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Hamilton Ferrari
, 5 Febbraio 2024

Lewis Hamilton in Ferrari. Perché sì, perché no


Il dibattito sull’ingaggio da parte di Ferrari di Lewis Hamilton è vivo. Ecco i motivi per essere d'accordo oppure no.

PERCHÉ SÌ

di Luca Barbàra e Diego Canneta

Con l’ingaggio a sorpresa di Lewis Hamilton, Ferrari tornerà finalmente ad essere una figura chiave all’interno del palcoscenico della Formula 1. Sono troppi anni, infatti, che il suo appeal era crollato rispetto agli antichi fasti, quando il Cavallino rappresentava l’automobilismo in toto. A dominare la scena mondiale, anche - e forse soprattutto - fuori dai circuiti, nell’ultimo quindicennio sono state Red Bull e Mercedes, con gli istrionici Toto Wolff e Chris Horner assoluti protagonisti. Merito di tecnici ed ingegneri capaci, senza dubbio superiori in termini di inventiva rispetto a quelli di Maranello.

Nonostante i vari cambi di guida tecnica, dal 2007 Ferrari non è più riuscita a vincere un titolo. Se nel periodo dei campioni Alonso e Vettel il Mondiale è stato un obiettivo quantomeno alla portata (2012 con Fernando, 2017-2018 con Seb), negli anni successivi Ferrari ha sempre recitato il ruolo della comparsa, con appena 7 vittorie in 4 anni, tra cui quella leggendaria di Charles Leclerc a Monza l’8 settembre 2019.

Con la partenza di Vettel, la lineup di Ferrari, non potendo contare su un campione del mondo, è sempre parsa di un gradino inferiore rispetto a Red Bull e Mercedes. Prima del duo Leclerc-Sainz bisogna tornare al 2007 per trovare due piloti non iridati, Raikkonen e Massa. In termini di esperienza e vittorie il duo finnico-brasiliano aveva molti più argomenti rispetto all’attuale coppia rossa: Kimi era già stato Race Winner per 7 volte, piazzandosi due volte 2° in classifica generale; Felipe, già scudiero di Michael Schumacher nel suo ultimo anno in Ferrari, era salito sul gradino più alto del podio per due volte.

Il rampante duo composto da Leclerc e Sainz, pur stimolando la piazza per la giovane età e del conseguente, possibile “ciclo” da aprire, non ha mai rappresentato una coppia plausibilmente capace di tener testa alla Mercedes o a Red Bull, con Verstappen a sopperire alle evidenti lacune del compagno di squadra Perez.

Con l’arrivo di Hamilton, la coppia che si formerà con Leclerc si prefigura come un vero e proprio dream team, sia sulla carta che in termini di velocità e prestazioni. Se il monegasco, classe 1997, sarà nel pieno delle sue facoltà fisiche, Hamilton arriverà in Ferrari da quarantenne. L’età, però, per noi sarà solamente un numero. Motivazione e forma fisica sono assolutamente al top - basti pensare al confronto stravinto lo scorso anno nei confronti di George Russell, che godeva dei favori del pronostico, e al meravigliosamente competitivo Fernando Alonso che, alla tenera età di 42 anni, la scorsa stagione è salito sul podio per ben 6 volte.

https://www.youtube.com/shorts/47hg8GfItLg

La conferma di quanto Hamilton desiderasse ardentemente essere un pilota Ferrari sta tutta nel suo messaggio nelle ore immediatamente successive all'annuncio: “Mi sento incredibilmente fortunato: dopo aver realizzato con Mercedes cose che avrei potuto solo sognare da bambino, ora ho la possibilità di realizzare un altro sogno d'infanzia. Guidare per la Ferrari”.

L’arrivo a Maranello del campionissimo, inoltre, non può che presupporre che Fred Vasseur e il suo nuovo gruppo di lavoro abbiano messo sul piatto della bilancia garanzie tecniche ben precise, assicurando prospettive a lungo termine in vista del nuovo regolamento tecnico del 2026. In questo senso, l’arrivo di Hamilton potrebbe essere viatico fondamentale per l’arrivo di tecnici importanti che, fino ad oggi, erano stati corteggiati invano nel tentativo di una imponente ricostruzione del reparto corse.

È bene ricordare che già nel 2013 Hamilton arrivò nell’allora McLaren-Mercedes, cercato e voluto dall’allora co-proprietario Niki Lauda (citato anche oggi nei ringraziamenti), nel periodo di ricostruzione tecnica sportiva della squadra ex Brawn GP, contribuendo ad aprire un ciclo vittorioso formidabile. Un bagaglio di esperienza e un background tecnico di assoluta rilevanza, uniti alla capacità di lavorare e sviluppare un gruppo di lavoro quale è adesso Mercedes, non può che essere una considerazione di primaria importanza sulla scelta di avvalersi su un pilota di rara classe come quella di Sir Lewis Hamilton.

Il più desideroso di vederlo vestire rosso sembra essere stato John Elkann, che, da sempre, nutre un’ammirazione fuori dal comune per il campione di Stevenage. Secondo quanto riportato da Lawrence Barretto, giornalista dei canali ufficiali della Formula 1, il patron avrebbe avuto contatti continui con Hamilton per convincerlo ad accasarsi in Ferrari al termine del proprio contratto. Anche - perché no - per questioni legate al brand. Ferrari, infatti, ha recentemente lanciato una linea di abbigliamento: tutti sappiamo quanto Hamilton (così come Leclerc, peraltro) sia appassionato di moda. Il +13% delle azioni Ferrari in borsa negli ultimi 5 giorni è solo una conferma di quanto l’operazione possa essere funzionale a livello globale, non solo sportivo.

Parliamo del gradimento generale di vedere uno dei piloti più forti della storia alla guida della supercar più famosa della storia. Il binomio, a livello mediatico, non può che essere vincente, soprattutto a bocce ferme e motori spenti. La curiosità generale di vedere il 7x campione del mondo con una tuta diversa dal grigio Mercedes sarà enorme. Figuriamoci che entusiasmo potranno avere i tifosi del Cavallino, che si vedranno guidati dall’avversario di sempre. Temuto ma sempre rispettato, anche nel periodo dei duelli con Seb.

È lecito interpretare, insomma, questa operazione come una colossale mossa di marketing. Ma è anche affascinante trovarsi di fronte a una sfida epocale, che può dare tantissimo all’intero panorama della F1.


PERCHÉ NO

di Lorenzo Tognacci e Luca Bagni

Tognacci: Conclusa l'incredibile velina a firma Barbàra-Canneta, due autori chiaramente a libro paga Ferrari, torniamo con i piedi per terra e diciamo le cose come stanno: chiamare Hamilton in Ferrari nel 2025 è un'operazione fallimentare. L'unico aspetto positivo è che si raschierà talmente il fondo che poi, forse, assisteremo a una ricostruzione totale e sensata del Cavallino Rampante.

Perché sarà un fallimento? Lancio subito un piccolo ma radiante fulmine narrativo: Cristiano Ronaldo alla Juventus. Sportellate fiocca di articoli calcistici, immagino tutti siamo consapevoli dell'apporto che il portoghese ha dato alla causa juventina. Anche quella volta si parlava di operazione di marketing, "ce lo ripaghiamo con le magliette", il grande campione a fine carriera pronto a esprimere gli ultimi sprazzi di classe sopraffina per scrivere il capitolo finale della propria vita sportiva. Hamilton in Ferrari ha la stessa puzza di minestra riscaldata, rimestata dalla stessa proprietà oltretutto. Quando John Elkann mette troppo il naso non è mai un bel presagio: è chiaro come Hamilton sia un capriccio di chi sta molto, molto in alto.

Un'operazione di marketing di successo? Un semplice fallimento che si può già intravedere tra le righe. Cosa può tornare di buono da un 40enne in sella a un bolide sgargiante? Solo un chiaro messaggio che rischiamo di accollarci per gli anni che seguiranno: la Ferrari è l'ospizio dei campioni, completando l'immagine decadente che da troppi anni stiamo costruendo dopo gli incredibili sfarzi dei primi 2000. Per chi è fermamente critico verso la strategia e le capacità comunicative della Scuderia, questa scelta incrementa ulteriormente l'immagine di arretratezza e incapacità professionale che la caratterizza da diversi anni a questa parte. Ferrari non avrebbe bisogno di operazioni di marketing: è già attualmente un marchio tra i più celebri e riconoscibili al mondo. Tutti questi sotterfugi a suon di milioni giù per il sistema idrico nazionale portano solo all'effetto contrario.

Discorso tempistiche e timing dell'operazione? Un campionato 2024 con un pilota separato in casa - Sainz -, un team che probabilmente lavorerà in un box a tenuta stagna rispetto agli altri rossi meccanici. Barbàra-Canneta ha evocato un altro concetto importante: il richiamo tecnico di Sir Lewis verso professionisti di spicco pronti a supportare la causa ferrarista. Peccato che nel 2025 Verstappen avrà in bacheca 3 Mondiali e gli unici meccanici che riusciremo ad attrarre sono fiabeschi sognatori che in questo momento proprio non servono al nostro amato Cavallino.

Ultima domanda: Hamilton verrà davvero per fare il gregario di Leclerc? Non prendiamoci troppo in giro: questo contratto è l'ultimo, lapidario tassello, che porterà Charles alla terapia perenne. I meme sullo psicologo di Leclerc, che ormai tutti conosciamo, saranno un'immagine inscalfibile dalle macchine rosse. Campioni pensionati e giovani esauriti, cosa augurarsi di peggio?

Bagni: Oramai sembra di parlare di un attimo, di un refolo di vento leggero in una afosa domenica di luglio, ma c’era stato un momento del Campionato 2022 in cui la Ferrari era vista come una serie pretendente alla doppia corona iridata, sia piloti che costruttori. La macchina era competitiva, come e forse più della Red Bull; la voglia di riscatto del team sembrava aver dato una motivazione extra a tutte le sue componenti (muretto, meccanici, ingegneri e piloti); in ogni Gran Premio si partiva con l’idea, accantonata per diverse stagioni, di vincere con una doppietta. In quei mesi - gli unici in cui i tifosi Ferrari hanno potuto sognare in mezzo ad anni davvero foschi - si individuava però già un limite, una tendenza minacciosa e a tratti inspiegabile, che minava dalle fondamenta le ambizioni iridate del Cavallino: la mancata chiarezza sul ruolo di prima guida.

I due casi più eclatanti? Montecarlo, dove a causa di una scellerata e mai chiarita strategia gomme Leclerc si trovò da 1° a 4° con due pit-stop nel giro di 3 giri; Silverstone, nel GP rimasto ancor più clamorosamente famoso per la scena in cui Binotto intimava a Leclerc di non far trapelare la sua frustrazione per la decisione di favorire il compagno Sainz, poi vincitore, rispetto alla difesa della sua prima posizione nel momento dell’ingresso della Safety Car.

Non decidere in modo perentorio chi fosse il pilota su cui puntare le proprie fiches mondiali era giudicato da tutti come un grosso problema, da risolvere al più presto. A togliere punti preziosi ci pensano già avversari, imprevisti, errori umani: non occorre immolare preziosi risultati sull’altare di una presunta equità di trattamento per due piloti, quando i concorrenti puntano sfacciatamente su uno soltanto. Non c’era dubbio alcuno sul fatto che in Red Bull o in una Mercedes competitiva il team avrebbe favorito rispettivamente Verstappen o Hamilton, indipendentemente dalla situazione di corsa o di altri calcoli. Lo sviluppo vertiginoso della Red Bull e problematiche interne alla Rossa hanno fatto scivolare via la questione dietro altre considerate più urgenti.

Venendo all’oggi, la pausa invernale sembrava aver definitivamente dissolto tutto questo: il ricco e lungo contratto di Leclerc, confrontato con lo zoppicante rinnovo a Sainz, comunicava al mondo l’intenzione della Ferrari di dare al monegasco le chiavi del Team. Forse questo sarà vero nella stagione 2024, particolare di per sé data la nuova situazione di Sainz post accordo con Hamilton e la consapevolezza che sarà molto dura intaccare il dominio Red Bull già visto nella passata stagione. Da marzo 2025 si tornerà quindi a vedere la Ferrari non decidere su quale cavallo puntare, lasciando vittorie/posizioni ad altri team in nome di uomini, mezzi e opportunità garantite alla stessa maniera a Leclerc e a Hamilton? Molto probabile: il team di Maranello non si era rivelato in grado di scegliere tra un Leclerc da 70 punti ed un Sainz da 20 nelle prime 3 gare del 2022, pensiamo cosa accadrà quando invece dello spagnolo ci sarà Sir Lewis. Red Bull, Mercedes, McLaren, e chissà chi altro, ringraziano anticipatamente.

Negli ultimi anni per il tifoso italiano medio si applica, visti i magrissimi risultati, lo stesso grado di pazienza che ha per la sua squadra del cuore anche alla Ferrari. Mentre nel calcio cambiare l’allenatore, comprare una punta più prolifica o un nuovo centrocampista dai piedi buoni può, anche a gennaio, salvare una stagione, la Formula 1 non contempla tali possibilità. Aereodinamica complessa, studio dei materiali, progetti su dettagli infinitesimali, software che assistono il muretto nelle strategie di corsa, motori, sospensioni, eccetera. Una vettura di Formula 1 e un Gran Premio contengono scenari molto più complicati di un modulo calcistico, un'uscita dal basso o un movimento senza palla. Discorsi motivazionali, aspetti psicologici non hanno un impatto sulla resa di un DRS o sul consumo delle gomme da parte di una vettura. In altre parole, ciò che vince in F1 è la progettualità. La capacità di un team di disegnare una vettura anno dopo anno, ma soprattutto di perseguire nel tempo un proprio percorso, deciso a monte e sviluppata a valle, coerente (salvo accorgersi di clamorosi errori, vedasi Mercedes 2022) e soprattutto chiaro e credibile.

L’arrivo di un pilota 40enne, per verosimilmente due stagioni, annunciato più di anno prima del suo effettivo ingresso in Scuderia, al posto di uno di 30, con 3 anni di esperienza all’interno del team, obbligato a fare il separato in casa per un’intera stagione non gode propriamente di tutte le caratteristiche di cui sopra. La Ferrari negli ultimi anni non ha avuto problemi di piloti, che sono apparsi piuttosto affidabili, con prestazioni di livello e che sono stati in grado di andare oltre i limiti della vettura e delle strategie impostegli dai box.

Lewis Hamilton in Ferrari apparirà sempre come “in prestito”, come un qualcosa di necessariamente temporaneo - sia per lui, oramai al termine della sua carriera, che per la Ferrari, che dovrà guardare fin da subito al post-Hamilton, pena il rischio di vedersi bruciata da altri quando sarà il momento di sostituirlo. Ferrari sarà come quello sciatore che supera una porta già tentando di sterzare per affrontare quella successiva: quando lo fa con ritardo, il suo destino è già segnato. Fino ad oggi quella scomoda posizione era occupata dalla Mercedes, schiava in un certo senso del rapporto con Hamilton.
La coppia Sainz-Leclerc appariva poi affiatata, ben più di altre del paddock. Il rapporto tra piloti di F1 è delicato, si tratta sempre di persone che si sentono di essere "the best un the world”, consapevoli di essere in competizione prima di tutto col compagno: trovare un clima sereno tra le guide è - o meglio, sarebbe - un valore non secondario all’intero di una scuderia.


  • La Redazione di Sportellate è un miscuglio di persone che provano a scrivere di sport senza mai tirarsi indietro.

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