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, 20 Gennaio 2024

Roma-Verona (2-1) - Considerazioni Sparse


De Rossi parte con 3 punti contro il Verona e allontana la Roma da Josè Mourinho.

1500 giorni dopo il suo addio da calciatore, Daniele De Rossi torna a calcare il prato dell'Olimpico nelle vesti di allenatore in un freddo Roma-Verona di metà gennaio. Lo fa al culmine di una settimana ai limiti del surreale, come poche altre volte si era visto nella pur turbolenta storia della Roma, con una piazza divisa tra la rabbia per l'allontanamento del tecnico che aveva portato il primo trofeo europeo e l'amore per il ritorno del figliol prodigo. Lo fa forse bruciando troppo le tappe, in linea con una scelta societaria che con la sua intelligenza ha capito essere dettata anche da fattori ambientali, ma del resto era solito dire l'allenatore a cui dice di ispirarsi maggiormente: "uomini forti, destini forti".

La prima Roma di De Rossi scende in campo con un 4-3-3 asimmetrico e fluido che asseconda al meglio le caratteristiche dei giocatori a disposizione, con Dybala a destra sempre pronto ad accentrarsi e un rinvigorito Karsdorp a garantire l'ampiezza sulla corsia, e mostra da subito la volontà di controllare il gioco attraverso il possesso palla e una continua ricerca del fraseggio stretto. La squadra prova sempre a costruire dal basso e i lanci lunghi verso Lukaku, unica soluzione per risalire il campo fino allo scorso match, si contano sulle dita di una mano: al netto delle opinioni personali su Josè Mourinho, quella che si vede all'Olimpico è calcisticamente una boccata d'aria rispetto agli ultimi due anni e mezzo. Il fatto che questi cambiamenti siano stati assorbiti così bene dopo soli 3 allenamenti dimostra sia che la Roma ha le risorse per provare a proporre un calcio non basato esclusivamente sui nervi, sulla trincea e sulle risse, ma anche che chi siede sulla panchina gode di credibilità e di un'ottima capacità di entrare nella testa dei calciatori. Se questo sarà abbastanza lo scopriremo solo vivendo.

Ovviamente, De Rossi non ha la bacchetta magica, e le cose su cui lavorare restano ancora molte. Dopo 60' più che positivi, nella Roma si è spenta la luce, come testimonia il finale di enorme sofferenza. E' bastato il gol di Folorunsho, su topica di Rui Patricio, a portare il panico nella metà campo giallorossa, complice anche una condizione atletica che non appare ottimale. Anche la posizione di Dybala, che non ha mostrato molta confidenza nel ruolo di esterno, resta un tema, ma l'impressione è che con il rientro di N'dicka si possa virare su un modulo ibrido -a cavallo tra la difesa a 4 e quella a 3- che gli possa consentire di occupare quasi solo nominalmente la casella di attaccante destro.

Tra le cose belle, spicca la prova di El Sharaawy, riportato nel suo ruolo naturale e decisamente un fattore in un primo tempo nel quale ha messo lo zampino in entrambi i gol. In generale, i giocatori che De Rossi già conosceva per il suo passato sono sembrati i più rigenerati, a partire da un Karsdorp che svestiti i pesanti panni di "traditore" e capro espiatorio ha fornito un contributo importante alla fase offensiva, almeno fino a quando ha avuto gamba per farlo. Molto bene anche Paredes, estremamente a suo agio nei panni del "cinque" e nel contribuire ai tentativi di salida lavolpiana di una squadra più votata al possesso che alla distruzione. Tra gli ospiti, da segnalare un indiavolato Folorunsho e il sempre pericoloso Suslov, mentre Tchatchoua si rende protagonista di un primo tempo horror e Mboula risulta semplicemente un oggetto misterioso e poco adatto a certe latitudini.

Marco Baroni è un tecnico preparato e una mosca bianca nel calcio italiano. Nessuna lamentela, nessun alibi, nonostante in questo mercato invernale gli sia stata smantellata una rosa già di per sé non eccelsa a causa dei problemi della discutibile proprietà che fa capo a Setti. In questo Roma-Verona è sceso in campo un 11 gialloblù decimato ma organizzato e orgoglioso, capace di resistere durante la forte mareggiata e poi cercare il colpaccio nel finale, quando la Roma era ormai sulle gambe e preda dei suoi cattivi pensieri. Adesso Baroni avrà l'ingrato compito di riassemblare in corsa una squadra con una serie di arrivi da campionati molto diversi dalla nostra Serie A come l'Eredivisie. Un grosso in bocca al lupo, ma guai a dare questo Verona per vinto.

  • Giornalista classe 90', da sempre innamorato della radio, ho diretto per 3 anni RadioLuiss e collaborato con varie emittenti in qualità di conduttore. Attualmente mi occupo di comunicazione d'impresa e rapporti istituzionali. Pallavolista da una vita, calciofilo per amore, appassionato di politica e linguaggi radiotelevisivi, nella mia camera convivono i poster di Angela Merkel, Karch Kiraly e Luciano Spalletti.

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