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Il ragazzo e l'airone
, 3 Gennaio 2024

Il ragazzo e l'airone - Considerazioni Sparse


Dopo 10 anni d'attesa, Hayao Miyazaki torna al cinema con "Il ragazzo e l'airone", fiaba malinconica e crepuscolare.

E voi, come vivrete? Dietro questa domanda, apparentemente retorica, si nasconde tutta la carica emotiva del nuovo film dello Studio Ghibli Il ragazzo e l'airone. Arrivata in Italia con colpevole ritardo, l'ultima opera di Hayao Miyazaki si configura come una delle più complesse ma allo stesso tempo memorabili. Raccontando la storia del giovane Mahito Maki, il maestro giapponese ci regala una pellicola meravigliosa, una fiaba in movimento dall'intreccio estremamente denso di tematiche e spunti di riflessione. Il film riprende tanti temi e topos caratteristici dell'epica di Miyazaki, coniugandoli però in una chiave ben più inquietante, malinconica. Il rifiuto della violenza e della prepotenza, l'aspirazione ad un mondo pacifico ed armonioso, le difficoltà della crescita e dell'adolescenza sono raccontate da un punto di vista crepuscolare, a tratti disilluso, mentre il regista cerca di fare i conti (e il pubblico con lui) con la consapevolezza dell'inevitabilità della morte, delle difficoltà del lutto e della caducità di fronte all'inesorabile trascorrere del tempo. Miyazaki non cerca né si arroga la presunzione di avere risposte o soluzioni a questioni così importanti ma chiede allo spettatore di prendere la sua mano e accompagnarlo in un viaggio nella sua fantasia, per conoscere le sue speranze, i suoi sogni, le sue paure.

Impossibile pensare di dare una sola e univoca interpretazione del film. Il consueto simbolismo criptico e onirico del maestro giapponese permette a ogni spettatore di trarre un insegnamento diverso, un messaggio diverso a seconda della propria sensibilità. La sensazione, però, è che Miyazaki abbia voluto regalare al suo pubblico una sorta di testamento spirituale senza rinunciare al suo tipico registro fiabesco. Nel racconto della storia del prozìo del protagonista, Miyazaki sembra voler ripercorrere la sua vita artistica e il suo rapporto con l'immaginazione e i mondi da lui creati con sapienza e maestria. Così come il vecchio mago, anche il maestro giapponese pare trovarsi di fronte alle stesse paure, alle stesse ansie, alle stesse speranze. L'idea di una fine incombente ed inevitabile e il desiderio di continuare a tramandare la propria eredità artistica alle generazioni successive lasciano spazio ad una insolita consapevolezza sull'inevitabilità di dover vivere nell'immanenza. Il modo in cui i protagonisti decidono e accettano serenamente il loro destino è un manifesto maturo e saggio sulla necessità di dover affrontare la propria vita nel mondo, anche se costellata di amarezze e dolori. Miyazaki invita il fedele pubblico a non alienarsi da una realtà sempre più estraniante e violenta ma a vivere secondo la forma dell'acqua, adattandosi ai cambiamenti, affrontando con spirito maturo e fanciullesco le difficoltà della vita.

E quindi, noi come vivremo? Il tema più importante e significativo di tutta l'opera è quello dell'elaborazione del lutto, raccontato attraverso gli occhi di un ragazzo orfano di madre che vive la sua giovane vita sospeso il rifiuto delle novità e i cambiamenti e l'impotente rimpianto di non aver potuto impedire l'inevitabile. Il ragazzo e l'airone, come quasi tutti i film di Miyazaki, può essere anche intenso come un Bildungsroman: le peripezie del giovane Mahito non servono però solo ad una crescita tout court del personaggio ma sono anche e soprattutto strumentali al raggiungimento di una matura consapevolezza sull'inevitabilità dell'addio alle persone care e l'importanza di continuare a vivere nonostante tutto. Ancora una volta è il finale del film a fornirci la chiave di lettura più importante, pur nella sua complessità allegorica. La morte è una componente fondamentale e ineluttabile della vita ed ogni tentativo di stravolgere l'ordine naturale è inutile e fuorviante. Agli uomini resta solo la possibilità di accettare lo stato delle cose, imparare a vivere e convivere con i sopravvissuti e trovare conforto nel ricordo e nell'insegnamento dei defunti. La voglia costante di Miyazaki di giocare sul delicato rapporto tra morte e nuova vita è il risultato del desiderio del maestro di ricordare, come farebbe un nonno con i nipotini, che sia l'una che l'altra sono dinamiche e inarrestabili. In maniera simile a Mahito, anche noi dovremo vivere. La domanda non è però se, ma come. Ancora una volta, il focus de Il ragazzo e l'airone è sul piano dell'immanenza.

Non ci sarebbe neanche bisogno di parlare ed esprimersi sulla qualità stilistica e cinematografica dell'opera. Dal punto di vista tecnico, lo Studio Ghibli si conferma un'assoluta sicurezza in termini di animazione, colore, regia e ovviamente musiche e suoni. In linea con i suoi predecessori, Il ragazzo e l'airone è la cosa più vicina alla rappresentazione di un sogno, di una poesia in movimento che vedrete nel 2024. Colpisce in particolar modo l'agilità con cui Miyazaki riesca a passare con nonchalance dalla realistica e dettagliata rappresentazione del Giappone rurale durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale all'esplosione di colori vivissimi e immagini fantastiche della seconda parte del film. A dieci anni di distanza da Si alza il vento, Miyazaki lascia un'impronta indelebile anche in questo nuovo decennio con un uso moderno e dinamico dell'animazione, in evidenza sin dalle primissime scene della pellicola. Il maestro giapponese insomma dimostra ancora una volta di possedere la caratteristica tipica di ogni artista del suo calibro, ovvero la capacità di essere moderno e allo stesso tempo rimanere fedele a sé stesso. In due parole, senza tempo.

Mettere nero su bianco e in poche battute delle considerazioni a caldo su Il ragazzo e l'airone non è stato assolutamente facile. Il simbolismo delirante di cui è intrisa la pellicola ci regala la possibilità di fare, disfare, immaginare e rigettare cento idee e mille interpretazioni diverse, che possono essere tutte giuste e sbagliate al tempo stesso. La seconda ragione risiede nella natura intima e intimista della storia e dell'ambientazione raccontata da Miyazaki. Forse in modo ancora più netto che in passato, Il ragazzo e l'airone dà la sensazione di essere davvero una finestra sulla vita e sulla mente del regista. Gli elementi autobiografici di Si alza il vento e quelli fiabeschi de La città Incantata o Il Castello errante di Howl si uniscono e sublimano in un'opera che volutamente vuole confondere limiti e confini tra sogno e realtà. Pensare così di capire fino in fondo le idee e i sentimenti di un artista così geniale ed estroso è quasi impossibile ma cercare di farlo è uno sforzo bellissimo e indispensabile. Un po'come lo sono i suoi film, un po' come lo è Il ragazzo e l'airone.

  • Classe '99, pugliese come il panzerotto, studia a Bologna e soffre per l'Inter. Ama farneticare di calcio, cinema e musica. Ha sul comodino la foto con Barbero e l'autografo di Mcdonald Mariga.

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