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, 20 Novembre 2023

Cos'è la Shot Quality nel tennis?


Alla scoperta della tecnologia che misura la qualità dei colpi.

È ormai da qualche settimana che sui social di TennisTV – l'account Instagram più conosciuto tra gli appassionati di tennis – compaiono post con numeri decimali associati a dritti e rovesci di determinati tennisti in determinate partite. Per esempio, il dritto di Djokovic in finale a Torino contro Sinner ha totalizzato un punteggio di 9.6. Da questa edizione delle ATP Finals, poi, questa statistica è apparsa per la prima volta nell'interfaccia dei nostri televisori.

Che cosa rappresenta un numero del genere, per giunta senza nessuna unità di misura accanto?

Leggendo un po’ più attentamente si capisce che quel 9.5 corrisponde all’indicatore di Shot Quality, traducibile in italiano con ‘qualità del colpo'. Piano piano inizio a capirci qualcosa, ma questo numero continua a significare poco. “Effettivamente Djokovic ha un dritto niente male” penserete voi – ed è quello che ho pensato anche io – ma farne addirittura una questione di indicatori mi sembrava eccessivo.

Con un ulteriore passaggio cognitivo noto che il post è in collaborazione con una pagina più piccola, Tennisinsights, che riesce finalmente a schiarire le idee sulla Shot Quality di Djokovic. Sperando allora di avervi incuriosito a sufficienza, proverò a spiegare cos’è e a cosa può servire.

Si è parlato molto della dimensione mentale della vittoria di Djokovic alle Finals, ma è stata anche una vittoria tecnica, qualitativa, ecco.

Premessa: il rapporto tra il tennis e i numeri è contraddittorio. In uno sport così codificato statistiche, indici e percentuali si sprecano. Basti pensare al numero di colpi in uno scambio, alle prime in campo, ai punti vinti a rete, agli errori gratuiti e ai vincenti, ma anche alla distanza media in risposta e alla velocità della palla. Sono tutti dati che abbiamo sentito pronunciare almeno una volta dai commentatori e che fotografano l’andamento di una partita. Eppure, c’è un’altra faccia della medaglia; pur essendo uno sport altamente numerabile, è tutt’altro che una scienza esatta. Chi ci ha giocato lo sa: un giorno hai il 100% di prime in campo e il giorno dopo lo zero. Il tennis è irrazionale, folle, umano. Tenetelo sempre presente.

Esaurite le dovute premesse sul ruolo dei dati nel tennis, veniamo a questa benedetta Shot Quality. Partendo dalla definizione presente sul sito dell’ATP, la Shot Quality «è un indicatore che misura la qualità di un colpo in una scala da 0 a 10, analizzandone velocità, rotazione, profondità e angolazione». Il dato è prodotto da un’intelligenza artificiale, in grado di cogliere – o almeno così è scritto – diverse sfumature del gioco. Si può ottenere un punteggio alto anche con colpi molto diversi; un dritto veloce e piatto potrebbe avere la stessa efficacia di una palla più profonda e carica di topspin. L’ATP precisa inoltre che l’AI sa distinguere una palla corta da un drittone lungolinea, e che entrambi i colpi possono quindi godere di una valutazione equa e distinta.

L’ultimo parametro per determinare il valore di Shot Quality è la qualità stessa della palla appena colpita dall’avversario. Se lui tira bene, per noi sarà tendenzialmente più difficile rispondere. L’intelligenza artificiale tiene conto della complessità e giudica di conseguenza; più decentemente rispondiamo a una palla scomoda e meno disastroso sarà il nostro rating.  

A questo punto però vi starete chiedendo: “come impatta il valore di Shot Quality sul gioco?” Il sito dell’ATP ha fatto i compiti a casa e risponde con un istogramma tanto semplice quanto esaustivo. Ogni valore dell’indice corrisponde a una percentuale di vittoria del punto, che cresce all’aumentare della Shot Quality. Con un colpo da sei per esempio, la percentuale di punti vinti è di poco superiore al 50%, mentre con una valutazione di nove si arriva quasi all’80%. Un rovescio da nove, quindi, mi conferisce un vantaggio tale da conquistare il punto otto volte su dieci.

Percentuale di punti vinti in funzione della shot quality. A un punteggio di 10 corrisponde il 100% dei punti.

In tutto questo c’è un però, che è forse uno dei passaggi più interessanti. La Shot Quality, infatti, si basa su tantissimi parametri, ma non può ancora tenere conto delle scelte dei giocatori e dei loro spostamenti in campo. Il tennis non è solo una questioni di dritti e rovesci, ma anche di decisioni da prendere in una frazione di secondo; fare la scelta giusta è fondamentale, nel tennis come in qualsiasi sport.

Vediamo un esempio pratico: un tennista potrà anche sfornare un dritto da 9.5 di rating, ma se poi non segue la palla a rete per chiudere lo scambio rischia di sprecare tutto il vantaggio accumulato. L’indice di Shot Quality offre quindi una prospettiva sull’esito del punto dando per scontato che il giocatore in questione non commetta errori tattici. Quest’ultima mancanza rappresenta perfettamente la relazione contraddittoria con le statistiche di cui parlavamo poco fa. Nessuna intelligenza artificiale, per quanto sviluppata e all’avanguardia, può ancora intercettare la dimensione umana e caotica del tennis. Che sia un bene o un male dipende da voi, ma quanto sarebbe noioso se fosse tutto così prevedibile?

Istruzioni per l'uso

Ora che abbiamo montato il giocattolo bisogna capire come giocarci. Qual è lo scopo di tutto ciò, vi chiederete? La risposta ce la fornisce direttamente il sito di Tennis Viz, uno degli sviluppatori della tecnologia. Nella sezione "Insights" la nuova intelligenza artificiale è raccontata come una vera e propria rivoluzione, con l’obiettivo di invertire lo status quo del mondo delle statistiche. I numeri attuali infatti si concentrano quasi esclusivamente sui vincenti e gli errori, ma che ne è di tutto il resto dello scambio? Nella maggior parte dei casi, un vincente è figlio del colpo prima e un errore apparentemente gratuito in realtà è forzato. Lo scopo è quello di offrire agli appassionati una visione più completa, analizzando anche tutti quei colpi spesso considerati interlocutori.

La raccolta dati ha avuto inizio precisamente 52 settimane fa e non ha alcuna intenzione di arrestarsi. Con il passare del tempo e con un pieno accesso a questo tipo di statistiche, avremo finalmente modo di misurare il miglioramento di un tennista in un preciso fondamentale. Quanto è migliorato il servizio di Sinner? E il rovescio di Rublev invece?

Un altro spunto curioso può essere confrontare le shot qualities medie di due tennisti poco prima della partita. È un buon modo per farsi un’idea su quali saranno le chiavi della partita, come la diagonale decisiva o il ruolo del servizio. Se poi ci sono precedenti, potrebbe essere interessante incrociare i valori medi durante l’anno con quelli relativi al singolo avversario, per capire se un giocatore ha un rendimento inferiore o superiore ai propri standard.

Sulla destra trovate il confronto tra la shot quality stagionale di Medvedev e quella relativa alle sfide contro De Minaur. È chiaro sin da subito che il dritto del russo risenta pesantemente di questo matchup: dall’8.1 medio passa al 7.00.

Oltre a dirci banalmente quali siano i migliori interpreti per ogni fondamentale, quindi, l’indice di Shot Quality ha ampi margini di utilizzo. Al momento il libero accesso a questi dati è limitato ai giocatori e a una strettissima cerchia di addetti ai lavori, ma l’impressione è che già dalla prossima stagione saranno sempre più presenti e alla portata di tutti.

Insomma, l’intelligenza artificiale sta entrando a gamba tesa anche nello sport mentale per antonomasia. Le potenzialità per arricchirne l’analisi e il racconto ci sono tutte, ma non dobbiamo dimenticarci della premessa iniziale. Per quanto possa costituire un supporto di lusso, l’AI non dovrebbe mai sopraffare la componente umana; nel tennis come nella vita.

Altri indici che potrebbero interessarvi

Prima di concludere, vi proponiamo altri indici interessanti che abbiamo scoperto spulciando il sito dell’ATP.

In Attack

L’AI definisce la situazione di un giocatore durante lo scambio, distinguendo tre fasi: offensiva, difensiva e neutra. Un giocatore è in attacco se possiede un vantaggio. Gli elementi presi in considerazione sono: la posizione in campo, il punto di impatto con la palla, la qualità del colpo e il posizionamento dell’avversario. Un valore In Attack superiore all’avversario significa avere più chances di vincere la partita. Mediamente, i giocatori hanno una percentuale di In Attack del 23%; colpiscono in posizione vantaggiosa più di una volta su cinque.

Conversion Score

Indica quante volte un giocatore vince il punto in situazioni di vantaggio. Anche questo valore ha un forte impatto sull’esito della partita. Il conversion score medio nel circuito ATP è del 66%.

Steal Score

È l’opposto del Conversion Score. Calcola quante volte un giocatore vince il punto in situazioni di svantaggio. Lo Steal Score medio nel circuito ATP è del 34%.

Il Conversion Score di Dimitrov nella semifinale contro Tsitsipas a Parigi-Bercy. Il set perso coincide con la percentuale di conversione più bassa.

  • Classe 2003. Ama i talenti inespressi e i giocatori ipertecnici. Ora studia Comunicazione e Società.

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