Russell Wilson, il peggior scambio della storia NFL
Il taglio del QB ex Sehawks da parte dei Broncos ha posto fine a un gigantesco What If della NFL contemporanea.
Giugno 2016. Da pochi mesi Peyton Manning si è ritirato come quarterback dei Denver Broncos. Sylvester Williams, defensive tackle di quei Broncos, avverte pubblicamente quanto sarebbe stato difficile trovare un sostituto all’altezza del #18. "Penso solo che non si possa sostituire un ragazzo come lui, perché è un ragazzo così potente che devi solo trovare altri modi per riportare un po' di quell'energia nello spogliatoio. Non ci sarà mai un altro Peyton Manning nello spogliatoio che toccherà la squadra come ha fatto lui". Quei Broncos avevano appena vinto il Superbowl, sconfiggendo i Carolina Panthers al Levi’s Stadium di Santa Clara. Nulla lasciava presagire alla caduta drastica che avrebbero avuto negli anni a venire: nelle otto stagioni successive, Denver non ha partecipato alla post-season, in sette ha chiuso addirittura con record negativo. Durante le ultime due, la guida in campo è stata assunta da Russell Wilson.
16 marzo 2022. Denver prova il salto definitivo, aggiungendo quello che si pensava essere l’ultimo tassello per puntare al bersaglio grosso. Prende un quarterback di caratura mondiale, inserendolo a fianco di un pacchetto di ricevitori in ascesa e di una linea difensiva tra le migliori della lega. Si è soliti indicare con l'espressione pokeristica andare all-in per scambi così corposi: per guadagnarsi i servigi di Russel Wilson, la franchigia del Colorado ha ceduto ai Seattle Sehawks i servigi di Drew Lock, Noah Fant, Shelby Harris e i diritti di cinque scelte al draft – due al primo giro 2022 e 2023, due al secondo giro 2022 e 2023 e una al quinto 2022.
Un esborso enorme: l’ex quarterback dei Seahawks ha poi firmato a settembre 2022 un’estensione quinquennale da $242.6 milioni, $161 garantiti. Un contratto gigantesco, di quelli che abbiamo imparato a conoscere in quest’ultimo periodo dell’NFL, considerato sì oneroso ma non eccessivo dagli insider della lega. Russell Wilson, a Seattle, sembrava essere leggermente regredito nelle ultime annate, ma le colpe attribuitegli erano sfumate, meno evidenti. Era sensazione comune che tutta la franchigia dei Seahawks fosse rimasta al 2014, anno in cui aveva vinto il Superbowl, distruggendo proprio i Denver Broncos 43-8 al Met-Life Stadium In New Jersey.
Appena firmato il contratto, Russell Wilson aveva dichiarato che il piano era giocare ancora 10-12 anni nella lega, alzando 3-4 Lombardi Trophy. Anche il GM George Paton si rivelò entusiasta per questa presa, definendo unico il fatto che si potesse mettere insieme uno scambio per prendere un giocatore così nel fiore degli anni. La contemporanea assunzione di Nathaniel Hackett come head coach - dopo tre stagioni formidabili come offensive coordinator ai Green Bay Packers, che avevano permesso ad Aaron Rodgers di raggiungere una seconda giovinezza - era immaginata come la perfetta ciliegina su una torta già ben farcita.
Sembrava essere tutto apparecchiato, per un suggellamento di Russell Wilson anche a Denver e lontano da Seattle. Lontano da Pete Carroll, capo allenatore di quei Seahawks che non erano riusciti a stabilire una “legacy” nello stato di Washington come il duo Brady-Belichick aveva fatto a New England. E invece, due anni dopo, ci si ritrova a parlare di quello che in molti definiscono il peggior scambio nella storia del football.
4 marzo 2024. I Denver Broncos ufficializzano il taglio di Russell Wilson, risparmiando $85 milioni nel salary cap delle prossime due stagioni. "Abbiamo parlato con Russell Wilson per informarlo del suo rilascio dopo il 13 marzo", hanno detto l'allenatore Sean Payton e il direttore generale George Paton in una dichiarazione congiunta. Rilasciato, tagliato, un giocatore non più necessario. Un colpo tremendo per un QB che solo due anni fa era visto come il salvatore, colui che avrebbe indicato la via.
Una decisione economica, certo, ma non solo. L’avventura di Wilson a Denver è già da considerarsi negli archivi della NFL alla stregua di uno dei tanti what if, che ci avrebbe fatto più piacere se fosse finita in un modo diverso. A bocce ferme, la separazione tra Russell Wilson e i Denver Broncos era inevitabile?
Numeri
La corsa di Wilson, nelle due stagioni, è terminata con un record di 11-19. Tre head coach (Nathaniel Hackett, Jerry Rosburg ad interim e Sean Payton), tre playcaller, due stagioni con record negativo, due mancate post-season. 42 touchdown, 19 intercetti, 7 fumble persi e 100 sack. Il ruolino di marcia non giustifica assolutamente la spesa fatta due anni fa. All’interno di queste due annate, ci sono dei punti salienti che non si può evitare di menzionare.
Il 7 ottobre 2022, Russell Wilson ha espresso la peggior prestazione della carriera: contro gli Indianapolis Colts lancia 2 intercetti nel 4Q, con entrambi i drive iniziati nel territorio dei Colts. Il 25 dicembre 2022 arriva la peggior uscita della squadra targata Hackett: sconfitta 51-14 contro i Los Angeles Rams al SoFi Stadium. Wilson subisce 6 sack, lancia 3 intercetti. Il giorno successivo, il font office dei Broncos licenzia coach Hackett.
Il subentro ad interim di Jerry Rosburg, elevato dal suo precedente ruolo di assistente allenatore, non è bastato. Le ombre sono state decisamente più presenti delle luci, il record al termine della stagione di 5-12 ne è stata diretta conseguenza. È seguita una off-season pregna di dichiarazioni al veleno: il nuovo capo allenatore di Denver, Sean Payton - riportato su una panchina NFL (con un quinquennale da $18 milioni annui) dopo un paio di stagioni da NFL Analyst a Fox Sports, ha definito nel luglio scorso l’operato di Hackett come "degno di uno dei peggiori lavori da allenatore nella storia della NFL".
Parole indubbiamente forti, dette da un sergente in tutto e per tutto: un coach che ha vinto un Superbowl nel 2009 con Drew Brees come QB, e che per questo si sentiva (e si sente) legittimato ad essere il salvatore, anzi, il salvatore del salvatore.
Storia
Il punto più basso toccato da Wilson, Payton e i Denver Broncos tutti si ha il 25 settembre 2023, quando i Miami Dolphins impartiscono a Denver un terrificante 70-20 all’Hard Rock Stadium: i 70 punti e le 726 yards concesse sono rispettivamente il terzo e il secondo dato più alto nella storia della NFL. "È un film difficile da guardare", ha detto Payton il giorno dopo: i Dolphins avrebbero potuto attentare ad entrambi i record sopra, se non si fossero trattenuti nell’ultimo quarto. Da quel momento, i rapporti già complicati tra tutte le parti in causa, si sono ulteriormente sfilacciati.
Durante la settimana del bye, l'ultima di ottobre 2023, i dirigenti dei Broncos hanno contattato l’agente di Wilson, chiedendo al suo assistito di rivedere la clausola sul suo contratto che prevedeva $37 milioni garantiti nel 2024-2025 nel caso in cui il QB avesse subito un infortunio durante la restante parte della stagione 2023-2024 e non avesse quindi superato i test fisici di inizio stagione a marzo 2024, pena il panchinamento del giocatore. Una situazione intricata, che ha visto inserirsi anche l’avvocato della NFLPA - associazione giocatori della NFL - che ha fatto notare la potenziale violazione “del contratto collettivo di lavoro, il contratto del giocatore e la legge di New York". I Broncos non avrebbero potuto mettere in panchina Wilson nel caso in cui non avesse ritirato o quantomeno posticipato la clausola di infortunio, essendo stata firmata da entrambe le parti in fase di contratto.
L’annata dei Broncos e di Wilson è proceduta successivamente con molti bassi e pochi alti. Terminata definitivamente il 27 dicembre 2023: coach Payton, durante la riunione settimanale con i giocatori, ha informato Wilson che sarebbe stato messo in panchina per le ultime due di campionato, giustificando la scelta come una decisione di campo dovuta a un attacco incerto.
Il 7 gennaio 2024, Denver capitola contro i Las Vegas Raiders (27-14), mettendo fine alla settima stagione consecutiva con record negativo (8-9) e all’ottava senza qualificazione ai playoffs. Russell Wilson ha chiuso la stagione al 6° posto nella lega per passer rating, 28 touchdown segnati e 8 intercetti lanciati: tutto sommato, una media decorosa. Era però chiaro che l’ex Seahawks aveva i minuti contati, aggiungendo a quelli di campo i problemi di salary cap della franchigia, dovuti anche, se non soprattutto, allo scambio che ha portato lo stesso Wilson in Colorado.
La conclusione è arrivata il 4 marzo: Ian Rapoport di ESPN riporta l'ufficiale separazione tra Russell Wilson e Denver, seguita dai ringraziamenti di rito ai giocatori, persino ai lavoratori della mensa, ma non a Sean Payton, a George Paton o alla proprietà dei Broncos. Un’avventura terminata come peggio non poteva.
A Denver deve per forza di cose iniziare una nuova era, con un unico punto fermo come l’allenatore. Il resto, un mistero. Con il taglio anche della Safety Justin Simmons e la già ufficiale dipartita del Wide Receiver Jerry Jeudy, le casse della squadra dovrebbero tornare a sorridere. Lato Draft, i Broncos hanno la #12 scelta, troppo bassa per poter accaparrarsi uno dei tre quarterback di spicco nel prossimo draft - Caleb Williams, Jayden Daniels e Drake Maye. La soluzione rimane firmare qualcuno in free agency, un progfilo che non impatti più di tanto sul monte ingaggi, o almeno così sperano in Colorado.
Per quanto riguarda Wilson, nonostante questa brutta parentesi, le porte della NFL rimangono ancora aperte. Si erano già ipotizzate 5 destinazioni per l’ex Seattle: Atlanta, New England, Las Vegas, Minnesota e, soprattutto, Pittsburgh. Gli Steelers hanno una difesa storicamente efficace e un QB, Kenny Pickett, che ha dimostrato di essere inaffidabile e inefficiente quando chiamato in causa. Nemmeno il tempo di speculare eccessivamente, ed ecco che la firma con Pittsburgh è arrivata: sul cap degli Steelers, Wilson peserà per appena $1.2 milioni, con la gran parte dei rimanenti $39 mln coperti dal buyout di Denver.
Arrivato al capolinea questo biennio di sofferenze, possiamo affermare con certezza che lo scambio che ha portato Russell Wilson ai Denver Broncos non abbia dato gli effetti sperati. Il peggiore della storia NFL? Sicuramente uno dei. Sicuramente, tutte le parti in causa staranno meglio lontani le une dalle altre.
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