Manchester City-Fluminense (4-0) – Considerazioni Sparse
Nonostante il risultato rotondo, il Manchester City non appare così brillante come lo ricordavamo qualche mese fa.
Come in ogni edizione, il Mondiale per Club organizzato dalla FIFA appare come un fulmine a ciel sereno nei nostri calendari sportivi di dicembre. Ancor di più se nessuna squadra italiana è coinvolta nella competizione. A tal proposito, questa è proprio l'ultima volta in cui vedremo questo format, fortunatamente, e finisce con il Manchester City campione del mondo il Mondiale per Club conosciuto fino ad oggi. In una partita con la Fluminense più ricca di significati e retorica che nell'effettivo prodotto sportivo visto in campo, nonostante il risultato rotondo ottenuto dagli sky blues.
I 27 gradi di Jeddah sono più del doppio di quelli percepiti a Manchester, ma questo non è abbastanza per spiegare un Manchester City così scialbo. In uno scenario simile al Mondiale 2022 qatariota per merito del grigiore dello stadio saudita, Guardiola fa scendere in campo una squadra priva di Erling Haaland, Kevin De Bruyne e Jérémy Doku, eppure non sono nemmeno queste assenze ad illuminarci sulle motivazioni di una squadra così banale nel suo gioco. Il Manchester City sta vivendo una vera e propria crisi tattica, tipica delle squadre da post-treble syndrome e soprattutto di un control-ball, il gioco del City visto in questi anni, sostanzialmente perso. Il City di oggi ha una forma piuttosto lontana da quella vista nella prima metà del 2023, e questo si ritrova in degli acquisti piuttosto fumosi e cessioni fatte con troppa leggerezza. Lo abbiamo visto in Premier League la difficoltà d'imporsi da parte dei citizen, e probabilmente questo trofeo arriva nel momento migliore. Per ritrovare fiducia, autostima e staccare un po' dalla frenesia del campionato inglese.
Inevitabile che la presentazione di Manchester City-Fluminense fosse del solito Davide contro Golia. Per la Fluminense di Diniz, lo status di underdog calza perfettamente e crea le condizioni per sognare di strappare una pagina di storia: la passione di Felipe Melo nel tunnel dello stadio e l'estetica olimpica di Marcelo sembrano posizionare le stelle a favore dei brasiliani, ma è dopo appena un minuto l'errore dell'ex terzino del Real Madrid a spalancare le porte del Manchester City. Un lancione sbagliato finisce fra i piedi di Nathan Aké, pronto a scagliare sul palo un tiro improvviso a giro dalla distanza. Non poteva che esserci Julián Álvarez sulla ribattuta, l'uomo scelto dal destino per mostrarci la ciclicità della storia. L'argentino appoggia di petto il pallone vagante, e ci rimanda subito a quel goal di Lionel Messi contro l'Estudiantes, sempre in finale di Mondiale per Club. È l'ennesimo rimando alla storia passata da parte dell'araña, che già delizia i tifosi del City continuamente con i suoi rimandi involontari a un altro campione argentino: Sergio Agüero.
Il City trova i primi due goal in occasioni quantomeno fortunate, ma non casuali. La prima rete di Álvarez è figlia di una tattica molto precisa di Guardiola, che ha chiaramente impartito di impegnare i guantoni di Fàbio con i tiri da fuori: sono ben 9 i tiri da fuori sui 15 totali del Manchester City, di cui quattro solo di Phil Foden. Per il ragazzo di Stockport è un goal emozionante, che chiude il cerchio delle vittorie del City con il Mondiale per Club. Lo stesso Walker aveva posizionato questa finale come «un premio per tutti coloro che sono stati con noi da Maine Road fino all'Etihad». Dal 2008 fino al 2023: il progetto emiratino del City può ritenersi riuscito.
I primi venti minuti della Fluminense, nonostante il goal subito, sono emozionanti. Un atteggiamento molto simile a quello invocato da Maurizio Sarri al suo Napoli prima di una sfida proprio con il City: «undici facce di c**** che hanno la convinzione di poter palleggiare in faccia al Manchester City». Fernando Diniz non è proprio fra gli allenatori meno coraggiosi del pianeta, e la Fluminense riesce per alcuni tratti anche a mettere in difficoltà il pressing citizen. Se Julián Álvarez non avesse segnato il quarto goal in quel modo, probabilmente gli attimi sportivi più belli della serata sarebbero stati senza dubbio gli scambi sulla linea della porta da parte dei difensori della Fluminense. Tuttavia, il raddoppio improvviso propiziato da Phil Foden, risveglia la Fluminense dal proprio sogno lucido, capace di proiettarsi fino all'area di Ederson un paio di volte, per arrivare a procurarsi perfino un calcio di rigore con Cano, salvo poi essere revocato per il suo stesso fuorigioco.
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