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Copertina Roma-Lecce
, 5 Novembre 2023

Considerazioni sparse post Roma-Lecce (2-1)


La Roma vince con merito una partita dal finale surreale.

Circa undici mesi fa, Paulo Dybala decideva Roma-Lecce, segnando un rigore e infortunandosi nell'esecuzione. Oggi, in un altro Roma-Lecce, Paulo Dybala torna in campo dopo un mese di assenza, cercando di togliere la Roma dalla mediocrità dell'inizio di stagione. Quella con il Lecce è l'ottava partita dei giallorossi contro una squadra della seconda metà di classifica – nelle prime sette, la squadra di Mourinho ne ha vinte appena tre – e la vittoria doveva essere più o meno obbligatoria, visto il decimo posto con cui i giallorossi hanno approcciato. Dalla parte opposta, il Lecce di D'Aversa arriva con appena un punto in meno ma anche con due punti nelle ultime cinque di campionato, oltre a una tragica sconfitta in casa contro il Parma in Coppa Italia. In linea puramente teorica, il Lecce dovrebbe costituire un avversario poco probante per una squadra con Dybala e Lukaku, ma l'approccio di difesa senza palla della squadra di D'Aversa si sovrappone benissimo con le difficoltà della Roma nel crearsi occasioni contro blocchi bassi, ulteriormente acuite dall'assenza di Paredes per squalifica e di Pellegrini per infortunio.

Tuttavia, questa partita sembra iniziare già in senso opposto. L'effetto di Dybala è talmente immediato che dopo neanche 80 secondi, su una bella palla nello stretto di Aouar, capitalizza il velo di Lukaku e calcia sulla mano di Baschirotto, procurandosi subito un rigore. Ci vogliono circa 2 minuti di review prima che Lukaku si presenti sul dischetto e si faccia parare, dopo 14 realizzati, il suo primo rigore in Serie A – per altro da un tifoso romanista come Wladimiro Falcone. L'approccio della Roma però è effettivamente convincente, per quanto non particolarmente strutturato: la circolazione bassa rimane abbastanza piatta, incapace di attrarre la pressione degli avversari e finalizzata solo a portare il pallone sul lato di El Shaarawy – spostato a sinistra dopo la misera figura di Zalewski contro l'Inter – per cercare verticalizzazioni improvvise su Lukaku. Per il resto, i giocatori giallorossi sono perlopiù distanti, incapaci di trovare quelle associazioni spontanee nello stretto che, in linea teorica, sarebbero la larga maggioranza della produzione offensiva delle squadre di Mourinho. A cambiare il registro della partita, naturalmente, non può che essere Dybala: anche dopo il rigore procurato – la giocata meno incredibile della sua partita – la Joya riempie il suo primo tempo di giocate scintillanti e quasi sfiora il gol per due volte, con un tiro respinto da Lukaku e uno fuori di poco. Per vedere un'occasione del Lecce, invece, bisogna aspettare la fine del tempo, quando Krstovic entra finalmente in partita, trovando un tiro estemporaneo facilmente gestito da Rui Patricio.

Il secondo tempo sembra leggermente più aperto ma con la Roma generalmente più convincente. Dalla parte del Lecce, i due highlights sono degli slalom incredibili di Pongracic, concluso con un tiro parato da Rui Patricio, e Banda, che fa svenire Mancini e manda in porta Krstovic, fermato da un grandissimo intervento. Il duello Banda-Mancini si dimostra l'unica situazione veramente favorevole al Lecce e infatti è proprio da un pallone che il capitano romanista lascia ingenuamente rimbalzare, che Banda riesce a prendere il pallone da cui nasce lo 0-1 di Almqvist. Nel finale, prima la Roma sfiora il pari, poi il Lecce sfiora due volte il 2-0 ma, forse per la prima volta dopo mesi, Mourinho ha ragione nella sua scelta di riempire la squadra di centravanti quando è in difficoltà. Prima Azmoun spinge in porta una sassata di testa per l'1-1 e poi Lukaku fa Lukaku, ricevendo in area e firmando il 2-1.

Vedendo il primo tempo, tutto era possibile aspettarsi meno che la follia del finale. Per certi versi questa sembra una caratteristica specifica della Roma: complicarsi la vita il più possibile solo per rendere più epica la partita. La squadra di Mourinho ha avuto il controllo della gara per quasi tutti i 100 minuti ma ancora una volta ha mostrato di non avere ben chiaro cosa fare con il pallone. Se nel primo tempo le occasioni si sono manifestate attraverso l'etereo talento di Dybala, nel secondo le cose si sono complicate, complice l'acciacco dell'argentino: la Roma ha dovuto esporsi di più, forzare più giocate e alzare più uomini, lasciando il trio centrale a gestire troppo campo. Il gol di Almqvist, totalmente contro l'inerzia della partita, è un esempio d'oro di quanto Mancini soffra il dover correre verso la propria area e in almeno altre due situazioni, il duello con Banda lo ha messo in difficoltà enormi. La Roma, nonostante la vittoria – che, ovviamente, è tutto quello che conta per Mourinho – si porta a casa le sue fragilità storiche, tipiche di una squadra che può attaccare bene e che può difendere bene ma che può fare queste due cose solo in alternanza, mai in coesistenza. Dopo tre anni di guida Mourinho, sarebbe legittimo chiedere di meglio.

Molte delle conclusioni che si possono trarre dalla partita della Roma si applicano, non troppo diversamente, su quella del Lecce. La squadra di D'Aversa ha tanti singoli di qualità – Banda, Almqvist e Krstovic hanno disputato delle discrete partite sul piano strettamente individuale – ma la sua identità passivo-reattiva la rende una squadra piatta, poco ambiziosa e, forse più di tutto, poco entusiasmante. Aver trascinato la partita fino al 90' e andare incredibilmente vicini a prendere altri punti dall'Olimpico è sicuramente un merito ,ma è difficile trovare dei meriti nella partita del Lecce che non siano riconducibili allo sforzo individuale di Falcone e dei tre attaccanti sopracitati. La nota conclusiva forse la merita, più di tutti, proprio il portiere romano, che anche quest'anno sta dimostrando di essere straordinariamente solido per la Serie A e che potrebbe benissimo tentare un ulteriore passo in avanti nella sua carriera.


  • Nasce a Roma nel 1999. Chimico e tifoso di Roma e Arsenal, dal 2015 scrive di calcio inglese e dal 2022 conduce il podcast Britannia. Apprezza i calzettoni bassi e il sinistro di Leo Messi.

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