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, 30 Novembre 2023

Il Lione ha un Grosso problema


La gestione Grosso è lo specchio del disastro dell'Olympique Lione.

È la sera del 30 ottobre: come ogni ultima domenica di ottobre dal 1996 a questa parte è il primo giorno di ora legale, i pomeriggi sono più corti e scende molto rapidamente la notte. Proprio nei momenti in cui anche a Marsiglia la luce solare lascia posto a quella artificiale, il buio della sera si confonde con il buio dell’anima di alcune frange del tifo dell’OM. Ancora una volta, la Ligue 1 sale alla ribalta della cronaca per un episodio estremamente violento.

Il bersaglio in questo caso diventa il pullman dell’Olympique Lione, e più in particolare a essere vittima diventa Fabio Grosso, da alcune settimane tecnico della formazione lionese, che si stava recando al Velodrome a giocarsi le ultime chance di permanenza su una panchina diventata complicatissima, forse eccedente le sue qualità da allenatore. Ma l’assalto - quasi letteralmente - alla diligenza perpetrato da questi "tifosi” ha rinviato tutti i discorsi relativi ai guai dell’Olympique e alle difficoltà dell’eroe di Germania 2006 da quando ha preso il posto di Laurent Blanc.

Quel rinvio è durato esattamente un mese: a 30 giorni da quegli eventi, il club lionese ha deciso di dare il benservito al tecnico abruzzese, consegnando agli annali una gestione durata sette partite. Cosa è accaduto, oltre alle ferite e al sangue di Marsiglia?

Uno dei settori giovanili più importanti al mondo

L’osservatorio calcistico del CIES rilascia ogni mese contenuti molto significativi basati su statistiche che descrivono le performances di squadre e calciatori in giro per il mondo.

Nel report rilasciato nel mese di ottobre, l’organizzazione con sede a Neuchatel ha analizzato la prolificità dei settori giovanili di tutte le squadre appartenenti alle leghe principali di 48 nazioni. Filtrando questo report sui giocatori in forza nei club dei top5 campionati europei, emerge come i giocatori cresciuti nel settore giovanile del Lione abbiano accumulato il secondo maggiore minutaggio, dietro al solo Athletic Bilbao.

Caqueret, Kumbedi e gli ultimi innesti Mahamadou Diawara e Sinaly Diomandè continuano ad impreziosire la rosa, ma non sembrano sufficienti a colmare le uscite dei vari Malo Gusto, Lukeba e Bruno Guimaraes, indispensabili per restare nei parametri economici richiesti dal campionato transalpino ma che hanno indebolito oltremodo la squadra.

Nonostante l’Olympique possa fregiarsi di essere una fucina di talenti, oggi si ritrova in fondo alla classifica della Ligue 1, apice negativo di una catena di scelte errate nella gestione della prima squadra. Proprio la discrasia tra produzione di talento e situazione di classifica fa rumore, quando si parla del Lione.

Una breve cronistoria degli eventi

Dalla scorsa estate l’Olympique Lione è nelle mani di John Textor, affarista statunitense che dirige la Eagle Football Holdings, che detiene la proprietà anche di Crystal Palace (sulla carta il club apicale di questo sistema di multiproprietà), Botafogo e Molenbeek. Il passaggio di proprietà ha chiuso l’era Aulas dopo anni in cui il presidente più vincente della storia del Lione maschile e femminile non sembrava più in grado di tenere in ordine i conti del club.

La gestione Aulas ha regalato gloria al club sia in termini di successi sportivi (i 7 titoli consecutivi tra il 2001 ed il 2007 restano una striscia ineguagliata nella Ligue 1 maschile, così come le 8 Champions League femminili di cui le 5 consecutive del lustro 2016-2020), sia di creazione del talento, sia soprattutto di gestione economica sempre ottimale.

A seguito dell’ascesa economica del PSG, restare sui gradini più bassi del podio del calcio francese non andava bene al club. Le scelte successive, però, si sono rivelate fallimentari: nel 2019 la gestione tecnica del club viene affidata a Juninho Pernambucano che, come prima scelta, decide di mollare a furor di popolo il calcio poco ambizioso di Bruno Genesio per affidarsi ad un esordiente come Sylvinho. L’attuale ct dell’Albania non riesce a creare i presupposti per implementare il calcio posizionale da cui il direttore sportivo era rimasto abbagliato: dopo 8 punti in 9 partite viene esonerato e rimpiazzato da Rudi Garcia. Chiesa rimessa al centro del villaggio, solidità e identità restituite alla squadra, permettendo una rapida risalita della classifica.

Poi arriva il lockdown e la scelta di non riprendere il campionato, congelando le posizioni in classifica prima dello stop. Il Lione si trova al settimo posto, in risalita, e con un ottavo di finale di ritorno da disputare contro la Juventus partendo da un goal di vantaggio.

Ma la scelta della federazione francese fa crollare improvvisamente il castello: il Lione tornerà a giocare ad agosto in Champions League prendendosi lo scalpo di Juventus e Manchester City, ma sarà l’ultimo momento di gioia per i tifosi.

Il blocco del campionato con la classifica congelata significa per il Lione l’esclusione dall’Europa, un danno economico che si aggiunge a quello del fallimento della trattativa sui diritti tv in Francia e la mancanza di introiti da stadio. Molti club europei, in aggiunta, non sembrano disposti a investire sui talenti messi in vetrina dal lavoro di Rudi Garcia. Il danno viene stimato intorno ai 40 milioni di euro, decretando un addio alla sostenibilità e virtuosità economica del modello Aulas.

Le cose non cambiano con l’arrivo di Bosz in panchina, anzi: il tecnico olandese mostra ancora limiti nella gestione della fase difensiva. A metà della stagione 2022723 viene esonerato: l’ultimo allenatore scelto da Aulas sarà Laurent Blanc, una vera e propria restaurazione da Ancient Regime.

La situazione attuale è così partorita: un cambio di proprietà avvenuto nel mezzo di una situazione finanziaria difficilissima, che sta portando vecchi e nuovi proprietari a lanciarsi gli stracci pubblicamente mentre la squadra affonda.

Le difficoltà di Fabio Grosso

Con Laurent Blanc smanioso di ricevere il benservito dalla nuova proprietà, ottenendolo dopo la rovinosa caduta al Parc Olympique contro il PSG, il casting per sedere sulla panchina ha visto uscire vincitore Fabio Grosso, reduce dalla promozione ottenuta a Frosinone e desideroso di svoltare la propria carriera da allenatore, accettando la proposta di Textor con la stessa impazienza di un giocatore desideroso di buttare a terra l’asso di briscola in prima mano.

Il riscontro con la realtà si rivela immediatamente complicato: gestire uno spogliatoio e una piazza come Lione non è come lavorare in un ambiente perfettamente organizzato come quello ciociaro.

Il goal di O’Brien a pochi minuti dal termine della partita contro il Rennes prima della pausa di novembre ha regalato a Grosso ed al Lione la prima vittoria in campionato. Un sospiro di sollievo, ma non certo una panacea per i mali di questa squadra e per il futuro dell’ex Frosinone.

Dal suo arrivo al Parc Olympique, Fabio Grosso si è seduto in panchina per sette volte raccogliendo 1 vittoria, 2 pareggi e 4 sconfitte. Ma, soprattutto, il Lione è ancora alla ricerca di una propria identità tecnica e tattica.

Grosso ha provato schieramenti e formazioni diverse in ciascuna di esse, modificando gli approcci senza palla: da una fase iniziale basata sulle marcature a uomo a una successiva più incline a un sistema di reparto. Entrambi i metodi sono andati di volta in volta a scontrarsi con l’incapacità della squadra di mantenere la concentrazione fino a farsi sfuggire partite già vinte come quella contro il Lorient.

Si è passati dalla difesa a tre schierata nella trasferta di Reims con approccio difensivo uomo contro uomo ad un 4-1-4-1 nella gara di esordio a Brest ed in quella inopinatamente pareggiata con il Lorient dilapidando due goal di vantaggio, il 4-3-3 delle partite perse in casa contro Clermont e Lille, fino ad arrivare ad un 3-5-2 nel match contro il Metz ed un rombo di centrocampo nella vittoriosa trasferta di Rennes.

La difficoltà nel trovare un’idea ben definita ha confuso oltremodo i giocatori, presto mostratisi poco inclini ad accettare la situazione. Grosso si è mostrato rigido in merito agli aspetti disciplinari, decidendo di non convocare Tagliafico per la partita contro il Clermont dopo che quest’ultimo aveva lasciato Lione il giorno antecedente la partita per seguire la semifinale del mondiale di rugby Nuova Zelanda-Argentina a Parigi.

Dopo la sconfitta contro lo stesso Clermont, la situazione supera il limite: dopo alcune dichiarazioni pubbliche sulle frizioni tra Grosso e lo spogliatoio espresse da Jeremie Rothen alla tv francese, il tecnico decide di riunire la squadra negli spogliatoi e stabilire in maniera definitiva le regole dello stesso. La reazione dei giocatori, a cui era stato richiesto un riscontro su chi avesse parlato con l’ex giocatore di PSG e Monaco, è stata fredda: dopo sole 4 partite, l’avventura del tecnico abruzzese è giunta rapidamente al capolinea.

Il folle episodio di Marsiglia ricompatta miracolosamente tutto e tutti. Spogliatoio e tifoseria fanno improvvisamente quadrato, allontanando quanto meno lo spettro di ricorrere al terzo allenatore dopo nemmeno un terzo di stagione. Ma è bastato far passare poco tempo per rendere quello spettro un evento concreto.

Che squadra è stata il Lione di Fabio Grosso?

È un lavoro molto in salita quello che ha accettato Grosso: a livello tecnico il Lione è una squadra sicuramente valida con tanti elementi di elevato valore. Andando a leggere alcuni numeri, il Lione è al quarto posto in Ligue 1 per passaggi filtranti e dribbling (fonte: Soccerment): la squadra è ricca di soluzioni, soprattutto a livello individuale. Inversamente, sono i valori difensivi a essere a dir poco deficitari: solo quattro squadre concedono più xG per partita dell’Olympique.

Abbassare lo sguardo in fondo a sinistra per trovare la squadra della Loira.

Analizzando il freddo dato degli xG è facilmente comprensibile quanto le difficoltà difensive abbiano creato le condizioni per il disastro. Per ovviare a questa situazione Fabio Grosso ha cercato soluzioni per garantire maggiore protezione alla squadra in fase di non possesso.

Ma, come nella più classica delle definizioni di coperta corta, mettere qualche muscolo in più a centrocampo significa rinunciare ad una quota di estro sulla trequarti. È così che si spiegano le tante panchine di Rayan Cherki, l’elemento più creativo della squadra ma a cui Grosso non ha mai dato la possibilità di restare in campo per tutti i 90’, schierandolo in sole 3 occasioni.

A lui è spesso preferito Mama Baldè, esterno offensivo più classico che agisce anche da seconda punta a supporto di Lacazette, decisamente meno incisivo negli ultimi 25 metri a causa dell’inconsistenza nei duelli offensivi. A livello tattico Grosso lo ha ritenuto utile per garantire una certa compattezza in fase di non possesso.

Il Lione è squadra dalle individualità interessanti ma difficili da far coesistere in maniera organica. Non è possibile neanche identificare uno stile di gioco che Grosso abbia realmente portato. Sotto la sua gestione si è vista una squadra che cerca di tenere maggiormente la palla ma raramente trova soluzioni (se non a livello individuale) per trovare la porta. La partita persa contro il Lille si è rivelato un vero e proprio compendio delle difficoltà di questa squadra: tanti giocatori isolati in fase offensiva, difficoltà nel gestire le seconde palle, tanti errori tecnici.

Due giocatori da segnalare

Se vogliamo trovare dei risvolti positivi in queste settimane di lavoro dell’ex giocatore di Perugia ed Inter è quello di aver messo in mostra un paio di giocatori che, all’interno del disastro di questa stagione, stanno mostrando interessanti qualità. Ce ne sarebbe un terzo, ossia Ernest Nuamah, valorizzato da Grosso, ma potete trovare già qui un suo profilo.

Il primo è Jake O'Brien: cresciuto a Cork, settore giovanile del Crystal Palace, nella scorsa stagione in luce in prestito nel Molenbeek (una delle squadre di proprietà di Textor) per poi essere acquisito ad agosto dalla formazione francese. Blanc gli preferiva i più esperti Lovren e Caleta-Car, mentre una delle prime scelte forti di Grosso è stata quella di dargli la maglia da titolare. Fiducia ampiamente ripagata dal centrale irlandese, molto pulito in costruzione (90% di passaggi riusciti) e dotato di strapotere nel gioco aereo (74% di duelli aerei vinti). I suoi 197 cm danno l’impressione di buttafuori dall’area di rigore. In più al proprio attivo ha anche il goal che è valso l’unica vittoria dell’Olympique di Grosso.

Il secondo è Mahamadou Diawara, giunto a Lione per unirsi alla formazione B militante nel National 3 (la quinta divisione francese) dopo la trafila giovanile al PSG. Un acquisto di prestigio a livello under ma su cui Grosso ha deciso di puntare, come per O’Brien, per aggiungere muscoli e gamba alla squadra. Il classe 2005 è un giocatore utile nello svolgimento di diversi compiti in mezzo al campo, mostrando di essere pulito nella distribuzione del pallone e molto abile nei duelli, il che lo rende un giocatore particolarmente utile per far progredire il gioco in conduzione o per recuperare il pallone. Diawara può benissimo essere una mezzala in un centrocampo a tre tanto quanto un centrale in una mediana a due.

Too big to fail?

Si fa ancora molta fatica a vedere associata una squadra come l’Olympique Lione alla lotta per non retrocedere, ma l’ultimo posto in classifica testimonia questa realtà. Nelle prossime due settimane arriva il trittico formato dalle tre trasferte consecutive di Lens, Marsiglia (recupero della partita non disputata il 30 ottobre) e Monaco, non proprio l’ideale per chi ha necessità di risalire la classifica.

L’assenza di un’identità di gioco e le difficoltà nella gestione di uno spogliatoio assai complicato erano stati messi da parte dagli episodi incresciosi di Marsiglia e dalla vittoria ottenuta a Rennes. Ma la sconfitta contro il Lille ha riacceso tutti i dubbi sulla scelta di Fabio Grosso come allenatore giusto per far rimettere la testa sopra al pelo dell’acqua all’Olympique. E dietro questi dubbi un’ombra sembra aleggiare pesantemente, quella di Jorge Sampaoli.

Tuttavia, la vera ombra che copre Lione e la sua squadra è quella della Ligue 2. Negli ultimi anni il calcio francese ha visto cadere piazze come Bordeaux, Saint-Étienne (i grandi rivali storici dell’Olympique Lione) e Sochaux. Lo schema degli eventi è estremamente simile a quello che sta accadendo nella Loira in questi mesi, e oggi a pagarne le conseguenze è Fabio Grosso.

  • Nicola Lozupone è cresciuto con l'amore per la Samp di Vialli e Mancini e della curva Nord dello stadio San Nicola. Da grande trasforma il suo tifo in passione per lo sport, la tattica e la performance analysis. Giochista convinto.

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