Benjamin Šeško vale il prezzo del biglietto
E ha tutta l’aria di chi vuole dominare il prossimo decennio.
Nel vocabolario della lingua italiana, l’aggettivo generazionale significa “processo operativo riguardante una o più generazioni”; non a caso, il termine segue concetti quali ricambio, divario, gap. Invece la nutrita schiera di appassionati di calcio sui social, come in gran parte delle sfere d’interesse, ha un contesto culturale tutto suo, difficilissimo da comprendere per chi ne è totalmente estraneo. Un fenomeno chiaro soprattutto su X, dove tante parole assumono un significato ben diverso da quello letterale. Generazionale è una di queste, erroneamente (secondo definizione) utilizzata per descrivere un giocatore o atleta che accompagna o accompagnerà un’intera generazione. Per questo motivo, è un aggettivo spesso accostato a giovani calciatori molto promettenti.
In particolare, Erling Braut Haaland ha fatto scuola. Il norvegese è il massimo del centravanti che verrà, anche se ormai è pura attualità. Una “nuova classe” di attaccanti che segue ed esalta le caratteristiche maggiormente cresciute negli ultimi anni di calcio: velocità, uso del fisico, partecipazione al gioco della squadra.
Non c’è l’intento di scomodare il vostro giovane preferito con paragoni blasfemi, bensì di parlare di uno di loro. I più avvezzi a seguire la Bundesliga conosceranno benissimo il nome e le sue potenzialità, ma non è certo un profilo di cui non si è mai sentito parlare prima d’ora. A tutti gli effetti, Benjamin Šeško è uno dei pionieri della nuova generazione di centravanti. Vietato confonderlo, tuttavia, perché ha qualcosa di straordinariamente unico.
La Red Bull anticipa l’Europa
Nella prima stagione al Red Bull Lipsia, al momento Šeško è a quota 14 gol e 2 assist in 37 partite. La convivenza con un predestinato come Loïs Openda avrebbe potuto creare qualche problema in termini di minutaggio, invece lo sloveno è riuscito a ritagliarsi il suo spazio e a far sentire il suo peso specifico fin dai primi mesi. Non ha giocato tanto, è vero (media di circa 45 minuti a partita), ma a maggior ragione le statistiche assumono importanza maggiore; ottimi i rapporti minuti/gol (0.71 ogni 90', è il sesto in Bundesliga) e minuti/G+A (0.85, uno ogni 107 minuti).
D’altronde, le larghe prospettive del futuro di Šeško erano percepibili già dalla quantità di record infranti, ancor prima di affacciarsi nel grande calcio. All’età di 18 anni conquista il premio di miglior calciatore sloveno dell’anno 2022, senza contare che è Young MVP nazionale da tre anni consecutivi. Inoltre è il calciatore più giovane di sempre a esordire con la maglia della Nazionale slovena, a 18 anni e un giorno; il gol più giovane della storia della Slovenia, ovviamente suo, arriva poco dopo.
Sul talento di Šeško ha scommesso l’azienda Red Bull, che lo ha portato a Salisburgo già nel 2019 e girandolo immediatamente in prestito al Liefering, squadra satellite degli attuali campioni d’Austria che milita nella seconda divisione. Nella prima stagione metterà a referto un solo gol, nella seconda ne arrivano ventuno, un’annata che gli vale l’opportunità di mettersi in mostra con il miglior club austriaco. Arrivano i primi gol europei, nei preliminari di UEFA Champions League, e i primi titoli: due campionati e una coppa nazionale, alzata al cielo da capocannoniere.
A onor del vero, l’RB Leipzig lo ‘prenota’ in anticipo: il club tedesco sfrutta quanto prima la corsia preferenziale a suo vantaggio (quella che ha permesso di acquistare, tra gli altri, Szoboszlai, Naby Keita, Upamecano, Konrad Laimer e Gulacsi) e compra lo sloveno nell’estate del 2022 per 24 milioni di euro, lasciandolo formalmente in prestito a Salisburgo per un’altra stagione. Giusto il tempo per siglare altre 16 reti in 37 partite, poi arriva il tempo dell’attuale avventura in Germania, dove sta tutt’altro che deludendo.
Nato per finalizzare
Benjamin Šeško è paradossalmente padrone dell’intuito che lo guida. Calcia con un’innata fame, che gli permette di sentire la porta con un feeling spiazzante. È un attaccante capace di creare tanti pericoli durante la partita: 41 Shot-Creating Actions e 9 Goal-Creating Actions durante la stagione corrente. Di piede destro, lo predilige per concludere ma sa usare ottimamente anche il sinistro. La potenza del suo tiro è sconfinata, decisamente non legata eccessivamente al piede con cui calcia.
Si getta spesso sul confine della linea difensiva avversaria e cerca presupposti per attaccare la profondità, caratteristica che gli riesce benissimo. Quando ha almeno un quarto di campo per andare a tu per tu col portiere, la lettura del movimento dell’estremo difensore è pressoché infallibile e gli permette di infilarlo alle spalle con grande tranquillità. La sua tazza di té è il tiro a giro di destro sul secondo palo, cercato in ogni occasione utile.
Ma non è certo l’unica soluzione utilizzata. Uno dei grandi pregi di Šeško è la versatilità, disponendo della giusta freddezza per adattare la propria conclusione al momento. Come già detto, segna tanto anche col sinistro. In particolare all’ingresso in area, se troppo affollata da difensori avversari, riesce a girarsi su sé stesso per poi calciare di mancino, rinunciando a tornare sul piede preferito. Sono proprio le situazioni più complicate a stuzzicare l’istinto, che trova giocate da far alzare in piedi il pubblico. Lo sloveno è pronto ad accendere la miccia in qualunque momento dei novanta minuti: ha nel sangue il gol che vale il prezzo del biglietto.
Molto usato anche il colpo di testa. Non potrebbe essere altrimenti, visti i 195 cm d’altezza che lo rendono uno dei più pericolosi anche in questo fondamentale. Rappresenta una minaccia costante non soltanto sui piazzati o sui cross; con i compagni del Lipsia cerca frequentemente l’uno-due, che va a chiudersi con il pallone alzato alle sue spalle cercando proprio la testa. Assieme a un piede fino come quello di Dani Olmo, si crea una connessione letale.
Šeško esalta una potenza inaudita anche nel colpo di testa, soprattutto quando schiaccia il pallone. Combina l’altezza a un ottimo tempismo, con il quale è capace di saltare su qualunque difensore. Sembra attrarre a lui la sfera, la segue nel movimento che lo porta a smarcarsi.
Lo sloveno si prende la responsabilità anche dal dischetto. Nei rigori trasformati questa stagione, spesso i portieri hanno letto la traiettoria senza arrivare alla parata. L’efficacia dagli undici metri è fuori discussione.
Vietato fermarsi
La caratteristica principale che rende Šeško un degno rappresentante della modernità in materia attaccanti, nonostante le disarmanti capacità, non è tra ciò di cui abbiamo parlato finora. Lo sloveno non è solo gol e finalizzazione: è un centravanti in continuo movimento, non stanzia mai in un’area precisa del campo.
Anche i numeri ci aiutano a capire che il suo lavoro è esteso a un prezioso aiuto per l’intero collettivo. La partecipazione ai movimenti della squadra è automatica, in area di rigore è una scheggia impazzita. Quando scende a ricevere si impegna nel raccordare il gioco, cercando lo scarico più vicino e affidabile. Si affida particolarmente al passaggio di prima, ma è capace anche di leggere tra le linee le possibilità di un filtrante.
Šeško si esalta in velocità: quando accende il motore vola in progressione, non si limita a un singolo strappo. Stupisce l’accelerazione in pochissimi secondi, sempre con il religioso intento di cercare una porta. Lasciarlo solo in campo aperto è un errore gravissimo, i difensori avversari non devono concedere eccessiva distanza con lo sloveno portatore di palla. Abbinando precisione e prestazione atletica, può fare male in ogni situazione; un pallone vacante non muore mai con lui nei paraggi, è spesso nel posto giusto al momento giusto per ribadire in rete. Il dato di conversion rate (tiri/gol) è da top player; Šeško è il quarto in Bundesliga con 0,24. Inoltre, dei 32 tiri registrati in campionato (respinte escluse) 19 sono in porta, con il 59,38% di shot accuracy.
L’accelerazione è anche l’arma che lo aiuta maggiormente nel dribbling, assieme all’uso del fisico che in realtà gli serve per qualunque cosa, dalla resistenza alla fase di non possesso, soprattutto negli interventi spalla a spalla o arpionando l’avversario da dietro. Lascia scorrere il pallone nel tentativo di superare l’avversario, poi quando è in movimento si sposta con pochi tocchi, piuttosto dà grande slancio prima di partire.
Nonostante l’altezza imponente, riesce a cambiare direzione della corsa nel raggio di pochi decimetri; alle sue spalle, il recupero in velocità è infatti molto complicato. Gli piace molto allungare usando il tacco. In area un suo marchio di fabbrica è la finta nello stretto, usata per cambiare piede con cui calciare e ricavare spazio per vedere la porta.
A volte bastano secondi per innamorarsi di un calciatore. Una giocata porta a scervellarsi su come sia stato possibile, sul capire come quel giocatore abbia potuto compiere un simile gesto tecnico. Ecco, per aguzzare la vista su Benjamin Šeško il gol in Svezia-Slovenia 1-1 del 2022 in Nations League è il biglietto da visita più prestigioso.
Un gol che funge da fedele riassunto a quanto descritto: istinto spericolato che non bada ai rischi, coordinazione e controllo dei movimenti del corpo pressoché impeccabili, atletismo, capacità di usare entrambi i piedi (sì, questo gol è segnato col piede debole), dinamismo. Il tutto condito da un pizzico di follia che non guasta mai. E forse è proprio questo che garantisce allo sloveno un promesso posto in prima fila delle stelle del futuro.
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