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, 19 Febbraio 2024

Gianluca Busio, calma e sangue freddo


L'italoamericano, dopo un periodo di assestamento, è ormai punto fermo della squadra di Vanoli.

Cosa c'è di più stereotipato di un americano a Venezia? Di vedere uno Yankee a bordo di una gondola farsi trasportare tra i canali della Serenissima nell'intento di emulare la dolce vita veneziana? Niente, probabilmente. Ma d'altronde si sa: Venezia è un bellissimo specchio per gli abitanti del continente a stelle e strisce. Basti pensare alle innumerevoli volte in cui Ernest Hemingway ha varcato la soglia dell'Harry's Bar, consegnando alla storia un sodalizio con il titolare di questo. O, senza voler scomodare l'ambiente letterario, al tratto di costa che nella città di Los Angeles è stato dedicato proprio alla città lagunare (Venice Beach). Un esperimento mal riuscito, se l'intento era di innestare il modo di vivere à la veneziana al di là dell'Oceano Atlantico. Tuttavia, il moto perpetuo con cui la cultura d'oltreoceano cerca di abbracciare la secolare cultura lagunare non si è mai fermato, quasi come se fosse un corteggiamento eterno. Come Hemingway per la letteratura, così si sta rivelando Gianluca Busio per il calcio.

L'unione - è il caso di dirlo - non poteva che esserci sotto l'effigie calcistica. Avevamo già parlato in questo pezzo di come la proprietà americana è stata abile nel riscoprire l'identità veneziana e non ci stupivamo neanche troppo di questo. Dalla loro concezione di sport come entertainment avremmo solo che imparare. La società, però, ha dato avvio in parallelo a un progetto tecnico che ha riportato il Venezia in Serie A. Anche se, come noto, l'esperienza nel massimo campionato è durata una sola stagione.

La retrocessione ha rappresentato un'occasione per rimettere in discussione il progetto tecnico. Lo sfoltimento della rosa - frutto dell'esotica campagna acquisti 2021/22 - è stato il primo passo per ripartire. Stiamo parlando di quelle finestre di mercato che hanno portato in riva alla laguna diverse fasce di giocatori. Gente con alle spalle molta esperienza, ma nella fase calante della carriera (Nani e Sergio Romero), giovani dalle ottime prospettive di crescita (Cuisance e Ampadu, il primo arrivato a titolo definitivo dal Bayern Monaco e il secondo in prestito dal Chelsea), ma anche una serie di giocatori il cui nome sembrava estratto dalla lista della Master League di Pes. In ciascun caso, la domanda era sempre la stessa: «ma questo come ci è finito al Venezia?». La maggior parte di questi giocatori, come detto, ha preso quasi da subito una strada diversa da quella che porta allo stadio Penzo. Eccezion fatta per tre superstiti: Gianluca Busio, Tanner Tessmann e Maximilian Ullmann (con in mezzo un prestito al Magdeburg da gennaio a giugno 2023).

Le chiavi della squadra erano state affidate a Ivan Javorčić, la cui esperienza in laguna era durata però solo 11 partite e il 7 novembre 2022, dopo soli 9 punti conquistati, veniva nominato al suo posto Paolo Vanoli. Il nuovo tecnico, perciò, non solo doveva risollevare la posizione del Venezia, impantanata nella zona play-out, ma in molti casi doveva anche ridare nuove certezze ai giocatori. Gianluca Busio, senza dubbio, è uno dei giocatori che con il passare del tempo ha beneficiato maggiormente della cura Vanoli, nonostante all'inizio sembrava addirittura che il centrocampista italo-americano potesse lasciare la laguna. Ma come si è passati da un possibile addio di Busio alla sua centralità nel progetto tecnico del Venezia?

Maggiore aggressività

Certamente il lavoro di Vanoli ha inciso molto sulla sua crescita e infatti lo stesso Busio ha parlato della fiducia che ha riposto in lui il nuovo mister. Nella stessa intervista, tuttavia, Busio ha parlato anche di aspetti più concreti che hanno contribuito a renderlo uno dei punti fermi del Venezia di Vanoli: «L’aspetto in cui sono migliorato di più è l’aggressività, voglio fare gol, assist, ma difensivamente sono più aggressivo, nel recupero del pallone, per creare poi quasi un effetto sorpresa quando mi lancio in attacco».

Il grafico dimostra come Busio sia migliorato in termini di percentuale di dribblatori contrastati rispetto al 2022/23.

In effetti, nel sistema di gioco di Vanoli (ad inizio stagione una sorta di 4-4-2 asimmetrico, mentre da qualche partita sembra essere tornato al 3-5-2 già adottato nella scorsa stagione) la funzione di Busio, pur essendo sulla carta uno dei due centrali di centrocampo, è essenziale in primo luogo per indirizzare il pressing della squadra. È una costante vedere l'italo-americano rompere la linea del centrocampo e uscire in pressing sul portatore di palla. In alcuni casi, addirittura, anticipando anche le punte. I dati, a questo proposito, non solo ci danno atto dell'aumento del numero di contrasti tentati (43 nella stagione 23/24 contro 34 nella stagione 22/23) e - in proporzione - vinti (27 nella stagione 23/24 contro 18 nella stagione 22/23), ma ci dicono anche che, rispetto alla passata stagione, il centrocampista del Venezia tenta più contrasti nel terzo di campo centrale rispetto che nel terzo di campo difensivo.

E tutto questo, ovviamente, tenendo anche a mente la sua struttura fisica non eccellente (172 cm x 65 kg) rispetto ai suoi compagni di squadra. Ve la ricordate la storia del calabrone e della sua struttura alare? Ecco, nonostante sia stato appurato che si tratta di un falso storico, rende sempre bene l'idea.

L'occupazione degli spazi

Ma è proprio lavorando su queste lacune fisiche che Gianluca Busio ha trovato il suo modo ideale di stare in mezzo al campo. «Sono cresciuto imparando a come pensare velocemente, a come essere calmo sulla palla, perché questo poteva essere il mio vantaggio rispetto ai ragazzi che erano più grandi e veloci di me. Anche perché quando giocavo in America ero più piccolo, non ero molto forte fisicamente. Dovevo quindi essere più intelligente di loro.», ha detto l'italoamericano in un'intervista ai microfoni della Serie A.

Per evitare dispendiosi mismatch fisici, quindi, Busio ha sviluppato un'elevata capacità di lettura del gioco e di occupazione degli spazi. Una caratteristica che gli permette in fase di possesso di sganciarsi spesso dalla sua posizione originaria per andare a posizionarsi negli spazi dietro le linee di pressione.

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Busio, in questo caso, si propone dietro la linea di pressione della Sampdoria

Di fatto, Tessmann e Busio formano un centrocampo perfettamente complementare, con il primo che si occupa della fase di impostazione e di interdizione e con il secondo che assume su di sé sia compiti di conduzione della palla che di inserimento tra le pieghe delle difese avversarie. Se stessimo giocando a Ultimate Team, staremmo parlando di una coppia di giocatori legata dalla massima intesa – vista anche la stessa nazionalità dei due. Anche in base a queste funzioni diverse, capita molto di rado di vedere Tessmann e Busio posizionati sulla stessa linea all'interno del terreno di gioco: Busio si posiziona in diagonale rispetto a Tessmann proprio per offrire uno scarico in avanti, ma comunque superando la linea di pressione avversaria.

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Un esempio di posizioni medie tenute da Tessmann (#8) e Gianluca Busio (#6) durante una partita. Questa disposizione "standard" non impedisce comunque che a volte sia Tessmann ad alzarsi e Busio a rimanere più basso.

In realtà è fin dall'inizio della costruzione che Busio occupa una posizione piuttosto avanzata, di modo poi da risalire lentamente in direzione della propria porta. Questo principalmente per offrire un ulteriore scarico ai difensori rispetto al centrocampista centrale di turno - Tessmann o Andersen - magari subito aggredito dalla squadra avversaria, ma anche per liberarsi da un eventuale marcatura più profonda.

Risalire il campo dal lato sinistro, come spesso fa, gli permette inoltre di ricevere palla sul piede preferito. In questo modo, anche se dovesse avere la pressione di un marcatore alle spalle, la rotazione del corpo verso l'interno del campo gli viene più agevole. L'occupazione di Busio del canale di sinistra, oltre a garantire più facilità nel controllo della palla, è anche utile per bilanciare la squadra, che altrimenti tenderebbe - come nel caso sotto con Bjarkason che si allinea a Gytkjær e a Pohjanpalo - a sbilanciarsi sul lato opposto.

Busio, che ormai si muove spesso sul lato sinistro del campo, riceve la palla sul piede destro e cerca di liberarsi dalla marcatura con una rotazione del busto verso l'interno del campo

Per un giocatore che si è formato cercando di evitare i contatti fisici, dicevamo, è importante non solo leggere gli spazi da occupare prima di tutti gli altri, ma anche farlo rispetto ai movimenti dei compagni. Nel caso sotto, ad esempio, Busio prima risale il campo dal lato sinistro e, nel farlo, gira più volte la testa per vedere come sono posizionati gli altri suoi compagni. Quando capisce che ha un uomo alle sue calcagna, effettua una finta di corpo e va in profondità, così che Pohjanpalo possa occupare lo spazio centrale e ricevere palla.

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Busio libera lo spazio centrale per Pohjanpalo

Con un attaccante che viene a giocare la palla fuori dalla sua area di competenza come Pohjanpalo, per un giocatore del tempismo di Busio è anche facile inserirsi in area di rigore e far male alle difese avversarie. In questa stagione è già a quota 5 gol (di cui 3 segnati nell'arco di 3 partite consecutive) e non è escluso, per questo suo nuovo approccio, che possa farne altri.

L'importanza in conduzione

Il repertorio di un centrocampista tecnico come Busio, ovviamente, non si limita esclusivamente alla ricerca morbosa degli spazi. Anzi, sebbene l'italoamericano non faccia parte della prima costruzione 4+1 (o 3+1) del Venezia - di solito il play è Tessmann - è uno dei giocatori fondamentali per legare il gioco tra i reparti. Come si può vedere dal grafico precedente, Gianluca Busio, rispetto alla scorsa stagione, è migliorato - anche se ancora la stagione è in corso - sia in termini di passaggi progressivi (5.58 per 90' nella stagione 2023/24 rispetto a 4.87 per 90' della stagione 22/23) che di trasporto progressivo della palla (108,22 metri per 90' nella stagione 23/24 rispetto a 91,12 metri per 90' della stagione 22/23).

Un azione in cui Busio recupera il possesso e poi si lancia in conduzione

Grazie a queste caratteristiche, riesce a trasformare l'azione da difensiva in offensiva, vestendo i panni di un classico box-to-box. I break di Busio - come quello visto nella gif sopra - non servono solo ad alleggerire la pressione avversaria, ma - quando possibile - anche a trovare delle tracce verticali per gli esterni propositivi del Venezia. Un fondamentale su cui Vanoli allena la sua squadra anche nel riscaldamento pre-partita. Il Venezia, infatti, primeggia - a pari merito con il Modena e Sampdoria - per quanto riguarda i passaggi filtranti, ma si posizione bene anche per quanto riguarda i passaggi progressivi e le conduzioni progressive (Candela e Zampano, come singoli, rientrano nella top 10 dei giocatori che effettuano più conduzioni progressive dell'intera Serie B).

Il primo gol segnato contro il Südtirol è un esempio di come il Venezia cerca queste tracce verticali per tagliare la difesa avversaria

Si capisce bene, quindi, come le caratteristiche di Gianluca Busio siano fondamentali nell'idea di gioco di Vanoli. Vedere il #6 del Venezia districarsi con tanta facilità in mezzo al campo - con o senza palla - ricorda un po' le scene delle serie tv americane in cui si vede il ragazzo nerd che, dopo aver finito il suo compito in classe in tempo record, distribuisce le risposte anche ai compagni di corso.

Rispetto alla stagione passata - ma lo ha detto lui stesso nello stralcio di intervista sopra citato - si vede una brillantezza ritrovata nel calcio di Gianluca Busio, un giocatore che ha fatto della sua poca prestanza fisica la sua arma di forza. Ormai è diventato padrone dei suoi mezzi tecnici e, di conseguenza, anche padrone del centrocampo del Venezia. Lo si vede soprattutto nell'atteggiamento serafico con cui conduce la sfera o nei movimenti con cui scova ogni angolo del campo non occupato, come un animale a sangue freddo che cerca gli ultimi scampoli di sole a fine a giornata.

  • Classe 1996. È ancora convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone. Gli piace l'odore delle case dei vecchi. Considera il 4-3-3 simbolo della perfezione estetica.

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