Il giocatore random: Richmond Boakye
In questa uscita speciale vi raccontiamo il giro del mondo dell'attaccante ghanese
"Il giocatore random" è una nuova rubrica di Sportellate in cui vi raccontiamo, attraverso le pagine Wikipedia, le carriere di alcuni giocatori totalmente a caso. Viaggi intercontinentali che ci sembrava interessante ricordare, raccontare e ripercorrere insieme a voi. Questa uscita è occasionalmente accessibile a tutti, mentre le prossime saranno nuovamente riservate agli associati. Se vuoi continuare a seguire questa rubrica e ricordarti di qualche giocatore dimenticato (e ricevere altri benefit), puoi associarti cliccando qui.
Ve lo ricordate il calcio italiano ai tempi delle comproprietà? Metà del cartellino di un calciatore in cambio della metà di un altro da girare ad una terza squadra in prestito con diritto di riscatto della suddetta metà? Tra le "vittime" di questa pratica di mercato ormai abbandonata c'è stato Richmond Yiadom Boakye, un ragazzo che ad appena 30 anni ha scelto di andare a giocare in Malesia ma che una decina d'anni fa era stato acquistato addirittura dalla Juventus, senza mai scendere in campo in una partita ufficiale con i colori bianconeri.
Classe 1993 nato ad Accra, la capitale del Ghana, Boakye mette piede in Italia per la prima volta nel 2008 assieme ai compagni di squadra del Dc United, per partecipare a un torneo giovanile a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza. L'attaccante non sfugge all'occhio attento degli osservatori del Genoa, che l'anno successivo lo acquistano per il proprio settore giovanile assieme all'amico Isaac Cofie, due anni più grande. Giunto in Primavera sotto età, nella stagione 2009/10 Boakye conquista il titolo nazionale, inserito in una squadra fortissima che vede tra le proprie fila, oltre al connazionale Cofie, anche El Shaarawy, Perin, Antonino Ragusa, Robert Gucher e la meteora uruguayana Diego Polenta.
Le emozioni per il 17enne Richmond non sono finite: 3 aprile 2010, a Marassi si gioca Genoa - Livorno, dopo appena 11' David Suazo si fa male, Giampiero Gasperini non ha centravanti in panchina, solo questo ragazzo che sta facendo faville in Primavera, così decide di far esordire Boakye in Serie A. Siamo a inizio ripesa, il cross di Giandomenico Mesto è perfetto per il petto di Boakye, l'attaccante si accomoda il pallone e di destro batte imparabilmente Rubinho; Boakye non doveva nemmeno giocare, non ha un'esultanza pronta, semplicemente si sdraia a terra guardando il cielo, incredulo, aspettando di ricevere l'abbraccio dei compagni.
Come spesso accade ai protagonisti della nostra rubrica, a un'ascesa folgorante corrisponde un altrettanto subitaneo ritorno sulla terra: ufficialmente aggregato alla prima squadra, nella stagione successiva Boakye si ritroverà a giocare più che altro in Primavera, collezionando appena 4 presenze e 43' in A, con la gara di Coppa Italia persa contro l'Inter come prima e unica apparizione da titolare, sotto la guida di Davide Ballardini. C'è bisogno di una tappa intermedia per Boakye, e il Genoa individua Sassuolo come destinazione perfetta, sia per il giovane numero 9 che per il gemello Cofie, parcheggiato al Torino l'anno precedente. Chi si aspettava timidezza nella prima avventura di Boakye fuori dalla comfort zone verrà piacevolmente sorpreso: 4 reti nelle prime 4 uscite stagionali, equamente ripartite tra Coppa Italia e Serie B, un'intesa innata con i compagni di reparto Sansone, Marchi, Masucci e Laribi e anche una grande prova giocando da ala contro il Vicenza, coronata da un gol all'incrocio da fermo degno del miglior Mirko Vucinic.
La media gol di Boakye, com'era ovvio, si abbassa ma, nonostante un appannamento nella parte centrale della stagione che gli vale qualche panchina, la prima esperienza vera tra gli adulti dell'attaccante ghanese è pienamente soddisfacente, con quasi 2000 minuti giocati, 12 gol e un terzo posto in classifica che vale al Sassuolo la semifinale playoff, persa contro la Sampdoria. Proprio qui la signora Comproprietà entra a gamba tesa nella nostra storia: le prestazioni di Boakye non sono passate inosservate ai piani alti, anzi altissimi, tanto da convincere la Juventus campione d'Italia ad acquistarne la metà dal Genoa per 4 milioni di euro, oltre al diritto di godere delle sue prestazioni per il 2012/13. Dopo un intero precampionato svolto con la maglia bianconera, con gol nella prima amichevole estiva contro l'Aygreville, di comune accordo con la società il ragazzo parte in prestito, nuovamente al Sassuolo, sulla cui panchina è appena arrivato Eusebio Di Francesco al posto di Fulvio Pea.
Tornato in neroverde nell'ultimo giorno di mercato, Boakye è l'ultimo tassello che manca a una delle squadre più riconoscibili e divertenti dell'ultimo decennio di Serie B: il suo senso del gol (ma anche la sua duttilità, dato che sarà nuovamente chiamato a fare l'ala), l'ascesa inarrestabile del diciottenne Domenico Berardi, le geometrie e gli inserimenti del triangolo di centrocampo Missiroli-Magnanelli-Chibsah, la solidità e la freddezza dal dischetto di Terranova, sono ingredienti che, sapientemente miscelati da Di Francesco, portano il Sassuolo in Serie A per la prima volta nella sua sin lì anonima storia. Lo score del ghanese si abbassa leggermente, ma alle 11 reti vanno aggiunti 5 assist e una consapevolezza del gioco sempre maggiore, fondamentale per restare a galla in un tridente pieno di competitor di livello come Pavoletti, Masucci e Catellani, tutti decisamente più scafati e abituati di lui alla categoria.
Juve e Genoa in estate rinnovano la comproprietà, ma l'approdo in bianconero di Carlos Tevez e Fernando Llorente manda un chiaro messaggio a Boakye: non c'è spazio per lui a Torino, il suo momento non è ancora arrivato, così ecco arrivare un altro prestito, stavolta in Liga e curiosamente in un'altra squadra neopromossa con il verde nei colori sociali, l'Elche di Fran Escribà. Prima di cominciare la sua avventura in terra spagnola, Richmond fa tappa in Turchia, assieme ai pari età del Ghana U20 per il mondiale di categoria. Le black stars sono la vera sorpresa della competizione e si fanno largo fino in semifinale, dove vengono eliminati di misura dalla corazzata francese, capitanata da Paul Pogba; Boakye va a segno sia nella fase ai gironi che nei quarti contro il Portogallo di Joao Mario, gara in cui trascina i suoi a un insperato passaggio del turno con una beffarda rete su punizione a 5' dalla fine.
L'esperienza di Boakye nella ridente Comunità Valenciana inizia col botto, gol in zona Cesarini da subentrato in Almeria - Elche che vale il 2-2 degli ospiti, e prosegue con una rete ancor più prestigiosa, di testa contro il Real Madrid di Mourinho, la quale però non basterà ad evitare la sconfitta dei suoi. Il centravanti titolare dei biancoverdi è l'esperto (ma mai incredibilmente prolifico) Manu del Moral, Boakye deve sbattersi assieme a Carles Gil tra il ruolo di riserva di lusso e quello di esterno del 4-2-3-1; quando, tra novembre e dicembre, Escribà gli concede l'occasione di partire titolare per una serie importante di partite, complice l'infortunio di Manu, Boakye non riesce a sfruttarla appiena, segnando una sola rete in 7 gare. Nel girone di ritorno lo spazio per lui si restringe, ciononostante il ghanese riesce a siglare reti importanti per la salvezza dell'Elche, in particolare contro Getafe e Levante. Nonostante abbia giocato meno di 1300' chiuderà la stagione da capocannoniere della squadra con 7 reti.
L'Elche non conferma Boakye (scopriremo dopo il perché), il quale torna in Italia, visto che il Genoa decide di cedere la sua metà del cartellino all'Atalanta di Stefano Colantuono, pronto a giocarsi il posto di vice-Denis con Rolando Bianchi e Valerio Lorenzo Rosseti, altro giovane di proprietà Juve. Capocannoniere del precampionato della Dea, il ghanese sembra mettere la freccia sulla concorrenza con il chirurgico tiro da fuori decisivo per regolare il Cagliari di Zeman; a sorpresa Boakye viene utilizzato anche in tandem con German Denis in un 4-4-2 puro, tenendo fuori Maxi Moralez, e sembra potersi ancora una volta specializzare in reti pesanti, come il tap-in che vale l'1-0 sul Parma. Il suo magic moment sarà però effimero: da novembre in avanti Boakye finirà sempre più spesso in panchina, fin quando con l'avvicendamento tra Colantuono e Reja smetterà anche di subentrare, complice l'arrivo in nerazzurro di Mauricio Pinilla. L'ultimo flash a Bergamo è la doppietta nei sedicesimi di finale di Coppa Italia contro l'Avellino; il primo gol del numero 99 atalantino arriva su assist del futuro ct campione del mondo, Lionel Scaloni.
L'estate del 2015 segna la fine del regime delle comproprietà, svolta che sembra poter dare finalmente una direzione chiara al futuro di Boakye: nonostante l'annata in chiaroscuro, l'Atalanta riscatta dalla Juventus l'altra metà del suo cartellino per 2,7 milioni, acquisendolo a titolo definitivo. I bergamaschi cedono il ragazzo a titolo temporaneo al Roda, squadra militante in Eredivisie, ma l'avventura di Boakye in Olanda si chiude a Natale dopo 10 presenze senza reti; l'unica gioia per Richmond arriva dall'extracampo, con la positiva risoluzione del contenzioso aperto con l'Elche, nel frattempo retrocesso in Liga Adelante per illecito finanziario, a causa del mancato pagamento di alcuni compensi. A gennaio Boakye torna in Italia vestendosi nuovamente di nerazzurro, ma al Latina; la Serie B, che sulla carta doveva servire a restituirgli l'antico smalto, non lo aiuta a ritrovare la via del gol, dato che in oltre 800 minuti segnerà solamente una rete, curiosamente ancora contro l'Avellino.
La stagione successiva, cominciata ancora in terra laziale (il Latina lo riscatta dall'Atalanta per 2 milioni), non appare più fortunata della precedente; 3 gol tra agosto e gennaio, e un grandissimo spavento quando, in seguito a uno scontro con Filippo Scaglia del Cittadella, Boakye cade a terra svenuto, rimediando per fortuna soltanto una commozione cerebrale, senza alcun tipo di lesione permanente. Il ragazzo resta fuori per un mese e poi, a inizio 2017, prende il treno per quella che sarà la miglior esperienza della sua carriera, suggeritagli dalla sua guida spirituale che profetizzava "una squadra gialla e una biancorossa pronte ad accoglierlo". Boakye segue i consigli del pastore, che indicava la seconda come destinazione ideale per lui, e si trasferisce a Belgrado, in Serbia, per vestire la maglia della Stella Rossa.
In terra serba, dove si ritrova il futuro centrocampista del Sassuolo Uros Racic come compagno di squadra, Boakye conferma il feeling con gli esordi segnando una doppietta alla seconda da titolare, contro il Backa, ma stavolta non ha intenzione di fermarsi e non lo fa fino a fine campionato. Il nuovo numero 14 diventa il trascinatore della Stella Rossa, anche se la cavalcata della sua squadra si ferma sul più bello: in campionato i biancorossi arrivano a 3 punti dagli odiati concittadini del Partizan, che li superano di misura anche nella finale di Kup Srbije, la coppa nazionale. La mezza stagione di Boakye è comunque più che positiva: 15 reti in 20 gare e la promessa di ritentare l'assalto al titolo nella stagione successiva, che manterrà soltanto a metà.
Nel 2017 il Latina fallisce, così la Stella Rossa può ingaggiare a parametro zero l'attaccante, che si appresta a fare il suo esordio assoluto nelle competizione europee; dominatore dei preliminari di Europa League con 5 reti e 3 assist nei quattro turni affrontati dalla Crvena Zvezda, Boakye si toglie lo sfizio di segnare anche nella fase a gironi, contro il Colonia di un Guirassy lontano parente del calciatore che sta spaccando in due la Bundesliga. In campionato Richmond può permettersi qualche turno di riposo grazie agli arrivi di Pesic e dell'attuale attaccante del Torino Radonjic, e la sua media gol non ne risente, anzi migliora, con 15 reti in 14 incontri. La Stella Rossa vola a vele spiegate verso il quarto titolo nazionale dall'istituzione della SuperLiga nel 2006, ma quando i biancorossi festeggeranno la vittoria, Boakye sarà già altrove: nel febbraio del 2018 il centravanti cede alle lusinghe di Suning e si trasferisce in Cina, per giocare nel Jiangsu.
Occasione per garantirsi una pensione dorata? Interesse verso un paese così diverso dal suo, o magari verso un campionato che appare in espansione? Non ci è dato sapere, fatto sta che Boakye, che era stato fortemente voluto da Walter Sabatini, in terra cinese dura appena 16 partite, nemmeno troppo convincenti visti i 3 gol siglati nonostante una squadra dal grande potenziale offensivo tra lui, Eder e Alex Teixeira. Il 31 agosto il figliol prodigo torna a Belgrado, pronto ad affrontare la fase a gironi di Champions incrociando per la prima volta dal suo addio all'Italia una squadra della Serie A, il Napoli. Pur non riuscendo ad andare in gol nella massima competizione europea, Boakye ritrova celermente la via della rete in campionato, anche se a causa di una serie di infortuni resta fuori per più di metà delle partite; i suoi 13 gol sono ad ogni modo fondamentali per la conquista di un nuovo titolo nazionale, che l'attaccante tornato a indossare la 99 dei tempi di Bergamo può finalmente festeggiare assieme ai compagni.
I problemi fisici continuano a tormentarlo, così dopo un'altra stagione a Belgrado (in cui segna il suo primo e unico gol in Champions contro l'Olympiacos) passata più in infermeria che in campo, Boakye inizia il suo giro d'Europa alla ricerca di un posto in cui potersi ritrovare: in Polonia col Gornik Zabrze, va un po' meglio in Israele col Beitar Gerusalemme (28 partite e 6 gol), mentre in Grecia col Pas Lamia torna a manifestarsi lo spettro degli infortuni. Tramontata l'idea di rilanciarsi nel vecchio continente, dopo una breve parentesi nell'Al-Akhdar in Libia, Boakye si trasferisce in Malesia per giocare nel Selangor, squadra dove milita e segna tuttora, a 33 anni compiuti.
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