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, 17 Dicembre 2023

Bologna-Roma (2-0) - Considerazioni sparse


Al Dall'Ara si vede solo una grande squadra ed è il Bologna

La Roma si presenta con l’ormai consueto atteggiamento da neopromossa in trasferta: blocco basso, possesso palla lasciato agli avversari tranne che in qualche rara folata, interventi duri abbinati a un po’ di provocazioni per spostare la partita dal piano tecnico a quello della gazzarra. Nulla di inatteso, considerando che la guida tecnica è riuscita a inventarsi una rivalità anche con il Bodø/Glimt o il Sassuolo, rendendo tesi questi incontri come fossero un derby. Per 35’ questo approccio disinnesca il Bologna, poi però basta una costruzione perfetta dei rossoblù per trovare il gol che stappa e decide la partita.

Il Bologna ha le idee chiare e con intensità cerca di non dare respiro e tempi di gioco agli avversari. La squadra di Thiago Motta fa sfoggio di una grande fluidità e tante soluzioni per risalire il campo, come dimostra la frequente presenza di uno dei due centrali in posizione più avanzata in fase di costruzione (John Stones docet). Il grande merito della serata è stato però quello di non cadere nella trappola avversaria e attendere con pazienza il momento giusto per scombinare la difesa posizionale avversaria e colpire. Tolta la rabbiosa reazione finale degli ultimi 20’, restano invece pochissime tracce della Roma su questa partita, quasi tutte di un generoso ma sprecone Belotti. Difficile poi trovare qualche sufficienza, anche se quantomeno gli ingressi di Azmoun e Bove regalano qualche timida scintilla.

Sui motori di ricerca quasi non esiste, eclissato dall’omonimia con il grande scienziato politico, ma del resto Giovanni Sartori non è un amante le luci della ribalta. Eppure è stato il DS del miracolo Chievo e dell’incredibile ascesa dell’Atalanta e la sua mano si sta vedendo anche a Bologna, dove non ha sbagliato una scelta a partire da quella dell’allenatore. Il mix di ex promesse scartate dai grandi club (Zirkzee, Calafiori, Posch, Saelemaekers) e profili interessanti provenienti da campionati “minori” (Beukema, Ndoye, Moro), unito alla qualità delle proposta tecnica ha trasformato in poco più di un anno un club abituato ad annoiarsi nel galleggiare sopra la zona salvezza in una squadra con legittime ambizioni per la qualificazione continentale. In 16 partite appena 2 sconfitte e 12 gol presi: in entrambi i casi solo Inter e Juve hanno fatto meglio, a dimostrazione che oltre al bel gioco c’è tanta solidità e organizzazione. Il quarto posto fin qui è meritatissimo.

Non possono bastare la assenze di Dybala e Lukaku a giustificare l’ennesima prova indecorosa della Roma. Ha il terzo monte ingaggi della Serie A, eppure è sembrata una squadra di provincia contro il Bologna, in barba al fatto che quest'ultima spenda quasi 4 volte di meno. Allo stesso tempo sarebbe un insulto alla nostra intelligenza dare spago all’ennesima sparata teatrale di Mourinho, che con la sostituzione di Renato Sanches dopo appena 18’ dal suo ingresso ha trovato l’ennesimo capro espiatorio da dare in pasto ai media per distogliere l’attenzione dalla povertà messa in campo oggi. I fatti dicono che la Roma gioca un calcio superato dal tempo, è potenzialmente ottava - fuori da tutte le coppe - e in Europa League non è riuscita a vincere il suo girone nonostante un sorteggio più che benevolo. Difendere Josè Mourinho oggi significa bendarsi gli occhi e fare un atto di pura fede, senza farsi nemmeno sfiorare dal dubbio che sia mal riposta.

Moro e Ferguson si contendono la palma da migliore in campo, grazie a una prova di rara intelligenza tattica, fatta di quantità e qualità, in particolare nell’attaccare le voragini tra difesa e centrocampo che venivano a crearsi a causa del blocco basso della Roma. Ndoye è ancora da sgrezzare e alterna grandi giocate a errori grossolani, ma alla fine risulta decisivo nell’economia della partita con i suoi strappi. Zirkzee è un giocatore delizioso e l’emblema di quanto siano migliorati i calciatori del Bologna nell’ultimo anno. Di quanti giocatori della Roma potremmo dire lo stesso? Tolto Edoardo Bove, il conto potrebbe fermarsi a zero.

  • Giornalista classe 90', da sempre innamorato della radio, ho diretto per 3 anni RadioLuiss e collaborato con varie emittenti in qualità di conduttore. Attualmente mi occupo di comunicazione d'impresa e rapporti istituzionali. Pallavolista da una vita, calciofilo per amore, appassionato di politica e linguaggi radiotelevisivi, nella mia camera convivono i poster di Angela Merkel, Karch Kiraly e Luciano Spalletti.

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