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Copertina Milan-Roma
, 14 Gennaio 2024

Milan-Roma (3-1) - Considerazioni Sparse


Il Milan passeggia sulle macerie della Roma e di José Mourinho.

Prima dello scorso autunno, José Mourinho non aveva mai visto il suo nome in discussione: se dopo la catastrofe di Genova le voci sembravano campate per aria, ora la situazione è diversa. A questo Milan-Roma arrivano due squadre con guide tecniche ormai oggetto di una guerra tribale: Pioli, mai veramente sfiduciato dalla dirigenza anche quando il Milan viene fischiato, e Mourinho, ora oggetto di interrogativi dalla sua società ma sempre acclamato dai tifosi. La partita di San Siro diventa un esercizio di terrore: due squadre e due allenatori sull'orlo del collasso, le cui scelte sembrano solo un tentativo di scavare nel proprio giardino sperando di trovare il petrolio. Pioli, paradossalmente, cambia meno: con il debutto stagionale di Gabbia, richiamato dal Villarreal, Theo torna a sinistra con l'idea di rinforzare una catena meno brillante del solito. Se la mossa di Mourinho di rimettere titolare Celik per dare più copertura su quel lato sembra comprensibile, quelle di mandare in panchina Huijsen e Rui Patricio per Kristensen (già visto come terzo di destra contro l'Atalanta) e Svilar sembrano panic move di qualcuno che, a forza di citare Guardiola in conferenza stampa, è arrivato a credere di avere il suo genio.

L'inizio di partita sembra prefigurare una Roma più vitale di quella vista nel derby di Coppa Italia: nei primi minuti, complice una costruzione del Milan non propriamente fluida, la prima pressione della squadra di Mourinho riesce a produrre qualche impaccio ai rossoneri, portando anche al tiro di Cristante su un errore forzato da El Shaarawy e sfruttato in prima battuta da Celik. L'idea, però, si rivela subito fallace quando il Milan riesce a superare il primo pressing, trovando sempre un uomo libero dietro la linea e manipolando il tentativo dei giocatori di Mourinho di addensare uomini in zona palla. La tendenza di aggredire il portatore senza il giusto ritmo e senza le giuste coperture apre una quantità di campo enorme al Milan. All'undicesimo è Adli a sfruttare le voragini romanista: ricezione al limite, finta di corpo per mandare a vuoto Kristensen e sinistro all'angolino basso. Da lì la Roma si spegne quasi totalmente: il Milan più volte sfiora un raddoppio che sarebbe meritato, ai giallorossi non resta che affidarsi a qualche sporadica azione individuale, perlopiù di Celik sul lato destro.

Il secondo tempo somiglia nei contenuti al primo ma con una Roma ancora più piatta. Il Milan riesce a manipolare tranquillamente il blocco romanista e dopo 10 minuti, trova un raddoppio più che meritato con Pulisic che riesce a vincere fin troppo facilmente il duello con Cristante e mettere in mezzo per il 2-0 di Giroud. Le proteste del centrocampista giallorosso per il blocco subito possono anche essere ragionevoli (giudizio che spetta alla soggettività di chi vede) ma sembrano totalmente fuori contesto dopo un gol preso con una leggerezza disarmante e in una partita in cui la Roma non si è presa neanche la briga di offrire una qualche resistenza, come dimostrato dai cinque tiri che hanno preceduto il gol del 2-0 in appena 10 minuti di secondo tempo. L'unica speranza di riscatto della Roma, paradossalmente, è rappresentata dalla pigrizia del Milan che, come all'andata e come nella scorsa stagione, sul 2-0 tira il fiato, col solo risultato di regalare un rigore a Paredes e una buona punizione a Pellegrini. Purtroppo per il capitano romanista e per la panchina di Mourinho, solo il primo finisce in fondo alla rete. Il finale, caotico come tutti gli arrembaggi della Roma, produce poco calcio ma, per la fortuna degli esteti, regala anche il bellissimo tacco con cui Giroud serve il sinistro armato di Theo Hernandez per il 3-1 finale.

Quella del Milan, nei fatti, è una partita minimale ma solida; escludendo i 20 minuti finali – in cui comunque i rischi presi dai rossoneri restano circoscritti a un rigore e una punizione dal limite – la squadra di Pioli ha fatto tranquillamente il suo. Non era difficile vista la disorganizzazione e il caos che hanno regnato nella sua avversaria, va detto, ma in questo terreno sono anche emerse le belle partite di Loftus-Cheek, Reijnders e Adli, estremamente ordinati e bravi a occupare gli spazi lasciati liberi dai centrocampisti della Roma. Il Milan, in questa partita, ha trovato una buona fluidità, facendo combinare quasi tutti i suoi giocatori in modo molto efficace e produttivo, come certificato dal triangolo Theo-Giroud-Theo sul gol del 3-1. Proprio Giroud si prende forse la nota più positiva della serata, con il suo undicesimo gol stagionale e un assist bello come pochi; il francese, nonostante i 37 anni, resta un giocatore unico in Serie A e anche stasera lo ha dimostrato. Di converso, a Rafa Leao spetta forse la nota più negativa nel Milan, con una partita incerta e in cui ha sofferto l'unico duello, quello con Celik, in cui la Roma è sembrata superiore. Dal portoghese forse è lecito aspettarsi di più, anche in termini di carisma.

Proprio il carisma è forse quello che sembra essere totalmente svanito dalla figura di Mourinho. Da un allenatore che, per 15 anni, ha saputo avere in mano cuori e menti dei suoi giocatori, fa quasi tenerezza vedere una Roma così spenta e senz'anima. A settembre, la Roma ha infilato il suo peggior inizio di stagione in trent'anni; una settimana fa ha concluso il peggior girone d'andata degli ultimi venti; quattro giorni fa ha perso il terzo derby degli ultimi quattro. La Roma dopo questa partita è nona in classifica, ha battuto una sola squadra tra le prime 10 in classifica e fallito un girone di Europa League per cui, a settembre, i suoi tifosi esultavano. A ogni partita il morale dei giocatori giallorossi sembra sempre più nero, sotto le forse fondate ma comunque eccessive critiche di un allenatore che in sei mesi non ha mai saputo mettere la mano che, da José Mourinho, dal suo enorme curriculum e dal suo altrettanto enorme contratto, sarebbe opportuno e quasi doveroso chiedere. La stagione della Roma, come lo scorso anno e quello prima, si aggrappa alla speranza di un miracoloso percorso in coppa ma la sensazione è che ogni partita in più sulla panchina giallorossa sia semplicemente un insulto alla dignità di Mourinho e a quello che ha rappresentato per la storia di questo sport.

  • Nasce a Roma nel 1999. Chimico e tifoso di Roma e Arsenal, dal 2015 scrive di calcio inglese e dal 2022 conduce il podcast Britannia. Apprezza i calzettoni bassi e il sinistro di Leo Messi.

  • 34 anni, pugliese di nascita, siciliano, ciociaro e ligure d'adozione. Ex pallanuotista, da sempre appassionato di sport in generale ma con una fissazione per il futbòl. Ho visto giocare Ronaldinho contro Romario al Maracanà di Rio de Janeiro nel 1999. Trasmissione sportiva preferita: Tutto il calcio minuto per minuto.

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