Considerazioni sparse post Torino-Inter (0-3)
Un Torino sfortunato crolla sotto i colpi di Thuram e Lautaro, in una partita che però mette in mostra luci ed ombre per entrambe le squadre.
- Anche questa volta, il match tra l’Inter di Inzaghi e il Torino di Ivan Juric si conferma una partita equilibrata e tatticamente complessa, fra due squadre abituate ad annullarsi vicendevolmente. A rompere l’equilibrio dell’incontro è stato sicuramente l’infortunio di Per Schuurs, fino a quel momento il miglior in campo dei granata, che priva la fase difensiva del Toro dell’uomo più importante e che aveva fino a quel momento sostanzialmente annullato sia Thuram che Lautaro. Lo 0-3 finale è un risultato bugiardo, ottenuto da un Inter meritevole ma che si mette in mostra solo quando la partita era stata ormai chiaramente indirizzata dal gol del francese. Inzaghi lascia Torino con i tre punti in tasca ma con qualche dubbio di troppo, mentre Juric si ritrova ancora una volta a ricomporre i pezzi di una squadra sfortunata ma innocua;
- La risposta che il tecnico ex Lazio cerca di dare al consueto pressing uomo su uomo del Torino di Juric è duplice. In primis, attraverso la continua fluidità nelle posizioni e negli spostamenti di centrocampisti e attaccanti, Inzaghi punta a togliere quei punti di riferimento così costantemente ricercati dai i due mastini del Toro, Tameze e Linetty; in secondo luogo il mandato preciso di Dimarco è quello di ricercare sempre il mezzo spazio tra le linee arretrate, accentrarsi fino quasi a ricoprire il ruolo di trequartista rifinitore, per sfruttare il mancino dell’azzurro ma soprattutto per far saltare le coperture predisposte dal tecnico croato. In una partita di sacrificio e intensità, a pagare lo scotto sono le mezzali: Barella e Mkhitaryan non giocano una partita pienamente all’altezza dei loro standard, tra il gravoso compito di schermare i movimenti di Vlasic e Seck e quello di raddoppiare i terzini granata, i nerazzurri non riescono a mantenere la giusta lucidità per incidere in fase offensiva;
- La ThuLa riesce a superare anche l’esame difficilissimo della difesa di Juric, pur senza brillare né convincere. Troppo spesso lasciati da soli a sostenere tutto il peso della fase offensiva e al netto delle reti realizzate, i due attaccanti sbagliano troppo spesso la scelta decisiva nel momento di concludere o rifinire l’azione, con in particolare l’argentino che appare troppo spesso approssimativo nelle sue decisioni sulla trequarti avversaria. La loro è comunque una prestazione sufficiente, in particolare quella di Tikus, che ha sfoderato un paio di accelerazioni degne del miglior Lukaku. Da segnalare come l’ingresso di Frattesi e Dumfries abbia contribuito al cambio di marcia dell’Inter nel secondo tempo, offrendo quella profondità che la squadra non riusciva ad avere per lunghi tratti. Interessante poi l’utilizzo di Klassen da seconda punta, a riprova della particolare collocazione tattica che Inzaghi sta disegnando per lui in attesa del recupero di Arnautovic;
- Il Torino scende in campo con poche idee ma precise e ben organizzate. La scelta di Tameze schierato nel terzetto di difesa permette a Juric di portare alle estreme conseguenze l’interpretazione del suo pressing alto ed asfissiante, grazie anche ad un ottimo lavoro in copertura di Linetty, Schuurs e Rodriguez, mentre in fase offensiva le parole d’ordine sono verticalità (grazie all’asse aereo tra Savic e Pellegri) e movimento degli esterni e di un Demba Seck generoso ma impreciso. La sensazione è che però questa squadra non avrebbe potuto ambire a molto di più del pareggio: troppa l’imprecisione nei passaggi e nei cross (soprattutto di Lazaro), evanescente la presenza in area di Pellegri e Vlasic, insufficiente l’apporto di Bellanova. Contro una difesa che pure si prestava a soffrire la velocità e la tecnica delle sue mezze punte, i granata si confermano una squadra troppo sterile, che spesso dà l’impressione di non sapere cosa fare con la palla tra i piedi, o di non averlo mai saputo;
- Una squadra che poteva puntare ad una Conference difficile ma possibile, si ritrova invischiata in una lotta salvezza da affrontare con le armi spuntate. L’infortunio di Schuurs non solo si aggiunge a quello dei vari Zapata e Buongiorno, ma priva la gli uomini Juric di quella solidità difensiva che rimaneva l’unico punto di forza di una squadra non capace di segnare e costruire. Troppo ingombrante, infine, la panchina di Ilic. Il ragazzo ex City appare sempre più avulso dal progetto granata, vittima di un incomprensibile dualismo tra lui e Ricci che lo rende l’agnello sacrificale di Juric sull’altare di un presunto equilibrio fisico che la squadra comunque non raggiunge. Il tempo per raddrizzare la rotta c’è ancora, ma comincia ad essere sempre di meno.
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