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Fiorentina Torino
, 29 Dicembre 2023

Fiorentina-Torino (1-0) - Considerazioni Sparse


La Fiorentina chiude in bellezza un 2023 spettacolare, il Torino è rimandato all'anno prossimo.

La Fiorentina per chiudere un 2023 spettacolare, il Torino per capire quanto può ambire nell’anno nuovo: al Franchi la sfida delle gemellate si divide in due gare ben diverse, con gli ospiti che dominano il primo tempo azzannando la gara con un ritmo forsennato, ma poi calano consentendo ai padroni di casa di uscire alla distanza. La squadra di Italiano trova a pochi minuti dallo scadere il gol vittoria, che vale 3 punti utilissimi ai fini di una classifica che oggi sorride più che mai. Per i viola è la quarta vittoria nelle ultime 5 giornate, magari non meritata come le altre ma certamente sintomatica di una stagione in crescendo: il Torino, pur non demeritando troppo, torna nei meandri del centro classifica, sciogliendosi in un ennesimo esame di maturità.

Il Torino arriva a Firenze forte di una serie positiva quasi bimestrale: Juric sembra aver trovato il bandolo della matassa, che oggi prova a dipanare con la sorpresa Pellegri dal 1’. La prima frazione conferma il buon stato di forma dei granata, che creano due nitide occasioni ma, come spesso accade loro, non sono capaci di sfruttarle. La differenza rispetto alle ultime uscite è che stavolta pagano cara una disattenzione difensiva e vengono puniti, ma in realtà il nocciolo sta nell’intensità proposta dalla squadra di Juric, che in fin dei conti è durata solo 50’, per poi lasciare il pallino ai padroni di casa. Non si può dire che sia mancata la prestazione, ma questa fine dell’anno solare conferma che manca loro qualcosa per diventare grandi.

E’ una partita caratterizzata da tanti duelli avvincenti, con la sensazione che quello più importante fosse a centrocampo. In effetti proprio lì si collocano due dei migliori metronomi della Serie A, quell’Arthur rivitalizzato dalla cura Italiano e quell'Ilic che ha preso le redini della manovra granata, diventandone perno imprescindibile. Questo duello è specchio della gara: nel primo tempo il serbo mena le danze e sembra arrivar primo su tanti palloni, mentre nel secondo, quando il baricentro viola si alza, a toccar più palloni è il brasiliano. Proprio questo denota la diversità tra le due squadre: il centrocampo è esattamente la fotografia del gioco che vogliono far le due squadre, con Ilic che si fa portavoce di un gioco aggressivo e Arthur decisamente più ragionato e compassato. In ogni caso, entrambi anche questa sera hanno confermato la loro centralità nei rispettivi progetti.

La Fiorentina nei primi minuti fatica a prendere il ritmo dell’incontro e proporre le sue consuete trame. Il palleggio è meno fluido del consueto, e Beltràn e i laterali non garantiscono la profondità che servirebbe a giocar in verticale: nella seconda frazione però la musica cambia decisamente, i viola prendono campo, sfruttano il calo fisico degli ospiti. Per trovare il gol del vantaggio però serve una palla inattiva, con una delle consuete zuccate dei difensori centrali: stavolta non è Quarta ma Ranieri, però il succo è che la squadra di Italiano sembra avere nel suo arsenale armi di diversa tipologia, e possa sfruttarle a seconda delle situazione che si viene a formare. E quest’ultima è una tipica caratteristica delle squadre capaci di fare un salto di qualità, che con 4 vittorie nelle ultime 5 è più vicino che mai.

Juric e Italiano sono tecnici profondamente diversi nel gioco che propongono, con il tecnico granata che vive di intensità metallara ed Italiano che ricerca, e fa produrre alle sue squadre, spartiti decisamente più armonici. La partita è decisamente lo specchio di queste tendenze, perché per quasi un’ora il ritmo del Torino sembra annientare il fraseggio viola, a cui poi però hanno dovuto soccombere. Se il gioco di Juric è monotematico, il grande merito di Italiano sta nell’aver dato una variabilità a quello dei viola, che alla fine hanno segnato con un’arma fisica e tipicamente appartenente agli avversari. Finisce con il tecnico della Fiorentina esaltato dalla Fiesole, e il Torino ad interrogarsi sull’ennesima sconfitta con una, a questo punto presunta, diretta concorrente.

  • Torinese e granata dal 1984, dopo una laurea in Filosofia, opto per diventare allenatore professionista di pallavolo, giusto per assicurarmi una condizione di permanente precarietà emotiva e sociale. Questa scelta, influenzata non poco dalla Generazione di Fenomeni che vinse tutto a cavallo degli anni 90', mi porta da anni a girovagare per l'Europa inseguendo sogni e palloni, ma anche a rinunciare spesso a tutto il resto di cose che amo fare nella vita: nei momenti di sconforto per fortuna esistono i libri, il mare, il cioccolato fondente e le storie di sport in cui la classe operaia va in paradiso.

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