10 pezzi indie che ci sono piaciuti nel 2023
Abbiamo ripescato i nostri preferiti di questo anno di indie italiano, tra ritorni, novità e conferme.
La fine dell'anno è sempre tempo di bilanci. Che siano relazionali, lavorativi, economici, sportivi, cinematografici, oppure - quelli per cui siamo qui - musicali. Qualche giorno fa abbiamo già dedicato un articolo a 10 pezzi rap italiani che ci sono piaciuti in questo 2023, quindi ora è arrivato il momento di farlo con un genere che si sta prendendo sempre più spazio nel panorama musicale italiano negli ultimi anni, in molti casi oltrepassando gli stessi confini che lo definiscono in quanto tale. Stiamo parlando dell'indie, genere (è un genere?) attorno alla quale definizione esiste una certa ambiguità in Italia. Calcutta era indie, lo è ancora? E i Pinguini Tattici Nucleari? Oppure è indie solo chi fa parte di una etichetta discografica indipendente a prescindere dalla musica che fa?
Per redigere questo elenco - che, sottolineiamo, non è una classifica - abbiamo considerato l'indie italiano in senso ampio, senza attenerci a una qualche definizione ma includendo nel pool di canzoni da cui scegliere tutto ciò che è indie nel senso comune. Per dare più varietà possibile, a dieci brani selezionati corrispondono dieci autori diversi, anche se questo ha obbligato a delle scelte dolorose vista la qualità di alcuni album (le escluse le potete comunque trovare nella nostra playlist dedicata al 2023 dell'indie italiano). Ne è venuta fuori una lista di canzoni che rispecchia con buona approssimazione il panorama attuale e che contiene grandi ritorni, nuove leve e gradite conferme.
Baustelle - Contro il mondo
Nei primi giorni del 2023 ha fatto il suo ritorno sulla scena indie italiana (in questo caso quella "vera", con il trademark e tutto) uno dei gruppi che ne hanno fatto la storia: i Baustelle. La band di Montepulciano era in pausa dal 2018, quando aveva concluso le attività correlate al suo - fino ad allora - ultimo album, L'amore e la violenza - Vol. 2 e Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi si erano dedicati principalmente a progetti laterali condotti in solitaria. Per il nuovo album - Elvis - si è dovuto attendere aprile, ma già il 4 gennaio Contro il mondo, primo singolo da lì estratto, era fuori ovunque. È un brano che simboleggia il ritorno dei Baustelle in due sensi: quello dopo i quattro anni di pausa e quello a sonorità e temi più simili al periodo 2000-2010.
Il brano racconta in modo cinico, critico, baustelliano quella che Bianconi ha descritto come "una storiella, un film, una parabola" che ha come oggetto una storia d'amore - finita abbastanza male - tra un ragazzo e una ragazza con solidi ideali, anticonformisti, contro il mondo, ma che alla fine non possono resistere ad averlo addosso questo mondo fatto di giornali letti nei caffé, case da 400 metri quadri, cani e suppliche per il successo. I Baustelle propongono quindi un racconto della realtà che li circonda attuale e centrato, come fatto con Charlie fa surf 15 anni fa, e nel metterlo in musica ripropongono accordi e melodie più vicini a quelli di quel periodo - ricordando a qualcuno anche i Pulp di Common people - e inserendo tra sarcasmo e nichilismo un ritornello che acchiappa immediatamente, trascinandoti entusiasta alla seconda strofa in perfetta fusione e allo stesso tempo contrasto con un testo tutt'altro che leggero e spensierato.
Venerus - Istruzioni
Su Venerus parto con una considerazione personale: il suo Magica musica è uno dei pochi album di cui non salto nessuna canzone quando lo ascolto, nemmeno a distanza di quasi tre anni dall'uscita. Le mie aspettative per Il segreto, uscito lo scorso 9 giugno, erano quindi - comprensibilmente - molto alte. Con il senno di poi, posso dire che Magica musica resta il mio album preferito di Venerus, ma anche che Il segreto si è fatto apprezzare ed è un disco molto interessante. Interessante anche perché l'artista di San Siro ha cambiato molto nei due anni trascorsi tra i due dischi, a cominciare dal produttore, che non è più Mace ma Filippo Cimatti - con cui comunque lavora da un decennio -, passando per le sonorità, fino ad arrivare alla durata e ai featuring. Al contrario del suo mistico e strabordante predecessore, Il segreto è un disco asciutto - 10 brani, 0 featuring, 7 canzoni sotto ai quattro minuti - e soprattutto enormemente intimo, un'intimità che esplode fin dalla prima traccia, Istruzioni.
Il brano che apre il disco di Venerus è più minimale dal punto di vista musicale di tutti quelli che lo seguono, facendo risaltare ancora di più il testo. Istruzioni è un dolcissimo manuale - appunto - d'istruzioni che l'artista milanese propone alla sua metà per far filare liscia la relazione, spiegando cosa fare quando lui piange, quando lei si imbarazza, di leggere i libri che lui regala solo se le va, di non attribuirsi sempre la colpa di un silenzio dell'altro e via dicendo. Nel ritornello, sempre estremamente minimale, però arrivano le parole che cambiano la prospettiva su Istruzioni: "Mi piace pensare di poter capire / Come si possa amare senza che sia difficile / Ma è più dolce sbagliare e impararsi a scoprire / Ho scritto queste istruzioni solo per farti sorridere". Non esiste un manuale su come far funzionare ogni dettaglio alla perfezione. E forse è più bello e dolce così.
La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d'accordo - Colapesce Dimartino
Titolo wertmulleriano per il primo singolo (se escludiamo Splash, presentata a Sanremo) che ha anticipato Lux Eterna Beach, l'album di Colapesce Dimartino uscito lo scorso tre novembre. Lungo il titolo, lungo anche il brano, che dura 6 minuti e 21 secondi e sembra essere stato clinicamente scelto come singolo da estrarre dall'album per il fatto di non averne nessuna delle caratteristiche tradizionali. Infatti, manca pure di un vero e proprio ritornello. Colapesce e Dimartino stessi definiscono la canzone “Un manifesto, una dichiarazione di intenti, un vero e proprio inno alla libertà artistica”, ovvero un inno al fare come pare a loro, ma anche l'anticipazione di quello che è Lux Eterna Beach, in cui si amalgama alla perfezione con gli altri brani, in un lavoro molto più organico e "album vero e proprio" del - seppur bellissimo - I Mortali, anche per stessa ammissione dei due autori.
La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d'accordo trasporta l'ascoltatore per oltre sei minuti in una dimensione onirica e trascendentale ma allo stesso tempo ancorata alla realtà grazie ai temi che approccia nel testo, evocando la fuga, la ricerca, la messa in discussione delle convinzioni e del senso delle cose, fino alle verità indiscutibili che mettono tutti d'accordo, per mezzo di immagini e sensazioni. Dal punto di vista sonoro Colapesce e Dimartino non hanno paura a mettere in mostra le influenze che caratterizzano la loro musica, a partire dall'analogia che molti hanno sottolineato con Weird Fishes/Arpeggi dei Radiohead fino ad arrivare agli echi che rimandano a Battisti - forse citato anche dalla copertina dell'album, con spiaggia e giacca bianca come in E già - e a Battiato, un loro punto di riferimento. Se ce ne fosse stato bisogno, il duo siciliano ha confermato di non essersi fatto tangere minimamente dalla trasformazione in tormentoni dei suoi due brani sanremesi.
Tropico - Chiamami quando la magia finisce
Davide Petrella, in arte Tropico, fino all'inizio di questo decennio era abituato a muoversi esclusivamente dietro le quinte della musica pop di successo italiana. Magari come nome vi è nuovo, ma - solo per fare alcuni esempi - in questo 2023 ha lavorato alla scrittura di Due Vite, Cenere, Italodisco, Fragole e Parafulmini, oltre ad essere collaboratore di lunga data di Cesare Cremonini ed Elisa e a comparire nei credits di quasi ogni tormentone estivo degli ultimi 6-7 anni. Nel 2021 ha però deciso di far uscire il suo primo album da solista - firmato con l'alter ego di Tropico - a cui è seguito nel 2023 il secondo, intitolato Chiamami quando la magia finisce. Posizionatosi al quinto posto nella classifica dei dischi italiani dell'anno di Rolling Stone, nasce da una lavorazione enorme e meticolosa in cui Tropico ha scritto oltre 50 brani prima di arrivare ai 14 definitivi, tra i quali la traccia che dà il nome all'album.
Eravamo in dubbio riguardo all'inserire questo brano all'interno della categoria "indie", visto che qualsiasi categorizzazione lo avrebbe spedito diretto nel pop, ma alla fine abbiamo scelto di seguire il senso comune che ci spinge ad affiancarlo agli altri protagonisti di questa decina. Chiamami quando la magia finisce racconta cosa succede quando una storia finisce, si prendono altre strade, ma il ricordo e la vaga speranza di ritrovarsi restano e lo fa con un beat incalzante, un ritornello molto pop e delle sonorità in cui si sentono molte influenze italiane e internazionali ma così ben amalgamate da non trovare più il capo e la coda di ognuna. In più c'è la scelta di mescolare italiano e napoletano, che troviamo qui come in tutto il resto dell'album e che inserisce Tropico in quell'immaginario di musica napoletana non neomelodica che ha come grande padre spirituale Pino Daniele e che ora è rappresentata - seppur con generi diversissimi ma accomunabili per immaginario e sensazioni provocate - dai Nu Genea, da Liberato e dallo stesso Davide Petrella.
Fulminacci - Simile
Dopo aver raggiunto il culmine del suo costante paragone con Daniele Silvestri, cantando assieme all'autore di Salirò una canzone intitolata L'uomo nello specchio, nel cui videoclip i due cantautori romani sono uno il riflesso dell'altro, Fulminacci sembra aver preso una direzione diversa, più propriamente sua, in un certo senso più pop ma per non per questo meno profonda. In Infinito +1, album uscito lo scorso 24 novembre ci sono tracce che spiazzano e incuriosiscono per la veste musicale che Fulminacci e Okgiorgio hanno scelto di cucirgli addosso (come Tutto Inutile o Filippo Leroy) ma anche brani più "tradizionali" e propriamente cantautoriali, tra i quali spicca Simile. Uscita come singolo a maggio 2023, con l'altro singolo uscito quasi in contemporanea - Ragù - compone una coppia che esprime al meglio la dualità dell'ultimo lavoro di Fulminacci.
Simile parla di fragilità, desideri, paure, tutte quelle cose che, come Fulminacci canta, "di notte ci ritorna[no] in mente" e che ci rendono tutti uno diverso dall'altro e unici a modo nostro, ma che sono anche paradossalmente la cosa che ci rende più simili a tutte le altre persone che conosciamo. A guidarci da un capo all'altro della canzone è un crescendo continuo, che parte dalle discrete note di pianoforte dell'inizio fino ad arrivare all'esplosione dell'ultimo ritornello. Sono abituato a dividere le canzoni da ascoltare di notte - per mood, sonorità, temi - da tutte le altre, tanto da aver realizzato per me stesso una "playlist notturna", e in questo caso Fulminacci ha realizzato un pezzo da ascoltare a tarda ora, stesi nel letto a guardare il soffitto o respirando contro il vetro della finestra mentre il traffico leggero della notte scorre quattro piani più sotto.
Sick Tamburo feat. Roberta Sammarelli - Per sempre con me
Per i Sick Tamburo il 2023 è stato sicuramente un anno importantissimo, visto che ha segnato l'uscita del primo album di inediti della band pordenonese dalla morte di Elisabetta Imelio - fondatrice del gruppo assieme a Gianmaria Accusani, entrambi precedentemente membri dei Prozac+ - scomparsa nel 2020 dopo una lunga battaglia con un tumore. Per il primo singolo tratto da questo album così simbolicamente rilevante Accusani ha deciso di farsi affiancare da una compagna di primo piano della scena indie di fine anni '90 - inizio anni '00, ovvero Roberta Sammarelli dei Verdena. Se il precedente album Back to the roots (forse è l'amore), in cui molti dei successi dei Sick Tamburo erano stati riarrangiati in chiave "punk melodica", poteva far intuire che Accusani avesse imboccato una strada ben definita, Non credere a nessuno scombina di nuovo le carte, mettendo assieme un ventaglio di suoni diversi, uniti tutti dalla penna e soprattutto dalla voce iper-riconoscibile del fu GM.
A sorprendere è in particolare proprio il brano con la partecipazione di Sammarelli - Per sempre con me -, che si distacca dalle sonorità tipiche dei Sick Tamburo ma anche da quelle di tutto il resto dell'album, flirtando con l'elettronica della new wave anni '80. A dare una spiegazione del testo è lo stesso Gianmaria Accusani: "Per sempre con me parla dell’attenzione e dell’aiuto sistematico dato a una ragazza entrata in un periodo buio e apparentemente senza uscita, considerata dai più come persa ma da qualcuno come mente libera". Una situazione che si può applicare a una qualsiasi donna o ragazza - e a rimarcarlo è anche la data di uscita del brano, l'8 marzo -, ma soffermandosi sul titolo e sul testo non si può fare a meno di pensare ad Elisabetta Imelio, a cui Accusani ha già dedicato delle canzoni, come la struggente La fine della chemio, scritta durante la malattia della sua compagna di band.
Calcutta - 2minuti
L'assenza dalle scene musicali di Calcutta, uno degli esponenti di spicco di quell'ondata innarrestabile di cantanti indie e it-pop esplosi a metà degli anni '10, era diventata ormai quasi un meme come quella de I Cani. Già schivo per sua natura, si era progressivamente eclissato dalla scena dopo l'uscita del repack di Evergreen se non per sporadici avvistamenti quasi ufologici in canzoni di altri artisti (vedasi Laurea ad Honorem di Marracash e Non esiste amore a Napoli di Tropico). Poi, a metà ottobre 2023, l'attesissimo ritorno, prima con la copertina del nuovo album - Relax - e poi con l'intero album, da cui viene estratta come singolo la quarta traccia della tracklist, intitolata 2minuti.
Il pezzo ha tutti i crismi per essere scelto come singolo, a cominciare da un ritornello che ti resta appiccicato addosso, introdotto da una batteria in crescendo che lo lega al beat minimale che fa da sottofondo invece alle strofe. A comporre tutto ciò in modo scientifico, giocando con un'intera scala, assieme a Calcutta ci sono Andrea Suriani, il francese Myd e il forse più noto Giorgio Poi. Passando invece alle parole messe in musica dal cantautore di Latina, esse raccontano una situazione sicuramente capitata ad ognuno di noi: quella di pensare di aver visto qualcuno che conosciamo per strada. Era lui/lei? Era il nostro amore ormai finito, quello che speriamo che cominci, una persona con cui vorremmo riavvicinarci o avvicinarci? Calcutta non ne è sicuro, ma non è importante, perché il suo cuore è andato nel panico e la faccia è diventata d'intonaco, come succede ad ognuno di noi in questi casi.
Motta e Jeremiah Fraites - Scusa
Arrivato al quarto album della sua carriera Motta ha deciso per la prima volta di inserire dei featuring nel suo lavoro. Il cantautore livornese ha scelto di farlo nell'album che ha avuto la lavorazione più lunga e imponente, fatta di ricerca, sperimentazione, collaborazione. In La musica è finita si ritrovano un po' tutte le anime di Motta e questo sentimento viene rispecchiato anche dalla scelta dei quattro artisti da "ospitare" nell'album, ovvero Willie Peyote, Giovanni Truppi, Ginevra e Jeremiah Fraites. Quest'ultimo è uno dei due componenti fissi dei The Lumineers (Oh Hey, Ophelia, per citarne alcune) e ha composto le musiche - oltre a suonare il pianoforte e a partecipare ai cori - in Scusa, scritta da Motta assieme a Ginevra.
Il contatto tra Motta e Fraites è avvenuto quando il secondo ha inserito Ed è quasi come essere felice in una playlist e il cantautore toscano gli ha scritto per ringraziarlo. Da lì è nata una collaborazione, in cui Jeremiah Fraites ha scritto per Motta la musica di quella che poi è diventata Scusa e il livornese ci ha cucito sopra le parole, un processo che per sua stessa ammissione è stato lungo e con l'orizzonte della chiusura del testo spesso molto lontano. "Scusa, il mondo fa paura" canta Motta in un brano che parte dalla sua paura delle cose su cui non ha il controllo, che non dipendono da lui. E allora parte una ricerca di normalità, una fuga su un piano più alto e distante, una fuga "a cena sulla luna, dove la [sua] musica non c'è". Non si può vivere preparandosi alle sberle che ci dà la vita, ha detto Motta in un'intervista, e allora è meglio vivere più leggeri.
Postino - A trent'anni
"Che peccato che Postino abbia smesso" è una frase che chi ascolta l'indie italiano ha sentito dire, o ha addirittura detto almeno una volta, come parlando di un calciatore ritiratosi a trent'anni per un crociato rotto di troppo. Postino si era fatto conoscere nel 2018 con il suo album Latte di soia, che aveva riscosso un discreto successo nell'ambiente e aveva proposto otto brani dai testi attentamente cesellati, malinconici e nostalgici come da manuale del "cantante indie preso male". Poi, dopo alcuni singoli usciti nel 2019, la sparizione completa dalle scene, dovuta al mestiere che Samuele Torrigiani, questo il vero nome di Postino, stava inseguendo: quello di psichiatra. Una regola della scuola di specializzazione gli impediva di esercitare altre professioni, ma una volta terminata questa, nel 2023 ha fatto il suo improvviso ritorno, annunciandolo con un post su Instagram e due singoli che hanno anticipato il suo nuovo album, L'ordine delle cose da dire.
Uno di questi due singoli è A trent'anni, che è, per usare una metafora proposta dallo stesso Postino, il colpetto di tosse di circostanza con cui l'artista toscano è rientrato sulla scena. Come avvisa anche Postino, lui è diverso rispetto a quattro anni fa, come siamo diversi noi che lo ascoltiamo ed è diversa la sua musica, che ha perso le sonorità elettroniche del primo album ed è ora caratterizzata da archi, fiati e chitarre elettriche e in questo senso non fa eccezione nemmeno A trent'anni. Per quanto riguarda invece i testi, Postino è rimasto più simile a sé stesso, anche se è impossibile non percepire il passare di questi quattro anni all'interno delle sue canzoni. Basti anche solo considerare il passaggio dai vent'anni di Anna in uno dei suoi brani più celebri ai suoi trenta nel primo singolo del suo nuovo album, trent'anni fatti di relazioni intraprese tanto per fare, perché lo fanno gli altri, perché si ha paura di restare soli e che non ci completano. Resta però la musica, perché come dice Postino: "Torno a scrivere strofe / A trent'anni in camerette vuote".
Marco Castello - Melo
Marco Castello l'ho colpevolmente scoperto tardi nel corso di questo 2023. Su di lui non ho il background che ho sugli altri nove artisti presenti in questa classifica, cantanti che magari ascoltavo già sul bus per andare al liceo con le mie cuffiette con il filo. Quello con Marco Castello è stato un approccio da zero, un incontro con i suoi due album partendo da basi nulle e consigli di altri su cosa ascoltare. Ho esplorato quindi il suo Contenta tu, uscito nel 2021, e Pezzi della sera, uscito invece a fine settembre 2023. Pubblicato dall'etichetta indipendente Megghiu Suli, il secondo album del cantautore siracusano è una proposta unica nel panorama indipendente italiano, mescolando jazz - Castello è laureato in tromba jazz - funk, cantautorato più classico e molto altro, il tutto abbinato a testi molto riconoscibili, che traggono molto dal vissuto quotidiano, dagli scenari di Siracusa, dal sesso, dall'amore, dal cibo.
In Pezzi della sera è contenuta Melo, che appartiene all'anima più cantautoriale di Marco Castello, nonostante la chitarra che accompagna la prima parte del brano si fonda sempre più con il crescendo di synth che monopolizza invece la seconda metà. A una prima lettura - superficiale - del brano, potrebbe sembrare che narri di una separazione metabolizzata male, di gelosia, di un rapporto che resta però di dipendenza e di sudditanza. Ad una seconda lettura si intuisce però la vera chiave di lettura del brano, che è confermata anche dalle parole di Marco Castello in un'intervista: Melo è il cane della compagna del cantante siracusano, che come tutti i cani è geloso di chi riceve le attenzioni della sua padrona, ma che non può fare a meno di continuare a riportarle tutto quello che lei gli tira ed è legato a lei da un rapporto quasi madre-figlio.
Le canzoni contenute in questo articolo sono state scelte assieme alla pagina Instagram Pitch/fork, assieme alla quale sono stati anche realizzati dei meme a tema.
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