Juventus-Fiorentina (1-0) - Considerazioni Sparse
1-0 gol di Gatti: è Juventus-Fiorentina, ma potrebbe essere quasi tutte.
Allo Stadium va in scena un grande evergreen della nostra Serie A. Riecco i soliti volenterosi sforzi della Fiorentina di Italiano che vanno puntualmente a schiantarsi contro il muro eretto dalla Juventus di Allegri. L’esito finale è sempre lo stesso. 1-0. Massimiliano deve avere tirato un bel sospiro di sollievo quando ha letto il calendario lunedì mattina dopo la ripassata romana; sommerso dai fulmini e tempeste degli ultimi due mesi, ci voleva proprio una bella serata revival, per rimpinguare una classifica triste, per ricordare un po’ i bei tempi andati e per evidenziare a tutti che il calcio è semplice, soprattutto quando l’allenatore avversario è Vincenzo Italiano.
Non è d’altronde poi colpa della Fiorentina se la sua conformazione fisiologica sembra costruita in laboratorio per perdere sempre 1-0 contro le diavolerie aruspiche di Allegri. Per la verità oggi nel primo tempo Italiano ha anche provato a fare qualcosa di diverso, tentando di scimmiottare a forza l’ineguagliabile calcio contemplativo allegriano. La Fiorentina prova a snaturarsi e a rigettare l’idea di gioco del calcio nella prima mezzoretta, ma viene prevedibilmente fuori una frittata insapore. La Juve si sfrega le mani e sguazza placida nell’improvvisato rifiuto di gioco avversario, spaesato alle prese con un ritmo di gioco lento come la sceneggiature de La Zona d’Interesse: viene allora addirittura fuori l’abnormità di quattro gol in 30 minuti, un’overdose incontrollata. Tre reti per fortuna viola sono annullate, di cui almeno due per circostanze anche sfortunate per la Juve. Davanti a una tale Caporetto, la Fiorentina torna allora mesta suoi passi e nel secondo tempo riecco il classico copione. Attacco contro difesa, giochisti contro risultatisti a volto scoperto, una pièce teatrale di successo mondiale all’ennesima replica. Il finale tanto è sempre lo stesso e la ragione di specie è ormai nota anche ai bambini. Le qualità offensive della Fiorentina sono sempre troppo, troppo modeste per impensierire i tre centrali bianconeri.
Certo, avrà pensato Italiano, una volta la roulette dovrà anche girare sul mio numero e che diamine. Forse un giorno accadrà, ma non stasera; nella goffaggine dello sciagurato Nzola, inconsapevole dodicesimo uomo bianconero e nei dribbling inconsistenti come goccioline di vapore di Nico Gonzalez si annida il grande mistero della Viola targata Italiano. Che giudizio dare al valore del suo condottiero? Un allenatore geniale capace di valorizzare al massimo una rosa mediocre o un allenatore incapace di fornire letture alternative alle partite, costruttore di squadre costantemente aride? La risposta definitiva ce la darà solo il tempo, soprattutto quando Italiano avrà a disposizione una rosa più profonda e più pronta tecnicamente (avverrà a breve). Per adesso, il campionato è da considerarsi kaputt. Rimangono due belle coppe su cui buttare anima e sangue; la brutta notizia per Italiano è che però in una delle due competizioni veleggia inquietante lo spirito allegriano. La buona notizia è che nell’altra Allegri invece non c’è.
1-0 con zampata del difensore centrale, 25% di possesso palla, un paio di miracoli del portiere. Ah che odore inconfondibile di allegrata. È una vittoria che, come tutte le vittorie, serve alla classifica, rinfrancata dopo i ritorni di Bologna e Roma. Serve tuttavia a poco altro. Le ragioni sono note ai detrattori e ai sostenitori di Allegri, ormai due ben distinte categorie di tifo costrette loro malgrado a convivere sotto lo stesso cappello. La Juve continua e continuerà per sempre a non proporre calcio e a mancare il salto di qualità, mentre procede a costruire una narrazione distorta e fondata su un mirabolante raggiungimento del posto in Champions, che verrà presumibilmente festeggiato come un trionfo e non come ciò che dovrebbe davvero rappresentare, per blasone della storia e valore della rosa attuale: il minimo sindacale;
D’altronde l’idea di calcio di Allegri si basa, come è noto anche ai sassi, sul puro e semplice risultato. Se manca il risultato, rimangono solo voragini. Considerare per questa rosa, con un solo impegno a settimana, il terzo posto come risultato, rappresenta il vero fallimento di Allegri, un tempo geniale allenatore e ora ridotto a controfigura del vincente che fu pur di tutelare il suo lauto contratto. La squadra arriverà terza con il pilota automatico e magari strapperà pure una Coppa Italia. A chi investe il denaro, spetterà poi la valutazione finale. Si può arrivare terzi in tanti modi e questo non è certamente il modo migliore per ricostruire. E poi Max, fattelo dire a margine; butta dentro almeno una volta Sekulov e Nonge anche quando vinci, anche magari in uno Juventus-Fiorentina 1-0 al 70', che altrimenti tocca pensar male. I giovani non sono carne da macello da lanciare al mercato. D’altronde mica sono tutti Yildiz…
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