La tragedia greca alle ATP Finals
Reportage del ritiro di Stefanos Tsitsipas al Pala Alpitour.
Prologo
Andare a vedere una partita di tennis è come un scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita, a meno che non si tratti di un’esibizione o che non si prendano i biglietti il giorno stesso, di gran lunga più costosi. Ciò che ti interessa è vivere l’esperienza della partita, poi ti può andare più o meno bene, a seconda dei giocatori, del livello di tennis e della durata.
Nel caso dei grandi eventi il problema del livello viene meno, perché presumibilmente ci sarà gente che tutto sommato non gioca così male. A maggior ragione in una manifestazione come le ATP Finals, in cui la scatola di cioccolatini è più piccola e di qualità rispetto al solito. Va da sé però che, essendo questi solo otto, una vaga idea di quali capiteranno te la fai più facilmente; scoprire i protagonisti del singolare diventa un pensiero fisso.
O almeno lo è stato per me e i due amici con cui sono andato a Torino per assistere alla sessione pomeridiana del martedì. È il nostro terzo anno alle Finals, anche perché la distanza con Milano è tutt’altro che proibitiva; c’è tutto lo spazio per andare e tornare nell’arco di una giornata.
La sessione pomeridiana è più economica rispetto a quella serale, con gli organizzatori che tendono a piazzarci il match “meno appetibile” dei due. Il discorso poi è assolutamente relativo, visto che si tratta degli otto migliori tennisti attualmente in circolazione. Per il martedì e il mercoledì c’è un elemento in più: essendo le seconde giornate dei due gironi, la linea è quella di far scontrare i due perdenti della prima partita al pomeriggio e i due vincenti alla sera.
Parodo
Insomma, domenica sera dopo la splendida partita tra Djokovic e Rune sapevamo che avremmo visto quest’ultimo contro Stefanos Tsitsipas, sconfitto da Jannik Sinner con un netto 6-4 6-4. Ci dispiace non vedere Sinner-Djokovic, ma la nostra partita promette spettacolo e soprattutto equilibrio. Partiamo con entusiasmo.
Durante il viaggio parliamo delle nostre sensazioni sull’incontro: chi vincerà, in quanti set, e da che parte schierarsi almeno inizialmente. Questo perché, esclusi tennisti di casa o particolari passioni, il pubblico tende a tifare la partita, per rimanere seduto il più a lungo possibile. La famosa esperienza, come dicevamo all’inizio.
Lo stesso vale per il doppio, anche se è di gran lunga meno considerato. Nella sessione pomeridiana si gioca a mezzogiorno, ed è un bel modo per prepararsi allo spettacolo del singolare previsto per le 14.30. Un assaggio di cui, secondo noi, non ha senso privarsi.
Episodio I
Assistiamo al match tra la coppia argentina Gonzalez/Molteni e quella formata da Roger-Vasselin e Santiago Gonzalez, che alla fine vince con un doppio 6-4. Non conoscendo nessuna delle due coppie, rimaniamo molto stupiti dalla solidità al servizio di Roger-Vasselin, dalla reattività a rete di Santiago Gonzalez e dalla sensibilità del suo omonimo avversario. In sintesi, il doppio non ci regala il super tiebreak ma ci mette di buon umore, nonostante avessimo scelto di supportare gli sfavoriti argentini, che però non sono mai riusciti ad insidiare la coppia numero quattro del mondo.
Nella mezz'ora che rimane prima dell'inizio del singolare proviamo a intrufolarci nel settore sud, dove nel campetto all'ingresso si sta allenando Hubert Hurkacz (tutto torna), quest'anno prima riserva. Ovviamente veniamo cacciati, e col sorriso di chi ci ha provato torniamo ai nostri posti, ignari di quello che di lì a poco sarebbe successo.
Stasimo I
La musica pop di sottofondo si spegne piano piano, così come i riflettori che illuminano il rettangolo di gioco. Alle 14.30 è tutto pronto per l'ingresso in campo dei giocatori. Non prima però dell'introduzione di rito: monologo solenne, violini e ballerini, che con dei lunghi nastri bianchi replicano i movimenti del dritto e del rovescio. Lo slogan di quest'anno è: "Dove i campioni diventano campione". Diciamo che si poteva fare meglio.
Il primo a entrare è Holger Rune, qualificatosi giusto due settimane prima a Parigi-Bercy da ottava testa di serie. La sua stagione è iniziata in modo prepotente, con un exploit inaspettato sulla terra rossa, dove ha raggiunto la finale sia a Montecarlo sia a Roma. La striscia di ottime prestazioni è proseguita fino a Wimbledon, per poi interrompersi bruscamente dopo la sconfitta ai quarti contro il coetaneo Alcaraz. Da quel momento il danese non riusciva a vincere più di due partite di fila. Poi c'è stato la rivoluzione in panchina: come succede nel calcio, il cambio di allenatore e l'ingresso nel team di Boris Becker ha dato nuova linfa a Rune, che si è guadagnato al fotofinish un posto alle Finals.
Tsitsipas entra per secondo. Ha un'espressione seria, e adesso che lo riguardo sembra pensieroso. Prende per mano la bambina che lo stava aspettando e si dirige verso la sua postazione. Con i miei amici commento il colore rosso della sua sacca Wilson; dal maxischermo dà l'impressione di essere nettamente più acceso e squillante di quanto effettivamente sia. Tsitsipas è qui principalmente per lo straordinario Australian Open disputato a inizio anno, dove si arrende solamente a Djokovic in finale. Anche lui poi si perde, ma a differenza di Rune sembra non ritrovarsi più. Vince solo il 250 di Los Cabos; una stagione tutt'altro che da ricordare. Dopo essersi sistemati e aver effettuato il sorteggio, i giocatori iniziano a palleggiare. Manca pochissimo.
Episodio II
L'arbitro comunica l'esito del sorteggio. Tsitsipas ha vinto e ha scelto di rispondere. Strano. Uno di noi commenta la scelta scherzando: "Tipica decisione di chi ha male alla schiena e non vuole sforzarla sin dall'inizio". Sapendo come è andata a finire, non c'è esempio più chiaro di questo per spiegare il significato di ironia tragica. Andate a cercare e lo capirete. Ma perché questa battuta?
Delle condizioni fisiche di Tsitsipas si parla ormai da qualche giorno. Il greco sembra sulla via del ritiro ancor prima dell'inizio del torneo. Lui però ci teneva a rassicurare tutti: "Sto bene e vado fino in fondo". Nel match con Sinner, pur senza brillare, dimostra di non avere particolari impedimenti; perde 6-4 6-4 in un'ora e mezza di partita, ma contro un Sinner del genere ci può stare, no?
Ad ogni modo, il primo game spazza via tutti i nostri dubbi sulle sue condizioni fisiche. In risposta, Tsitsipas riesce a spingere il dritto e portare l'avversario ai vantaggi. Rune poi ritrova la battuta e porta a casa il game. Lo stesso succede nel secondo gioco. Anche qui si va ai vantaggi, ma il greco tiene con un solido rendimento al servizio. Due game lunghi e combattuti. La partita promette bene. Dal vivo poi riusciamo ad ammirare la straordinaria preparazione atletica di Rune, da identificare soprattutto nelle gambe, che sfoggia appena può risvoltando i pantaloncini, ma anche la violenza del dritto di Tsitsipas, uno dei migliori dell'intero circuito.
Il cambio campo dopo il terzo game, vinto tranquillamente da Rune, è l'inizio della fine. I giocatori sono seduti sulle loro panchine, ma accovacciato di fronte a Tsitsipas c'è una persona che non dovrebbe esserci. Il mio amico me lo fa notare e mi chiede se abbia chiesto il time-out medico. Guardo la scena per un po' senza capirci niente. L'uomo davanti a lui ha tutta l'aria di essere un fisioterapista, ma l'arbitro non ha detto nulla. Dopo pochi secondi Tsitsipas si alza e va verso Rune. Ora è tutto chiaro; il pubblico capisce e inizia a fischiare. Lui alza una mano in segno di scuse.
Si ritira dopo tre game e diciassette minuti di gioco. Prova a scusarsi ancora, ma alla gente non importa. Lo speaker annuncia ufficialmente il suo ritiro. Tsitsipas esce dal campo nel buio, accompagnato dai buu e dai fischi di un pubblico che si sente tradito, abbandonato.
Stasimo II
Tsitsipas non si è fatto male durante la partita. A costringerlo a lasciare il campo è stato lo stesso dolore dei giorni scorsi; quello di cui si vociferava all'inizio del torneo e su cui lui ha rassicurato tutti. Nella conferenza stampa post partita ha dichiarato di aver ricevuto il via libera dal suo team medico, ma come è possibile non accorgersi di un dolore che ti costringe al ritiro dopo poco più di un quarto d'ora? A maggior ragione se, come ammesso dallo stesso Tsitsipas, il fastidio ha iniziato a manifestarsi nel riscaldamento.
Si fosse fermato lì, Hubert Hurkacz avrebbe avuto la possibilità di scendere in campo due volte e giocarsi le sue piccole chance di qualificazione. Invece no, Tsitsipas ha preferito provare. In fondo dall'altra parte c'era un avversario tranquillamente gestibile, mica uno dei primi 8 del mondo.
Per tutto il resto del pomeriggio mi sono chiesto con quali prospettive Tsitsipas fosse sceso in campo. Dando per scontata l'autoconsapevolezza del suo infortunio alla schiena, come pensava anche solo di competere in un match lungo e faticoso? Abbandonare dopo soli 17' significa non avere idea dell'entità del problema, oppure, ancora peggio, non avere un minimo di rispetto nei confronti della riserva, degli avversari nel girone e della gente che è venuta a vedere.
Poi bisogna ammetterlo, in uno sport individuale come il tennis il rischio che la partita termini anzitempo per un infortunio esiste e fa parte del gioco, ma ci si aspetta che dall'altra parte ci sia un minimo di considerazione verso coloro che pagano il biglietto.
Episodio III
La nostra storia comunque non finisce qui, perché dopo qualche minuto lo speaker annuncia l'imminente partita amichevole tra le due riserve, Hubert Hurkacz e Taylor Fritz.
Al loro ingresso il pubblico è diviso. C'è chi li applaude per lo sforzo e chi li fischia, contestando non tanto loro quanto la situazione. Dall'assistere a un match importante e combattuto siamo passati a sorbirci una partita di esibizione tra le due riserve del torneo, che per giunta avrebbero giocato un solo set. "Sono sempre due top 10" pensiamo. Decidiamo di accontentarci. Ci sono alternative migliori?
I ritmi sono incredibilmente bassi, anche perché Fritz ha subìto un infortunio proprio pochi giorni fa a Parigi-Bercy; ripensandoci, la situazione è assurda e tragicomica. Si nota sin da subito che non riesce a giocare: serve al 60% e limita i movimenti al minimo indispensabile. Ovviamente non tutti lo sanno e al primo colpo sbagliato vistosamente si becca una pioggia di fischi. Dietro di noi qualcuno urla "Fai piano che sudi", accusandolo di scarso impegno.
Dall'altra parte Hurkacz fa di tutto per far divertire la gente, dimostrandosi la nota più lieta di tutta la giornata. Entra con il sorriso nonostante sappia benissimo che il pubblico vorrebbe vedere altro. Mette in mostra tutto il suo repertorio: dal servizio a 220 all'ora a uno splendido rovescio lungolinea, passando per uno smash in salto alla Sampras e un piccolo siparietto comico con il falco. L'amichevole finisce dopo 38' con il punteggio di 6-4 a favore del polacco, che nell'intervista postpartita ci tiene a ringraziare tutti e a dirsi di nuovo dispiaciuto per come sia andata. Al termine del match poi, Hurkacz rimane in campo per una buona mezz'ora a scattare selfie, firmare autografi e scambiare due parole con i fan. Quei piccoli gesti che ti fanno piacere.
Esodo
Dopo aver assistito a parte dell'allenamento dei doppisti Dodig e Krajicek, gli steward ci cacciano definitivamente dal palazzetto. Nella mezz'ora successiva passiamo in rassegna tutti i piani (illegali) per infiltrarci al match serale tra Jannik Sinner e Novak Djokovic, ma ci arrendiamo al buon senso e alla sfiducia nella buona riuscita dell'impresa.
Torniamo sconsolati alla nostra macchina e nel tragitto scambiamo due parole con i Carota Boys, i sostenitori di Sinner diventati in poco tempo un vero e proprio fenomeno mediatico. Per un attimo mi viene in mente di far leva sulla passione comune per Jannik per convincerli a procurarci dei posti, ma abbandono presto l'idea. Dobbiamo accettare il nostro destino. Il viaggio in macchina lo passiamo a leggere gli insulti sotto il post Instagram di Tsitsipas, dove si è scusato con tutti tranne che con il pubblico.
In due ore circa sono a casa. Giusto in tempo per l'inizio di Sinner-Djokovic, una delle partite più belle dell'anno. Pensare che in qualche modo avrei potuto assistervi mi fa male. Pensare a quello a cui ho effettivamente assistito mi distrugge ancora adesso. L'anno prossimo andrà meglio, ma per ora non posso fare altro che ringraziare Tsitsipas. In fondo senza di lui non avrei mai scritto questo pezzo.
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