Logo sportellate
Serie A
, 23 Aprile 2024

Anche Cose Buone - Samardžić, artisti e supereroi


Giocate dalle ultime settimane di Serie A che la generazione highlights si è fatta sfuggire.

Requisiti per far parte di questa carrellata: essere una giocata di una squadra non compresa tra le prime 8 della classifica di Serie A; non essere inserita nei riassunti da 3.05' di DAZN o quasi 4' di Serie A perché vanificata da errori altrui o perché di una bellezza più difficile da cogliere rispetto a tutto ciò che circonda un'espulsione, un'occasione da gol o una chiamata del VAR.

Una carrellata necessaria, però. Perché la Serie A è piena- checché se ne dica - di chi fa Anche Cose Buone.

Lazar Samardžić (Udinese, vs Roma) - Danza macabra

Il 2023/24 non è stata esattamente la stagione, finora, nella quale Lazar Samardžić abbia dimostrato più voglia di stare a casa da solo, alzare lo stereo a palla e ballare, facendosi trascinare dal ritmo pervasivo nelle vene. La partita monca con la Roma è però una di quelle giornate in cui il tedesco stacca la testa e connette i propri sensi a quelli della palla che rotola. Lo fa con un incedere dubbio, quasi goffo, se un'Intelligenza Artificiale o un buon montatore togliessero la sfera dall'inquadratura. Questa però c'è, e la corsa stanca e a strappi assume una connotazione artistica tutta sua.

Pare quasi trascinarsi, Samardžić. Quando Paredes, Cristante e Huijsen si avvicinano a lui le caviglie sembrano ancor più fragili, le gambe meno irrobustite dai muscoli, i polmoni due spugne rinsecchite incapaci di sostenere uno sforzo sulla lunga distanza. La palla però manca solo per loro, nascosta dai minimi accerchiamenti del classe 2001 attorno ad essa per farla sfiorare solo e soltanto dal sinistro. Ogni centimetro quadrato dello scarpino, tacchetti e stringhe compresi, la sfiora per un istante.

La Danza macabra, il passo a due con uno spettro, che percepisci ma non afferri. Con la paura negli occhi, la Morte nel cuore e la volontà di assorbire tutto quello che assomiglia all'ultimo giro di giostra.

Ylber Ramadani (Lecce, vs Empoli) - A10 Genova-Ventimiglia

Zurkowski I, Gyasi, Zurkowski II. Non è una delle sequenze di gallerie che contagiano i 158.7 km tra Genova e il confine francese, ma la sequenza di tunnel infilati da Ramadani sulla propria trequarti per anestetizzare la pressione dell'Empoli.

Servito a qualcosa? No, perché il kosovaro perde il possesso, probabilmente anche perché Piccoli gli si avvicina abbastanza per dettare un passaggio che non vorrebbe mai ricevere. Ma il triplo tocco di esterno di Ramadani merita comunque i fiori. O, almeno, l'intitolazione di un tratto dell'Autostrada dei Fiori.

Caleb Okoli (Frosinone, @Napoli) - Cane da tartufo

Pensa essere a Napoli verso ora di pranzo, in una di quelle domeniche soleggiate di inizio aprile dove fa sì caldo ma non si soffoca ancora. Ma tu sei al Diego Armando Maradona, sudi copiosamente perché ti tocca correre quando la priorità di migliaia di persone attorno a te è decidere se mangiare prima del fischio d'inizio o durante l'intervallo, Di Lorenzo rientra sul sinistro per crossare e tu devi gestire Victor Osimhen in area di rigore.

Quello si fa sfilare per attaccarti dal lato cieco, dove puoi soltanto sentirlo con tutti i sensi che non siano la vista o il tatto. Fino alla sfida casalinga col Bologna, in pochissimi - e non ci esimeremo certo noi dall'ammetterlo - avrebbero detto che Caleb Okoli sarebbe stato in grado di annusarlo così bene. Un centrale dipendente dal contatto con l'attaccante avversario, senza il quale non ha ancora sviluppato letture adeguate per avere cittadinanza in Serie A? Non più, forse.

Okoli che fiuta Osimhen a un paio di metri da lui. Okoli che estende il braccio sinistro, non tocca il nigeriano ma non perde l'equilibrio. Che, allontanato il pericolo mandando in calcio d'angolo, aggiunge una discreta dose di pepe con la spinta e la smorfia di disappunto provocata sul volto mascherato dell'attaccante del Napoli.

Alessio Zerbin (Monza, @Bologna) - Folata

Di Gregorio compie l'ennesimo intervento sicuro e ansiolitico in uscita. Nella sua area di rigore ci sono 6 compagni, ma uno di questi si è già inclinato col busto verso la linea laterale. Servimi che scappo. La sovrapposizione interna di Carboni non è credibile, non porterebbe a nulla. Va bene l'ambizione, ma Alessio Zerbin si trova in 1vs1 contro Posch e a un tocco dall'essere triplicato da Freuler e Orsolini.

Qualche tocco. 30 metri da riempire tutti d'un fiato sono lì a qualche tocco. Esterno destro, ancora esterno destro, poi Posch decide di non temporeggiare più. L'aumento improvviso del ritmo dell'azione e della conduzione coglie impreparata la transizione negativa della squadra di Thiago Motta, con Orsolini che deve (vuole?) - spendere il giallo dopo meno di 300 secondi da inizio gara.

Un soffio impetuoso. Una raffica. Uno scroscio. La folata di Zerbin.

Morten Frendrup (Genoa, vs Lazio) - Fame

Un trequartista della Lazio sta solo pensando di ricevere con agio tra le linee della difesa posizionale del genere? Primo errore. Lo sta facendo orientando il primo controllo non verso la porta ma verso l'origine del filtrante? Secondo errore. Ritiene che sia una buona idea non preoccuparsi di controllare con gli occhi dove sia Morten Frendrup? Terzo, e più grave, errore.

Nei camaleonti la lingua, utilizzata per catturare le prede, in 1/100 di secondo raggiunge i 97 km/h. Più o meno l'accelerazione registrata dal danese che, per proteggere il terzetto difensivo alle sue spalle, avvolge con la gamba destra tutto il corpo di Felipe Anderson per strappargli il possesso. In un sol boccone.

Gianluca Gaetano (Cagliari, vs Juventus) - Quenelle

"Si può notare come Gaetano sia stato il giocatore che con i suoi passaggi ha rischiato la giocata più volte con il 52% dei quali andati a buon fine, ma soprattutto anche il giocatore che ha subito maggiormente la pressione dei giocatori avversari con un dato che sfora il 70%". Parole di metà marzo, riferite alla vittoria contro la Salernitana, ma che per questo Gianluca Gaetano valgono come una costante in questa stagione di Serie A.

In aggiunta, per vanificare la scalata aggressiva di Danilo in pressing, un triplo tocco di interno destro ad affettare l'appoggio per Nandez e un inserimento senza palla che avrebbe meritato la chiusura del triangolo del capitano uruguagio. Forma elegante, sapore ricco, presentazione impeccabile. Una quenelle.

Jacopo Fazzini (Empoli, vs Napoli) - Trance

Devi arrivare a meritarteli, momenti del genere. Momenti in cui potrebbe succedere qualsiasi cosa intorno, anche un raddoppio portato con angoli sbagliati da Lobotka, ma nulla dei progetti più ambiziosi potrebbe cambiare di una virgola. Li si guadagna con un approccio in non possesso ai limiti della perfezione, accorciando sul terzino bloccato durante la costruzione avversaria e assorbendo le sovrapposizioni della mezzala di parte. Li si ottiene con transizioni dirette a sfruttare la malagestione dei traversoni dalla fascia della coppia centrale avversaria.

Così tutta la legna di Jacopo Fazzini nella vittoria contro il Napoli trova finalmente un artigiano all'altezza per cesellarla, levigarla e rifinirla. Fazzini falegname è, però, anche Fazzini artista. Capace di disporre del tempo reale a proprio piacimento e trovare l'inserimento di Gyasi alle proprie spalle senza girarsi. Un tacco di scalpello, la firma di un'opera prodotta in un momento di pura insensibilità agli stimoli esterni.

Diego Coppola (Hellas Verona, vs Udinese) - Agents of S.H.I.E.L.D.

Lucca e Samardžić sono - a loro modo e per motivi diversi - due supereroi della bassa Serie A. Uno è gigantesco, l'altro è sarebbe troppo tecnico per sporcarsi col fango degli scontri salvezza. Quando Cabal rinvia addosso a Ehizibue, Baroni alza le braccia disperato. Saltella nell'area tecnica, insofferente per non poterla fermare lui, quella transizione dell'Udinese.

Servirebbe uno di quelli guidati da Phil Coulson. Magari il giovane e promettente Grant Ward. Marco Baroni come Phil Coulson e Diego Coppola come Grant Ward, nel respingere non una ma due volte in pochi secondi l'avanzata dell'Hydra Udinese. Prima di posizione, piantando la gamba sinistra, e poi in scivolata, mulinando quella destra.

  • (Bergamo, 1999) "Certe conquiste dell'anima sarebbero impossibili senza la malattia. La malattia è pazzia. Ti fa tirare fuori sentimenti e verità che la salute, che è ordinata e borghese, tiene lontani."

Ti potrebbe interessare

Come non raccontare l'incubo del Franchi

Francisco Conceição non è solo un dribblatore

Per l'Inter sta per arrivare il momento di Asllani?

La lotta intestina tra FIGC e Lega Serie A

Dallo stesso autore

Le tre vite di Mateo Retegui

Alla scoperta di Odilon Kossounou

Saba Goglichidze Ministro della Difesa

Cosa deve fare l'Atalanta sul mercato?

Lecce-Atalanta (0-2) - Considerazioni Sparse

Che finale di Coppa Italia aspettarsi?

Essere vice dell'Ungheria, intervista a Cosimo Inguscio

L'Ungheria a Euro2024, intervista a Marco Rossi

Il sogno puro dell'Atalanta

Anche Cose Buone - Vlasic Cuore Toro

Newsletter

pencilcrossmenu