Il miglior centrocampista di cui non avete sentito parlare
A quasi trent'anni, Pierre Lees-Melou è diventato uno dei migliori centrocampisti della Ligue 1.
Per quasi un decennio, le squadre italiane avevano sviluppato una sorta di complesso contro i preliminari di Champions League; una maledizione iniziata nel 2010 con il goal a tempo scaduto di Rosenberg che aveva distrutto i sogni di gloria della Sampdoria di Cassano e Pazzini e interrotta, solo temporaneamente, dal Milan di Allegri nell'estate 2013. A presentarsi a quell’appuntamento, nell'estate 2017, è il Napoli di Maurizio Sarri, costretto al terzo posto dalla Roma di Spalletti, grazie al goal di Perotti all'ultimo minuto dell'ultima partita della stagione, contro il Genoa, in un tardo pomeriggio che sarà ricordato soprattutto per le celebrazioni dell’ultima partita di Francesco Totti.
Lo spauracchio del calcio italiano d’agosto ha le fattezze di un allenatore svizzero dalle idee di calcio molto verticale e che ama risalire il campo mediante rapidi triangoli: si chiama Lucien Favre e nella stagione precedente aveva portato il Nizza a giocarsi l’accesso alla Champions League. L’andata si gioca a Napoli e si capisce subito che non ci sarebbe stata storia: il Napoli gioca un calcio non contenibile per la formazione nizzarda, che infatti oltre ad uscire dall’allora San Paolo con un 2-0 che non rendeva l’esatta dimensione del dominio partenopeo, dovette chiudere la partita in nove uomini.
In quel Nizza giocavano diversi giocatori molto ricercati sul mercato: il primo era Allan Saint-Maximin, ala dribblomane che poi abbiamo conosciuto al Newcastle, e il secondo era l’ivoriano Jean Seri, l’uomo attorno al quale girava il centrocampo di Favre. Proprio quest’ultimo mostrò i propri limiti contro la pressione alta ed aggressiva del calcio di Sarri, mentre al suo fianco un altro ragazzo mostrava maggiore intelligenza nel muoversi e nel giocare la palla aggirando la pressione del centrocampo del Napoli. Quel giocatore era Pierre Lees-Melou, l’uomo deputato da Favre a spalleggiare Seri in mezzo al campo in quella serata di Champions e che dopo quella partita ha vissuto una carriera da giocatore utile ma sottovalutato dal grande pubblico. Fino a questa stagione: oggi è il punto di riferimento del Brest, la realtà più sorprendente della Ligue 1.
L’evoluzione di un centrocampista
Quella partita di Napoli rappresenta sostanzialmente l’esordio del centrocampista girondino con la maglia nizzarda. La dirigenza dei Les Aiglons fu convinta dalle sue stagioni con la maglia del Digione, dove si era messo in mostra come un centrocampista particolarmente prolifico sia in termini di rifinitura che di finalizzazione.
Questo perché Lees-Melou nasce da incursore, un giocatore pensato soprattutto per alle spalle del centrocampo avversario; è con questi compiti che Favre decide di utilizzarlo inizialmente, tanto che a spiccare sono principalmente i contributi offensivi rispetto a quelli in fase di impostazione del gioco. Ciò che emerge, comunque, è la sua capacità di capire come si evolve lo sviluppo dell’azione e farsi trovare pronto a ricevere la palla per facilitare il palleggio della squadra.
Dopo Lucien Favre, a Nizza arriva in panchina Patrick Vieira. Il gioco diventa più ragionato, spesso ristagnante, frutto di una ricerca di una strategia dominante da parte dell’ex capitano dell’Arsenal, in cui Lees-Melou si dimostra parecchio utile in pressing e soprattutto nella fase di riconquista del pallone, elemento centrale di quella strategia.
Nelle quattro stagioni a Nizza, quindi, Lees-Melou si completa, aggiungendo funzioni al suo repertorio. Le sue abilità nel capire la giocata successiva in anticipo lo facilitano sia nel farsi trovare pronto a gestire la palla sia a scegliere l’azione corretta da compiere per riconquistare il pallone.
Queste capacità lo rendono un profilo fatto e finito per il calcio moderno e soprattutto pronto a tentare un salto di carriera in un campionato diverso: nel 2021 Daniel Farke decide di portarlo a giocare in Premier con la maglia del Norwich, neopromossa desiderosa di proporre un calcio offensivo ed associativo, apparentemente ideale per le sue caratteristiche. Ma il progetto ambizioso di Farke si schianta dopo poche giornate sull’eccessiva competitività della Premier League, un livello che travolge i Canaries e che porterà all’esonero del tecnico tedesco, sostituito da Dean Smith, un allenatore dal profilo decisamente più conservativo.
Per la formazione giallo-verde la stagione non cambia destino ma Lees-Melou si trova ad arretrare la sua posizione in mezzo al campo, costretto dal baricentro basso della squadra a giocare maggiormente a protezione della propria area di rigore anziché avvicinarsi a quella avversaria. Nonostante la stagione negativa a livello di squadra, grazie a questa esperienza, il suo spettro di funzioni aumenta: il francese può giocare non solo come centrocampista di invasione ma anche come costruttore. Con la retrocessione del Norwich in Championship finisce subito l’avventura estera e Lees-Melou decide di riattraversare il canale della Manica, fermandosi a Brest, dove decidono che è il caso di scommettere su questa sua evoluzione.
Anche qui le cose inizialmente sono complicate, almeno fino a gennaio 2023, quando il club decide di affidare la partita ad Eric Roy, un personaggio la cui storia meriterebbe una dissertazione specifica. Con lui alla guida, il Brest si tira fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione ed ottiene una salvezza tranquilla.
Oggi siamo qui a raccontare di una squadra al secondo posto della Ligue 1 e soprattutto di un Lees-Melou che ha completato il proprio percorso da centrocampista offensivo a uomo di raccordo tra difesa e centrocampo.
Come si inserisce Lees-Melou nel Brest
Oggi Pierre Lees-Melou è il giocatore chiave attorno al quale si muove il Brest di Eric Roy. A quest’ultimo va dato il merito di aver creduto nella possibilità di un passaggio definitivo dell’ex centrocampista del Nizza da compiti di invasione a compiti di costruzione. La scelta del tecnico nizzardo nasce da una necessità di ordine strategico ma soprattutto dalla necessità di esplorare fino in fondo il potenziale degli elementi offensivi della squadra. In particolare, la scelta di schierare Lees-Melou davanti alla difesa nasce con l’obiettivo di liberare l’estro di giocatori che non fanno propriamente della forza fisica il proprio punto di forza: stiamo parlando di Hugo Magnetti e Mahdi Camara.
Ma non sono solamente i due centrocampisti che completano il triangolo di centrocampo a beneficiare della sua presenza: anche i due centrali difensivi possono essere liberi di spezzare la linea difensiva sapendo di avere la giusta copertura da parte dell’ex centrocampista del Norwich. Se in questi mesi avete sentito tanto parlare in ottica mercato di Lilian Brassier è perché le prestazioni del centrale difensivo sono salite di livello proprio grazie alla libertà che si concede di andare a cercare l’anticipo ed il duello anche lontano dalla propria area di rigore.
Inoltre, la sua presenza sempre attiva in fase di costruzione del gioco (che sia occupando la zona alle spalle della prima pressione avversaria o abbassandosi tra i centrali di difesa) libera anche i terzini, che possono quindi fissare l’ampiezza e permettere al Brest di occupare meglio la trequarti avversaria. L’occupazione del terzo di campo avversario è un aspetto chiave della strategia di gioco del Brest, che spesso usa la capacità nel gioco aereo di Mouniè e Le Douaron come soluzione per accelerare la progressione in avanti del gioco in maniera diretta per poi usare la migliore occupazione degli spazi per sviluppare e rifinire il gioco mediante le seconde palle create dai duelli aerei.
In tutto questo Lees-Melou è l’uomo che dirige le operazioni e che all’occorrenza mette a disposizione il proprio bagaglio tecnico da ex-mezzala per dare concretizzazione alle idee di gioco del proprio allenatore. Difatti, il centrocampista del Brest, grazie al suo percorso di carriera, è in grado di svolgere tutte le funzioni richieste ad un centrocampista: protezione della difesa, distribuzione del gioco grazie alle qualità nel gioco lungo, conduzione del pallone.
La struttura fisica longilinea di Lees-Melou gli permette di essere particolarmente utile per l’esecuzione di diversi compiti: essendo molto alto sa farsi valere nel gioco aereo ed usa le gambe lunghe per intercettare più facilmente le linee di passaggio. Quando in possesso del pallone usa le sue lunghe leve anche per allungare palla al piede quando necessario e per proteggere la palla dalla pressione avversaria.
Il lato negativo della medaglia sta che alcune volte sarebbe necessario un approccio più conservativo nella gestione del pallone: ma un po’ per le richieste di Roy un po’ per la vena da rifinitore che ancora è presente nella sua mente, Lees-Melou spesso cerca la giocata verticale assumendosi qualche rischio di troppo. Così non poche volte gli capita di regalare palloni agli avversari all’interno della propria trequarti. Forse questo è l’ultimo passaggio che manca in questo percorso di arretramento sul terreno di gioco.
La stagione di Lees-Melou spiegata in numeri
Oltre all’esperienza visiva, anche le statistiche ci restituiscono il contributo di Lees-Melou alla stagione del Brest. I numeri mostrano chiaramente sia il suo stile di gioco e quello della squadra.
L’ex centrocampista di Nizza e Norwich rappresenta statisticamente un profilo unico tra i suoi pari-ruolo, sia se consideriamo il campionato francese sia gettando un occhio al confronto con altri campionati in giro per l’Europa. Questo a dimostrazione di come le qualità di Lees-Melou lo rendano un profilo specifico perfettamente incastrato nel modo di giocare della sua squadra.
Partiamo con il dato dei cambi di gioco: Lees-Melou ama molto il gioco lungo, una qualità molto apprezzata da Roy, che ama portare il possesso della sua squadra nella trequarti avversaria. Per questo motivo i cambi di gioco rappresentano una giocata perfetta nel rendere possibile questa strategia di gioco. Appena tre giocatori in Ligue 1 effettuano mediamente più cambi di gioco di Lees-Melou e solo uno di questi (Teji Savanier) agisce nelle stesse sue zone di campo. Anche la frequenza dei cambi di gioco (ossia la percentuale sui passaggi effettuati) mostrano chiaramente come il centrocampista nativo di Langon usi questo tipo di giocata su chiara richiesta del proprio allenatore.
Anche i numeri difensivi lo mettono davanti a tanti centrocampisti, sia se si tratta di interventi difensivi posizionali sia che si tratta di andare a contrasto con l’avversario, il centrale di centrocampo del Brest eccelle in praticamente tutti i valori. Come già anticipato, le sue lunghe leve lo rendono adatto anche a vincere i duelli aerei.
Questa capacità di esercitare al meglio tutte le funzioni di un centrocampista completo lo rendono un giocatore accostabile a livello statistico anche ai migliori giocatori al mondo in questo ruolo. Giocando con i numeri si può anche notare la capacità di Lees-Melou di essere vicino a livello numerico alle prestazioni di Rodri, un giocatore che non necessita di ulteriori presentazioni.
Insomma, la crescita da Digione a Brest passando per Nizza e Norwich, oltre che al dover lavorare con allenatori dalle strategie differenti, ha reso, ormai a 30 anni, Lees-Melou un giocatore che in molti definirebbero affidabile ma che, in realtà, ogni allenatore vorrebbe avere a disposizione, come quel pezzo mancante ad ogni meccanismo per farlo funzionare al meglio.
Lees-Melou e il calcio moderno
In un calcio dove sia giocatori che allenatori riconoscono la complessità del gioco, nessun giocatore può più essere considerato un’isola, né tanto meno può essere identificato in un singolo ruolo, Lees-Melou rappresenta la perfetta esemplificazione di questo concetto. Un giocatore che sa fare tante cose e che permette ai propri compagni di farne altrettante.
Se il Brest si trova al secondo posto della classifica in Ligue 1 ed esprime un calcio molto particolare, dove il possesso del pallone è secondario rispetto all’importanza della supremazia territoriale, questo lo si deve alla commistione di caratteristiche individuali che Roy ha saputo miscelare, dove Lees-Melou rappresenta quell’ingrediente che lega tutti gli altri esaltandone i rispettivi sapori.
A sette anni di distanza da quella notte a Napoli, Pierre Lees-Melou potrebbe tornare a calcare i campi della Champions League, sarebbe una bella storia per chi crede nella possibilità di sviluppare progressivamente il talento di un giocatore.
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