Non mettiamo fretta a Lamine Yamal
I suoi record di precocità non devono darci alla testa.
Il calcio di oggi ci propone nuovi giovani interessanti più o meno ogni mese. Già adesso, con la stagione iniziata da neanche tre mesi, abbiamo visto nomi più o meno da ogni dove: Soulé in Serie A, Akliouche al Monaco, in Ligue 1, oltre a Zaire-Emery, che nonostante non abbia compiuto ancora diciott'anni è già un punto fermo del centrocampo del PSG di Luis Enrique. C'è però qualcuno ancora più giovane di lui che sta seminando il panico in Spagna, e ogni settimana registra un nuovo record. In soli due mesi, infatti, Lamine Yamal è già diventato: il più giovane di sempre a segnare in Liga e col Barcellona; ancora prima è stato il più giovane debuttante e, ovviamente, il più giovane di sempre della nazionale spagnola. Dalle parti di Barcellona, Yamal viene già tranquillamente considerato il prospetto migliore fatto in casa dopo la golden generation che ha vinto tutto il decennio scorso. A guardarlo giocare si capisce il perché.
La comunità nordafricana in Spagna, specialmente in Catalogna, è tra le più nutrite nel Mediterraneo, per questo fa strano che solo negli ultimi anni stiano iniziando a spuntare talenti figli del Maghreb anche nella penisola iberica, loro che sono più soliti farsi notare in Francia. Prima di Yamal, un altro ragazzo di origini marocchine capace di farsi notare a Barcellona era stato Abde Ezzalzouli, cruciale nella qualificiazione in Conference League dell'Osasuna l'anno scorso e oggi nel Betis Siviglia di Pellegrini. Yamal è rimasto invece a Barcellona, sotto l'ala di Xavi, che di sicuro deve essere elettrizzato dall'avere fra le sue mani un talento così puro e grezzo allo stesso tempo. È stato proprio l'allenatore di Terrassa a lanciarlo in prima squadra già alla fine dell’ultimo campionato, quando Yamal aveva appena quindici anni. Inutile dire che, in questo modo, gli ha permesso di diventare il più giovane esordiente della storia della squadra blaugrana.
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Il nostro lavoro si basa sull'impegno e la passione di una redazione giovane. Tramite l'associazione ci aiuti a crescere e migliorare sempre la qualità dei contenuti. Associati ora!Quest'anno però le cose si sono fatte più serie per Yamal che, dopo un fugace passaggio dal Barcellona B l’anno scorso, crocevia tipico per praticamente qualsiasi talento della cantera del club, è diventato un elemento di spicco tra i grandi. Xavi ha scelto di portarlo con sé quest'estate nel tour americano del Barcellona proprio per questo: voleva testare il ragazzo al livello più alto, vedere la sua resistenza sul piano fisico ma soprattutto la sua prontezza sul lato tecnico. Che poi, è di questo che si parla quando si prende in esame Lamine Yamal: tecnica, nel vero senso della parola. Forse anche troppo vero.
Lamine Yamal non è un fantasista classico, etichettarlo come "nuovo Messi" sarebbe un errore. La sua specialità è il dribbling e non c’è nulla di strano se consideriamo l’anatomia del giocatore: un’aletta mancina che gioca a piede invertito, tutta scatti e cambi di direzione con le radici in una terra dove al dribbling è stato costruito un culto. Il punto è che Lamine Yamal è nato e cresciuto a Barcellona, il che lo rende un’anomalia rispetto ai suoi coetanei e connazionali. Fin da piccoli, i giovani calciatori spagnoli vengono abituati al gioco di posizione, penalizzando lo sviluppo nei duelli individuali. Per questo motivo, Lamine Yamal è un giocatore di rottura, in controtendenza con ciò che soprattutto in Catalogna è la normalità. E i dati lo rivelano al posto suo.
Considerato che ha appena sedici anni, le sue statistiche in questo fondamentale sono semplicemente pazzesche. Secondo fbref, Yamal conta 3.02 dribbling riusciti a partita, un dato che lo inserisce nel novantadueesimo percentile nei cinque maggiori campionati europei. All'interno di una partita, quindi, Yamal sa creare superiorità numerica con frequenza, producendo situazioni di gioco pericolosissime per gli avversari. Per Sofascore, Yamal riesce nel 75% dei dribbling che tenta. E poi, più nel dettaglio, è nel novantottesimo percentile per tiri che possono trasformarsi in expected goals in open play, con una media di 0.16 a partita - Remy Cabella, che di anni ne ha trentatré e con il Lille in Ligue 1 primeggia in questo dato, è solo quattro decimi più avanti.
Tutto questo significa che Yamal è un generatore costante di pericoli per gli avversari e di occasioni da goal per i suoi compagni - in questa stagione ha raccolto 0.42 expected goals e 0.30 expected assist ogni novanta minuti, per dire. Questo basta a spiegare come mai Xavi sta puntando così forte su di lui. A sedici anni non è ancora un titolare fisso nel Barça ma ha sempre giocato almeno uno spezzone di partita in Liga quest'anno. In cinque occasioni Yamal ha messo in panchina Ferran Torres o Raphinha, due giocatori molto più esperti di lui e su cui il Barcellona aveva investito molto negli scorsi anni. Questo è sicuramente quello che ha più impressionato il pubblico: ad appena 16 anni, Yamal è in grado di sostenere la concorrenza nel suo ruolo di giocatori più esperti, vincenti e affermati di lui.
Ciononostante, c'è qualcosa che "allontana" l'esterno d'attacco blaugrana da paragoni scomodi. Yamal è un fenomeno, certo, ma lo è più per le sue qualità o per la sua precocità? La risposta è, ancora una volta, nei dati. Questa volta, però, non è necessario scomodare le statistiche avanzate, perché sono numeri che sono sotto gli occhi di tutti: Lamine Yamal ha raccolto solo due goal e due assist in tutte le competizioni, nazionale inclusa. È un bottino mediocre per qualcuno che, mediamente, ha giocato quasi un'ora a partita in Liga con il Barça quest'anno. Peraltro in un ruolo, quello di ala destra a piede invertito, in cui il contributo offensivo dovrebbe essere, per forza di cose, maggiore.
Questo ci fa riflettere sullo status attuale di Lamine Yamal per media e tifosi, che fa a pugni contro la cinica realtà dei numeri. Yamal è, tutti lo sanno ma è sempre bene ripeterlo, un ragazzo di sedici anni; non ha esperienza a questi livelli e in campo sembra scomparire al fianco di un difensore avversario, perché, banalmente, non ha ancora completato lo sviluppo fisico. È filiforme e questo agevola indubbiamente il suo modo di stare il campo, lo avvantaggia nel suo restare isolato e larghissimo sulla fascia destra, prima di farsi passare la palla e puntare il suo marcatore (o più di uno) e cercare di saltarlo con qualche magia. Ecco, soprattutto di questo si può parlare ora quando si pensa a Lamine Yamal: un adolescente che si diverte in mezzo agli adulti, che li sbeffeggia con giocate che hanno tutto di quell'irrazionalità e immaturità tipicamente giovanile.
Yamal sembra legato visceralmente all'arte del dribbling, un fondamentale a cui neanche i più ortodossi esponenti del gioco di posizione possono rinunciare. Con la sua capacità di lasciare sul posto uno, due, tre avversari, Yamal è quindi già un giocatore irrinunciabile per Xavi. E, d'altronde, è già uno dei giocatori che crea più occasioni in una delle squadre più forti del mondo; un dato che, anche volendo, è impossibile ignorare.
Lamine Yamal è effimero perché ha sedici anni, eppure è difficile credere che in futuro potrà essere un freak come lo è ora. Forse, mai più come nei suoi sedici anni riuscirà a creare superiorità numerica per i suoi, a crossare al centro e tirare dal limite come fa adesso. Crescerà e pondererà di più le sue scelte; magari a un dribbling spregiudicato inizierà a preferire un altro tipo di soluzione, oppure perché smetterà di arare solamente il lato destro del campo e cercherà di essere ancor più accentratore di gioco rispetto a quanto lo è adesso. Xavi questo lo ha capito, nonostante lo veda sbagliare delle cose in ogni partita (proprio perché ha sedici anni). Quindi cosa rimarrà di questo Yamal anche solo tra due anni, quando avrà compiuto diciott'anni e non sarà più una sorpresa? Forse solo i record. Perché il suo calcio cambierà inevitabilmente, i dribbling tentati diminuiranno, e i goal e gli assist faranno il percorso inverso. Oppure, Lamine Yamal rimarrà sempre bambino, e non è detto che sia per forza un male.
Non è la prima volta che vediamo dei talenti esplosivi ultra-precoci evolvere in giocatori più ragionati: sia Ansu Fati che Bojan, per citare altri due wonderkid prodotti dal Barcellona, hanno cambiato il loro modo di giocare, vittime degli infortuni, della necessità di consolidarsi e delle pressioni esterne. Quello di Bojan, nello specifico, sembra una prospettiva su cosa potrebbe andare storto nel mettere troppe aspettative su Yamal oggi. Bojan apparteneva a un'epoca in cui i teenager esordivano solo se avevano i mezzi per essere incisivo fin da subito, specie in un Barcellona che giocava per vincere tutto. Era successo a Messi, che con le stesse modalità di Bojan si era preso la scena da ragazzino, mostrando però delle cose differenti. A Bojan, però, è stato legato fin da subito un hype smisurato, che ha finito per essere insostenibile, tanto da rovinargli la carriera e, in una certa misura, anche la vita.
Dall'inizio della stagione ad oggi si è già detto tanto di Lamine Yamal, uno che tra i professionisti ha una manciata di partite, e che realisticamente è chiacchierato solo perché gioca titolare nel Barcellona a un'età in cui noi vedevamo il Barcellona su FIFA (o EA FC). Senza ombra di dubbio è il calciatore del Barcellona più discusso al mondo oggi, anche perché Pedri è infortunato, Lewandowski è in fase calante e Gavi già non fa più notizia. Per questo motivo ciò che stiamo proiettando su Yamal potrebbe rivelarsi pericoloso in futuro. Eppure il discorso è più facile di quello che sembra: non è scontato per niente che Lamine Yamal diventi un fuoriclasse. Allo stesso modo, non è detto che non diventi un altro giocatore anche solo tra un paio di stagioni.
Dobbiamo avere pazienza con Lamine Yamal. È un giocatore tutto da plasmare e che gli allenatori di tutto il mondo invidieranno a Xavi. Il suo talento è lì ed è limpido ma quello che c'è intorno va ancora costruito. Lui ha tutto il tempo del mondo, ma noi appassionati dobbiamo solo evitare di schiacciarlo con l'idea che ci siamo fatti di lui. Chi lo ha detto che dovremo cambiare per forza il nostro giudizio se non riuscisse ad affermarsi come crediamo? Ci arrabbieremo se continuerà a dribblare e ridribblare tutti in campo, anche a costo di perdere uno o due tempi di gioco? In quel caso, ancora una volta, sarà solo colpa nostra.
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Classe 2001, laureato in Comunicazione, innamorato del calcio latino, e non a caso adesso vive a Valencia, casa di Pablo Aimar — ma è il primo fan di Juan Román Riquelme. Scrive e ha scritto di calcio, di musica, di cose a tempo perso, ma non pensa sia davvero tempo perso.
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