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Pellegrini e Lukaku esultano in Roma-Napoli
, 23 Dicembre 2023

Roma-Napoli (2-0) - Considerazioni sparse


In una gara in cui c'è stato davvero poco calcio, ma molti calci, la Roma fa il minimo indispensabile per portare a casa la posta.

La squadra finora più corretta (dati alla mano) conclude la partita in nove: "merito" delle espulsioni dei due uomini più in forma del Napoli, Politano ed Osimhen. Se per il nigeriano ci sono le attenuanti della troppa generosità - o dell'eccesso di zelo del direttore di gara, a seconda dei punti di vista - per l'esterno romano si tratta di un raptus di follia imperdonabile a questi livelli: un Politano caduto in un eccesso di nervosismo, reagendo spropositatamente a un fallo di gioco, nato però da un nervosismo latente creato da un clima di agonismo esasperato. Insomma, la trappola tesa in questo Roma-Napoli da Mourinho funziona;

Venendo al calcio, è una Roma che raccoglie ciò che semina, ovvero molto poco: è comunque più di quanto producano o raccolgono gli avversari, e tanto basta per vincere la gara. Una Roma che sia nel primo tempo che nel secondo tempo produce più occasioni, centrando una traversa e poi trovando un Meret che ha davvero resistito finché ha potuto. Il gol, arrivato a seguito di una serie di rimpallo fortunati, è la prova che la fortuna non piove dal cielo, ma vada cercata e costruita;

Napoli che invece non riesce a liberarsi delle sue storture e dagli errori commessi questi estate, ammessi - pur nel suo solito modo istrionico - da De Laurentiis nelle ultime ore. L'ultimo, conseguenza dei precedenti, è stato affidarsi a Walter Mazzarri: nei confronti di quest'ultimo c'è stima e affetto incondizionato, simile a quello che si prova nei confronti di uno zio. Uno zio che ha vissuto i suoi anni migliori da tanto tempo, e si ritrova catapultato in una nuova realtà senza gli strumenti per affrontare i tempi ormai cambiati;

Mazzarri si ritrova, suo malgrado, costretto a vestire panni non suoi: il 4-3-3, abito che sembra debba dogmaticamente vestire gli azzurri, è lontano anni luce dai principi della difesa a tre che hanno fatto grande il tecnico di San Vincenzo; e nonostante tutto lo studio processato al suo arrivo, è impossibile da interiorizzare in poco tempo. Il risultato, quello di dare veste nuova a un calcio vecchio, che a parte far rivivere l'effetto nostalgia di riavere indietro "la mia Seicento, i miei vent'anni e una ragazza che tu sai", non porta a nulla di concreto. "Luci a San Siro" - anche stavolta - non ne accenderanno più;

Fin quando Mazzarri cercherà di essere Spalletti pur non essendolo insomma, anche al Napoli toccherà la stessa sorte: quella di essere una marionetta, un mostro di Frankenstein con fattezze che scimmiottano un uomo, ma non lo sono realmente. Restano dunque ingiudicabili le prove di tutti gli azzurri singolarmente, costretti a essere ciò che non sono più.


  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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