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Celtic Rangers
, 1 Gennaio 2024

New Year, Old Firm


La sfida politica, sacra e profana tra Celtic e Rangers. Anno nuovo, ma l'Old Firm di sempre.

"Erasmus" è la rubrica del lunedì in cui vi raccontiamo una partita dal weekend di calcio internazionale. Lo scontro al vertice della Scottish Premiership arriva in coda al 2023 ma segna la continuità storica di una delle rivalità più romanzate ed emozionanti del mondo del pallone. È ancora Celtic-Rangers, infatti, a decidere il dominio della città di Glasgow e del calcio scozzese. Per non perdersi nessun episodio di "Erasmus", questo è il link che fa per voi.

Malvagità e congruenza. Due concetti astratti e inafferrabili, che solo l'universo diafano della simbologia matematica può stringere in un abbraccio. Malvagio - ogni-numero-intero-tale-che{\displaystyle t_{n}=0}-con-l'n-esimo- numero-della-successione-di-Thue-Morse, unica definizione corrisponde a unica parola nella mente di chi ha masticato la materia ingoiando bocconi amari e ruminandoli nell'illusione di digerirne il saporaccio - e insieme congruente - numero-naturale-che-rappresenta-l'area-di-un-triangolo-rettangolo-che-ha-per-lati-tre-numeri-razionali - è il numero 437, ad esempio. Malvagio come appare solo a chi esce sconfitto o perdente e, inesorabilmente, congruente alle emozioni scaturite è ogni partita di pallone, con le porte immaginate a partire da due zaini piazzati in mezzo alla strada o coi fili d'erba coccolati ogni giorno per essere palcoscenico adeguato delle performance più spettacolari. Celtic-Rangers, Old Firm numero 437 della storia, è malvagia e congruente.

Il derby più antico del mondo, con un nome altrettanto antico da perdersi ormai nella leggenda, si ripropone sempre uguale a sé stesso, con le stesse barriere invalicabili tra l'unionismo cattolico dei Bhoys e l'indipendentismo protestante dei Gers, e sempre con significati nuovi. La rivalità cittadina per antonomasia del calcio scozzese - nonostante la capitale calcistica Glasgow non sia la capitale politica Edimburgo così come Milano non è Roma - è al 203° atto tra le mura di Celtic Park, teatro della prima pièce tra i two old, firm friends di Scozia datata 6 settembre 1890. Per la 169° volta sarà una sfida al vertice della Scottish Premiership. Per la seconda occasione da 133 anni a questa parte l'Old Firm si disputa al crepuscolo dell'anno, curiosamente a soli 6 anni dalla prima: il 30 dicembre 2017 fu 0-0, con due rose perlomeno lisergiche a confermare gerarchie definite da 11 punti di distanza in 21 giornate tra il Celtic tirannico e i Rangers neopromossi. Ora è ancora la squadra di Brendan Rodgers a comandare, ma 5 punti e 2 gare non sono un solco incolmabile, a maggior ragione per i Light Blues più simili alla versione vincente del 2020/21 mai visti dal post fallimento.

Celtic Park ribolle. Si agita senza potersi sfogare faccia a faccia col rivale, lasciato a casa dalla decisione della Scottish Premiership di vietare la trasferta. Infuria, scosso sia dalla lesione tendinea che priva i Bhoys in Green di Cameron Carter-Vickers, colonna portante della difesa di Rodgers, sia da tutto ciò che gravita attorno alla Green Brigade in giorni in cui le prese di posizioni in merito al conflitto israelo-palestinese stanno assumendo un valore che nel calcio non si è mai constatato. Freme, perché i Rangers arrivano più freschi a causa della neve sull'autostrada A9 che ha impedito al Ross County di stancare i Light Blues in settimana, perché dall'arrivo di Philippe Clement i Rangers non hanno mai perso (13 vittorie e 3 pareggi tra Premiership, League Cup ed Europa League), perché sono dietro in classifica ma con una vittoria sarebbero potenzialmente avanti. Gorgoglia, perché essere davanti sulla carta senza esserlo realmente, dover vincere per legittimare ulteriormente uno status che è solo virtuale è allo stesso tempo frustrante e noioso. Celtic Park è malvagio e congruente.

https://twitter.com/CelticFC/status/1741055278404022706?s=20
Al posto di Carter-Vickers c'è Welsh, che a dispetto del cognome è nato e cresciuto nell'agglomerato urbano della Great Glasgow. Dal 1' anche Taylor, unico ex della gara: dal 2019 al Celtic, dopo la trafila giovanile dal 2006 al 2014 ai Rangers.
Nel 4-2-3-1 di Clement ci sono: un nigeriano di Berlino (Balogun) e uno di Tongeren, Belgio (Dessers); il nordirlandese più legato alla maglia Rangers, trattato per questo coi guanti di velluto da staff e dirigenza (McCausland); una serie di defenestrati dalla Premier con ancora più (Cantwell, Sima) o meno (Butland, Sterling) speranze di rientrarci di soppiatto, dalla porta di servizio.

La terna arbitrale che, sul finire di You'll Never Walk Alone, sposta il centro dell'attenzione dalla tribune appena imbiancate dalla neve, è la stessa dell'ultimo precedente a Celtic Park: assistenti Graeme Stewart e Callum Spence, fischia l'inizio Nick Walsh. Sima sbaglia un comodo stop, Goldson aggredisce con troppa irruenza il passaggio verso O'Riley e concede una punizione troppo ghiotta ai 30 metri. Dessers si infrange come un'onda priva di nerbo contro lo scoglio Scales e capitan Tavernier si deve rifugiare in fallo laterale sotto la pressione di Palma. Celtic Park è in partita da un paio d'ore almeno, il Celtic lo è da subito, i Rangers non ancora.

Philippe Clement, alla prima esperienza su una panchina anglosassone dopo un settennato gallico tra Belgio (SK Beweren, Genk e Bruges) e Francia (Monaco), vive il personale inferno nel Paradise di Glasgow: costruisce con 4 uomini bloccati, addirittura 5 se Lundstram arretra tra il centrale sinistro e il cursore di fascia, perché terrorizzato dalla transizioni rapide dei giapponesi biancoverdi. Maeda e Furuhashi preoccupano a tal punto lo staff dei Rangers che la manovra dei Teddy Bears è scarnificata, basandosi sull'esclusivo lancio lungo per McCausland e Sima alle spalle dei terzini di Rodgers in arretramento e dal riciclo delle eventuali seconde palle generate dagli svarioni di Johnston e Taylor. Troppo poco, soprattutto perché il Celtic è settato su una frequenza di rete più alta. Non si concede e non concede pause, arriva al tiro con un destro di Kyogo che scuote l'esterno della rete di Butland e attizza Celtic Park.

La Lisbon Lions Stand, dedicata agli eroi della Coppa dei Campioni 1967, elegge il più avverso tra gli avversi. Todd Cantwell indossa dei manicotti neri, alla stregua di guanti lunghi alla Crudelia Demon che lo rendono automaticamente colpevole di qualcosa, come se dovesse nasconderlo. Se lo fai a Celtic Park sei automaticamente il primo bersaglio, soprattutto se dimostri di avere un talento da Premier ma di alternare, frastornato dall'ambiente, lampi e tenebre. Da villain da schernire a capro espiatorio da vessare, basta un contropiede sprecato.

Con la palla tra i piedi i Rangers sono allergici al passare dal centrocampo. Paulo Bernardo, nominalmente mezzala del Celtic, può così alzarsi in pressione al fianco di Furuhashi: avere superiorità numerica a centrocampo avrebbe senso come assegnare una Supercoppa Italiana o turca in Arabia Saudita. La libertà concessa da Scales e Welsh a Dessers nei duelli individuali ricorda quando si scende a pisciare il cane, quindi la chiave della partita si trova nella fase di possesso dell'XI di Rodgers. Se anche nelle giornate meno lucide l'utilizzo di Taylor come terzino invertito era espediente ripetuto ossessivamente per creare vantaggi, figurarsi quando il peso specifico dell'Old Firm innalza la soglia di attenzione oltre a quella della fatica. Il 4-4-2 in non possesso dei Rangers, con Cantwell sulla stessa linea di Dessers a curare a uomo i centrali di difesa, viene continuamente narcotizzato dal sovraccarico sulla fascia sinistra. Per isolare Palma in 1vs1 con Tavernier, Bernardo è impegnato costantemente a tagliare profondo nello spazio tra McCausland e Sterling col supporto a poche decine di metri di Taylor.

Spazio in quel corridoio si scopre sempre, così i padroni di casa trovano modo di arrivare in area di rigore con inquietante costanza. Paulo Bernardo colpisce di testa a rimorchio e manda alto; Taylor morde per l'ennesima volta in pressione alta e recupera palla sull'uscita dei Rangers, il destro del 2002 ex Benfica è di poco fuori ma prepara il palato di Celtic Park al dolce in arrivo.

Angolo di Palma. Sima vorrebbe rinviare di testa ma da palla di cuoio sembra avere a che fare con una palla medica. Sospinto da una forza occulta verso la linea di porta, tocca la sfera come se grattugiasse una carota. La difesa a zona sui corner della squadra di Clement non scherma la terra di mezzo tra l'area piccola e la linea dei 16 metri: Paulo Roberto è liberissimo e di controbalzo fredda Butland. La Green Brigade esonda, Walsh ammonisce il portoghese per essersi gettato tra le braccia dei suoi tifosi e aver istigato la caduta di alcuni oltre la barriera degli steward ma Celtic Park chiude un occhio.

I Rangers sono con la testa sott'acqua, in apnea di fronte a un Celtic che corre a perdifiato. Dessers è nel deserto, un universo irraggiungibile e ignoto al resto della squadra. Non si ha la più pallida idea di come gli ospiti possano non dico segnare, almeno tirare. O meglio, una ci sarebbe, ma quello è Cyril Dessers. Johnston inaugura una pletore di errori gratuiti in uscita del Celtic, regalando opportunità a una squadra incapace di crearsele. Dessers non ha ostacoli tra sé e la porta avversaria. Ogni tocco in avvicinamento a Hart sembra aggiungere una zavorra sulle spalle, non corre ma si trascina, quasi inciampa da solo, slitta e si fa rimontare da Johnston. Malvagia e congruente epitome del ridurre a meme giocatori professionisti in nome delle sfighe del Fantacalcio, dell'etichettare senza rispetto, ma con la realtà dei fatti a sobillare il pregiudizio.

I doni del Celtic tra la mezz'ora e la fine del primo tempo, in periodo di feste, compensano la parsimonia di inizio gara. Il primo tiro dei Rangers è al 38', un destro piluccato di Cantwell. Il secondo è un diagonale di McCausland, con Hart lesto a distendersi alla sua destra per una respinta non scontata. Nonostante questo, e nonostante l'infortunio alla spalla del sostituto del centrale difensivo titolare dei Celts (ingresso al 35' di Maik Nawrocki, 22enne polacco alla 4° presenza col Celtic, per Welsh), i Rangers paiono ammantati da un peso maggiore rispetto a quella di tutti gli altri oggetti, viventi o meno, entro le mura di Celtic Park. Non si capisce se dipenda dalla massa dei corpi dei Gers o l'accelerazione di gravità della bolla che li circonda, ma al rientro dagli spogliatoi basta un singolo movimento a ribadire quale sia la squadra concretamente in campo e quale quella che lo è solo sulla carta.

Matt O'Riley arriccia il naso, annusa come un roditore lo spazio tra la spalla sinistra di Lundstram e quella destra di Rıdvan Yılmaz dove mettersi in visione. Orienta il controllo per tenera a distanza il contrasto da dietro, telecomanda con lo sguardo il taglio senza palla di Maeda a liberare la ricezione di Furuhashi, aspettando però quel mezzo tempo di gioco che basta per creare la linea di passaggio migliore per Kyogo. Stop al limite dell'area, dribbling da riscaldamento e sinistro all'incrocio. Celtic Park erutta.

La ripresa inizia alla mercé dei ritmi e del passo del centrocampista di Londra con madre, passaporto e maglia della Nazionale danese: se O'Riley vuole accelerare si accelera, se Matt si vuole riposare subisce fallo e ci si ferma, se vuole tagliare senza palla detta il passaggio e riceve, se vuole spostarsi lascia il proscenio all'inserimento di altri. Unica soluzione? Un pugno involontario di Sterling, e allora ci si ferma per davvero. Scaricato dal Fulham dopo l'intera trafila delle giovanili senza nemmeno una presenza in Premier, senza contratto tra il giugno 2020 e il gennaio 2021, ripartito dalla Sky Bet League One con l'MK Dons. E ora Celtic Park frena la paura, trattenendo la paura in gola per perdere anche solo un secondo del passo felpato e affettato del danese di Londra.

Dopo un'altra pausa prolungata per la gomitata volante di Johnston a Sima, la partita giunge al teorico punto di non ritorno. Furuhashi recupera palla nella trequarti avversaria, lancia Maeda alle spalle di Balogun in campo aperto, solo davanti a Butland. Il nigeriano di Berlino si sacrifica, non può esimersi dal commettere fallo da ultimo uomo. Denying Of Goal Scoring Opportunity, DOGSO: cartellino rosso, Rangers sotto di due reti e di un uomo. A tenere gli occhi fissi sul campo sembrano essere solo i nuovi ingressi. Rodgers cambia completamente i connotati del tridente offensivo, inserendo tra gli altri Liel Abada.

Liel Abada è un esterno offensivo 22enne. L'ultima presenza risale all'Old Firm di andata, prima di infortunarsi durante un allenamento con la nazionale israeliana. Ha richiesto alla Scottish Premiership di indossare una fascia nera al braccio per commemorare i morti ebrei dalla ripresa del conflitto negli ultimi 3 mesi. Ha espresso in settimana sui social l'augurio di pronta guarigione a Nir Bitton: il connazionale, appena rottosi il crociato, si era schierato apertamente contro la tifoseria che lo ha supportato e sostenuto per quasi un decennio (2013-2022) giusto un mese fa, dopo l'esposizione degli striscioni e delle bandiere pro Palestina nella gara di Champions contro l'Atletico Madrid. "Vergognatevi! Gaza deve essere libera da Hamas, non da Israele. Sostenere un'oranizzazione terroristica che sta celebrando il massacro di molte famiglie è assolutamente folle. Che pena. Molti di voi non sanno nemmeno dove si trovi Israele! Non avete la minima idea riguardo al conflitto e agite come se sapeste ogni cosa. Come padre di 3 figlio vorrei vedere voi come reagireste se i vostri bambini innocenti venissero rapiti e massacrati davanti ai vostri occhi! Vi prego, non ditemi che questo è ciò che fa Israele coi palestinesi perché è molto lontano dalla verità. Smettetela di farvi fare il lavaggio del cervello e farvi condizionare: educatevi e imparate dai fatti." Dal 7 ottobre a oggi la dirigenza del Celtic ha tenuto un piede in due scarpe, quella della tifoseria spiccatamente schierata a favore della causa palestinese e quella di un tesserato israeliano che ha subito messaggi privati contenenti minacce di morte.

Liel entra in campo, Celtic Park si spella le mani e saluta il rientro di Abada. Gli uomini prima e oltre delle istituzioni. La perfetta chiusura del cerchio, ma la quantità di malvagità e di congruenza deve ancora trovare un equilibrio.

All'84' ancora una pallida idea ci sarebbe, ma quello è Cyril Dessers. Ogni tocco in avvicinamento a Hart sembra aggiungere una zavorra sulle spalle, non corre ma si trascina, quasi inciampa da solo, slitta, mastica il destro di fronte a Nawrocki.

Ancora Dessers di fronte a Nawrocki, stavolta scappa senza palla e costringe al fallo da ammonizione il polacco. La punizione dal vertice sinistro dell'area è posizionata perfettamente sulla mattonella di James Tavernier. Il capitano dei Rangers, il fratello considerato quello forte dei due sino all'esplosione di Marcus nel Bournemouth di Iraola, è in difficoltà da inizio partita ma da fermo sa essere sentenza. Hart è sulla traiettoria ma in aria sembra ricordarsi le stagioni trascorse a volare tra i pali. Si accorge in un istante del peso della carta d'identità, freezandosi al momento di deviare il destro oltre la traversa e smanacciando appena la sfera. Mancano 3 minuti al 90', non ci dovrebbe essere partita ma la partita misteriosamente c'è.

Abada spreca la prima ripartenza del recupero, non ci dovrebbe essere partita ma la partita c'è. Diluvia e i Rangers si guadagnano corner, non ci dovrebbe essere partita ma la partita c'è. Dowell approfitta dello spavento di cui si è imbevuto Nawrocki, lo sorpassa a destra ma manda alto, non ci dovrebbe essere partita ma la partita c'è. O'Riley riprende a sanguinare dopo un duello aereo con Goldson, Celtic Park applaude per il volto tumefatto di O'Riley, la partita dovrebbe essere finita da un pezzo ma continua.

Gli 11' di recupero si infarcisce di campanili, rimesse laterali e mugugni impauriti di Celtic Park, non succede nulla ma la partita continua. Nick Walsh fischia una, fischia due, fischia tre volte. Celtic a +8 in classifica e, anche con 2 vittorie dei Rangers nei recuperi, sarà davanti anche nel computo degli scontri diretti. Ora è finita, per davvero. Ora sì e il perfetto finale del 437° Old Firm. Un finale malvagio e congruente.


Extra time

(Tutto quello che non si è visto ma che non è passato inosservato)

Fumogeni e nevicata. Fuoco e gelo. Malvagio e congruente.
Adlocutio: arringa cerimoniale dei generali romani al proprio esercito nell'imminente inizio di una battaglia. In piedi o a cavallo, le tre dita della mano destra rappresentano il senso del controllo del comandante nei confronti della propria truppa. [Coincidenza che capitan Conor McGregor gesticoli così per indicare il triangolo Cantwell-Sima-Dessers alle proprie spalle?]
Franz Beckenbauer nella Partita del Secolo, ma è il risveglio doloroso di un bambino scozzese che sogna di fare il difensore centrale in un Old Firm.
Prima dell'espulsione di Balogun doveva essercene un'altra per Alistair Johnston. Già ammonito nel primo tempo, non c'è movimento congruo con la preparazione del colpo di testa che tenga. (Not so) Fun fact: Sima viene immediatamente sostituito, stordito dalla gomitata subita.

  • (Bergamo, 1999) "Certe conquiste dell'anima sarebbero impossibili senza la malattia. La malattia è pazzia. Ti fa tirare fuori sentimenti e verità che la salute, che è ordinata e borghese, tiene lontani."

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