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Copertina Bologna Thiago Motta
, 3 Aprile 2024

Il Bologna pensa e agisce veloce


Il lavoro di Thiago Motta ha messo i giocatori al centro di tutto.

Dopo un finale di 2022/23 meraviglioso, pensare che il Bologna potesse addirittura rilanciare le proprie ambizioni sembrava un'esagerazione. Invece, una campagna acquisti mirata e una solida coerenza tattica, oltre a una preparazione estiva svolta interamente da Thiago Motta, hanno permesso ai felsinei di raggiungere un quarto posto in classifica più che meritato, figlio di 54 punti in 29 partite. Una profonda coerenza tattica ha legato le due formazioni ma quei pochi tasselli inseriti in rosa hanno permesso un ulteriore passo in avanti alla squadra. Ma cosa differenzia i rossoblù dalle altre squadre? Siamo provati ad entrare nella tela del tecnico italo-brasiliano per carpire alcuni dei suoi segreti.

Quando Motta si è seduto sulla panchina del club si è trovato un gruppo di giocatori che, per caratteristiche personali ed esperienze precedenti, già condivideva un terreno di coltura con lui. Ciò gli ha permesso di inserire le sue idee di gioco all'interno di un sistema più funzionale per tutti.

Ad oggi uno dei tratti più riconoscibili del Bologna è la capacità di creare densità da una parte del campo portando molti giocatori vicini tra loro così da creare una serie di potenziali linee di passaggio che costringe gli avversari a prendere una decisione: il marcatore seguirà il suo uomo a tutto campo? Oppure si accetterà di essere numericamente in svantaggio in quella piccola frazione così da rimanere più saldi come blocco difensivo?

Quella che potrebbe sembrare una struttura di relazioni nasconde molto di più: la necessità di dover etichettare o creare un modello stride contro una realtà ben più dinamica e dettagliata. Capire perché Zirkzee si trovi in quella posizione è più importante di cercare di strutturare una linea guida dove far ricadere questo caso. Basterà attendere qualche minuto per avere un’azione simile, portata avanti dagli stessi interpreti ma che occuperanno posizioni diverse e genereranno relazioni differenti. Questo accade perché i giocatori del Bologna si associano molto bene tra loro, soddisfano splendidamente le richieste di Motta, sono tecnicamente a proprio agio con il flusso dell’azione e hanno capacità tattiche per far sì che una qualunque costruzione possa portare ad un’occasione pericolosa.

Ovviamente, la rosa del Bologna non è la migliore della Serie A. Tanti dei giocatori che adesso stanno brillando hanno avuto molte difficoltà nello stesso campionato italiano. A fare la differenza è la voglia di Thiago Motta di mettere l’allenatore al servizio del giocatore, e non viceversa.

Volti nuovi per Thiago Motta

Idealmente, questo paragrafo sarebbe dovuto essere uno degli ultimi ma è impossibile addentrarsi nelle idee di Motta senza capire l’importanza di quattro acquisti estivi: Riccardo Calafiori, Sam Beukema, Remo Freuler e Alexis Saelemaekers. Non si può parlare separatamente di Beukema e Calafiori, dato che le principali migliorie tattiche della squadra sono arrivate proprio in difesa. Beukema è atterrato in Italia dopo un paio di stagioni più che buone con la maglia dell’AZ, ed è stato un acquisto mirato. Diverso il discorso su Calafiori: dopo annate tormentate dagli infortuni e dal poco spazio trovato con la Roma, al Basilea il terzino è riuscito a trovare un minutaggio decente e a mettere in mostra le sue qualità. Quando è arrivato a Bologna c’era difficoltà nel capire come sarebbe potuto inserirsi nelle tattiche di una squadra che, salutato Cambiaso, si è trovata con un Victor Kristiansen (altro volto nuovo) a presidiare, più che bene, la corsia di sinistra.

Gli unici due ad avere già chiaro il master plan erano il direttore sportivo Giovanni Sartori e Thiago Motta. La differenza più evidente tra i felsinei della scorsa stagione e questi è in difesa. Con Beukema, centro-destra, e Calafiori, centro-sinistra, si completa una linea a quattro di difesa (Posch e Kristiansen larghi) che permette di avere un ampio ventaglio di soluzioni in fase di possesso palla e di prima costruzione. Il video sottostante ne è una dimostrazione: si parte da una situazione di 3+1 con Beukema come braccetto a destra che allarga subito il gioco dall’altra parte. In un nanosecondo arrivano altri tre giocatori in maglia bianca a fare densità e svuotare il centro del campo. Il centrale olandese, dunque, si trova una prateria davanti a sé e può salire palla al piede, servire Zirkzee con una diagonale precisa e continuare a seguire l'azione del compagno fino alla sua conclusione.

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Thiago Motta ha dato ancora più libertà di movimento a Calafiori. Le ottime caratteristiche tecniche gli permettono di essere un punto di riferimento in fase di possesso a prescindere dalla zona del campo in cui si trova ed è spesso il primo a staccarsi dalla linea arretrata per dare supporto centrale nella metà campo avversaria. La premessa è la stessa: cambio di gioco per smuovere il pressing avversario e avvio della costruzione. Calafiori si alza sulla linea di Freuler formando un 3-4-3 con le mezzali larghe ma il suo compito non è finito qui. Quando Moro riceve cerca subito Zirkzee in profondità che attira il movimento del centrale generando ulteriore spazio in mezzo al campo. Il colpo di tacco dell’olandese permette al Bologna di saltare un paio di tempi di gioco e mette Calafiori in un’ottima situazione che, in questo caso, non verrà sfruttata. Studiare le diverse modalità d'attacco dei centrali richiederebbe un ulteriore articolo che, fortunatamente, è stato già spiegato da Dario Pergolizzi su l'Ultimo Uomo.

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Capire i movimenti della difesa è fondamentale per comprendere la fluidità richiesta da Thiago Motta ai suoi ragazzi. Non a caso per bilanciare il tutto ha scelto un giocatore che ha fatto dell’equilibrio e dell’intelligenza tattica i suoi cavalli di battaglia. L’esperienza bergamasca di Remo Freuler ha forgiato lo svizzero e, nonostante le indicazioni richieste alla squadra e al singolo fossero diverse, non risulterà difficile capire come abbia fatto il centrocampista elvetico ad adattarsi così bene alla nuova realtà. Dopo la parentesi in terra inglese con la maglia del Nottingham Forest, Freuler è tornato in Serie A e lo ha fatto da protagonista. L’impressione è quella che nella sua testa l’azione si svolga sempre un attimo prima della realtà e questo lo porta a trovarsi sempre al posto giusto.

In una squadra dove tutti, o quasi, sono pronti a staccarsi per aiutare la manovra offensiva, sapere di avere alle spalle un uomo-ovunque come l’ex Atalanta permette di farlo con dosi minori di ansia e pressione. Per il resto dell’articolo sarà importante tenere a mente che in questo flusso continuo che è, per il Bologna, il lavoro da equilibratore di Freuler è non solo vitale difensivamente ma, può sembrare paradossale, permette ai felsinei di essere estremamente più offensivi.

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L’ultimo ad aver permesso di completare la trasformazione del Bologna è Alexis Saelemaekers. Arrivato dal Milan al termine di un’esperienza con alti e bassi, si è trovato in un contesto tecnicamente a lui più consono. Thiago Motta lo ha spostato da destra a sinistra, cercando di sfruttare al massimo le sue qualità tecniche e nascondendo alcune sue carenze atletiche più evidenti. A Milano si chiedeva al belga di pestare la linea della rimessa laterale per saltare l’uomo e arrivare a crossare in fondo, a Bologna il compito è quello di accentrarsi dentro il campo per attirare su di sé il pressing così da poter scaricare verso l’esterno difensivo della sua stessa corsia, che nel frattempo si è sovrapposto, o verso l’altro lato del campo.

L’esterno belga è abilissimo in questo: sa quando fermare il gioco e quando accelerare per prendere contro tempo la difesa. Rispetto a ciò che poteva chiedere a Barrow – giocatore fisicamente più forte ma che si trova a suo agio soprattutto negli ultimi venti metri di campo – Thiago Motta si è trovato a poter disporre di un ventaglio di alternative completamente diverse, le quali permettono di far rendere meglio tutta la squadra.

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L'importanza di costruire palla a terra

Per far sì che la manovra del Bologna risulti sempre fluida è necessario che l’azione inizi palla a terra. Anche in questa situazione di gioco ci si può relazionare in tanti modi differenti: due centrali con il portiere in mezzo tra loro, linea a tre con uno o due giocatori davanti o linea a 4 con due mediani; l’importante è la velocità con cui si gioca il pallone così da superare il primo pressing. L’obiettivo di questa rapida transizione è spostarsi su una delle due fasce muovendo i marcatori avversari tanto da permettere ad uno dei due centrali di sganciarsi per fornire un’ulteriore linea di passaggio e, quindi, ulteriore fluidità.

Thiago Motta
Nella foto qui sopra si può vedere il 3+1 del Bologna: Beukema si stacca dalla linea difensiva e costringe il marcatore a seguirlo. Lo scopo è quello di attirare fuori posizione Leao: la corsia di sinistra del Milan rimane con il solo Theo a presidio.

Il Bologna cerca sempre di occupare il campo in ampiezza, puntando a sfiancare gli avversari facendoli correre da una parte all’altra. Questo è ciò che succede in occasione del gol del 2-2 al Milan.

Dopo aver superato il primo pressing sulla corsia di destra il pallone torna nelle zone centrali del campo. Beukema serve Ferguson e indietreggia: lo scozzese completa il cambio di gioco arrivando a Kristiansen, più largo possibile. Zirkzee attacca la profondità verso quel lato attirando Kjaer e lasciando spazio a Saelemaekers, su cui il marcatore deve ancora tornare. Il danese sceglie di servire l’attaccante olandese che appena tocca palla alza la testa e vede Calafiori da solo. Freuler si lancia nello spazio per garantire ancora più libertà al centrale che cerca subito di completare il ribaltamento verso Orsolini, aiutato dal bel taglio di Moro. L’esterno lascia sul posto Theo e fa partire un filtrante teso a cui è promesso sposo Kristiansen, che viene atterrato portando così al rigore decisivo.

L’obiettivo, sin dall’inizio dell’azione, era proprio quello di isolare Theo, non il miglior terzino in marcatura della Serie A, e lo era diventato ancor di più dopo aver inserito un giocatore con gamba e dribbling come Orsolini.

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Come prima, fare densità su un lato è fondamentale per lo sviluppo dell’azione. Contro l’Inter, forti della maggiore ampiezza in fase di possesso, gli uomini di Motta hanno costruito lungo le fasce, in particolare sul lato di Posch, giocatore cardine in questo tipo di costruzioni.

In un'azione del primo tempo del Dall'Ara, non viene portata a termine la triangolazione a causa di un errore tecnico. Ma la velocità con cui i tre si trovano a chiudere lo scambio avrebbe permesso ai rossoblù di tagliare trenta metri di campo e tre avversari con solo tre passaggi e al laterale austriaco di poter giocare di prima su Zirkzee per allargare nuovamente il gioco.

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Questo è ancora più visibile in una risalita a San Siro col Milan. Da una palla sporca e un’azione difensiva che diventava sempre più pericolosa il Bologna ne esce con dei passaggi difficilissimi e una giocata stupenda di Saelemaekers. Essere in fiducia naturalmente aiuta ma quando i giocatori sono così liberi di cercarsi anche in situazioni complicate è estremamente più probabile che venga fuori qualcosa di bello.

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Tra le ragioni che rendono sostenibile questo sistema c’è il grande segreto di Pulcinella di questa squadra: il lavoro dei centrocampisti. Se di Freuler e della sua importanza per far salire di grado la squadra ne abbiamo già parlato è invece importante soffermarsi sul capitano di questa squadra, Lewis Ferguson.

L’ex giocatore dell’Aberdeen si è preso fin da subito un posto nel cuore dei tifosi rossoblù e al centro dell’idea di gioco di Motta. Già nella passata stagione lo scozzese aveva mostrato le sue qualità tanto in fase di costruzione quanto come incursore, chiudendo con sette gol in Serie A. Quest’anno non si sta solo ripetendo, ma sta anche alzando di giri il motore. Rispetto agli altri centrocampisti è nell’88esimo percentile per non-penalty xG per 90’ (0.16), nell’89esimo per tocchi nell’area avversaria per 90’ (2.43), nel 90esimo per passaggi progressivi ricevuti a partita (4.39) e nel 91esimo per falli subiti in 90’ (2.04, tutti i dati sono raccolti da FbRef). Questi dati statistici ci restituiscono l’identikit di un giocatore offensivamente imponente ma Ferguson sa essere molto di più.

Lo scozzese sembra essere l'uomo più in sintonia con le idee di gioco di Motta, lo si è notato fin da subito. A prescindere dalla zona del campo in cui si trova rappresenta un porto sicuro per tutti i compagni di squadra. La sua continua attività di scansione del campo, come si vede anche nella clip qui sotto, gli permette di cercare subito una zona libera dove ricevere il passaggio e capire verso quale direzione si muoveranno gli avversari. Dopo aver pulito una situazione confusionaria fornendo un tracciante ad Aebischer fa quei pochi passi indietro che gli permettono di mandare fuori giri il giocatore che rientra e lasciano più spazio a Posch.

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Thiago Motta ha parlato di quanto sia diventato difficile scegliere chi far giocare a centrocampo. Oltre Freuler e Ferguson sono tanti i nomi per pochi posti: Aebischer, imprescindibile o quasi, Fabbian, il quale si sta ritagliando sempre più minutaggio, Moro, in calo rispetto alla scorsa stagione ma sempre prezioso, e Urbanski, giovane dalle grandissime potenzialità che ha già dimostrato di essere pronto per la Serie A. Parlare di ogni singolo giocatore renderebbe infinito questo articolo già piuttosto lungo, vale la pena però spendere due parole per Giovanni Fabbian, arrivato in estate dall’Inter (che ha l’opzione per il contro-riscatto) dopo l’ottima esperienza in B con la Reggina e che ha impiegato un po’ di tempo ad entrare nei meccanismi di Motta, ma che da quando lo ha fatto si è dimostrato letale (anche in zona gol, come testimoniano le cinque reti in Serie A, una ogni 170’).

Indirizzare il pressing

Fabbian è estremamente utile anche in fase di non possesso. Il modo in cui guida al pressing tutta la linea è proprio dei giocatori più esperti ed è fondamentale per capire il comportamento dei giocatori del Bologna in questa circostanza. Fin da quando il pallone è al portiere avversario i rosso-blu accettano l’uomo contro uomo per lasciare il minor spazio possibile di manovra agli avversari.

Contro l'Inter, il Bologna lascia inizialmente libero solo un giocatore (Bastoni) che appena riceve palla viene rincorso dal marcatore: non trovando linee di passaggio percorribili e dovendo scegliere alla svelta prova a giocare il pallone nella zona più libera del campo ma la prontezza dei centrali del Bologna (Lucumì) garantisce un facile possesso ai felsinei.

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Il pressing del Bologna ha un grande pregio quello di far credere agli avversari che ci sia sempre una parte del campo libera, mentre quella è la zona designata dall’allenatore dove recuperare il pallone. Inevitabilmente, quando si affrontano squadre forti nel palleggio quanto l’Inter si deve accettare di correre dei rischi; d’altronde, anche il migliore dei pressing può essere superato da una fitta rete di passaggi di prima.

Allo stesso tempo, però, costringere sempre gli avversari a fare passaggi non facili o tentare dribbling nello stretto può portare a delle palle perse in zone pericolose del campo. Il video sottostante riassume tutto questo: Barella è convinto che tornare indietro sulla fascia gli permetterà di eludere il pressing di Moro. Appena arriva in posizione, però, viene raddoppiato da Orsolini e la giocata che tenta non fa altro che regalare il pallone in una zona pericolosa. Orso serve splendidamente Castro che spara alto: si è arrivati al tiro con un solo passaggio.

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Non è semplice e, soprattutto, non c’è una formula matematica che nel calcio garantisca di raggiungere risultato y applicando metodo x. Ci sono tante possibilità, ciascuna delle quali ha una propria efficienza che muta a seconda di tutti quei fattori che abbiamo provato ad elencare in questo articolo. Il Bologna di Thiago Motta non si è forgiato sulla ripetizione del caso ma sull’imprevedibilità delle possibilità che ha imparato a costruire e che continua a costruire. L’italo-brasiliano ha impresso la costante volontà di reagire all’avversario così da costringerlo a sua volta alla reazione, la coesione tra gruppo e staff ha permesso la realizzazione di tale volontà e lo ha fatto divinamente.

  • Nato nella torrida estate romana del 1996, studente di Storia contemporanea e appassionato di cinema. Crede che stoppare il pallone con la suola sia il requisito minimo per giocare ad alti livelli.

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