Giacomo Sanvitale
, 21 Novembre 2023
9 minuti

Il sogno americano di Giacomo Sanvitale


Quattro chiacchiere con Giacomo Sanvitale, calciatore e youtuber che ci sta facendo avvicinare al mondo del soccer.

Noi ragazzi europei, prodotto delle democrazie occidentali, nasciamo con l’America nel destino. Nel bene o nel male. Ci viene quasi naturale, una volta presa coscienza di chi siamo, rivolgere la testa verso l’estremo occidente per guardare a quel continente dalla forma affusolata. Un po' come Eros Ramazzotti in Terra Promessa: «Siamo ragazzi di oggi, pensiamo sempre all'America». Dai primi anni del XX secolo, la cultura americana si è intrecciata in una matassa inestricabile con la cultura europea. Il sogno americano è entrato nelle case degli italiani e molti hanno deciso di viaggiare verso l’altra parte della luna. Le nostre tradizioni si sono impregnate di americanate, perché vivere all’americana era uno status symbol. Poche cose, dopo questo miscuglio di culture, sono rimaste realmente incontaminate. Il football è, ancora non per molto, una di queste.

Gli europei - si sa - si fregiano di essere detentori del Sacro Graal del calcio e non accettano di condividerlo con nessuno. Un pensiero che Fabio Caressa ripeteva ad alta voce prima di Italia-USA nel lontano 2006: «Abbiamo sofferto con loro e per loro. Abbiamo cantato le loro canzoni. Visto e amato i loro film. Mangiato i loro panini e indossato i loro jeans. Li abbiamo visti volare a canestro e raggiungere la Luna. Ma il calcio è un'altra cosa; nel calcio vogliamo comandare noi!».

Diciassette anni dopo le parole di Fabio Caressa, calcio e USA ci portano dal nostro ospite di oggi. Giacomo Sanvitale è ormai un volto conosciuto all'interno della community di YouTube Italia, dove racconta il suo presente da calciatore negli Stati Uniti. Ma questo, ovviamente, è solo il punto di arrivo di una lunga carriera iniziata in Italia più di un decennio fa.

Il provino al Milan

La storia di Giacomo è simile a quella di molti altri ragazzi. Il calcio nasce come passione per poi trasformarsi in un obiettivo. Nell'obiettivo. Anche se - da quanto ci ha raccontato - questo sogno rischiava di infrangersi prima ancora di iniziare.

La madre, vedendolo sempre giocare e fantasticare col pallone tra i piedi, decide di iscriverlo ai camp estivi organizzati dal Milan. Uno svago perfetto per un bambino che non pensa ad altro che al pallone. Oltre al divertimento, questi camp offrono anche un'infinitesimale speranza di poter vestire la maglia rossonera in futuro. Giacomo ci va e si diverte. Gioca bene e, dopo un po' di tempo, viene contattato dal Milan per un giorno di prova al Vismara.

Giacomo Sanvitale durante uno dei camp estivi con la divisa del Milan

La gioia di essere selezionato tra tanti giovani prospetti dura poco, quasi nulla. Giacomo gioca male durante il provino, anche perché attanagliato dall'ansia di sprecare una grande chance. Il suo fisico, in più, non lo aiuta. È molto gracile rispetto ai suoi coetanei e questo gli verrà fatto notare alla fine del provino, quando sarà scartato. Inizialmente non prende bene la notizia. Dice a sua madre: «Smetto di giocare. Non voglio più giocare. Facciamola finita, non sono bravo».

Un altro mister, tuttavia, gli apre un'altra porta: la possibilità di giocare a Mendrisio, nella Svizzera italiana. «Mi ricordo benissimo quando me lo disse, per me era un po' come aria», ci confida. Le probabilità di affermarsi però si abbassano: in effetti la Svizzera non è il primo posto a cui uno pensa quando si parla di prospettive calcistiche.

La parentesi svizzera e il provino per gli States

Giacomo sceglie comunque di dare un'opportunità al calcio ticinese. Non ci nasconde le sue - ovvie - difficoltà iniziali, legate all'età e a un mondo quasi completamente nuovo. Anzi, si lascia scappare con noi una timida confessione sul fatto che in quel periodo non avesse amici per via del troppo tempo perso tra allenamenti e spostamenti. Nonostante tutte le difficoltà del caso, alla fine Giacomo scopre che Mendrisio è il suo ambiente ideale: «Mendrisio è il posto in cui ho ritrovato la voglia di giocare. Mi sono rinnamorato del calcio. Ho sentito persone che credevano in me».

In Svizzera riesce a ritagliarsi spazio nella sua zona preferita di campo e, in veste di trequartista, contribuisce con gol e assist alla vittoria del campionato giovanile. Si percepisce dal suo racconto quanto la realtà di Mendrisio gli sia rimasta nel cuore. «Col mister era perfetto, ha creato la squadra quasi intorno a me. Se c'è una cosa che poi da Mendrisio non ho più trovato è l'uso del trequartista. Il mio ruolo è il trequartista, il numero 10. Non di numero, ma la figura che collega il centrocampo e l'attacco. In America non esiste, per questo ho sempre trovato dei problemi e riadattarsi è stato difficile».

Giacomo Sanvitale
Giacomo Sanvitale con la divisa del Mendrisio in un torneo giovanile

Ci tiene poi a dirci quanto siano infondati i pregiudizi che noi italiani abbiamo sul calcio svizzero. Il livello delle giovanili, almeno nella Svizzera italiana, è pressoché uguale a quello italiano. Anzi, c'è una cura dei dettagli che rendono il contesto simile a quello professionale. A partire dal manto d'erba perfetto dei campi anche nelle categorie minori. Insomma, sembrava tutto andare a gonfie vele. Al momento dell'approdo nel calcio dei grandi, però, Giacomo rimane tagliato fuori dal Mendrisio. Questa situazione lo spinge a riflettere sul suo futuro da calciatore ed è qui che si apre una nuova opportunità. Un agente gli consiglia di partecipare a un tryout per andare a giocare negli Stati Uniti. Qualche settimana dopo il provino, riceve la buona notizia: c'è una scolarship a sua disposizione. Sta a lui decidere se trasferirsi o meno oltreoceano.

L'approdo negli USA

In quel momento - ci dice - tornano gli stessi dubbi avuti prima del trasferimento in Svizzera. Anche se, ovviamente, questi aumentano a causa della maggiore distanza. C'è anche l'incognita del calcio americano: non si sa realmente quanto valore il soccer può dare a un ventenne che vuole affermarsi in uno sport a trazione europea. Il calcio americano, all'epoca, non aveva la stessa visibilità che ha oggi. Non c'era stato ancora il passaggio di Ibrahimović agli L.A. Galaxy, punto che ha segnato un po' la svolta del movimento calcistico americano.

Giacomo vuole comunque giocare a calcio, poco importa dove. Decide di cedere alle lusinghe americane e si trasferisce in Missouri, dove diventa a tutti gli effetti uno student athlete. Oltre a giocare a calcio, dovrà anche frequentare dei corsi universitari. Alla fine del master, i club professionistici possono scegliere di metterti sotto contratto. Esattamente lo stesso meccanismo previsto in NBA.

Giacomo Sanvitale
Giacomo Sanvitale con la maglia del St. Louis, Missouri

Dal momento del suo arrivo in America - sottolinea - le condizioni per gli student athletes sono cambiate parecchio. Prima si era più studenti che atleti. Oggi, addirittura, non solo possono essere stipendiati, ma anche sponsorizzati dai marchi sportivi più famosi. In Missouri, Giacomo trova una squadra molto attrezzata, forte. Inizialmente incontra delle difficoltà tattiche - come dicevamo sopra - anche se riesce a laurearsi campione statale con la maglia del St. Louis. Il sogno americano è solo all'inizio, ma sembra promettere bene.

Le varie tappe americane

Andando un po' più in profondità sul tema dello sport al college, Giacomo ci spiega che la scolarship (l'equivalente di una borsa di studio) può avere una durata pluriennale, ma ogni anno deve essere riconfermata e la cifra può variare. Ci fa capire, insomma, che non si è vincolati a una squadra per tutta la durata del college.

Questo sistema gli ha permesso di cambiare squadra (e quindi università) più volte. Missouri, Oregon, California, fino ad arrivare alla Florida, dove gioca attualmente. In linea generale - dice - il cambio avviene per una serie di fattori e non solo per il progetto tecnico della squadra. Uno potrebbe decidere di trasferirsi per ottenere una maggiore scolarship o per frequentare uno specifico corso universitario.

Giacomo Sanvitale
Giacomo Sanvitale in un'azione di gioco

Ci racconta anche che il campionato in cui gioca è strutturato in maniera diversa rispetto a quello italiano. Dopo la preparazione estiva, il campionato inizia verso la fine di agosto per poi finire a novembre. Il calendario è iper-concentrato, perché le partite si giocano ogni 3 giorni. La formula è un po' strana e a Giacomo non sembra entusiasmare. Anzi, proprio per questi ritmi abbastanza folli, ci dice che non ha molto tempo da dedicare ad altre attività che non siano il calcio quando la stagione non è ancora terminata.

Nonostante questo, oltre al progetto su YouTube di cui parleremo, qualche anno fa ha contribuito alla nascita della Creators Cup, a cui hanno partecipato i più famosi youtubers italiani. Un domani, magari, lo vedremo nella Goa7 League. Chi lo sa...

Il progetto su YouTube

Con il trasferimento in America, Giacomo ha l'obiettivo di diventare calciatore professionista. Il suo sogno americano è di giocare in MLS e di trasferirsi a Los Angeles, la sua terra promessa. Non pensa neanche lontanamente di diventare uno youtuber professionista, non è quello il suo scopo. Anzi, i pochi video che realizza all'inizio servono più come diario personale.

Ci confessa che l'attività su YouTube cresce nel momento di stallo della sua carriera. Quando, ancora per una volta, il suo sogno sembra infrangersi. Dopo la vittoria del campionato con il St. Louis, Giacomo viene contattato da un college di Los Angeles che è interessato ad averlo in squadra. «Andai, vidi il posto ed il college ed ero al settimo cielo. Firmai con loro ed era tutto fatto, ma dopo poco boom, COVID, che ha rovinato tutto», dice con rammarico.

La serie completa "The Journey" si può trovare sul canale Youtube di Giacomo Sanvitale

La sua famiglia è in Italia e la nuova situazione mondiale lo spinge a tornare dai suoi cari: «ci sono delle cose su cui non si può scherzare». È nel momento in cui rientra in Italia che la sua attività su YouTube si fa più frequente: sul suo canale, inizia a condividere alcuni momenti di sfogo legati anche allo stop della sua attività calcistica. Soprattutto - ci dice - vuole ricordarsi di quei momenti in cui un pazzo, dopo un lockdown inteso, lo avrebbe riaccolto di nuovo in una squadra di un college americano dopo tutte le regole stringenti che gli hanno impedito di allenarsi. È nata così la serie The Journey, ora arrivata alla seconda edizione.

The Journey è la serie di video in cui Giacomo racconta della sua esperienza come calciatore di un college americano. Dai vari allenamenti con la squadra all'analisi delle partite. C'è anche spazio per dei video più emotivi, in cui si raccontano anche i momenti meno felici. Forse è proprio questo che rende la serie apprezzata. Giacomo ci conferma che questa è proprio l'idea del suo progetto: raccontarsi per quello che è realmente. Ultimamente, ad esempio, ha raccontato nei suoi video di essere un po' in difficolta con la squadra per problemi relativi al suo ruolo in campo. Un messaggio positivo, specialmente per il mondo dei social in cui va di moda mostrare solo gli aspetti positivi del proprio lavoro.

Come sta cambiando il calcio americano

Nel corso dell'intervista si è avuto modo di chiacchierare anche su come il calcio in USA stia cambiando. Lui, che il calcio americano lo vive dall'interno, ci dice che l'attenzione verso i gesti tecnici sta cambiando. Il soccer, fino a qualche anno fa, era vissuto come uno sport secondario. Uno sport sicuramente non bello da vedere, perché le squadre di MLS giocavano un calcio tutt'altro che spettacolare. «All'americano piace gasarsi», ci dice Giacomo.

Ci conferma che gli americani più che all'evento sportivo in sé, sono interessati al lato sociale dell'evento sportivo. Scambiare qualche parola con gli amici o anche approfittare per fare business. Con l'arrivo di Ibrahimović, Messi e altri campioni che hanno giocato in Europa però la prospettiva è cambiata. Il livello delle partite si è inevitabilmente alzato e così anche l'interesse degli americani verso il calcio. Questo è anche testimoniato dal numero sempre crescente di giocatori americani che si trovano nelle squadre più forti dei campionati europei.

La nuova nazionale USA solleva un trofeo

La testimonianza di Giacomo Sanvitale ci ha anche permesso di aprire gli occhi su una realtà che, anche se indietro ancora come gioco, ha molto da insegnare al sistema calcio italiano. In particolare, la possibilità di percorrere parallelamente una carriera sportiva a una universitaria, senza dover rinunciare all'una o all'altra. Anzi, è un sistema che permette di arrivare ai propri obiettivi sportivi tramite una carriera universitaria. Lo sport è anche cultura e diffondere la cultura sportiva è uno degli obiettivi principali del progetto di Sportellate.


  • Classe 1996. È ancora convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone. Gli piace l'odore delle case dei vecchi. Considera il 4-3-3 simbolo della perfezione estetica.

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