Barcellona-PSG (1-4) - Considerazioni Sparse
Il PSG ribalta il risultato dell'andata ed elimina il Barcellona.
Che non fosse la serata del Barca lo si era capito prima del fischio d'inizio di Kovacs, quando i tifosi blaugrana hanno attaccato con pietre e petardi il pullman dei giocatori di Xavi scambiandolo per quello dei parigini. I successivi 90' di Barcellona-PSG all'Estadio Olimpido Lluis Companys non sono altro che un lento incidere verso l'ennesima debacle europea dell'ultimo triennio dei catalani contrassegnata da inesperienza e eccessiva foga nei momenti decisivi.
Sin da subito il piano partita di Luis Enrique è molto chiaro, ricordando molto la stessa visione tattica con cui innescò la miccia dello storico Barcellona-PSG 6-1 del marzo 2017 proprio contro i parigini. Dentro Vitinha, Barcola e Zaine-Emery dal 1', con Hakimi e Nuno Mendes molto alti per chiudere i blaugrana nella loro metà campo e Fabian Ruiz che segue alto il ricevitore del Barcellona (spesso De Jong) in impostazione, formando un 4-2-4 in fase di non possesso che mette in seria difficoltà l'uscita palla dalla difesa della squadra di Xavi. I tanti palloni persi dagli spagnoli nel primo 1/3 di campo ne sono la principale dimostrazione, tra cui il doppio errore di Araujo che cambia definitivamente la partita.
Le luci e ombre del Barca si impersonificano rispettivamente in Lamine Yamal e Ronald Araujo. Il crack spagnolo classe 2007, alla prima occasione costruita utile, si inventa dal niente, con un esterno sinistro vellutato, l'assist che permette a Raphinha di sbloccare la gara. I due errori ravvicinati del difensore uruguagio rappresentano i titoli di coda della stagione blaugrana: l'entrata su Barcola è il più classico dei suicidi sportivi, nonché uno dei marchi di fabbrica al negativo (la scadente costruzione dal basso) più volte evidenziato dalla squadra di Xavi in questa stagione sia in Champions League che ne La Liga. La conseguenza è il rosso estratto da Kovacs, perfetto nella valutazione dell'episodio considerando il mancato utilizzo del Var, e l'uscita dal terreno di gioco per scelta tecnica di Yamal, altra decisione rivedibile di Xavi.
I restanti 2/3 di gara sono un crescendo dei francesi e di Kylian Mbappé, finora corpo estraneo in questo doppio confronto. Il PSG, su imbeccata di Luis Enrique, allarga il giro-palla sfruttando la superiorità sugli esterni prima su azione e poi su palla inattiva e ribaltando la gara con Dembélé e il solito Vitinha che, insieme a Barcola e Fabian Ruiz, riveste il ruolo di co-MVPs del quarto di finale contro i catalani. Nonostante l'uomo in più, il Paris riesce comunque a rendersi la vita difficile prima di chiudere la partita con Mbappé, rischiando sulle fiammate di Gündoğan e di uno spento Lewandowski: giusto a confermare come la solidità difensiva non può essere una caratteristica predominante della squadra di Luis Enrique.
Al Khelaifi e tutta Parigi possono tornare a sorridere, cosi come Luis Enrique, che esce nettamente vincitore nel confronto con Xavi e conferma di essere il profeta delle remuntade. Ora tra il PSG e il teatro dei sogni c'è solo un galvanizzato Borussia Dortmund: proprio per questo, guai a sottovalutare la banda pazza di Terzic...
Ti potrebbe interessare
Dallo stesso autore
Newsletter
Iscriviti e la riceverai ogni sabato mattina direttamente alla tua email.