelle coppe europee, e Atalanta e Fiorentina erano già chiamate a affrontarsi nelle semifinali di Coppa Italia: una delle due sarebbe stata sicuramente in campo anche il 15 maggio, giorno fissato per la finale di Coppa Italia.

Della calendarizzazione di Atalanta-Fiorentina, neanche a parlarne per il momento. Nel momento in cui entrambe superavano i rispettivi turni di Europa e Conference League, per entrambe si apriva la prospettiva di giocare ogni tre giorni fino alla fine di maggio. A oggi, le prime date disponibili sono quelle delle finali europee (22 e 29 maggio) a cavallo dell'ultima di campionato, e naturalmente restano legate al mancato passaggio del turno di almeno una delle due italiane. Se la Dea fosse eliminata dal Marsiglia, il 22 diventerebbe giorno utile per il recupero. Se i gigliati venissero sconfitti dal Bruges, anche la casella del 29 maggio sarebbe a disposizione. Se entrambe conquistassero la propria finale, tuttavia, se ne riparlerebbe a giugno, in tempi comunque strettissimi, perché incombe l'Europeo: il 14 giugno inizia la competizione continentale (l'Italia esordirà il giorno seguente contro l'Albania), e gli azzurri il 4 giugno scenderanno in campo per la prima amichevole di preparazione.

La situazione per Udinese-Roma non era certo più semplice. Nel calendario dei giallorossi c'erano due finestre: il 25 aprile e la settimana della finale di Coppa Italia, quindi presumibilmente il 16 maggio. Entrambe le date ponevano dei problemi. La prima, se più in linea con le indicazioni dei regolamenti di Lega sui recuperi, voleva dire due trasferte in tre giorni per la squadra di De Rossi, con l'impossibilità pratica di provare ad anticipare la seguente gara di Napoli in vista della semifinale contro il Leverkusen (che, già campione di Germania, invece giocherà il sabato). Anche la seconda opzione, però, avrebbe di nuovo significato due gare ravvicinate fuori casa (la Roma il 12 maggio è a Bergamo, scontro forse decisivo per la Champions) e avrebbe reso impossibile un anticipo alla giornata successiva in vista dell'eventuale finale del 22.

Le parole di Daniele De Rossi sul recupero dei 20' contro l'Udinese

La decisione di recuperare Udinese-Roma il giorno della Liberazione è arrivata dopo una riunione straordinaria del consiglio di Lega, e ha provocato forte disappunto in casa giallorossa. Non è confermato, ma sembrerebbe che la Roma preferisse come data il 16 maggio, se non la possibilità (considerando la situazione di classifica dell'Atalanta) di rinviare la decisione per sperare in una calendarizzazione contemporanea a Atalanta-Fiorentina. Nonostante l'art. 30, comma 3 del regolamento di Lega fosse alquanto stringente rispetto ai tempi e ai modi di recupero della partita, le a dir poco inopportune dichiarazioni di Claudio Lotito a margine del Consiglio Nazionale di Forza Italia hanno tradito un diffuso fastidio, in consiglio, per la situazione creatasi.

Se il tragico rinvio di Atalanta-Fiorentina aveva fatto ribollire solo nei meandri del marasma social l'irritazione per le turbe ai calendari, quello di Udinese-Roma lo ha visto valicare le sedi decisionali del pallone. Paradossalmente, è stato il verace ma lucido Daniele De Rossi a spegnere (non senza dispensare rimbrotti) le polemiche montanti sulla sponda giallorossa. Alla fine, succede ogni volta: il mischiarsi delle passioni sportive, delle rivalità di tifo, con la modestissima credibilità delle istituzioni calcistiche fa sempre montare psicosi persecutorie e ostilità contrapposte largamente disumanizzanti. Quali, per esempio, l'invocare il recupero alla sera stessa o al giorno seguente delle due partite in questione. Bastasse pensare a tal proposito che il 17 marzo vari giocatori della Fiorentina rimasero al capezzale di Barone in ospedale fino a notte fonda: nessuno avrebbe mai potuto pensare di giocare il giorno seguente. E per qualcuno di essi, non era la prima triste esperienza del genere.

"Noi del mondo del calcio dovremmo essere più sensibili. Se qualcuno mette davanti l’interesse di una vita dovremmo essere tutti d’accordo". Queste, tra le altre, le parole di De Rossi alla vigilia di Roma-Bologna. Ma la sensibilità non si concilia con il concetto "The show must go on". In diversa occasione, alla stessa società viola oltre che alla Lega era mancato tale tatto, quando poco o nulla fu fatto per rinviare Fiorentina-Juventus a inizio novembre, nei giorni dell'alluvione di Campi Bisenzio. Fu il tifo organizzato gigliato - impegnato nella zona insieme a tanti altri volontari - a invocare il posticipo della gara, disertando poi la partita con un vistoso, e emblematico, vuoto lasciato nel settore centrale della Fiesole.

calendario protesta curva fiesole
La Curva Fiesole priva del tifo organizzato nello scorso Fiorentina - Juventus

In realtà, sembra davvero anacronistico parlare di sensibilità nel calcio oggi. Il caso Acerbi-Juan Jesus di poche settimane fa, trattato in punta di diritto, ne è solo un vistoso esempio. Ma nello specifico, gli enormi interessi economici del sistema-pallone e la sua tendenza a moltiplicare gli eventi sportivi da capitalizzare hanno, tra le varie conseguenze, quella di una raggiunta saturazione dei calendari sportivi. Si gioca sempre, come in NBA. Un qualsiasi rinvio di partita diventa un problema difficilmente risolvibile anche con la buona volontà. Troppe questioni entrano in ballo, questioni che comportano gravami economici piccoli e grandi: dal macchinoso complesso delle proiezioni televisive delle gare ai sempre più costosi biglietti, risorsa di preziosa liquidità per le società. Quindi la buona volontà non basta, bisogna toccare degli interessi, compiere delle scelte. Che nessuno pare davvero disposto a compiere.

Eppure, il problema delle "troppe partite" non è qualcosa di nuovo, anzi è un affaire di cui si discute, in vano, da molto tempo e che FIFA e UEFA stanno peggiorando di stagione in stagione, facendo emergere sempre nuove criticità. Da quelle meramente strategiche - si arriverà al punto di una saturazione non solo dei calendari, ma anche della domanda di pallone? - a quelle relative alla salute psicofisica degli addetti ai lavori. Se è certamente forzato trovare una correlazione diretta tra i malori di Barone e N'Dicka e le troppe partite, è certo che i carichi di stress degli atleti (e dei vari tesserati) non sono sono sostenibili all'infinito. Un tema delicato, che da un po' di tempo ha fatto capolino del dibattito del mondo sportivo, e che ha visto dei veri e propri coming out di professionisti riguardo la propria salute psichica e di conseguenza atletica.

Naturalmente, questo non è un tema circostanziato alla bolla sportiva, ma una dinamica presente nella società nel suo complesso. La tendenza alla compressione e all'occupazione permanente del tempo libero, il riempimento di ogni momento di pausa e il rifiuto categorico dei tempi morti, della noia, sono un problema attuale e urgente. Gli sportivi hanno solo il privilegio e le risorse per far emergere il problema. Nonostante questo, tuttavia, si scontrano comunque con interessi consolidati, tali da alimentare quella mancanza di empatia lamentata da De Rossi. Una soluzione, per quanto banale, incidentale al mondo del calcio e provvisoria, sarebbe dare un margine di respiro alle squadre. Svuotare un minimo i calendari, ridurre le partite, ridurre le squadre che compongono le serie e i gironi. Neanche a dirlo, la tendenza oggi è opposta: i nuovi format della Champions League e della Coppa del Mondo del Club significano un ulteriore aumento delle gare da giocare durante l'anno. Da agosto 2022 l'Atalanta ha giocato 86 partite (arriverà almeno a 95 tra un mese), la Roma 102, la Fiorentina addirittura 108. C'è ancora spazio o tempo per la sensibilità?


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