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Classe 2005, Guillaume Restes del Tolosa è il più giovane tra i portieri titolari d'Europa, ma rappresenta già oggi una grande certezza
, 14 Dicembre 2023

Guillaume Restes è già pronto


Una ventata di freschezza tra i pali del Tolosa.

Mi sono accorto di Guillaume Restes quasi per caso. Ripromessomi di guardare più Ligue 1 quest'anno, in uno stanco pomeriggio di mezza estate mi sintonizzo su Nantes-Tolosa, a onor del vero più interessato ai padroni di casa che agli ospiti. Sarebbe stato comunque difficile non notare quel portiere solo apparentemente acerbo, autore di almeno quattro interventi decisivi per la vittoria finale che avrebbero fatto alzare le sopracciglia a qualsiasi spettatore. Non potevo sapere che si trattava del debutto tra i grandi di uno dei portieri più promettenti in circolazione nonché del più giovane portiere a debuttare da titolare in Ligue 1.

D’altra parte, è vero che al momento il ruolo di portiere sembra essere un po’ scoperto quanto a giovani di talento in Europa. Sì, Trubin è un portiere di sicuro avvenire e difficilmente rimarrà a lungo a Lisbona, ma ha già 22 anni; Verbruggen ha un talento cristallino, ma per ora è la riserva di Steele al Brighton; di Vandevoordt si parla da anni, ma nonostante l’investimento fatto dal RB Lipsia è ancora esiliato in patria al Genk; lo stesso Stefano Turati, al momento, non sempre ripaga la fiducia di Di Francesco con prestazioni adeguate. 

Di Guillaume Restes invece si parla (ancora) poco, un po’ perché in Italia vive ancora quel luogo comune che impedisce di reputare credibili i calciatori che militano campionati ritenuti peggiori della Serie A, un po’ perché se i nomi citati nel paragrafo precedente sono tutti nati tra il 2001 e il 2002, Restes è addirittura un classe 2005 e ha fatto il suo esordio solo quest’anno.

Nato nel capoluogo occitano l’11 marzo di 18 anni fa, Restes si aggrega al centro di formazione del Toulouse FC già nel 2011, a soli sei anni. Farà tutta la trafila delle giovanili, spesso bruciando le tappe. Le ottime prestazioni con le selezioni giovanili gli valgono il primo contratto da professionista nel 2021, a sedici anni, e il paragone con Alban Lafont, altro portiere tolosano su cui la città aveva riposto speranze forse più grandi del suo talento.

Entrambi cresciuti nel club della città, entrambi affacciatisi tra i pro a 16 anni, entrambi con radici nell’Africa occidentale, entrambi estremi difensori con qualità tecniche sovrapponibili. Restes poi è nativo del quartiere di Saint-Agne, periferia sud della città, ed è facile capire come per i tifosi del TéFéCé possa rappresentare un nuovo motivo d’orgoglio, a maggior ragione in una città completamente votata al (e dominata dal) rugby e che al calcio lascia meno delle briciole. 

Nell'estate del 2023, dopo la cessione del titolare Maxime Dupé all’Anderlecht, Restes viene chiamato ad integrare la prima squadra, inizialmente per fare da secondo a Kjetil Haug. Tuttavia, basta un’ottima preseason (culminata con la partita da titolare contro la Roma) per convincere Carles Martínez Novell ad annunciare che sì, forse è il caso di puntare sul giovane francese per la stagione in corso: “Abbiamo fiducia in lui. È molto giovane, ma se è qui significa che se lo merita”. 

Che dire di un diciottenne che debutta tra i professionisti con una prestazione del genere?

Longitipo di statura medio-alta, meso-ectomorfo, l’estremo difensore occitano spicca per agilità e reattività. I vari siti specializzati lo danno a 82 kg distribuiti su 186 cm di altezza e, a un occhio esterno, sembra dotato di buona struttura osteomuscolare, con un’esplosività e una forza condizionale già brillanti. I suoi 186 cm possono sembrare pochi se raffrontati ai top del ruolo (e soprattutto alla tendenza ad avere portieri sempre più alti), ma non stupirebbe se, tra misure più accurate e crescita tardiva, tra qualche anno gli vedessimo qualche centimetro in più addosso.

Formatosi da portiere sin da tenere età, Guillaume Restes dà sfoggio di una tecnica di bloccaggio pulita, solida e sicura: le mani forti protese in avanti cercano la palla senza aspettarla; il bloccaggio al corpo non è abusato. Si distingue anche per un ottimo posizionamento tra i pali, ed è in grado di adeguarsi all'evolversi dell’azione con grande rapidità e reattività. Abile nel leggere azioni e traiettorie, è dotato di una grande velocità di selezione e non pecca in quella di esecuzione. In questo intervento contro il Lorient, ad esempio, lascia che il corpo segua il braccio e mostra una grande elasticità nella parte superiore del busto.

La dote che più spicca in lui è senza dubbio la grande determinazione nell’attacco palla: si tratta di una caratteristica la cui importanza è cresciuta esponenzialmente negli ultimi tempi, da quando cioè Gianluigi Buffon ha fatto vedere al mondo intero cosa significa avere un estremo difensore proattivo. Questa dote è diventata talmente importante che oggi viene data per scontata: un portiere statico e senza la giusta convinzione o senza il giusto tempismo nell’attacco al pallone è un estremo difensore che difficilmente potrà ambire a giocare a grandi livelli: basti guardare la generazione di Alisson e Courtois fino a Maignan e confrontarla con quella precedente (senza nemmeno far menzione dei portieri nati a fine millennio, come Donnarumma, Vicario o Meret, per rimanere nei nostri confini). 

Qualcosa su cui potrebbe ancora lavorare sono linea di spinta ed equilibrio di volo: una struttura muscolare non ancora pienamente formata gli impedisce di consolidare l’esplosività dei tuffi con la dovuta solidità e spesso l’equilibrio finale è precario; è questa la ragione per cui spesso lo vediamo terminare l’intervento sul ventre.

Anche la postura sembra poter beneficiare di piccole correzioni: sebbene riesca sempre a rimanere in buon equilibrio sulle gambe grazie ad appoggi molto forti, avvertiamo la tendenza ad una distribuzione del peso talvolta posteriore, una pecca che va a “zavorrare” il portiere negli istanti precedenti all’intervento e inibisce dunque parte della spinta. È abbastanza evidente in questa parata, dove peraltro si nota già la tendenza a divaricare le gambe (con i piedi oltre la linea delle spalle) per stabilizzare il baricentro. Nel caso in questione, deve quasi tuffarsi “verso l’avanti” per compensare. 

(Florencia Tan Jun - Getty Images)

Tra le tecniche di approccio al tuffo si fida sempre molto del suo passo spinta, e fa bene: è proprio la preparazione della fase di spinta è uno dei punti forti, come dicevamo inizialmente: il movimento laterale è molto pulito, con tallone alto e punta dei piedi in diagonale. Anche negli interventi più a corto raggio Restes è in grado di passare dalla fase di compressione a quella d’esplosione in pochissimo tempo sprigionando grande forza. 

Non ne abbiamo ancora parlato, ma Guillaume Restes possiede un gioco con i piedi straordinario. Un osservatore delle giovanili diceva di lui, appena adolescente, che “il suo gioco palla al piede era eccezionale. Giocava lontano dalla propria area, distributiva a destra, a sinistra e gestiva benissimo la profondità [...]. Rinviava con una facilità impressionante e un carisma sconcertante per l’età. Non avevo mai visto nulla del genere e non ho più rivisto nulla del genere da allora”. E in effetti nel gioco con i piedi, vera e propria cifra tecnica della modernità per il ruolo, non ha nulla da invidiare ai più grandi: mancino naturale, non è raro vederlo impegnato anche col piede debole da vero e proprio regista aggiunto.

Ma è nella distribuzione a medio e lungo raggio che Restes imbarazza la concorrenza: la grande elasticità muscolare, unita ad un’ottima mobilità articolare gli consente rinvii lunghi e precisi anche con palla a terra - che ricordano molto da vicino quelli dei colleghi brasiliani come Ederson. Nei filmati in rete si nota facilmente come non disdegni opzioni di passaggio ambiziose e redditizie rispetto ad appoggi più semplici e sicuri. Da valutare contro un pressing più aggressivo e organizzato, è sicuramente un capitale sostanzioso nel suo bagaglio tecnico. Com'è facile osservare in questa occasione, la maniera con cui lascia andare la gamba è invidiabile e denota grande elasticità muscolare, oltre ad una tecnica inappuntabile. 

Ad ulteriore testimonianza di come sia figlio del ventunesimo secolo, Guillaume Restes ha mutuato e interiorizzato anche il bagaglio tecnico proveniente dal futsal. Non è raro vederlo murare in croce iberica (destrutturata e “aperta” in spaccata per rispondere alle dinamiche del calcio a 11) con un agio e un’elasticità invidiabile. Coraggioso e prodigo nelle uscite basse, è discreto anche in quelle alte: aiutato dall’ottima capacità cognitiva a leggere le traiettorie, potrebbe migliorare nella consapevolezza attorno a sé (come contro il Liverpool, dove guarda solo la palla e si scontra con il suo difensore). 

Qui forse la legge con un attimo di ritardo, ma poi rimedia ergendo una diga in mezzo secondo e si mangia l’attaccante

D’altra parte parliamo di un portiere estremamente mobile e dinamico, in grado di proiettarsi dentro l’azione con un istinto invidiabile. A volte si ha la sensazione che sia talmente dentro la partita che il suo corpo viaggi su più livelli motori, con la parte superiore del corpo già verso il pensiero successivo, mentre quella inferiore è ancora irrimediabilmente legata al gesto tecnico precedente. Questo ogni tanto lo porta a “strafare”, ossia a condire gli interventi con movimenti enfatici e non necessari che contribuiscono a creare confusione nei metri più decisivi. In questi casi, è proprio la parte istintuale ad emergere. Semplificazione e maggior controllo degli schemi motori di preparazione all’intervento arriveranno senza dubbio con la maturità e contribuiranno alla sua efficacia complessiva - anche perché, non dimentichiamocelo, stiamo parlando di un giocatore di soli 18 anni. 

Il carisma di cui si parlava è anche la dote che più ha convinto il suo attuale allenatore a dargli fiducia sin dalla prima partita ufficiale della stagione. Nella partita d'esordio contro il Nantes, dopo 15 minuti (e un gol subito) lo si vedeva già strillare con colleghi ben più esperti e navigati come se stesse richiamando bambini dell’asilo. Il carisma e la leadership - e, più in generale, le caratteristiche psicologiche di un calciatore - sono elementi sempre difficili da valutare dall’esterno, ma non può essere un caso se tutti i suoi allenatori ne parlano come un ragazzo serio, all’ascolto e soprattutto estremamente competitivo. D’altronde, nella conferenza stampa prima del match contro lo Stade de Reims, Restes stesso ha dichiarato che alla fine la sola differenza rispetto all’anno precedente, quando militava nel campionato primavera, è che “quest’anno c’è più gente allo stadio”. 

Le prestazioni sfolgoranti di questa prima parte di stagione hanno convinto Thierry Henry, selezionatore dell’Équipe de France Espoirs (la loro U21) a dargli il posto da titolare da sotto età - scalzando tra l’altro gente come Lucas Chevalier o Illan Meslier, portieri validi, già affermati e di 4/5 anni più “esperti”. Titi ha mostrato a più riprese grande apprezzamento verso il giovane tolosano, paragonandone il carattere calmo  e inscalfibile a quello del suo ex compagno di nazionale Fabien Barthez e incensando pubblicamente la sua maturità. “Ho l’impressione che abbia [già giocato] 200 partite di Ligue 1”, ha dichiarato a margine della sua convocazione. E poco importa se lo stesso Guillaume Restes si è reso protagonista di un paio di errori marchiani nelle partite dell’ultima pausa per il calcio internazionale, perché "commetterà ancora altri errori, ma è abbastanza forte per rialzarsi da solo”, per dirla con le parole del suo allenatore.

Qualche giorno fa l’allenatore del TFC, Carles Martínez Novell, ha rilasciato un’intervista in cui parla, inevitabilmente, anche di Restes. Alla domanda se fosse stato difficile scegliere un 18enne come titolare, Novell risponde con candida trasparenza di no: “non vedevo Guillaume come un ragazzo di 18 anni, ma come un nuovo acquisto della [prima] squadra”. E ancora: “quel che conta non è l’età, ma se il giocatore è pronto o meno; se è pronto, perché aspettare che abbia 20 anni? Così si spreca il talento”. 

Guillaume Restes è un portiere francamente entusiasmante da vedere. Come spesso accade con calciatori ancora giovani, proiettiamo sul loro presente l’immagine di quel che possono diventare in un prossimo futuro. Per Guillaume Restes, questa immagine poggia su un talento brillante e su una solida base tecnica ma, se posso concedermi un’opinione personale, l’eccitamento ad ogni sua partita viene proprio dalle sbavature che gli vedo compiere: perché colmarle significa ampliare a dismisura l’immagine del portiere che promette di essere

  • Nato a Roma nel 1989, vive a Bruxelles. Podista, musicista, portiere di calcio, avido lettore ma il tutto rigorosamente da amatore.

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