Slavia Praga-Roma (2-0) - Considerazioni Sparse
Con due risultati a disposizione, la Roma riesce a pescare il terzo.
Tra le curiosità che erano state sciorinate per presentare Slavia Praga-Roma, una più di tutte sembrava profetica: la Roma non ha mai vinto in Repubblica Ceca. Questa premessa, unita al turnover fatto da Mourinho – fuori Dybala, ancora non in condizione ottimale, Karsdorp e, soprattutto, Cristante – per preservare risorse in ottica derby, non poteva spingere troppo per una gran partita della Roma che, comunque, con una vittoria o un pareggio, avrebbe ipotecato il primo posto nel girone, rendendo le ultime due giornate due semplici allenamenti a porte aperte.
E, quasi ovviamente, tra le due squadre, quella che parte più carica è lo Slavia, che dopo neanche tre minuti prova a mettere pressione sulla Roma con un tiro da fuori. La pressione diventa quasi subito un tema dominante, con la Roma che spinge anche 6 uomini nella metà campo per ostacolare la costruzione dello Slavia, riuscendoci anche con discreto successo. La scelta di Mourinho di andare a prendere alto lo Slavia ben si sposa con gli scarsi mezzi tecnici della squadra ceca che, pur provando a creare superiorità, non va mai oltre i due passaggi in prima linea – generalmente dal portiere a uno dei centrali – prima di un tentativo di lancio immediato. Per tutti i primi 30 minuti, però, lo Slavia riesce a creare, porta qualche uomo in area e cerca anche qualche tiro abbastanza estemporaneo, pur senza cavarne granché. La mezz'ora diventa il momento di svolta della partita, con Chytil che, in modo bergkampesco, gira intorno a Çelik ma calcia alto da dentro l'area piccola.
Mourinho sembra vivere in un limbo tra la fiducia che prova a dare ad alcuni suoi singoli e l'impazienza che ha di fronte alle difficoltà di questi ultimi. Il cambio di Aouar dopo 45', il secondo dopo quello contro il Servette, sembra una testimonianza della scarsa pazienza del portoghese. La superiorità dello Slavia si concretizza a inizio secondo tempo, in maniera comicamente conseguente ai cambi, con il gol dell'1-0 di Jurecka. La Roma, a questo punto, capisce che deve alzare i ritmi e quasi subito Belotti spreca il pari con un diagonale mancino abbastanza sciatto. Per il resto, la partita della Roma sembra quella delle sue giornate peggiori, sovrastata dall'intensità degli avversari, incerta col pallone e ancorata alle qualità individuali dei suoi giocatori. La tragedia del primo gol si ripete alla perfezione come farsa al settantesimo, quando Mourinho inserisce Dybala per recuperarla e, dopo neanche 5 minuti, Masopust segna subito il 2-0 dello Slavia. Il finale è pateticamente simile a quello della partita contro il Lecce, con la Roma in preda al caos, con i suoi giocatori migliori isolati in mezzo agli avversari e con lo Slavia che più volte sfiora il 3-0.
Il finale di Slavia-Roma è stato simile a quello di Roma-Lecce e Roma-Monza e di questo non c'è da stupirsi. La Roma non ha un'identità, che sia emotiva o tattica, a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà e se contro Lecce e Monza la soluzione, nel caos finale, l'hanno trovata alcuni singoli, contro lo Slavia non è stato così. Per tutto il corso della partita l'intensità folle dei cechi si è mostrata insostenibile per i giallorossi ma anche nel finale, con degli avversari più stanchi e sfilacciati, la Roma ha giocato in modo totalmente casuale, inondando Lukaku di lanci lunghi e dando a Dybala responsabilità semplicemente eccessive anche in relazione al suo sconfinato talento – sbiadito dalla pessima forma fisica. Dall'Eden Arena di Praga, la Roma esce con una sconfitta brutta e pesante, che trasforma il primo posto nel girone – obiettivo minimo viste le prime uscite e la difficoltà irrisoria del sorteggio – da acquisito a totalmente sfuggito. Il tutto a pochi giorni da un derby che la Roma non vince da un anno e mezzo.
Allo Slavia Praga vanno meriti, meriti per la reazione emotiva alla sconfitta dell'Olimpico ma soprattutto all'intensità con cui ha intossicato la manovra della Roma per buona parte della partita. La pressione a tutto campo della squadra di Trpisovsky è stata magistrale, portata alla perfezione soprattutto sui due centravanti, sistematicamente raddoppiati spalle alla porta. Da queste due partite, lo Slavia esce con la consapevolezza di avere il girone nelle sue mani e con il rimpianto di non aver sfruttato le occasioni per un 3-0 che avrebbe chiuso la pratica. In ogni caso, lo Slavia si è confermato una specie di mostro dell'Europa League, che in questa competizione riesce a trovare energie anche quando non sembra averne più.
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