Inter-Juventus (1-0) - Considerazioni Sparse
L'Inter sbatte i pugni e doma una Juve che dura troppo poco.
Guardie e ladri, prede e predatori, favoriti e underdogs, Sinner e Djokovic. La narrazione del duello a distanza prende spesso le forme più molteplici, modellate nei dettagli dagli echi della stampa e dal consueto gioco delle parti ma, come sempre accade, quando si dirada il fumo delle parole, l'unica sentenza leggibile è quella del campo. È l'Inter la squadra più forte di questo campionato, nonché quella che conquista, in modo del tutto inequivocabile, i gradi della favorita per vincerlo. Se mai fosse necessaria una dimostrazione, lo scontro di San Siro è la più lineare: i nerazzurri fanno la voce grossa e, da padroni di casa, ricacciano indietro quella che il campionato, finora, aveva eletto come la principale insidia per la squadra di Inzaghi;
La grande abilità di Inzaghi è quella di ridurre al minimo le incognite, finendo per avere l'ambizione di controllare il caso, guidando la sorte dal proprio lato con la forza e la serenità che caratterizzano le grandi squadre. Nel primo tempo, che si accomoda agevolmente sugli spartiti più prevedibili, riesce a vincere l'ordine bianconero con un gol che pur fortunoso, è il frutto di un lavoro paziente e meticoloso. Un lavoro guidato da un sontuoso Çalhanoğlu, che ricama trame e sale in cattedra sin da i primi minuti con una prestazione di euclidea precisione. La solidità, la capacità di colpire con spietatezza nei momenti più adatti, la forza di guidare la partita secondo la propria volontà, rendono l'Inter una montagna da scalare per chiunque. Non solo in Italia (dove ha una media punti spaziale);
L'idea di Allegri, nemmeno sbagliata, è probabilmente quella di creare ai nerazzurri il grattacapo di dover affrontare una difesa ben schierata, cercando di ricalcare un po' alcune delle fasi non certo esaltanti della gara d'andata. Il primo tempo è il frutto di questa volontà, che porta l'Inter a fare molto possesso sulla trequarti bianconera, con la Juventus che si muove principalmente per transizioni verticalissime, che in alcuni casi spaventano un'Inter portata a muovere molti giocatori per scardinare la rigidità delle linee bianconere. La ripresa, per ritmi e ribaltamenti, ricorda una cosa a metà tra una slot machine e una di quelle palle di vetro che contengono qualche paesaggio natalizio. Una di quelle che capovolgi in continuazione per veder succedere qualcosa. Di solito è una nevicata. In questo caso sono contropiedi ma, anche in questo caso, i più pericolosi sono quelli nerazzurri;
Eppure la Juventus non è così disastrosa e, in fin dei conti, non può rimproverarsi più di qualche situazione. Allegri disegna con un certo criterio la partita che in effetti crede possa massimizzare le proprie possibilità di successo, anche tenendo conto dell'esperienza dell'andata. La Juve scappa appena perde palla e cerca di evitare di fornire all'Inter quello che la squadra di Inzaghi più gradisce: campo da attaccare in velocità. Con alcune ripartenze i bianconeri hanno anche la possibilità di far pendere l'inerzia della gara da un'altra parte e, se è vero che questo è probabilmente troppo poco per poter vincere uno scontro diretto, è vero anche che queste partite si vincono spesso nelle giocate importanti dei giocatori di spessore. E stasera l'unico che ha dimostrato di valere il livello degli avversari aveva i guanti, e ha fatto di tutto perché questa sconfitta non diventasse una lezione;
A steccare decisamente è Dusan Vlahovic, forse l'uomo più atteso, probabilmente quello più in forma sponda Juve. Il serbo ha un paio di occasioni per lasciare un segno importante su una gara importante ma torna a vedere qualche fantasma e si scioglie, lasciando che sia la partita ad avere un impatto su di lui, anziché il viceversa. Se alla Juve nel finale mancano le gambe, o forse le idee, per mettere davvero in discussione il vantaggio dell'Inter, tanto è dovuto alla graduale sparizione dal campo del suo numero 9. Che questo sia un risultato decisivo è stato negato da entrambi gli allenatori alla vigilia anche se, a conti fatti, un certo peso sembra averlo. Di certo è un risultato meritato che, oltre a decretare la prima fuga ufficiale dell'Inter accresce ulteriormente la fiducia di un gruppo che ora, tra campionato e Champions, entra nella fase in cui dovrà incassare i frutti di una crescita che è evidente a tutti quelli che la vogliono vedere.
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