A che punto è il calcio in Kosovo
Come procede l'evoluzione del calcio kosovaro, tra campo e tensioni geopolitiche.
La votazione per l'entrata del Kosovo nel Consiglio d'Europa - approvata dall'Assemblea Parlamentare dell'istituzione con 131 voti a favore, 29 contrari e 11 astensioni - ha improvvisamente riacceso le tensioni nei Balcani. La Serbia ha minacciato di uscire dall'organizzazione internazionale qualora a maggio questa decisione venisse approvata anche dal Comitato dei Ministri.
Anche in un'epoca intrisa di post-storicismo come questa, la penisola balcanica interviene per ricordarci che certe tensioni non sono state ancora realmente superate. L'entrata nel Consiglio d'Europa sarebbe un altro passo verso il pieno riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo, già membro di organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale, già intrattenente rapporti con l'ONU e con l'Unione Europea (pur non facendo parte di nessuna delle due), già dotatosi dal 2018 di un suo esercito.
Per rendere effettiva questa indipendenza - che pianta le sue radici nel sangue della pulizia etnica perpetrata dal governo serbo di Milošević nei confronti dei kosovari di etnia albanese, bosgnacca e rom verso la fine degli anni novanta - anche lo sport ha giocato un ruolo importante, il calcio in particolare. Nel corso degli anni, il pallone ha dato un notevole contributo alla creazione di un'identità nazionale e al riconoscimento del piccolo stato balcanico nel mondo. "Gioco, quindi esisto". L'entrata del Kosovo nel CIO, nella FIFA e nella UEFA, quindi, ha costretto il mondo a confrontarsi con atleti kosovari nelle competizioni sportive, rendendo intrinsecamente valida la dichiarazione d'indipendenza del 2008.
Breve storia del calcio kosovaro
La prima partita di calcio in Kosovo venne giocata a Prizren nel 1912 tra due squadre composte da giocatori austro-ungarici, mentre i primi giocatori kosovari a fare notizia furono, tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta, Riza Lushta e Naim Kryezu, che giocarono anche in Italia offrendo ottime prestazioni. La Federazione calcistica del Kosovo (Federata e Futbollit e Kosovës, FFK) nacque nel 1946 come parte della Federazione jugoslava. Durante l'occupazione jugoslava del Kosovo, durata dal 1945 al 1999, le uniche due squadre kosovare ad aver raggiunto la prima divisione sono state il Prishtina e il Trepça.
La FFK si rese indipendente nel 1991, ma a questo punto è necessario fare un passo indietro. In seguito a due anni di fortissime tensioni provocate dalla decisione di Slobodan Milosěvić di eliminare l'autonomia del Kosovo e di revocare lo status paritario della lingua albanese, cercando insomma di imporre con la violenza la serbizzazione della regione, nel 1991 venne fondata la Repubblica di Kosova, uno stato guidato da Ibrahim Rugova che provò a stabilire delle istituzioni parallele a quelle jugoslave, mettendo in atto una resistenza non violenta all'occupazione di Belgrado.
Inizialmente, dunque, nella Repubblica di Kosova venne creato un campionato kosovaro parallelo a quello serbo, gestito dalla FFK. Nel frattempo, però, la resistenza nonviolenta causò il malcontento delle frange indipendentiste più estreme, tanto che nel 1992 venne fondato l'UÇK, acronimo di Ushtria Çlirimtare e Kosovës (Esercito di liberazione del Kosovo), per opporsi alla continua repressione attuata dalle autorità serbe. Le crescenti tensioni portarono allo scoppio, nel febbraio del 1998, della guerra del Kosovo, che proseguì fino al giugno del 1999, quando la NATO intervenne con l'operazione Allied Force per fermare le violenze perpetrate dalle autorità serbe.
Milošević morì nel 2006 a L'Aia, in attesa di un processo per crimini di guerra da parte del tribunale penale internazionale dell'ONU. Il Kosovo dopo la guerra venne posto sotto il protettorato di UNMIK (Missione di Amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo) e NATO e dotato di un governo e un parlamento provvisori. Per l'inizio della stagione 1999/2000 poté così rinascere il campionato di calcio kosovaro, che era stato interrotto durante la guerra. In seguito alla dichiarazione d'indipendenza del Kosovo, proclamata il 17 febbraio 2008 dal primo ministro Hashim Thaçi, la FFK il 6 maggio dello stesso anno fece domanda per entrare nella FIFA. Inizialmente la domanda venne respinta, ma, dopo alcuni anni di trattative, la FIFA nel gennaio del 2014 consentì al Kosovo di giocare delle partite amichevoli contro altre squadre a lei affiliate, a eccezione delle nazionali ex-jugoslave. Due anni dopo, il 3 maggio 2016, venne approvata l'entrata del Kosovo nella UEFA, seguita da quella nella FIFA approvata dieci giorni dopo. Da allora il Kosovo prende regolarmente parte alle competizioni internazionali sia a livello di nazionali sia di club.
Il calcio kosovaro oggi
Oggi il campionato kosovaro è al 32° posto su 55 nel ranking UEFA, risultato niente male se si considera che le squadre della Superliga e Futbollit të Kosovës hanno iniziato a giocare le competizioni internazionali solo dal 2017/18. La squadra più blasonata è il Prishtina, che, come accennato in precedenza, gode di una discreta tradizione anche nel campionato jugoslavo e che ha vinto undici titoli kosovari dal 1991 a oggi. La squadra che ha vinto gli ultimi due campionati, nonché gli unici della sua storia, e che è attualmente la capolista dell'edizione in corso, è però il Ballkani, compagine di Suhareka, che ha iniziato a vivere un ciclo vincente da quando nel gennaio 2022 ha assunto l'allenatore albanese Ilir Daja.
Daja, già vincitore di tre campionati albanesi e considerato tra i tecnici migliori della storia del suo paese, ha vinto due campionati consecutivi e, cosa ancora più clamorosa, ha ottenuto, nel 2022 e nel 2023, due qualificazioni consecutive ai gironi di Conference League, le prime e uniche partecipazioni a una coppa europea di una squadra kosovara. In entrambi i casi il Ballkani è arrivato ultimo nel suo girone, ma già essere arrivati fino a questo punto (e aver vinto una partita nella fase a gironi in tutte e due le stagioni) rappresenta un traguardo storico e una grande soddisfazione personale per il tecnico nativo di Tirana. Il mister del Ballkani aveva già ottenuto un risultato simile con gli albanesi dello Skënderbeu, che nel 2017/18 guidò fino alla fase gironi di Europa League, cosa che lo rende il primo e unico allenatore ad aver raggiunto la fase a gironi di una coppa europea sia con una squadra albanese sia con una kosovara.
Un'altra squadra tra le società più note del paese è il Feronikeli di Drenas, campione del Kosovo per tre volte, che forse i tifosi milanisti ricorderanno per una partita amichevole giocata a Pristina contro i rossoneri di Marco Giampaolo nell'agosto del 2019. Quella partita, finita 0-2 con gol di Suso e Borini, vide l'esordio con la maglia del Milan di Rafael Leão. Tra le altre squadre più celebri ricordiamo il Drita, il Llapi, il Giljani e il Dukajini.
La nazionale e la diaspora kosovara
La nazionale kosovara, come detto prima, a partire dal 2014 ha avuto la possibilità di giocare partite amichevoli contro altre nazionali. L'esordio internazionale del Kosovo fu uno 0-0 in un'amichevole contro Haiti giocatasi il 5 marzo 2014 nello stadio di Mitrovica intitolato ad Adem Jashari, capo dell'UÇK ed eroe nazionale kosovaro. Il via libera alla partecipazione ai tornei ufficiali è poi arrivato nel 2016, e quindi il Kosovo ha subito potuto prendere parte alle qualificazioni al Mondiale 2018. Il primo Kosovo era una squadra formata da molti giocatori che contavano già alcune presenze nella nazionale albanese, come il portiere Samir Ujkani, il difensore Amir Rrahmani - ora al Napoli - e l'esterno d'attacco Milot Rashica, ma anche da figli della diaspora come Valon Berisha, Leart Paqarada e Alban Pnishi, nati rispettivamente in Norvegia, Germania e Svizzera da genitori kosovari.
Nella prima partita delle qualificazioni al Mondiale di Russia i kosovari ottennero un sorprendente 1-1 in casa della Finlandia, che però si rivelò essere l'unico risultato utile di un girone composto anche da Islanda, Croazia, Ucraina e Turchia. Dopo la Nations League del 2018/19, terminata con la promozione del Kosovo in Lega C, ci fu un autentico exploit nelle qualificazioni a Euro 2020, in cui la nazionale allenata dallo svizzero Bernard Challandes, guidata dai gol di Vedat Muriqi, Valon Berisha e Milot Rashica, toccò con mano il sogno di staccare il pass per la rassegna continentale arrivando terza nel suo girone dietro l'Inghilterra e la Repubblica Ceca e davanti a Bulgaria e Montenegro.
Il Kosovo nel 2019 è stato la seconda nazionale europea ad aver conquistato più punti validi per il ranking FIFA. La sconfitta per 2-1 contro la Macedonia del Nord nella semifinale dei playoff di novembre 2020, poi, spezzò i sogni di qualificazione dei kosovari, autori comunque di un grandissimo cammino. Non sono andate altrettanto bene le qualificazioni al Mondiale 2022, in cui il Kosovo ha chiuso all'ultimo posto, vincendo una sola partita, un girone in cui si ritrovò insieme a Spagna, Svezia, Grecia e Georgia, così come quelle a Euro 2024, in cui il Kosovo nel suo girone non è andato oltre il penultimo posto davanti alla sola Andorra e dietro Romania, Svizzera, Israele e Bielorussia.
D'altra parte, sia nella Nations League del 2020/21 sia in quella del 2022/23 il Kosovo è riuscito a difendere la permanenza in Lega C, arrivando prima terzo e poi secondo nel suo girone. Lo scorso febbraio la FFK ha annunciato l'ingaggio del tecnico tedesco Franco Foda, che nel 2021 guidò l'Austria a un buon cammino nell'Europeo, al posto dello sloveno Primož Gilha. A lui il compito di risollevare una nazionale reduce da un periodo deludente ma che dispone sia di giocatori esperti come il difensore centrale Amir Rramhani del Napoli, il terzino destro Mërgim Vojvoda del Torino, l'esterno d'attacco Milot Rashica del Besiktas e il centravanti Vedat Muriqi del Mallorca sia di giocatori più giovani quali il portiere Arijanet Muric del Burnley e l'esterno d'attacco Edin Zhegrova, che sta disputando una buonissima stagione al Lille.
Come normale che sia per uno stato al centro di tensioni internazionali, però, non mancano problemi, polemiche e proteste, sia endogene che esogene. Vale la pena di citare il caso di Mitrovica, città del nord del Kosovo, divisa a metà dal fiume Ibar: la parte meridionale, a maggioranza albanese, risponde alle istituzioni di Pristina. La parte settentrionale, a maggioranza serba, invece risponde alle istituzioni di Belgrado. Il ponte sul fiume Ibar che separa le due parti della città è sorvegliato a tempo pieno dai Carabinieri italiani facenti parti della KFOR, la forza multinazionale della NATO di stanza in Kosovo. È in questa zona che spesso nascono le tensioni tra kosovari e serbi, come dopo l'obbligo del governo di Pristina di circolare con targhe kosovare che nel settembre 2021 causò le forti proteste della minoranza serba nel Kosovo del Nord. O ancora nel settembre 2023, quando un poliziotto kosovaro venne ucciso da una banda armata di serbi a Banjska.
La squadra di calcio di Mitrovica inizialmente era il FK Trepča, fondato nel 1932 e che prende il nome dalle miniere di Trepça, a nord-est della città. Nel 1989, però, avvenne una scissione in risposta al divieto imposto ai giocatori albanesi di giocare nelle leghe jugoslave. Così nacque il KF Trepça, che si iscrisse alla lega kosovara parallela. Esiste anche un Trepça '89, fondato nel 1992, che però non ha niente a che vedere con le prime due squadre e che nel 2017/18 fu la prima squadra kosovara a giocare una partita di Champions League. Le tre squadre, oltre ad avere nomi simili, sono tutte neroverdi e tutte hanno un pallone nello stemma. Ma se il Trepça e il Trepça '89 sono della parte sud di Mitrovica e quindi giocano nel campionato kosovaro, il Trepča, che è della parte nord, gioca nel campionato serbo. Un episodio clamoroso si verificò nell'ottobre 2019, quando venne sorteggiato in casa contro lo Stella Rossa nei sedicesimi di finale della Coppa di Serbia e l'autobus della squadra di Belgrado venne bloccato alla frontiera con il Kosovo su ordine del governo di Pristina. La partita fu poi giocata con un giorno di ritardo in campo neutro (0-8, per la cronaca).
I problemi, però, esistono anche per quanto riguarda la nazionale: come ben noto, il Kosovo non può essere sorteggiato con la Serbia nei gironi di qualificazione o di Nations League, ma questa è solo la punta dell'iceberg. Lo scorso settembre la partita di qualificazione a Euro 2024 tra la Romania e il Kosovo è stata interrotta per un'ora a causa di uno striscione esposto dai tifosi di casa che recitava "Kosovo è Serbia", ed è ripresa solo dopo la rimozione del suddetto striscione. Indirettamente, il Kosovo venne coinvolto anche quando nella partita tra Serbia e Albania del 14 ottobre 2015, valida per le qualificazioni a Euro 2016, l'entrata nello stadio tramite un drone della bandiera della Albania etnica, raffigurante anche il Kosovo incluso all'interno dei confini albanesi, portò a un'enorme rissa e alla sospensione della partita, e più avanti allo 0-3 a tavolino per la nazionale albanese.
Il caso più eclatante risale però al marzo del 2021, quando per le qualificazioni al Mondiale 2022 si giocò Spagna-Kosovo. Per paura di dare adito alle rivendicazioni indipendentistiche di catalani e baschi, la Spagna è uno dei quattro paesi UE - insieme a Cipro, Grecia, Romania e Slovacchia - a non riconoscere il Kosovo, motivo per cui i media spagnoli dovettero provare a nascondere, in maniera a dir poco maldestra, i segni distintivi degli avversari. La televisione pubblica spagnola scrisse in minuscolo le iniziali del Kosovo nella grafica in sovrimpressione e chiamò gli avversari con il nome di "Federazione calcistica kosovara", mentre la Federazione spagnola optò per "territorio del Kosovo". Sempre la televisione pubblica spagnola, inoltre, censurò l'inno kosovaro mandando in onda solo le immagini senza l'audio. Lo possiamo dire senza timore di essere smentiti, una figuraccia in piena regola, da cui lo stato iberico uscì malissimo. È emblematico dell'assurdità della situazione questo video, in cui il team manager della nazionale kosovara Bajram Shala nella conferenza stampa pre-partita costringe i giornalisti spagnoli a pronunciare la parola "Kosovo" nonostante il divieto che avevano evidentemente ricevuto.
Quello del Kosovo è un movimento calcistico che, pur essendo molto giovane, è stato già capace di ottenere buonissimi risultati. Nonostante questo, come abbiamo visto, parliamo di una regione in cui il calcio sarà sempre legato a doppio filo alle questioni politiche e sociali, e quindi non stupiscono più di tanto i molti episodi che saltano agli onori delle cronache per ragioni che di calcistico hanno ben poco. La sfida dei prossimi anni sarà quella di cercare di rendere sempre meno turbolenta l'esistenza calcistica del Kosovo, senza la pretesa di mettere da parte certe tensioni, che molto probabilmente sono semplicemente irrisolvibili nel breve-medio termine, ma quantomeno cercando di fare in modo che il calcio locale non venga danneggiato dai paesi che si oppongono all'indipendenza dello stato kosovaro.
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